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#61 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2004
Città: Verona
Messaggi: 3392
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#62 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Messaggi: 9555
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Ultima modifica di giacomo_uncino : 15-11-2006 alle 16:43. |
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#63 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Torino
Messaggi: 11769
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-------------------------------- Se volete discutere dell'indulto, peraltro prendendo un po' di dati e non generalizzazioni, la sezione è "OT-Politica". Se volete indignarvi per la infinita capacità di giornalisti e "grande opinione pubblica" (quindi i politici seguono a ruota) di diffondere allarmismi senza conoscenza dell'argomento, mantenendo il dovuto decoro, potete farlo qui. Non sarebbe male fare seguire qualche azione civile a tanta indignazione, se leggete giornali, procuratevi il loro indirizzo della posta e scrivete il vostro, educato parere, stesso dicasi per i vostri politici di riferimento. Solo non trasformate questo thread in un calderone di luoghi comuni senza seguito, altrimenti non ci differenziamo in nulla dai giornalisti. Grazie. -------------------------------- Siamo già alla prima ammonizione.
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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#64 | |
Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: Legnano (MI)
Messaggi: 4901
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è un tuo diritto, e non credo c'entri molto la paternità, fermo restando (IMHO) il diritto per un artista di rappresentare artisticamente (quindi fingendo) tutto il rappresentabile, comprese rappresentazioni violente verso i minori, questo ovviamente a patto che reali minori non ne prendano parte (quindi niente film). |
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#65 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Torino
Messaggi: 11769
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(ti bannerebbi solo per lo svarione! ![]() ![]()
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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#66 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2005
Città: Guelph, Ontario
Messaggi: 6565
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Compro questo titolo perché mi piace simulare la guida ad altissime velocità, provo Call of duty per avere una sensazione più viva di cosa hanno provato quei poveracci dei nostri nonni, ecc... Sostanzialmente prima di acquistare un videogioco penso a quali emozioni può "donarmi" ma quando mi soffermo su questo titolo: Che ragionamento dovrei fare, che reazione dovrei avere ?
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#67 |
Member
Iscritto dal: Nov 2004
Messaggi: 80
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Secondo me bisogna abbandonare questo "moralismo" dell'ultimo minuto e ragionare di più su quanto abbiamo attorno. Se una cosa non mi interessa e non mi piace semplicemente non la compro, è inutile cercare di limitare questi prodotti e lo trovo stupido. Il "target" a cui sono mirati non è quello dei bambini, se poi ci arrivano c'è un problema di fondo che non è l'esistenza stessa del prodotto quanto maggiormente i genitori disinteressati o ignoranti in materia.
Che poi questo particolare gioco contenga scene scabrose in cui appaiono dei bambini che cambia? In una recensione che ho letto allo scoppiare del caso si sottolinea benissimo come i bambini vengano usati in maniera prettamente estetica, ma con indole adulta e che proprio questo è il motore scatenante dello stato d'ansia che il gioco induce. Ora, a prescindere dai tecnicismi della sceneggiatura del gioco, trovo immensamente più degradante sentire ogni giorno il telegiornale che spara ad alzo zero cose allucinanti, i nostri politici parlare di cose che nemmeno loro capiscono o seguire con ansia l'elezione della schedina-velina-va*ina di turno. E poi se vogliamo dirla tutta, Il Padrino è un film veramente molto violento, lo si regalerebbe ad un bambino? Io non credo. Allo stesso modo RoR è un gioco violento e contiene delle scene "disturbanti" lo si dovrebbe regalare ad un bambino? Io credo proprio di no. L'importante è informarsi prima di fare qualcosa, non voglio che qualcuno mi dica a priori che una cosa non la posso fare perchè mi "disturberebbe". |
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#68 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2005
Città: Guelph, Ontario
Messaggi: 6565
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Comunque non mi piace definire artista una persona che crea un videogioco con questa tematica. E' come creare un videogioco, per fare un esempio, sull'abbattimento delle foche in Canada per la loro pelle.
