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Old 23-11-2007, 12:27   #161
Ser21
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Eh no!
Tu da interista dovresti saperlo visto che le intercettazioni di Moggi erano intercettazioni e cioè erano trascritte le parole dette durante la telefonata, che poi non hanno dimostrato nulla ma questo è un altro discorso...
Infatti alcune ricostruzioni di intercettazioni fatte da giornalisti durante calciopoli furono poi smentite dalle intercettazioni stesse...
Queste sono ricostruzioni, fatte da un giornalista, di intercettazioni...
Infatti,Moggi è innocente.
Berlusconi idem,nn ha mai toccato la rai e ha sempre lasciato mediaset indipendente.

Credi a quello che vuoi,anzi più appropiato,vedi quello che vuoi.
Le intercettazioni sia di moggi che di rai-mediaset sn prese da atti giudiziari e copiati ed incollati sui quotidiani.
Ma tu sicuramente hai comprato reupubblica negli ultimi 4-5 giorni,giusto??
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Old 23-11-2007, 12:34   #162
flisi71
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Io nel post iniziale non leggo nessuna trascrizione o sbobinatura di intercettazioni...
A meno che per telefono non si parli in terza persona singolare o plurale...
Infatti il giornalista scrive che tizio ha chiamato caio e fra virgolette mette che parlano di sempronio...
Queste sono ricostruzioni delle intercettazioni fatte dal giornalista...

Ah ok, non dicono nulla.



....
Il 2 aprile, alla vigilia del voto, alle 16 Debora chiama Benito (con tutta probabilità Benassi, numero due del marketing Rai). "Dice che Nardello (ndr, responsabile del palinsesto di viale Mazzini) è molto nervoso. Benito ha intuito che il d. g. (ndr, Cattaneo) vuole che nella rappresentazione dei risultati elettorali si faccia più confusione possibile per camuffare la loro portata".
La lunga mano di Debora arriva anche sulle frequenze radiofoniche. In serata, dopo le 18, un uomo per Debora: "È un dipendente Rai che lavora nel settore radiofonico. Parlano dell'organizzazione dei palinsesti radiofonici Rai". Non passa mezz'ora e Debora ricontatta ancora una volta Mauro Crippa: "Parlano dei rispettivi palinsesti. Debora dice di aver sentito Antonio Socci (ndr, giornalista e conduttore televisivo)".

Nella mattina di domenica 3 aprile, "in sottofondo voce di Debora che dice che Bondi e Cicchitto sono coscienti". Forse anche nel Palazzo trapelano i primi exit poll che riportano la netta supremazia dell'Ulivo sulla Casa delle Libertà. Ma si può solo ipotizzare. Alle 12.06 Debora per Giovanni: la donna "dice che ha finito ora la riunione di palinsesto. Giovanni vorrebbe dirle delle cose a voce che dovrebbe riferire anche al presidente. Giovanni si trova nella redazione di "Punto a Capo" al Clodio".

Poco dopo le 19, ancora Debora per Nardello: la donna "gli chiede come mai è stata spostata la riunione con il direttore generale e lui dice perché devono andare alla camera ardente del Papa. Debora gli chiede se andrà anche Paglia (ndr, probabilmente Guido, altro manager Rai) e lui risponde che è stato lui ad organizzare la visita".

A 24 ore dall'ufficializzazione del voto regionale, il sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, corre in soccorso dell'amica Debora: "Parlano di sondaggi elettorali. Crespi dice che se verranno confermate le proiezioni negative delle elezioni lui la farà lavorare da lui".

IL TRACOLLO
Martedì sembra un fuggi fuggi generale. Alle 15.48, la Bergamini per Benassi: "Debbi si lamenta perché tutti la chiamano facendole coraggio sulla situazione elettorale. Debbi dice che ha cercato Cattaneo ma che non lo ha trovato". Alle 17 ancora la Bergamini per tale Riccardo: "Parlano di politica e commentano gli articoli che hanno pubblicato sui giornali. Debbi dice che la situazione politica di adesso sembra quella di Mediaset quando era indebitata ed è stato deciso contro la sua volontà di collocarla sul mercato (fu fatta una cessione e risanata la parte organizzativa e i conti) e Debbi dice che occorre anche per il governo un'operazione anche contro la sua volontà. Debbi dice che i risultati dell'Udc sono stati occultati; parlano di politica e di personaggi politici".

Alle 18.24 la discussione sembra spostarsi addirittura sulle benedizioni politiche che personaggi noti devono avere per presentarsi nei programmi di prima serata. E non importa se a discuterne, da quanto risulta dai brogliacci, siano due funzionari Rai. Benito per Debora: "Parlano del palinsesto del 6 aprile. Benito dice di aver sentito Delogu (ndr, probabilmente il senatore di An Mariano), rispetto alla presenza di Rossella in prima serata su Canale 5".

Alle 19.45 Fabrizio per Debbi: "Fabrizio dice che Marinella (ndr, con tutta probabilità segretaria personale storica del Cavaliere) ha chiamato Guido e che gli ha fissato un appuntamento con il Dottore. Debbi dice che è strano questo". Alle 22.05, mentre il Cavaliere a sorpresa appare tra gli ospiti di "Ballarò", la dirigente Rai commenta con una interlocutrice la mossa, che sembra non convincerla. "Comunque sta dimostrando di essere vivo e soprattutto di avere coraggio... II problema semmai è nelle cazzate che è capace di dire, e forse era il caso di prepararsi meglio!!".

L'11 aprile alle 17 Clemente (ndr, probabilmente l'allora direttore del Tg1 Mimun) per Debora. Il messaggio non è chiaro, si può solamente intuire. Le elezioni regionali perse dal Polo risalgono, ormai, a una settimana prima. "Lei gli chiede se fa un lavoro sui giornalisti e lui risponde di spiegargli meglio; parlano di politica e televisione".


