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#3321 | |
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1. con gli uomini giusti (e non ne abbiamo per il suo gioco) 2. a noi non serve "portarci avanti", visto che alla fine, a meno di tracolli attualmente non prevedibili, dopo juve e inter arriviamo noi. Ci serve uno che sprema i nostri fino all'osso e li sfrutti al 101% per farci vincere qualcosa che conta: e spalletti non ha mai vinto niente che conta, anzi: nei momenti cruciali ha sempre preso delle scoppole non indifferenti...
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#3322 | |
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Iscritto dal: Apr 2000
Città: Arezzo Nato:Sì Squadra:MILAN!!!!!!!!!!!!!!! Punti patente:17
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Ma non credo che abbia il carattere per stare al Milan, troppo schietto. A me non è simpatico, anzi. Pero' vedo che Leonardo vuole giocare come Ancelotti, ma con mezza squadra in meno (Kakà). Non ha portato quelle novità che invece sarebbero servite per fare fronte alle carenze.
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CHI L'AVREBBE MAI DETTO??? Dice la vacca al mulo: "lo scudetto mettilo nel... petto!" |
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#3323 | |
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Iscritto dal: Apr 2000
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#3324 | |
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e dire che eravamo anche partiti bene, i primi 25 minuti erano stati ottimi ![]() Poi un gol molto bello per loro, ma merito al 70% di janculo, il secondo una mega punizione di pirlo con dormita generale, e il 3zo sulla via del primo. No, intendevo sabato ![]() Vabbè, quella ![]()
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#3325 | |
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#3326 | |||
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#3327 | |
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#3328 | |
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E' ovvio che ci vuole qualche idea diversa per valorizzare il poco che c'è. Difesa a 3 per esempio. Hai 3 centrali buoni da schierare e non hai i terzini. Logica vuole che togli i terzini e metti un centrocampista in più.
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#3329 | |
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2. Io invece penso che a noi serva eccome portarci avanti, perchè ho la sensazione che Inter e Juve ci siano superiori in questo momento, e non si possono fare i miracoli per tenere il passo. Anche di Ancelotti si diceva che era un perdente... Prima di arrivare da noi... ![]()
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#3330 | |
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Il fatto che Spalletti sia uno limpido e schietto invece mi piace molto, da un certo punto di vista ricorda un Capello o, con le dovute maniere, un Mourinho, e sinceramente credo avremmo bisogno di una personalità simile sulla nostra panchina. Non è escluso però che Leo, dopo una prima fase di apprendistato, possa seguire le orme degli allenatori carismatici che l'hanno preceduto, mi farebbe un piacere immenso, per lui e per noi...
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#3331 | |
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#3332 | |
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Fuori Jankulo --> 3 difensori Dentro un centrocampista--> 4 centrocampisti ![]() |
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#3333 |
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#3334 |
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#3335 |
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#3336 |
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Berlusconi: "Fiducia in Leo, Dinho per un Milan vincente"
Il patron rossonero crede ciecamente nel tecnico brasiliano: "E' un allenatore che comincia e bisogna dargli tempo". E sul Gaucho una sola convinzione: può portare la squadra in alto. A Milanello incontro tra la squadra e Galliani MILANO, 1 settembre 2009 - La fiducia nel suo Milan di Silvio Berlusconi non viene scalfita nemmeno dai recenti eventi. Soprattutto nei confronti di Leonardo e del suo pupillo Ronaldinho. "Sono convinto di Leonardo - ha esclamato il premiere da Danzica, in Polonia -; è un allenatore che comincia e bisogna dargli tempo". E per nulla intimorito dal poker subito nel derby, il Cavaliere ha inoltre confermato la sua fiducia all'asso brasiliano Ronaldinho: "Può fare del Milan una squadra vincente". Intanto Adriano Galliani si è recato a Milanello per parlare con Leonardo e i giocatori tre giorni dopo la disfatta nel derby. Non solo per tastare il polso della squadra, ma anche per chiarire cosa è accaduto in occasione del famoso cambio Gattuso-Seedorf che ha scatenato una marea di polemiche. Tra l'altro l'a.d. si è intrattenuto proprio con l'olandese petr capirne di più. Colloquio anche con Massimo Oddo per chiarire evidentemente le posizioni della società dopo la mancata partenza del difensore. E prima della ripresa degli allenamenti Thiago Silva si è concesso ai microfoni di Milan Channel. “Quando si perde una partita come il derby è sempre difficile riprendere gli allenamenti, parleremo della partita e analizzeremo gli errori commessi sul campo dopo aver lavorato intensamente per una settimana in preparazione della partita - ha dichiarato il brasiliano -. Penso che il risultato sia troppo largo perché nei primi venticinque minuti non siamo stati inferiori all’Inter ed è difficile capire cosa sia successo". Sul futuro pochi dubbi: "Adesso dobbiamo lavorare molto sulla tattica e queste sosta del campionato ci darà la giusta opportunità per farlo. Leonardo è anche un allenatore molto bravo a lavorare sulle situazioni tattiche e aspettiamo il rientro di tutti i nazionali per preparare la partita contro il Livorno. Dovremo andare là a giocare bene e fare bene. Abbiamo giocatori con tanta qualità e non credo che dobbiamo abbatterci dopo il derby perché il campionato è appena cominciato e dobbiamo infondere positività al gruppo".