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#69 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2005
Messaggi: 1206
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Credo che nella discussione sia importatante fare una grossa distinzione:
nei film è assente la componente "attiva" (interattiva direi) di chi usa il media, questo influisce sull'immedesimazione?
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![]() ![]() a) Una mia battuta su crysis come commento ad un Supercomputer. b) Una mia osservazione sull'eventualità che un dissipatore particolarmente ingombrante possa piegare la scheda madre. |
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#70 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2005
Città: Guelph, Ontario
Messaggi: 6565
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#71 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Torino
Messaggi: 11769
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Stiamo parlando di mondi e situazioni finzionali e, no, la componente "attiva" (o "role taking") non è cognitivamente rilevante quanto si crede, in quanto l'agire è SEMPRE mediato. La questione è che la tutela dei minori troppo spesso confonde il "contenuto" con "l'esposizione al contenuto". Si ritiene, erroneamente, che un minore (tra l'altro, a 16 anni parliamo di un minore che si presume già dotato di sufficienti capacità cognitive da separare finzione e realtà) esposto a contenuti violenti ne sia influenzato. La realtà è che il minore esposto *prolungatamente* a contenuti *fantastici* può esserne influenzato. Questo vale per qualsiasi genere di contenuto e, alla data di oggi, nessuna proposta politica è mai andata in questa direzione... anzi, STIAMO andando a ritroso. Non si levano, infatti, altrettante voci quando si tratta di notare che l'esposizione prolungata (anche 4-6 ore) a "contenitori pubblicitari" INFLUENZA i giovani nella loro "acquisizione di modelli", che si traduce poi in "propensione all'acquisto". Ma restando nel campo videoludico: più che l'etichetta "VM18" o "l'authority" occorrerebbe una etichetta, su ogni gioco: "Cari genitori, dopo 2 ore di gioco al giorno MANDATE a spasso il ragazzo. Siate responsabili."
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Eroi da non dimenticare: Nicola Calipari (04/03/2005) e Vittorio Arrigoni (14/04/2011) e Bradley Manning. Sono certo che anche i francesi si indignarono per il fatto che i tedeschi, piuttosto che veder dissolvere la loro nazione, preferirono il nazismo. Chi non impara la storia... |
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#72 | |
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Iscritto dal: Nov 2004
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#73 | |
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Iscritto dal: Nov 2002
Città: Budapest
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![]() bYeZ!
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Improvise, adapt, overcome. |
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#74 | |
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Iscritto dal: Nov 2004
Messaggi: 80
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violenza su minore < violenza su adulto. Sempre di violenza si parla, e sinceramente ritengo che l'applicazione della violenza su una qualsiasi soggetto sia sbagliata. Ma ritengo anche di avere la capacità di distinguere la realtà dalla finzione, tant'è vero che pur giocando a COD non sono ancora uscito di casa con un garand a sparare alla gente, pur avendo giocato a Carmaggeddon non vado a spiaccicare i pedoni e, sopratutto, pur giocando a Baldur's Gate (per fortuna) non vado ancora in giro in armatura... |
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#75 |
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Iscritto dal: May 2006
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Messaggi: 3096
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Il problema è che per un politico/giornalista medio un videogame è per bambini, come una macchinina giocattolo o una bambola, stessa cosa i "cartoni animati"...
Non tutti pensano ai videogiochi come intrattenimento digitale che può benissimo essere associato a film o a libri con messaggi e storie più o meno indicate a persone "adulte" (anche qua il bordo tra adulto e adolescente non è che sia così matematico). Come già detto sta ai genitori vegliare sui figli, non a strani organi -.- Per Zannawhite, non è mica detto che debba per forza sentirmi nella storia, se gioco a final fantasy ad esempio, io lo vivo come un libro più che come una simulazione di vita (virtuale) e non sempre i libri sono del tutto "divertenti" ci sono anche quelli che lasciano amaro in bocca no? Eppure sono comunque una forma di intrattenimento... ...ok, aveva gia risposto cerbert ![]() Per ATi7500: sono giapponesi non uomini ![]() ![]() |
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#76 |
Member
Iscritto dal: Jul 2005
Messaggi: 44
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E se riviste importanti come HWUP si occupassero di divulgare anche il disappunto degli utenti su temi come il sopracitato?