Dall'articolo di Travaglio sopra pubblicato:

....
Del Noce telefona a Debbi per avvertirla che «Vespa ha parlato con Rossella e accennerà in trasmissione al Dottore (Berlusconi, ndr) a ogni occasione opportuna». Qualcuno suggerisce che Bruno potrebbe «non confrontare i voti attuali con quelli delle scorse regionali», per mascherare meglio la disfatta del Capo, o magari «fare più confusione possibile per camuffare la portata dei risultati». Ma poi si preferisce lasciarlo libero di servire come meglio crede, perché dice giustamente la Debbi «tanto Vespa è Vespa».
...
[Deborah]Deborah parla con Querci «e gli chiede di mettere una cosa forte in prima serata su Canale5», così la gente guarda quella e lo speciale Mazza non se lo fila nessuno. Del resto è un’abitudine, per lei, concordare i palinsesti con Mediaset: più che del Marketing della Rai, è la capa del Marketing di Berlusconi. Infatti, ancora commossa, commenta così i funerali di Giovanni Paolo II: «Berlusconi è stato inquadrato pochissimo dalle telecamere».
------------------

Sulla farneticazione che si tratti di un complotto, sostenuta ad una sola voce dai pennivendoli a libro paga del partito-azienda, giova ricordare per la centesima volta che solo lunedì scorso sono state rese pubbliche queste intercettazioni. Ci potrebbero spiegare, questi pennivendoli, quando sarebbe stato il momento appropriato per pubblicarle senza dar adito ai loro strali.
(ripetuto all'infinito)

Ciao

Federico
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FORZA GAIA !!
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Old 23-11-2007, 12:36   #163
Ser21
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ma nn sprecare tempo...sn persone convinte che ci sia un complotto ai danni di berlusca e che moggi sia un martire...lascia perdere fede,nn sforzarti così....è inutile
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Old 23-11-2007, 12:55   #164
flisi71
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ma nn sprecare tempo...sn persone convinte che ci sia un complotto ai danni di berlusca e che moggi sia un martire...lascia perdere fede,nn sforzarti così....è inutile
Lo so benissimo, infatti in un intervento precedente ho concordato e quotato
fracarro
Quote:
... Se tu fossi veramente un elettore di destra non parleresti in questo modo, addirittura criticando i tuoi rappresentanti. Ma chi ti ha sciolto? Sicuramente sei un abusivo che presto ritornerà a sinistra perchè qui a destra non c'è spazio per chi non si allinea.
...
Uno di destra che critica l'unto dal signore che tanto bene ha fatto e farà in futuro in questo paese. Non può essere...
e joesun
Quote:
....se per togliersi dalle palle berlusconi dobbiamo toglierci dalle palle anche buona parte della dirigenza della sinistra ben venga. berlusconi è un pericolo per la democrazia e sti figuri del nuovo PD ci vanno a cena invece di fare qualcosa che ponga un limite alla sua espansione.
però buona parte dei sinistri di qua, molto probabilmente voteranno per il PD.
...
sicuramente l'elettorato di sinistra in genere è più consapevole, ma di fronte allo spauracchio del dittatore voterà PD. anche certi definiti radicali.
la destra e i suoi elettori si commentano da soli. perchè VENERANO silvio, non possono fare a meno di lui e lui questo lo sa. e ci "specula" politicamente.
...
le cose imho stanno così. se dobbiamo perdere ancora tempo appresso ai disinguo che il destro critico è una perla mentre i sinistri sono di vari tipi, abbiamo perso in partenza.

Se mai vi fosse bisogno di una conferma, se non bastasse questa discussione, basterebbe leggerne un'altra a caso, ad esempio questa:

Il post iniziale colleziona le esternazioni (dal 4 ottobre al 14 novembre scorso) di Berlusconi a riguardo dei suoi propositi o meno di far cadere il governo.
Una affermazione contraddice l'altra.
Nulla di particolare, è normale cambiare umore e opinione.
Ma qual è il commento del primo fedelissimo che risponde?

e anche stavolta silvio avrà ragione




Ciao

Federico
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FORZA GAIA !!
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Old 23-11-2007, 13:06   #165
Igor
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Io cmq nel post iniziale non ho letto intercettazioni ma solo delle ricostruzioni fatte dal giornalista...
Quelli pubblicati da Repubblica sono i c.d. brogliacci, cioè le sintesi delle intercettazioni operate dagli inquirenti.
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Old 23-11-2007, 13:30   #166
EarendilSI
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Quelli pubblicati da Repubblica sono i c.d. brogliacci, cioè le sintesi delle intercettazioni operate dagli inquirenti.
Ti ringrazio Igor per la spiegazione
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Old 23-11-2007, 19:53   #167
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Ti ringrazio Igor per la spiegazione
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Old 25-11-2007, 13:19   #168
indelebile
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BASTA CON QUESTE VESPA

http://www.la7.it/approfondimento/de...sp?prop=tetris
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Sono contrario al matrimonio dei preti: se fanno figli, siamo finiti. (cit)
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Old 25-11-2007, 18:32   #169
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Il Vespa furioso
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Old 25-11-2007, 21:13   #170
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Raiset, uso criminoso
Chapeau. Nemmeno il più feroce demonizzatore, il più accanito antiberlusconiano poteva immaginare la meticolosità, la scientificità, la capillarità del controllo esercitato su ogni minuto, ogni minimo dettaglio di programmazione Rai dagli uomini Mediaset infiltrati da Silvio Berlusconi nel cosiddetto “servizio pubblico”. Intendiamoci: la fusione Rai-Mediaset in un’indistinta Raiset al servizio e a maggior gloria del Cavaliere si notava a occhio nudo e questo giornale, da Furio Colombo in giù, l’ha sempre denunciato. Ma le intercettazioni della Procura di Milano, disposte nell’inchiesta sul fallimento del sondaggista del Cavaliere, Luigi Crespi, e pubblicate da Repubblica dimostrano oltre ogni ragionevole dubbio la privatizzazione della Rai da parte della “concorrenza” e la sua trasformazione in una succursale di Mediaset.

