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Senior Member
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Città: prov di NA
Messaggi: 888
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Il paese e' morto!
Tagli di spesa e finti concorsi
così la ricerca soffoca i talenti di ETTORE LIVINI L'ITALIA del tappo generazionale, il paese "bloccato" che guarda con nostalgia al suo passato più che scommettere sul suo futuro ha uno specchio straordinario che riflette in modo cristallino tutte le sue debolezze strutturali: i suoi investimenti nella ricerca. La fuga di cervelli dal Belpaese è solo la punta dell'iceberg. La nostra università sono (malgrado tutto) una miniera d'oro di talenti - come dimostrano i loro successi appena mettono il naso oltrefrontiera - frustrati da un sistema imballato, incapace di valorizzarli. Prendiamo Pier Francesco Ferrari, 39 anni, una moglie e tre figli. Fosse un talento (presunto) del calcio come Ricardo Quaresma, potrebbe guadagnare 1.600 euro ogni 2 ore di lavoro, lo stipendio che l'Inter paga al suo talentuoso e deludente centrocampista. Capisse di finanza, magari quei 1.600 euro se li metterebbe in tasca ogni mezz'ora, com'è successo nel 2007 al numero uno di Unicredit Alessandro Profumo. Lui invece quella cifra se la suda in un mese ("Lavoro dalle 8.30 di mattina alle 19.30 di sera - precisa - più qualche ora al computer la sera, dopo aver messo a letto i ragazzi"). Avendo un curriculum vitae che recita: neuroscienziato ed etologo al dipartimento di biologia evolutiva dell'Università di Parma, tra i massimi esperti mondiali negli studi sui neuroni specchio, 18 mesi di dottorato alla Tufts University di Boston, un anno a Washington a un progetto finanziato dal National Institute of Health a Washington ("che nostalgia, mi pagavano 100mila dollari l'anno..."), ricerche pubblicate sulle riviste più prestigiose del globo, Science compresa. Ferrari - nota bene - non si lamenta dei soldi. "In fondo - dice il ricercatore parmigiano - mi sveglio ogni mattina pensando che mi pagano per fare quello che ho sempre sognato". Il suo cruccio è che le notti al computer, i fine settimana passati a studiare come i neuroni dei cervelli delle scimmie reagiscono ai movimenti altrui difficilmente gli regaleranno qualcosa di più di una soddisfazione personale. "Non è nemmeno una questione di baronie - dice - Anzi. Qui a Parma i nostri laboratori accademici sono punte di eccellenza". Il problema - spiega - è che "l'Università non è in grado di giudicarmi". Non contano le pubblicazioni internazionali e i dottorati: "Il sistema come tutto il paese è autoreferenziale, sceglie le sue eccellenze con concorsi truccati, in un meccanismo perverso in cui un ateneo non ha alcun interesse ad assumere una persona capace piuttosto che un incompetente". Il paradosso di quest'Italia ingessata è che l'incapacità di valorizzare il suo patrimonio di ricerca ha come conseguenza diretta lo svilimento del settore. Il Belpaese è la Cenerentola continentale per investimenti, spende per costruire il suo futuro solo l'1,1% del Pil contro il 2,5% della media Ocse. E se deve tagliare un po' di spese, come capita con questi chiari di luna, non si fa troppi scrupoli: "Io sono davvero preoccupato - dice Umberto Veronesi, numero uno dell'Istituto Europeo di Oncologia - In teoria proprio in una situazione economica come questa si dovrebbero stanziare più soldi per l'innovazione. E invece so già che finirà per essere punita la ricerca, la più facile da tagliare". Preferiamo, come capita ai paesi vecchi e vuoti di speranza, ipotecare il nostro domani per risparmiare due lire oggi: tra il 1990 e il 2005 gli investimenti complessivi pubblici-privati in ricerca e sviluppo (R&S) sono cresciuti da 8,8 a 15,6 miliardi ma il rialzo, depurato dell'inflazione, è stato un modesto 4%. Non solo. Mentre il nostro paese cammina, il resto del mondo corre. Fatti 100 gli stanziamenti del 1990, noi siamo arrivati con il fiatone 15 anni dopo a quota 104 mentre Francia (121), Germania (138) e soprattutto Spagna (217) hanno dimostrato di credere molto di più nel futuro. Il materiale umano per competere - come dimostra il caso di Ferrari - non manca. L'Italia malgrado il tasso basso di scolarità - 12,2% di laureati, la metà di Francia e Spagna - e i pochi soldi investiti