Credo che il malcontento visibile nei comenti di questo articolo potrebbero costituire uno spunto per HWUP per scrivere un articolo di opinione sul tema. |
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#77 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Messaggi: 600
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leggetevi queste due risposte di gente che bene o male conta:
Gentile Anna Serafini, Le scrivo questa lettera dopo aver letto le sue dichiarazioni, riportate dalla giornalista di Panorama Terry Marocco nell'articolo "Videogiochi: Serve un'authority" (13 novembre 2006). Devo confessarle che alcuni passaggi dell'intervista mi hanno lasciato molto perplesso. Lei afferma, per esempio, che "servirebbe codice unico e comunitario che detti a tutti i paesi europei le regole da seguire" in materia videoludica. Mi sorprende che la Presidentessa della commissione bicamerale per l'infanzia non sia a conoscenza del fatto che una simile legislazione sia gia' in vigore da diversi anni. Mi riferisco alPEGI, (Pan European Game Information) ed e' adottato dall'industria nel suo complesso. Come sottolinea Andrea Persegati, direttore dell'AESVI, "Il PEGI è apprezzato a livello europeo come uno strumento efficace di autodisciplina e che lo stesso Commissario Europeo alla Società dell'Informazione e i Media, Viviane Reding, lo cita come modello di armonizzazione europea nel campo della protezione dei minori, quale best practice nel settore dell'autoregolamentazione". Inoltre, "La classificazione PEGI è indicata in modo visibile sul fronte e sul retro di ogni confezione. Tutte le console di nuova generazione incorporano inoltre adeguati sistemi di controllo parentale che permettono ai genitori di monitorare efficacemente l'uso dei videogiochi da parte dei figli." (Andrea Persegati). Sono consapevole che Lei non ha molta familiarita' con il medium videoludico - ha dichiarato infatti a Panorama di "non saper nemmeno accendere una console PlayStation". Niente male: non e' mai troppo tardi. D'altra parte, considerando che gran parte dei giovani utilizzano regolarmente i videogame (negli Stati Uniti, le statistiche indicano che l'83% dei ragazzi tra gli 8 e i 18 anni videogiocano), forse sarebbe opportuno che si documentasse sulle caratteristiche dell'offerta, in modo da poter affrontare al meglio le sfide che il suo ruolo prevede. Scoprirebbe, per esempio, che solo una piccola percentuale dei videogame disponibili sul mecato si rivolgono a un pubblico adulto. Scoprirebbe che i prodotti piu' venduti in assoluto, come The Sims, Civilization, Roller Coaster Tycoon, Gran Turismo e molti altri, non prevedono alcuna forma di violenza, ma che al contrario, sollecitano il giocatore a pensare, gestire processi dinamici, ad apprendere il funzionamento di sistemi complessi. Al contrario di quello televisivo, l'utente videoludico non e' affatto passivo: al contrario, e' attivo, curioso e dinamico. Scoprirebbe che in Europa e negli Stati Uniti sono allo studio una serie di iniziative che promuovono l'utilizzo del videogame come integrazione alla didattica tradizionale. In realta' non e' necessario andare troppo lontano: anche in Italia si sta utilizzando una simulazione, The Sims, all'interno delle universita'. Scoprirebbe inoltre che negli Stati Uniti, la Fondazione MacArthur ha investito 50 milioni di dollari per investigare il fenomeno dell'apprendimento digitale e per valutare gli effetti dei nuovi media sulle giovani generazioni. A questa ambiziosa ricerca stanno partecipando le piu' importanti universita' americane, come il MIT di Boston, la University of California, Berkeley, l'Universita' di Madison-Wisconsin, la University of Southern California e altre ancora. L'informazione sui videogame non manca. Negli ultimi anni sono stati pubblicati numerosi contributi