Da sette lunghi anni, cioè da quando Berlusconi tornò al governo e occupò militarmente Viale Mazzini, la Rai è cosa sua, un feudo privato da usare per blandire gli amici, manganellare i nemici, ammonire gli alleati appena un po’ critici, ma soprattutto per celebrare le gesta del Capo. Tacendo le notizie scomode, enfatizzando quelle comode, parlando solo di quel che vuole Lui.

La realtà immortalata dalle intercettazioni della primavera-estate 2004 supera persino l’immaginazione di chi, pur denunciando gli orrori e le miserie del regime mediatico, pensava che ciò che quotidianamente andava (e va) in onda non fosse frutto di un copione scritto ad Arcore, ma dell’eterno servilismo della classe giornalistica italiana, la più vile e conformista del mondo. Invece è tutto pianificato nei minimi dettagli sulla chat line Viale Mazzini-Palazzo Grazioli (o Chigi): persino le inquadrature del Capo ai funerali del Papa, i ritardi nell’annuncio dei risultati elettorali negativi, il numero di citazioni a “Porta a Porta” del sacro nome di Silvio (che, a differenza di altre divinità, va nominato spesso e soprattutto invano, specialmente da Vespa). Non c’è voluto molto per ridurre quella che fu la prima azienda culturale d’Europa e alfabetizzò l’Italia in questa miserabile Pravda ad personam: è bastato sistemare una dozzina di visagisti, truccatori e politicanti berlusconiani nei posti giusti e lasciarne molti di più sulle poltrone precedentemente occupate.

Intanto venivano cacciati i Biagi, i Santoro e i Luttazzi, poi le Guzzanti e gli altri della seconda ondata, incompatibili col nuovo corso. Ma non perché fossero “di sinistra”. Perché sono fior di professionisti: con due o tre programmi ben fatti avrebbero rovinato tutto. Se qualcuno li chiama per pregarli di nascondere i dati delle elezioni amministrative per non far soffrire il Cavaliere, quelli mettono giù (“uso criminoso dellatelevisione pagata coi soldi di tutti”). I rimasti, invece, obbediscono ancor prima di ricevere l’ordine. Si spiegano così non solo le epurazioni bulgare e post-bulgare, ma anche lo sterminio delle professionalità, soprattutto nella rete ammiraglia di Rai1, affidata (tuttoggi) al fido Del Noce: uno che, oltre ad aver epurato Biagi, è riuscito a litigare persino con Baudo, Arbore, Frizzi, Carrà e Celentano. Chi ha idee e talento ha più séguito, dunque è più libero e meno censurabile, ergo inaffidabile. I superstiti, invece, sono pronti a qualunque servizio e servizietto.

Il Papa sta morendo e il Ciampi prepara un messaggio a reti unificate? Anziché preoccuparsi che la Rai copra la notizia meglio della concorrenza, i dirigenti berlusconiani pianificano una degna uscita mediatica del Capo, onde evitare che il Quirinale lo oscuri. Il Papa muore proprio alla vigilia delle amministrative, distraendo gli elettori cattolici dal dovere di correre alle urne per votare il Capo? Si organizza una serie di “programmi che diano alla gente un senso di normalità, al di là della morte del Papa, per evitare forte astensionismo alle elezioni amministrative”. Più che un servizio pubblico, un servizio d’ordine a uso e consumo del premier padrone, sempre pronto a disperdere i disturbatori (Papa morente compreso) ora coi manganelli, ora con gli idranti.

In cabina di regìa c’è la signorina Deborah Bergamini, già assistente del Cavaliere, da lui promossa capo del Marketing strategico della Rai, mentre Alessio Gorla, già dirigente Fininvest e Forza Italia, diventava responsabile dei Palinsesti. Deborah, per gli amici “Debbi”, non ha ben chiaro il confine tra Rai e Mediaset, anzi considera la Rai una dependance di Mediaset, dunque del governo Berlusconi. Chiama continuamente Mauro Crippa (direttore generale per l’”informazione” delle reti Mediaset), Paolo Bonaiuti (sottosegretario alla Presidenza e portavoce del premier) e Niccolò Querci (segretario del Cavaliere e vicepresidente di Publitalia) per concordare le strategie di comunicazione più favorevoli al Capo. Al resto pensano i servi furbi. Mimun, si sa, era in prestito d’uso da Mediaset, dov’è poi morbidamente riatterrato. Non c’è neppure bisogno di dirgli il da farsi: lo sa da sé. E poi – assicurano Debbi e Delnox - fa un ottimo “gioco di squadra con Rossella” (Carlo, allora direttore di Panorama, molto vicino al premier e dunque alla Rai).

Anche Vespa non ha bisogno di suggerimenti. Del Noce telefona a Debbi per avvertirla che “Vespa ha parlato con Rossella e accennerà in trasmissione al Dottore (Berlusconi, ndr) a ogni occasione opportuna”. Qualcuno suggerisce che Bruno potrebbe “non confrontare i voti attuali con quelli delle scorse regionali”, per mascherare meglio la disfatta del Capo, o magari “fare più confusione possibile per camuffare la portata dei risultati”. Ma poi si preferisce lasciarlo libero di servire come meglio crede, perché – dice giustamente la Debbi – “tanto Vespa è Vespa”. Quello che, in un’altra intercettazione raccolta dalla Procura di Potenza, prometteva al portavoce porcellone di Fini: “A Gianfranco la trasmissione gliela confezioniamo addosso”. Piuttosto c’è un problema: Mauro Mazza, troppo amico di Fini per piacere a Forza Italia, farà la prima serata di Rai2 sulle elezioni. Bisogna sabotarlo, perché quello magari i dati non li nasconde. Idea geniale: Deborah parla con Querci “e gli chiede di mettere una cosa forte in prima serata su Canale5”, così la gente guarda quella e lo speciale Mazza non se lo fila nessuno. Del resto è un’abitudine, per lei, concordare i palinsesti con Mediaset: più che del Marketing della Rai, è la capa del Marketing di Berlusconi. Infatti, ancora commossa, commenta così i funerali di Giovanni Paolo II: “Berlusconi è stato inquadrato pochissimo dalle telecamere”. Si sa com’è fatto il Cavaliere: “Ai matrimoni - diceva Montanelli - vuol essere lo sposo e ai funerali il morto”.