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#3337 | |
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Che lo sostituiscano anche col terzo portiere, mi va bene pure quello. Tanto peggio di lui non può fare. |
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#3338 | ||
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Galliani: tu che c@zzo ci fai ancora qui? ![]() ![]() Oddo: ![]() |
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#3339 |
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Sheva sente aria di casa: subito in gol con la Dinamo
L'ex milanista si procura un rigore e segna al 96' contro lo Metalurh Donetsk nel posticipo della sesta giornata campionato ucraino. E ora gli impegni di Champions: aria di derby con l'Inter e dolci ricordi al Camp Nou dove segnò una tripletta nella Champions '97 MILANO, 1 settembre 2009 - Niente ti rigenera come l’aria di casa tua, e vale anche se sei – o se eri – un Pallone d’Oro. Andry Shevchenko sbarca in tutta fretta a Kiev, in tempo per disputare Dynamo Kiev-Metalurh Donetsk lunedi sera - posticipo della sesta giornata della Vyšča Liha, il campionato ucraino - e va subito in gol, nel tripudio di tutto il Lobanovsky Dinamo Stadium (come si può vedere ed ascoltare nel video accanto). Gol con la maglia della Dynamo Kiev a distanza di 10 anni e due mesi. D’accordo, segna al 96’ su rigore. Ma non pensiate al regalo di bentornato offerto dalla popolazione ucraina e consegnato da avversari e arbitro. Perché il gol sarà anche non decisivo – fissa il risultato sul 3-1 per la Dynamo – ma il rigore Sheva lo strappa al quarto minuto di recupero, piombando con uno scatto dei suoi su un assist pregevole della stellina Milevski, e facendosi travolgere impavido dal portiere. Quarto minuto di recupero eh, quando i giocatori sono già con la mano sotto la doccia a sentire se l’acqua è calda… Peraltro Sheva il gol se l’era meritato povera stella, reattivo per tutta la partita, e colpendo anche un palo clamoroso, smarcato ancora da un assist di Artem Milevski, erede di Shevchenko nei cuori dei tifosi ucraini. Di fronte non c’era neanche un avversario sprovveduto, visto che il Metalurh Donetsk è uscito giovedi scorso nei play-off di Europa League, battuto solo ai supplementari contro l’Austria Vienna. Adesso la Dynamo è prima a 16 punti dopo 6 giornate, con tre punti di vantaggio sullo Shakhtar, che ha una gara in meno a causa della Supercoppa europea di venerdi. Attenzione, perché la coppia Milevski-Shevchenko può provocare qualche magone in Champions. Il derby contro i russi del Rubin Kazan sarà il prossimo impegno di Sheva e della Dynamo dopo la pausa con le nazionali. Ma l’intero girone, di ferro, è una strizzata di emozioni. Ci sarà anche il rendez-vous a San Siro con l’Inter, alla cui porta Sheva è affezionato come un bimbo con l’orsacchiotto. Ma non va dimenticato il Camp Nou, dove Shevchenko non potrà non ricordare quel Barcellona-Dynamo 0-4 della Champions ’97, dove con una sua tripletta fece marameo al mondo. Magari non passerà il turno, ma con il terzo posto sbarcherebbe in Europa League, detenuta come Coppa Uefa dallo Shakhtar, e l’orgoglio da campione di Sheva potrebbe essere stimolato a completare il proprio palmares di giocatore, dove mancano solo Coppa Intercontinentale e proprio Coppa Uefa. E poi, Shevchenko non è tornato a Kiev a farsi una sauna rigeneratrice. Basta prestiti e indecisioni, ha firmato un contratto vero. Si parla di due anni con opzione per il terzo, per chiudere in passerella agli Europei di casa, con la benedizione dei fratelli Surkis, gli oligarchi Igor, presidente della Dynamo e gaudente ieri in tribuna, e soprattutto Grygory, presidente della federcalcio ucraina e vero regista dell’operazione amarcord. Il ritorno di Shevchenko non è un’operazione nostalgia, non soltanto almeno. Sheva assistito da Milevski ha sempre fatto bene nell’ultimo anno con la nazionale, anche mentre con le squadre di club sembrava un ectoplasma, vestito di blu o rossonero. Con l’Ucraina è in piena corsa per i mondiali: è nel gruppo 6, dove l’Inghilterra è praticamente qualificata, ma la Croazia è a soli tre punti, e con una gara in più. Il 5 settembre passerella a Kiev contro Andorra, il 9 settembre sfida da tregenda a Minsk contro la Bielorussia. E per non farsi mancare niente nella sua settimana pienotta, Sheva debutta anche al cinema: venerdi 4 esordirà come attore nella parte di se stesso, nel film curvaiolo italiano ‘L’ultimo Ultras’. Il titolo non si riferisce al numero di tifosi ancora convinti delle sue capacità.