sull'argomento. Qui puo' trovare una serie di saggi in lingua inglese e in italiano: come puo' notare, esiste una ricca bibliografia in materia. Scoprira' addirittura che esistono centinaia di ricercatori universitari che si dedicano a tempo pieno allo studio del videogame. Mi auguro vivamente che trovera' il tempo e la pazienza per documentarsi. Sono certo che, come molti altri prima di lei, giungera' alla conclusione il medium videoludico offre grandi possibilita'. Lei stessa ha dichiarato che e' importante affrontare il fenomeno senza demonizzarlo a priori. Le giovani generazioni hanno la fortuna di poter usare strumenti potenti che stimolano la creativita' e l'intelligenza: e' importante che le istituzioni lavorino con loro, anziche' contro di loro. Non perdiamo un'occasione preziosa. Con stima, Matteo Bittanti San Francisco, 13 novembre 2006 Matteo Bittanti (nato a Milano nel 1975) è un ricercatore universitario e scrittore. È ricercatore in nuovi media presso La Libera Università di Lingue & Comunicazione (IULM) di Milano. Ha pubblicato saggi e articoli sui videogames, il cinema, i videoclip e la letteratura americana e italiana contemporanea. Collabora attualmente con le riviste Videogiochi, Giochi per il mio computer, Duellanti, Rolling Stone e Cineforum. ancora "Caro Direttore, le scrivo questa lettera in risposta all'articolo di copertina (e alla copertina stessa) dell'ultimo Panorama, "A scuola di ferocia con i videogame". Come giornalista della stampa specializzata, direttore culturale di GameCon, il Salone del Gioco e del Videogioco e presidente di Gamers, società che promuove il medium videoludico come forma d'arte, non posso che essere indignato da quanto scritto sul vostro periodico. Anzi, contento. Vede, Direttore, quello che voi fate, dando alle stampe un reportage del genere, è pubblicizzare oltremodo i videogiochi, un mezzo di comunicazione del pensiero originale, moderno e assolutamente unico, che già da anni è assurto a forma d'arte e che si sta avviando a ripercorrere quello stesso cammino già seguito da tanti altri media demonizzati, come il cinema, i fumetti, la musica rock. Portare il Videogioco sotto i riflettori come solo la grande stampa generalista può fare, amplificata da telegiornali nazionali e grandi emittenti radiofoniche, serve alla causa dell'alfabetizzazione videoludica, sebbene l'operazione nasca sotto i foschi stendardi dell'oscurantismo e della più cieca negazione. Per questo me ne rallegro. Se tuttavia il desiderio è di andare oltre e parlare di contenuti, vediamo di fare chiarezza. Rule of Rose è un men che mediocre gioco horror giapponese, uscito quasi un anno addietro nel più completo disinteresse del pubblico e della critica. Perché? Per il suo scarso valore artistico e ludico. Si tratta di un prodotto di bassa lega che ha puntato tutto sui suoi contenuti forti, come infinite volte è avvenuto nella letteratura e nel cinema, senza peraltro riuscire a bucare il muro di indifferenza naturalmente eretto dalla comunità di videogiocatori, molto meno ingenua e disattenta di quanto voi possiate ritenere. Rule of Rose è un horror e, come tale, è vietato ai minori: il fatto che possa essere scaricato sotto forma di copia pirata da Internet o che sia venduto da negozianti poco scrupolosi e attenti nel loro lavoro, ha ben poca rilevanza, mi scusi. E poi come stupirsi che si trattino temi quali la perversione o il sadismo o che ci siano personaggi minorenni? È una storia dell'orrore, questi sono tutti elementi piuttosto comuni al genere, quale che sia il tipo di opera nel quale si manifesta. Lo stesso può dirsi delle tensioni sessuali. Stanley Kubrick ha firmato l'adattamento cinematografico di Lolita: deve di nuovo essere messo al bando? Certo che no, tanto più che si tratta di un'opera d'arte, un capolavoro. Rule