Notevole anche il caso del Festival di Sanremo affidato a Paolo Bonolis (pure lui in prestito d’uso alla Rai, prima di tornare a casa Mediaset): il presentatore è affiancato da un “direttore artistico” che non capisce una mazza di musica, ma si avvale della consulenza di Querci, uomo Fininvest, purchè “la cosa non si sappia in giro” (se no la gente capisce tutto).

In tutti questi anni, mentre ogni inquadratura di ogni telecamera di ogni programma diurno e notturno di Raiset veniva controllata dai guardaspalle del Padrone, chiunque si azzardasse anche soltanto a ipotizzare che questi signori lavorassero per il re di Prussia, anzi di Arcore, veniva zittito dai “terzisti” e dai “riformisti” come “demonizzatore” e “apocalittico” animato da “cultura del sospetto”, incapace di comprendere che letv non contano per vincere le elezioni; anzi, a parlar male di Berlusconi si fa il suo gioco. Poi veniva querelato e citato in giudizio per miliardi di danni dai Del Noce e dai Confalonieri, sdegnati dalle turpi insinuazioni sulla liaison Rai-Mediaset nel paradiso della concorrenza e del libero mercato.

Dirigenti come Loris Mazzetti e Andrea Salerno, rei di aver chiamato censure le censure, sono stati perseguitati dall’azienda con procedimenti disciplinari. L’ultima è piovuta su Mazzetti, per aver partecipato ad Annozero e detto la verità sull’epurazione del suo amico Biagi. Salerno, già responsabile della satira per Rai3 quando c’era ancora la satira, ha preferito togliere il disturbo.

Intanto Confalonieri non si perdeva una festa dell’Unità e le quinte colonne berlusconiane facevano carriera in Rai, tant’è che sono ancora tutte lì: Del Noce a Rai1, Bergamini al Marketing, Vespa a Porta a porta. Tutti straconfermati dalla “Rai del centrosinistra” che non ha ancora trovato uno spazietto per Luttazzi, Sabina, Beha, Massimo Fini. Ancora l’altroieri la sceneggiata di quest’ometto ridicolo che in mezz’oretta scioglie un partito e ne fa un altro è stata magnificata a reti unificate come evento epocale, geniale, rivoluzionario, col contorno di alati dibattiti sugli otto milioni di firme ai gazebo, mai viste e mai esistite se non in tv. La Sua tv: quella che da anni e anni trasforma un plurimputato, già frequentatore di mafiosi, per giunta piuttosto ridicolo, che basterebbe mostrare per quello che è per suscitare fughe e risate di massa, in uno statista liberale di livello internazionale.

Ora si spera che, oltre alla solita “indagine interna”, fiocchino i licenziamenti per giusta causa (con richieste danni per intelligenza col nemico), almeno per chi ha lasciato le impronte digitali nello scandalo, come accadrebbe ai manager di qualunque azienda sorpresi ad accordarsi con la concorrenza. Ma, onde evitare che la scena si ripeta in un prossimo futuro, licenziare i servi di Berlusconi non basta. Occorre una vera “legge Biagi” (nel senso di Enzo) per cacciare per sempre i partiti dalla Rai e stabilire finalmente l’ineleggibilità dei proprietari di giornali e tv. Semprechè, si capisce, la cosa non disturbi il “dialogo per le riforme”. E ora, consigli per gli acquisti.



Marco Travaglio
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Old 25-11-2007, 21:17   #171
greasedman
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Sarà mica lo stesso Vespa condannato per essersi inventato di sana pianta un inesistente dialogo di Zaccaria e averlo pure messo nero su bianco nel suo ennesimo bestseller?!?