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#3340 |
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Sheva diventa "calciattore": "Il cinema è la mia passione"
Sheva diventa "calciattore": "Il cinema è la mia passione"
Roma - È tornato a casa il Bambi di Kiev, ma senza lasciare a becco asciutto i milioni di persone che, grazie ai suoi gol, hanno vissuto emozioni potenti sugli spalti. Ha deciso di darsi al cinema, infatti, il calciatore Andriy Shevchenko, ora in ritiro ucraino con la sua patria-squadra Dynamo Kiev (dov’è sotto contratto biennale, da capitano ed eroe locale), dopo aver lasciato traccia (e a titolo gratuito) della propria trascinante persona nel film di Stefano Calvagna L’ultimo ultras (non c’è errore, ma differente appartenenza di squadra nella dicitura con la «s» finale), in uscita il 4 settembre, a campionato appena iniziato. Nell’interessante pellicola antiviolenza, dove si racconta il calcio dalla parte degli ultrà di coltello facile, però pronti al ravvedimento, il trentaduenne Sheva fende l’aria con due metri di spalle. Ma «Vento di passione» tira in porta virtuale, perché lo vediamo, in pullover e camicia, mentre, nella toilette d’un ristorante sul Lago di Garda, si lava le mani fianco a fianco con il protagonista del film (Calvagna stesso), uno di quei matti che vanno allo stadio con torce e spranga, quasi esclusivamente per fare a botte e, se ci scappa il morto (come qui), si scapperà lontano, in latitanza. «Perché la violenza? Ma se lo stadio è uno sport!», chiede con virile dolcezza Andriy, sgranando gli occhioni sognanti, anche perché il tatuaggio sul braccio del capocurva vicino a lui reca la testa di un’aquila, con la scritta «Si vis pacem, para bellum» (Se vuoi la pace, prepara la guerra). E dopo aver ascoltato, annuendo con calma, la tiritera «lo facciamo per la maglia» e la lamentela «giovani disoccupati si sacrificano, per seguirvi e voi, neanche un saluto dal campo», il «calciattore» conviene: «È stato utile parlare con te. Ci penserò su e ne parlerò con altri». Stavolta il re dell’Est, che in tutto accontenta la moglie ex-modella Kristen Pazik, madre dei loro Jordan, cinque anni e Kristian, tre anni, fa sul serio. L’idea di recitare, sia pure in una piccola parte, è nata da un’amicizia. «Conoscevo il regista Stefano Calvagna, del quale avevo visto Il lupo, un film che mi era piaciuto molto. È un po’ il mio genere, così, realistico. Quando poi Giancarlo Barone, il capo della Curva Sud del Milan, mi ha parlato del progetto de L’ultimo ultras, a quel punto ho voluto conoscere il copione. Calvagna, così, mi ha inviato anche il dvd del suo film Il peso dell’aria, che ho visto. Mi è piaciuto e così, poiché lo sentivo abbastanza affine, ho voluto approfondire. Siamo andati al ristorante, a Milano, a parlarne. Mi ha colpito soprattutto il messaggio positivo del film», racconta il campione, attratto soprattutto dall’idea di diffondere, presso i giovani, un messaggio positivo. «Tutti, alla fine, possiamo migliorarci. La storia di questo tifoso, che paga con la sua vita il suo errore e l’errore di un suo amico, parla di purificazione. Dice che ognuno può farcela, però soltanto se ammette i propri errori». Il calciatore, comunque, non è nuovo alla cinepresa, essendo già apparso, con Lino Banfi, nella commedia L’allenatore nel pallone 2, ma stavolta è diverso. «Stavolta mi sono divertito di più. È la prima volta, per la verità, che faccio l’attore da solo. Nel film con Banfi, invece, ho fatto qualche episodio, non facevo un vero discorso... Dicevo soltanto: “Io sono bomber, Mister!”. Qui interpreto una vera parte, nel ruolo di me stesso, un atleta noto, che dice la sua ed ho potuto anche intervenire, aggiungere qualcosa di mio». Pare, infatti, che l’idea della pacca sulla spalla del tifoso, alla fine del dialogo tra i due uomini, sia di Sheva, desideroso di aggiungere un tocco di umana complicità. Se il capitano della Dinamo Kiev dice d’aver visto i film di Calvagna, dovremmo forse pensare che Sheva è anche un cinefilo, appassionato di cinema e che pensa di fare l’attore, in futuro? «Per rilassarmi guardo i film in dvd. Conosco bene C’era una volta in America di Sergio Leone, per esempio». Ma che tipo di attore potrebbe diventare, lo «Zar», in un futuro neanche troppo lontano? Sicuramente un attore perfezionista, perché secondo quanto riporta il regista Calvagna, «Andriy è sempre pronto a ripetere la scena, se non è buona la prima». Magari qualcuno, vedendo alcune scene di violenza tra tifoserie opposte, potrebbe essere indotto ad assumere certi atteggiamenti? «Qui si possono vedere tutti e due i lati della medaglia del calcio. Questo film racconta anche la soddisfazione dei tifosi, quando riescono a vedere la loro squadra, che vince. Si parla delle difficoltà dei giovani, dei sogni della gente. Nella vita l’importante è sforzarsi di capire le ragioni degli altri». |
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