of Rose un capolavoro non lo è di certo, ma ha tutto il diritto di esistere: sarà punito dal mercato e dalla critica, come infatti è avvenuto... a meno di miracolosi recuperi in terra italica, dopo la vostra straordinariamente immeritata pubblicità. Siccome non voglio tediarla oltre, Direttore, passo subito a dire che il fatto davvero grave è il ricordarsi che esistono i videogiochi solo quando si deve lanciare una crociata o una caccia alle streghe, prendendo spunto da un pessimo prodotto di nicchia quasi potesse rappresentare altro rispetto ai "videogiochi spazzatura", che di certo esistono proprio come i romanzi, i film, i dipinti o qualunque altro tipo di prodotto dell'ingegno umano. Per affrontare un qualunque discorso è richiesta serietà e competenza, e occorrerebbe documentarsi correttamente. Nell'articolo pubblicato sul suo prestigioso settimanale c'è di tutto: semplici errori di traduzione (Grand Theft Auto diventa Gran ladrone d'auto), grossolani errori di interpretazione (non è vero che in certi giochi i cattivi sarebbero i buoni, è solo che i cattivi sono i protagonisti: ha mai visto Il Padrino?), generalizzazioni della peggior specie (un Grand Theft Auto e uno Yakuza sono opere che contenutisticamente parlando hanno ben poco in comune: le ricordo che sono proprio le generalizzazioni a essere alla base di ogni razzismo), semplici casi di disinformazione (Postal 2, altro titolo di pessima qualità, è un prodotto volutamente parossistico, che fa dell'ultraviolenza la sua cifra stilistica comico demenziale). Fa effetto constatare come nel frattempo, in Francia, Le Monde affronti lo stesso argomento con un servizio dal taglio leggermente diverso: "Videogiochi. E se ai bambini facessero bene?" Chiudo con un ironico "complimenti" alla signora Anna Serafini, Presidente della Bicamerale per l'Infanzia che, dopo aver ammesso di non saper neanche accendere una Playstation, ritiene comunque opportuno parlare di videogiochi, invece di documentarsi e rivolgersi a qualcuno che può fornirle dei dati utili. A conclusione di questa lettera aperta, invito lei e il signor Guido Castellano a un confronto sul tema della violenza dei videogiochi, che potrebbe aver luogo nella sede di GameCon (Napoli, 8-10 dicembre) o in qualsiasi altra sede da voi ritenuta più opportuna. Cordiali saluti. Marco Accordi Rickards Marco Accordi è un giornalista del settore molto stimato per la sua competenza e professionalità e ce ne sono delle altre |
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#78 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2005
Città: Guelph, Ontario
Messaggi: 6565
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Un libro, un film, è un genere decisamente diverso e ritengo forse meno "incisivo" di un game.
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#79 |
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Iscritto dal: Sep 2006
Città: Reggio Emilia
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Quoto cerbert
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#80 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2004
Città: Camogli
Messaggi: 324
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Io...
Io sono veramente schifato! Mi fanno veramente ridere! Io da quando avevo 14 anni anche prima ho sempre comprato e giocato a giochi violenti, vietati ai 18anni ecc... Eppure ad oggi (22anni) non ho ancora ucciso nessuno e mai mi sognerei di farlo. I giovani o chi ci gioca ritengo che abbiano il cervello, ci si può esaltare per aver ucciso TUTTI e TUTTO ma è SOLO un GIOCO! Poi vi parla uno che gioca anche a softair!
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Overclock Asus P5W-DH Deluxe[/url] Conroe 6600 @ 4005Mhz di processore a 21° e con le memorie a 666Mhz |
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