Quando un giornalista viene condannato per diffamazione, siamo tutti più tristi. Soprattutto se il giornalista in questione è Bruno Vespa e se dovrà devolvere a Roberto Zaccaria ben 82.500 euro dal suo magro stipendio di pensionato Rai (1.187.000 euro l’anno).
È dunque con la morte nel cuore che ci accingiamo a raccontare quest’ennesima storia di ordinaria disinformatija. Nell’autunno 2001 l’insetto di Porta a Porta indossa i panni dello storico e dà alle stampe l’annuale capolavoro: «Rai. La grande guerra», edito come sempre dalla Mondadori dell’amico Silvio.
Il capitolo 13, dal titolo «La Rai contro il Cavaliere», contiene un succulento paragrafo («Una sera, sulla terrazza di Zaccaria…») con i retroscena del complotto comunista ordito, secondo l’Erodoto abruzzese, da Zaccaria in combutta con Biagi, Santoro, Luttazzi, Freccero, Travaglio e i fratelli Guzzanti per guastare le elezioni a Berlusconi.
Complotto poi cavalcato dal Cavalier Editore, che pochi mesi dopo andò in Bulgaria ad accusare i primi tre di «uso criminoso della televisione pubblica». «La puzza di bruciato * scrive il Senofonte aquilano * aveva cominciato a diffondersi già nel settembre 2000. Il 13 aprile 2001 Il Foglio parlò di una “cena aziendale esclusiva”… in cui il presidente Zaccaria avrebbe posto il problema della linea di comportamento pre-elettorale: “Servirebbe una Rai supporter di uno dei due schieramenti” (con programmi di sostegno e anchormen “chiamati alle armi”)».
Dopo aver citato l’autorevole Foglio, il Tacito dell’Aquila riporta l’articolo di un altro giornale di grande prestigio, Prima comunicazione, che in un articolo firmato “Pitt Bull” forniva altri preziosi dettagli sulla cena dello scandalo: «Si sarebbe svolta a casa di Zaccaria con il dg Celli, i consiglieri di sinistra Balassone ed Emiliani e i tre “mammasantissima” dei Ds in fatto di comunicazione: Veltroni, Vita e Giulietti».
Il fantomatico Pitt Bull, ripreso paro paro da Vespa, ricostruiva addirittura le parole esatte di Zaccaria: «È necessario impedire a ogni costo a quel mascalzone mafioso del Cavaliere di prendere il potere… La Rai deve fare fronte… mandando a farsi benedire menate tipo equilibrio e obiettività del servizio pubblico e impiegando uomini e risorse, reti e giornalisti, a fiancheggiare la campagna dell’Ulivo contro l’arrivo dei barbari».
Zaccaria, che non ha mai detto una sola di quelle parole, cita Vespa per danni al Tribunale civile di Roma. Vespa conferma «l’assoluta verità dei fatti narrati»: se il Foglio di Giuliano Ferrara dice una cosa, è vangelo. Nel libro, fra l’altro, lo storico de noantri ha infilato il nome di un presunto testimone auricolare di quella sera: l’avvocato Giovanni Ferreri, vicino di casa di Zaccaria, che origliando dalla terrazza attigua avrebbe sentito tutto.
Curiosamente, però, Vespa dimentica di inserirlo nella lista dei suoi testimoni. Ma come: ha l’asso in mano e si scorda di calarlo?
Anziché chiedere di sentire tutti i commensali, lui indica soltanto Celli (che se ne andò a metà serata) e Claudio Velardi (che non c’era nemmeno, ma dev’esser ispirato dallo Spirito Santo). Per fortuna, pur senza esservi tenuti, provvedono i legali di Zaccaria a interpellare Ferreri: il quale, come pure Veltroni, Vita, Giulietti, Balassone ed Emiliani, mette per iscritto di non aver mai sentito né riferito quelle frasi di Zaccaria, non essendo abituato a origliare nelle terrazze altrui.
Al Tribunale non resta che trarre le inevitabili conclusioni: il complotto antiberlusconiano di Zaccaria & C. non è mai esistito, dunque Vespa ha mentito: non ha «accertato con serietà e prudenza la verità dei fatti narrati» che «sono diffamatori in quanto non rispondenti a verità nel loro contenuto più precisamente offensivo».
Nel libro, infatti, Vespa non ha espresso «una critica legittima dell’operato del presidente della Rai», ma «narrato fatti per i quali viene data per certa la sua obbedienza e la sua collusione a un disegno contrario ai doveri istituzionali connessi alla sua carica».
Fatti che, non essendo mai accaduti, configurano «il reato di diffamazione a mezzo della stampa» provocando un gravissimo «danno morale» a Zaccaria. Di qui il mega-risarcimento di 75.000 euro, più 7.500 di riparazione pecuniaria, più 5.800 di spese legali.
Ora Vespa piagnucola perché il giudice «ha proceduto d’ufficio senza ascoltare i testimoni». Ma il giudice nella sentenza spiega che spettava a lui dimostrare che Zaccaria aveva detto quelle frasi, mentre lui non ha mai neppure chiesto di provarlo: tant’è che ha citato come testi uno che non c’era e uno che se ne andò sul più bello. Quelli che parteciparono a tutta la cena l’hanno sbugiardato all’unisono.
È Vespa che, prima di scrivere il libro, avrebbe dovuto ascoltare i testimoni: se l’avesse fatto, avrebbe evitato di scrivere balle e di sborsare un sacco di soldi. Purtroppo non lo fece.
Non è bello, per un giornalista. E tantomeno per uno storico.
Anche perché ora qualcuno, dalla Bulgaria, potrebbe financo accusarlo di uso criminoso della storia e del giornalismo.
E sarebbe davvero seccante.

Marco Travaglio
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Old 26-11-2007, 06:42   #172
DonaldDuck
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Città: Cittadino di un mondo libero dalla spazzatura
Messaggi: 5537
Il sistema

http://www.corriere.it/politica/07_n...ba99c53b.shtml
Quote:
Controcorrente
L’ex dg della Rai ulivista e il caso delle intercettazioni

Celli: chiamate dei politici in Rai? Sempre state

ROMA—«Questa storia delle intercettazioni è come un fotogramma di un film. Se lo si taglia e lo si isola, assume un significato. Se invece lo si inserisce in una lunga sequenza allora si capisce che siamo di fronte alla parte di qualcosa che è sempre esistito…». Parola di Pier Luigi Celli, oggi direttore generale della Luiss ma ex direttore generale della Rai dell’Ulivo sotto la presidenza di Roberto Zaccaria, scelto perché «gradito» a D’Alema e uomo di centrosinistra («lo ero e lo sono, non ho cambiato idea»). Dunque queste intercettazioni non hanno stupito il predecessore di Claudio Cappon…. «Le telefonate dei politici alla Rai ci sono sempre state, sarebbe un’ipocrisia negarlo. E quindi sarebbe interessante se si potessero esaminare altre intercettazioni, quelle legate al passato. Perciò faccio il discorso del fotogramma».

Ma qui si immagina una commistione Rai-Mediaset con un unico beneficiario, Silvio Berlusconi, e con una Rai piena di uomini «vicini» al Cavaliere. «La faccenda indubbiamente appare rilevante poiché riguarda la guida dell’informazione. Se fosse provato, sarebbe gravissimo. Ma circa i contatti col concorrente… se giurassi di non aver mai sentito Fedele Confalonieri non sarei sincero. Anzi, mentirei». Vi sentivate per dar vita a «Raiset»? «Macché. Ma due gruppi concorrenti come Rai e Mediaset possono confrontarsi sulle grandi strategie industriali. Succede ovunque». Se lei fosse ancora direttore generale sospenderebbe Deborah Bergamini? «Bisogna essere molto cauti e chiari. La certezza del diritto va rispettata. Non ci si può stracciare le vesti a corrente alternata né indignarsi a seconda di chi sono i bersagli. Certi criteri devono valere sempre. Vedo che si infuriano molti personaggi "benedetti" e graditi a tante parti politiche». Parla del centrosinistra? «Del centrosinistra come del centrodestra, in altri casi. La Bergamini? Non la conosco, non lavorava alla Rai ai miei tempi. Non sono in grado di giudicare la sua competenza. In passato so però che si era più professionali anche nel fare le sciocchezze...» In quanto a Clemente Mimun? «Come direttore Rai è sempre stato di una correttezza estrema. Faceva bene il suo mestiere. Ha sempre battuto il Tg5. Non ha mai nascosto le sue idee politiche, diverse dalle mie. Ma lo faceva con lealtà e chiarezza».