nell'istruzione, riesce lo stesso a formare una comunità scientifica di qualità. "Dalle nostre università escono ricercatori bravi e preparati - conferma il fisico Luciano Maiani, fresco presidente del Cnr - Il problema però è che noi non riusciamo a tenerli in patria. Intendiamoci, l'esperienza all'estero è utile. Ma il canale del reclutamento dovrebbe essere sempre aperto, selettivo ma costante, senza blocchi delle assunzioni. Se no si uccidono le speranze delle nuove generazioni". La cartina di tornasole - un po' agrodolce - della qualità dei ricercatori italiani e delle opportunità perse da un paese che non riesce a trattenerli sono i risultati del primo bando di stanziamento fondi (300 milioni) del Consiglio Europeo delle ricerche, il più innovativo sistema di finanziamento Ue che in pochi anni distribuirà la bellezza di 7,5 miliardi. L'Italia è stata prima per numero di richieste (il 19,2% del totale) - segno di una comunità scientifica numerosa ma che fatica a trovare soldi in patria - e seconda per numero di vincitori. Peccato che su 58 dei premiati tricolori, ben 18 abbiano deciso di esportare in strutture straniere il loro know-how. Mentre solo quattro "Archimedi" (un inglese, due polacchi e un norvegese) hanno scelto di espatriare nello stivale, contro i 58 che hanno deciso di trasferirsi a Londra. Manca il salto di qualità. Lo Stato mette pochi soldi per la ricerca e molti di quei pochi li spende male. I privati, anche per le peculiarità del nostro sistema imprenditoriale fatto di imprese medio-piccole, investono molto meno dei loro concorrenti europei. Gli stanziamenti pubblici, secondo i dati della Fondazione Cotec, sono fermi al livello del '90 (lo 0,52% del Pil contro lo 0,77% della Francia e lo 0,76% della Germania) con un preoccupante decremento negli ultimi quattro anni. Il gap è ancora più evidente sul fronte degli investimenti privati. Le imprese del Belpaese garantiscono poco più della metà dei soldi a disposizione della ricerca in Italia, una montagnetta di denari che - ed è uno dei pochi segnali positivi del settore - tende negli ultimi anni a crescere (+6% tra 2003 e 2005). In valore assoluto, però, rimaniamo la cenerentola d'Europa: i fondi garantiti dalle imprese all'innovazione sono pari allo 0,55% del Pil, contro il 2,54% del Giappone, l'1,83% della Germania e persino lo 0,6% della Spagna. La morale è semplice: ricerca e sviluppo - in teoria uno dei volani in grado di far ripartire il paese e aiutare a ricostruire la sua classe dirigente - non decollano. E la fabbrica dei talenti funziona solo in base a una sorta di volontariato come nel caso di Ferrari, o grazie a una sorta di fai-da-te per raccogliere i capitali necessari a tirare avanti. "Io dico che bisogna lo stesso essere ottimisti - dice Maiani - Le risorse dello stato sono sempre meno, ma il Cnr, ad esempio, ha imparato negli ultimi cinque anni dopo la Riforma Moratti a conquistarsi i suoi fondi sul mercato. Oggi il ministero garantisce solo il 50% delle nostre entrate (in totale poco più di un miliardo nel 2007, ndr.) e il resto siamo riusciti a procurarcelo altrove". In parte dalla Ue, in parte dalle Regioni, con una parte importante dovuta alle imprese. "Unioncamere e Confindustria sono nel nostro cda - conferma il numero uno del Cnr - Sono convinto che creeremo un rapporto virtuoso e spero di riuscire anche a far nascere dal Centro nazionale delle ricerche nuove aziende innovative in grado di muoversi con le loro gambe". Resta il problema di finanziare la ricerca "fondamentale", quella svincolata da immediati ritorni economici e da interessi aziendali. "In effetti le risorse per questo lavoro sono pochissime. Mi basterebbero un centinaio di milioni, più o meno quanto ne perdeva in un paio di mesi Alitalia", conclude Maiani. La compagnia di bandiera pare - scioperi permettendo - che si sia salvata a suon di contributi pubblici (lo stato alla fine pagherà a piè di lista qualche miliardo di euro). Per sbloccare la ricerca di casa nostra, invece, e regalare un po' di speranza ai tanti Ferrari tricolori non sembra al momento esserci alcuna Cai in vista. http://www.repubblica.it/2008/11/sez...-concorsi.html |
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#2 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2008
Città: ...dove Sile a Cagnan s'accompagna...