Ma certe telefonate dimostrerebbero un «accordo» con la concorrenza… «Per come lo conosco io, mi sembrerebbe impossibile. Non è quel tipo di persona». Ma torniamo alle telefonate dei politici, alle pressioni. Chi la chiamava? «A me nessuno. La delega ai contatti con le istituzioni apparteneva a Zaccaria in quanto presidente». Quindi arrivavano a lui? «Non potrei dirlo. So però perché me ne sono andato l’8 febbraio 2001, pochi mesi prima delle elezioni politiche. Io non volevo una Rai schierata prima delle urne, convinto com’ero che l’equilibrio avrebbe giovato anche al centrosinistra. Vidi invece un grande attivismo di Zaccaria che convocava direttori e autori di programmi. Mandai uno, due, tre segnali. Poi me ne andai. In seguito accadde ciò che sappiamo: i programmi Travaglio-Luttazzi, i casi Santoro, una Rai schieratissima. Il centrosinistra, a elezioni perdute, dovette poi pagare tutto con gli interessi, com’era ovvio. Seguirono cinque anni di berlusconismo che è meglio dimenticare ». Una pausa: «Ora sto benissimo dove sto. Guardo ciò che accade e penso quanto sia triste questa politica fatta solo di appartenenze e priva di idee e ideali». Vale per tutti? «Purtroppo vale per tutti. Lo dico con molta amarezza».

Paolo Conti
25 novembre 2007

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Old 26-11-2007, 09:11   #173
flisi71
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Davvero mitica questa affannosa ricerca dei navigati personaggi che ci ricordano che certe pressioni politiche in Rai ci sono sempre state.
Strano, visto che nessuno di questi fino ad ora non ne avesse mai parlato e si ricordi di dare il proprio parere solo adesso.
Ma questo cozza irrimediabilmente con la tesi sostenuta fino all'altro ieri dai fans del partito-azienda, pronti a spergiurare che Berlusconi non aveva occupato la RAI


Ciao

Federico


P.S. forse a qualcuno è sfuggito:


"...Al Tribunale non resta che trarre le inevitabili conclusioni: il complotto antiberlusconiano di Zaccaria & C. non è mai esistito, dunque Vespa ha mentito: non ha «accertato con serietà e prudenza la verità dei fatti narrati» che «sono diffamatori in quanto non rispondenti a verità nel loro contenuto più precisamente offensivo».
Nel libro, infatti, Vespa non ha espresso «una critica legittima dell’operato del presidente della Rai», ma «narrato fatti per i quali viene data per certa la sua obbedienza e la sua collusione a un disegno contrario ai doveri istituzionali connessi alla sua carica».
Fatti che, non essendo mai accaduti, configurano «il reato di diffamazione a mezzo della stampa» provocando un gravissimo «danno morale» a Zaccaria. Di qui il mega-risarcimento di 75.000 euro, più 7.500 di riparazione pecuniaria, più 5.800 di spese legali...."




Concludendo, per la serie "l'angolo del buon umore", da sottolineare alcune annotazioni dell'ex dg Cappon

La prima
[a seguito della sua dipartita]
In seguito accadde ciò che sappiamo: i programmi Travaglio-Luttazzi, i casi Santoro, una Rai schieratissima.

Eppure io ricordo distintamente, in piena campagna elettorale 2001, il famoso monologo-show di Berlusconi che, da Vespa, firma unilaterlamente il sedicente "contratto con gli italiani".
Anche quella era la rai schieratissima.....eppure non se ne ricorda?



Ma ancor più gustosa la seconda:
Clemente Mimun? «Come direttore Rai è sempre stato di una correttezza estrema. Faceva bene il suo mestiere. Ha sempre battuto il Tg5. Non ha mai nascosto le sue idee politiche, diverse dalle mie. Ma lo faceva con lealtà e chiarezza».

L'inventore conclamato del "panino" che divideva le note politiche quotidiane in 3 parti: nella prima parlava il governo, nella seconda l'opposizione (spesso presentata solo per le diatribe interne) e nella terza la replica dell'allora maggioranza, il cui incipit del fido Pionati è divenuto leggendario:
"la maggioranza replica compatta...."


Ridicoli fino all'inverosimile.
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FORZA GAIA !!
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Old 26-11-2007, 10:26   #174
DonaldDuck
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Old 26-11-2007, 10:29   #175
Ser21
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Censura preventiva ?
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Old 26-11-2007, 10:36   #176
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Ridicoli fino all'inverosimile.
Avevo avvisato di relazionarsi in un modo diverso nei confronti di Donald Duck: 3 gg di sospensione.


Edit: Flisi71 mi fa notare che il "ridicoli" non era rivolto agli utenti (e nello specifico a DonaldDuck come io pensavo) ma a Cappon.
Mi scuso per averlo accusato di polemica personale con un altro utente.
Resta però la sospensione per aver definito "ridicoli" dei personaggi pubblici.

Insomma: violazione diversa, ma resta la sanzione.

Quote:
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Si segnala, si tace e si attende. Si segnala, si tace e si attende.
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Ultima modifica di nomeutente : 26-11-2007 alle 12:27.
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Old 26-11-2007, 13:44   #177
Igor
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Nessuno in quella trasmissione ha avuto il coraggio di ricordare al Vespa furioso l'intercettazione tra lui e Sottile:

Quote:
Sottile: «Come è strutturata la trasmissione?» (con Fini ospite).
Vespa: «Dipende da voi. Gliela confezioniamo addosso».
Con lo staff di Porta a Porta.
http://www.corriere.it/Primo_Piano/C...ccolillo.shtml
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Old 27-11-2007, 12:38   #178
Cfranco
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Vespa a Vespa

"Dire che sono tirato in ballo nelle intercettazioni pubblicate da la Repubblica significa speculare su frasi generiche di altre persone che non si riferiscono a nessun episodio specifico che mi riguardi. Chiunque abbia visto le trasmissioni alle quali ci si riferisce sa bene che esse sono state improntate alla consueta correttezza" (Bruno Vespa, Ansa, 21 novembre 2007).


"Costanzo non mi piace. Litigammo nel '94 quando fece trovare a Berlusconi un pubblico di persone ostili. Vespa invece ha creato Porta a porta, un capolavoro. È stato più utile lui di Costanzo. Porta a porta è la cosa più utile che ci sia per il centro-destra".
-Vespa è uno che porta l'acqua al mulino di Berlusconi?
"Sììì. È così visibile".
(don Gianni Baget-Bozzo intervistato da Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 11 marzo 2004).


Vespa: "Pronto?".
Sottile: "Bruno? Salvatore".
Vespa: "Ehi!".
Sottile: "Senti, come è strutturata la trasmissione (Porta a Porta con Gianfranco Fini ospite, ndr)?"
Vespa: "E niente, dipende da voi".
Sottile: "No, aspetta (...)".
Vespa: "Gliela strutturiamo, gliela confezioniamo addosso".
(Salvatore Sottile, portavoce di Fini, intercettato al telefono con Bruno Vespa dalla Procura di Potenza il 4 maggio 2005)


(27 novembre 2007)
http://www.repubblica.it/2003/k/rubr...html?ref=hprub
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Old 29-11-2007, 00:39   #179
Igor
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Quote:
Mediaset tracolla? Per salvarla basta che la Rai perda audience e pubblicità
I vertici di viale Mazzini dicono no, licenziati. Nuovi manager, nuovo Cda. Così comincia la lunga marcia di Berlusconi

di Marco Travaglio

All’inizio del 1993 la Fininvest è sull'orlo del fallimento. Indebitata e inquisita fino al collo. I «comitati corporate» dei top manager e dei dirigenti del gruppo si riuniscono quasi ogni giorno con Silvio Berlusconi nel quartier generale di Milano2 per l'estremo salvataggio. L'ingegner Guido Possa, segretario particolare del Cavaliere, verbalizza in «report» che finiranno in mano al pool di Milano. Il 22 gennaio direttore finanziario Ubaldo Livolsi fa il punto sui debiti: 4550 miliardi di lire, 700 in più del '91. E «il sistema bancario non è disposto ad aumentare l'affidamento nei nostri confronti (alcune banche anzi han chiesto a noi, come a tanfi altri clienti, piccole ma significative riduzioni dell'esposizione (...). La situazione è molto seria». Il rischio è il fallimento: «Basterebbe una sia pur lieve flessione delle entrate pubblicitarie della tv (non improbabile vista la recessione) (...) per porci in grosse difficoltà».

Anche il Cavaliere vede nero: «La nostra tv è un'azienda matura, con buona redditività, ma lentamente si avvia al declino». Ci vorrebbe un'idea. Un'idea meravigliosa. I dirigenti suggeriscono di vendere un pezzo di Telepiù o di quotare la partecipazione della Silvio Berlusconi Editore in Mondadori, così da rimborsare le banche. Ma il Cavaliere dice no e il 22 febbraio illustra, ai suoi uomini attoniti, un piano temerario. Possa annota: «L'unica concreta azione possibile a breve è un accordo con la Rai: potrebbe ridurre i costì di 300-350 miliardi l'anno. È urgente intervenire nel processo di ridefinizione della struttura Rai, per far sì che le massime responsabilità siano assunte da veri manager (coi quali sarebbe più agevole raggiungere un buon accordo) e prega Roberto Spingardi (capo del personale Fininvest) di suggerirgli nominativi di persone papabili (congiuntamente a G. Letta)».

Il padrone della Fininvest vuole scegliersi i capi della Rai. Imbottirla di manager «amici» perché «tengano bassa» la programmazione, dando fiato alle boccheggianti reti di Milano2. Nel '93 la guerra dell'audience ha dissanguato le casse Fininvest. Se – ragiona Berlusconi – si convince la Rai a un disarmo bilanciato, i due contendenti abbassano gl'investimenti, la qualità e i costi. Intanto la Rai perde il primato negli ascolti e Fininvest incamera più spot e alza i prezzi (mentre la Rai ha un tetto di spot invalicabile, già al limite). Ma nel nuovo governo «tecnico» Ciampi non ha amici. E nemmeno nel nuovo Cda Rai. In Viale Mazzini arrivano i «professori», sotto la presidenza di Claudio Demattè, che danno spazio a professionisti come Guglielmi, Iseppi, Freccerò, Aldo Grasso. Torna persino Beppe Grillo.