Messaggi: 1056
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silvio direbbe che sei un disfattista
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And did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage? nerdtest: 36% - http://www.nerdtests.com |
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#3 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
Città: prov di NA
Messaggi: 888
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#4 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Messaggi: 460
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un paese senza ricerca è destianto a scomparire ...
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#5 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11762
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non perdiamo molto: mafia, intrallazzi, ladri e furboni.
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mac user = hai soldi da buttare; linux user = hai tempo da buttare; windows user = hai soldi e tempo da buttare |
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#6 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: PD
Messaggi: 11777
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Non c' è problema , in quei settori si investe sempre tanto
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Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn |
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#7 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2001
Città: Berghem Haven
Messaggi: 13528
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L'Italia da sempre punta sulla piccola impresa di 5 persone massimo (a cosa serve il megadottore a queste?
), un po' come la Spagna che puntava in epoca di rivoluzione industriale sulle colonie e gli schiavi Fine, non c'è altro da dire, il problema è tutto qui. |
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#8 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2005
Città: prov di NA
Messaggi: 888
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possibile? qua vi si dice che il paese e' destinato a scomparire e ci sono solo 3 post?
meglio i 3d sui cani? o su berlusconi? o sugli immigrati? |
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#9 | |
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Messaggi: n/a
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![]() Di soldi ce ne sono pochi e male distribuiti. Fintanto che non si cancellano corsi di laurea inutili e non si focalizzano i pochi soldi su ricerche facilmente spendibili nell'immediato e nel futuro il sistema universitario andrà sempre più a rotoli. E servono assolutamente sovvenzioni di privati. Senza queste anche la maggior parte delle università estere sarebbe con le pezze al culo come quelle italiane. |
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#10 |
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Junior Member
Iscritto dal: Apr 2006
Città: Firenze
Messaggi: 42
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Il punto è che idea di "sviluppo" si vuole.
Al contribuente che ha preso il diploma e lavora da 40 anni, non gliene frega niente dell'università e della ricerca, lui ha visto che le cose andavano avanti anche senza il mega professore/dottore. E dal momento che questo è un paese di vecchi, che sta diventando sempre più vecchio, è normale che questa gente sia sempre di più e che non possa essere convinta che finanziare la ricerca sia utile. Il grosso dell'elettorato vuole un lavoro e la pensione, ed in tempi di ristrettezze economiche è più che disposto a tagliare su ricerca ed istruzione pur di mantenere la sua piccola sfera di benessere privato. Piaccia o meno è così. Poi, diciamocelo, chiunque abbia modo di seguire le modalità di svolgimento di un concorso universitario sa che è uno scontro tra bande mafiose per cercare di mandare in cattedra il proprio "picciotto" a scapito dell'altra gang. Bene i soldi all'università ed alla ricerca, ma l'università *deve* cambiare. Finché l'università resta quella che è non ha nessuna legittimità morale per chiedere più fondi. |
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#11 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2006
Città: Trapani (TP)
Messaggi: 3098
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Si contesta al governo di focalizzare il denaro sulle ricerche che possano produrre qualcosa in tempi brevi a scapito delle ricerche "pure" che non porterebbero un ritorno nel breve/medio termine. Su quest'argomento scrisse, molto tempo addietro, Einstein. Ma ovviamente se vedi il paese come una fabbrichetta (non "industria", "fabbrichetta") allora certe cose per te non hanno senso.