Il Cavaliere è disperato, ricorderà Dell'Utri: «Nel settembre '93 Berlusconi mi convocò ad Arcore e mi disse: "Marcello, dobbiamo fare un partito" (...) C'era l'aggressione delle Procure e la Fininvest aveva 5000 miliardi di debiti. Franco Tatò, amministratore delegato del gruppo, non vedeva vie d'uscita: "Cavaliere dobbiamo portare i libri in tribunale"». Così Berlusconi si fa avanti con Demattè e butta lì la proposta indecente: un accordo di cartello per spartirsi audience e pubblicità. Come annoterà il consigliere Paolo Murialdi, i rappresentanti delle due aziende discutono come «ridurre le spese degli acquisti e di produzione di Rai e Fininvest». Con tanti saluti al libero mercato, il Cavaliere pretende «una ripartizione dell'audience in parti uguali, nella misura del 45%». A vantaggio di Mediaset, che sta sotto la Rai: «All'epoca un punto di audience equivaleva 20 miliardi di introito pubblicitario». Proposta indecente Demattè rifiuta perché «era inaccettabile: un accordo di ferro per dividerci in partenza le quote di audience. Se uno dei due superava la quota, doveva provvedere a scaricare il palinsesto (...): inserire programmi di bassa qualità e basso costo per permettere alla rete concorrente di riguadagnare le quote perdute».

Demattè pagherà caro il gran rifiuto. Il 9 giugno '94, al governo da un mese, Berlusconi attacca la Rai perché fa concorrenza a Fininvest: «È un servizio pubblico, non dovrebbe curarsi di raggiungere il massimo di ascolto, casomai coprire i vuoti che le tv commerciali lasciano aperti». Il 26 giugno, in gran segreto, riunisce ad Arcore i manager di Publitalia per esaminare il piano triennale di risanamento Rai elaborato da Demattè: aumenti automatici del canone legati al costo dei programmi trasmessi e crescita del 5% annuo del fatturato pubblicitario. Ma i manager Fininvest lo bocciano: se la Rai cresce ancora, il Biscione tracolla. La contro-proposta è contenere i ricavi pubblicitari della Rai, con «un tetto di 1000-1100 miliardi annui». Berlusconi boccerà come «scandaloso» il piano triennale della Rai e, visto che i professori non si dimettono, il 31 giugno li licenzia con un emendamento di 5 righe al decreto salva-Rai.

Il nuovo vertice di Viale Mazzini è di stretta osservanza berlusconiana. Presidente Letizia Moratti, al Tg1 Carlo Rossella, al Tg2 Clemente Mimun, e così via. Qualche mese più tardi, cambio della guardia anche al vertice della Sipra: via Edoardo Giliberti, che nel '93 ha aumentato il fatturato del 7% (contro l'1.5% di Publitalia), dentro Antonello Perricone, ex Publitalia. La presidente Moratti è stata chiara: «La Rai dev'essere complementare alla Fininvest». Dice Demattè: «Giliberti ha ottenuto risultati straordinari, ma non si sarebbe fatto corrompere». Giliberti conferma: «Era un accordo sull'audience che avrebbe inciso sulla pubblicità. Abbassare l'audience è facile: basta spostare i programmi pomeridiani in prima serata e viceversa. L'audience crolla nello spazio di un mattino».

Pubblicità, la grande torta Il primo governo Berlusconi dura solo 7 mesi. Ma nel '96 Berlusconi quota in Borsa le sue tv (nuovo marchio: Mediaset), scaricando i debiti sul mercato. Nel 2001 toma a Palazzo Chigi, infiltra i suoi uomini alla Rai e il piano del '93-'94 si concretizza. Per cinque anni.

Calisto Tanzi, patron della Parmalat racconta che Berlusconi nel '94 gli aveva chiesto «un aiuto»: «Insieme concordammo di utilizzare il canale della pubblicità per finanziare occultamente Forza Italia. Trasferimmo quote di pubblicità Rai a Publitalia, anche se non ne sono sicurissimo, ma certamente l'accordo con Berlusconi prevedeva che le tariffe degli spot non godessero di particolari sconti e/o promozioni. Parlai con Barili, capo del settore, dicendogli di favorire Mediaset, cosa che fece».

Non c'è solo Parmalat, a trasferire i suoi spot dalla Rai alle reti Mediaset per compiacere il nuovo inquilino di Palazzo Chigi: nel 2001 Telecom ritira dalla Rai investimenti per 77,5 miliardi di lire, la Nestlè per 20, la Fiat per 9. Nel 2003 70 aziende distolgono i loro investimenti dalla stampa per girarli alle reti Mediaset, sottraendo 165 milioni di euro alla stampa e trasferendone un centinaio al Biscione. Secondo il Garante, i ricavi di Mediaset salgono dai 1497 milioni di euro del 1998 ai 2157 del 2004, mentre quelli della Rai salgono solo fino al 2000, poi si bloccano dal 2001 al 2003. Anche perché fra il 2002 e il 2003, grazie alla gestione Baldassarre-Saccà e alla cacciata di Biagi, Santoro e Luttazzi, la Rai ha perso la sfida -prima sempre vinta- del prime time, passando dal 47.6% di share (contro il 43 di Mediaset) a un misero 43.6% (contro il 46.4% di Mediaset). Uno crollo di 4 punti, talmente plateale da portare al «Raibaltone» del 2003, con l'arrivo del duo Annunziata-Cattaneo che recupererà qualche punto, portando i due colossi al pareggio.

Intanto però alla Rai comandano uomini Mediaset, da Deborah Bergamini ad Alessio Gorla, in costante contatto con la "concorrenza" e con lo staff del premier padrone. Proprio quel che Berlusconi sognava nel '93. Mediaset ormai è una gigantesca macchina da soldi: altissimi ricavi pubblicitari (2,5 miliardi di euro l'anno), bassissime spese per i palinsesti (1 miliardo). Il 22 marzo 2005 Mediaset annuncia «i migliori risultati economici e finanziari dal '96». Utile netto a 500 milioni (+35.3%), raccolta pubblicitaria a +9.1. Un'azione Mediaset vale 187% in più del '96. E Berlusconi, ha triplicato il suo patrimonio dal '94: da 3,1 a 9.6 miliardi di euro. Niente male. Nel '94, diceva a Montanelli e Biagi: «Se non entro in politica finisco in galera e fallisco per debiti».


l'Unità
26-11-2007
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Old 29-11-2007, 08:09   #180
LUVІ
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Per non dimenticare gli anni più bui dell'Italia dal dopoguerra in poi. Grazie Igor.

LuVi
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