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A casa ho almeno sette PC, in firma non ci stanno
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#12 | |
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Junior Member
Iscritto dal: Apr 2006
Città: Firenze
Messaggi: 42
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Il problema, invece, è che le industrie non fanno neppure questo genere di ricerca e che quindi le università svolgono praticamente il 100% della ricerca italiano, sia "di base" che "applicata". Quale delle due debba essere privilegiata in un paese come questo non so dirlo, so però che sarebbe già una conquista se i privati finaziassero una ricerca qualsiasi. |
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#13 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 5390
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#14 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Messaggi: 558
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guarda dove sta il dipartimento di fisica della sapienza, e non è certo l'unico! Avoja a dire che si spreca, che si produce poco e tutte le altre menate. C'è chi spreca e c'è chi riesce a tirare fuori fiori dalla merda (cit. rivista )
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#15 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Roma
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LOL
Quando in altri 3d dicevo le stesse cose venivo preso per paranoico berlusconiano
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#16 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2000
Città: Roma
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Scherzi a parte pensi che quì sia meglio ? E' un peccato che non si possano fare nomi...ti assicuro che ce ne sarebbero delle belle
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#17 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: PD
Messaggi: 11777
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No , quelli non li toccherà nessuno , perchè sono "amici" dei politici , e poi vanno bene per la propaganda ... funziona così , prima fai di tutto per far andare a male qualcosa ( sanità , scuole , università , sistema previdenziale ... ) installando un sistema clientelare inefficente , poi sfrutti il potere politico per far assumere all' interno le persone che vuoi piazzare , a questo punto la gente comincia a incazzarsi e tu ne approfitti per lanciare il tuo programma di "lotta ai fannulloni" e "riforma" che si basa nel tagliare le spese e mandare a casa i pochi che ancora lavorano , poi parte la "privatizzazione" che consiste nel creare strutture analoghe gestite da amichetti compiacenti e finanziarle con i soldi pubblici , queste strutture costano di più di quelle pubbliche e assumono i lavoratori a progetto incassando enormi guadagni che vengono poi spartiti con i politici ( oppure vengono ripagati in altra maniere , ad esempio quando la chiesa fa propaganda per il partito che finanzia le sue scuole private sottraendo i soldi a quelle pubbliche ) , il tutto in mezzo alla gente plaudente perchè "hai tagliato i soldi a quegli scansafatiche" e "finchè l' istituto pubblico va avanti così è giusto tagliare i fondi" . Con questa manovra hai raggiunto più risultati : - Hai tagliato fuori i sindacati - Hai dato più soldi agli amichetti - Hai fatto assumere un sacco di gente - I tuoi elettori sono convinti che stai lavorando bene
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Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn Ultima modifica di Cfranco : 13-11-2008 alle 14:25. |
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#18 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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#19 | |
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Senior Member
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#20 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2000
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E te lo dico (a malincuore) da dentro.. Sono decenni che è così e gli "amici" o la "politica" non c'entrano molto se non marginalmente. Questa non è una "riforma" ma solo un "taglio" perchè ti ricordo che nessun governo può scegliere chi far assumere e chi no e che le università agiscono in deroga alle norme contabili generali dello stato.
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), un po' come la Spagna che puntava in epoca di rivoluzione industriale sulle colonie e gli schiavi








