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Come nasce il terrorismo?
Il terrorismo non nasce per caso ma, come si può desumere dalla
creazione dell'organizzazione Al-Qaeda di Osama bin Laden, viene generalmente appoggiato dallo stato per soddisfare le richieste di una potente élite. di Paul Oavid Collins Quello che segue è un brano tratto da The Hidden Face of Terrorism: The Dark Side of Social Engineering, From Antiquity to September 11, di Paul David Collins, 2002. In genere, nel nostro mondo moderno le verità scomode vengono scartate in cambio di invenzioni. Una di queste invenzioni è la concezione che i terroristi siano dissidenti diseredati, i quali ricavano in modo indipendente i finanziamenti e le risorse necessarie ai loro efferati crimini. Questo è l'assunto del Professor Mark Juergensmeyer il quale, nel suo articolo dal titolo "Understanding the New Terrorism", afferma che il terrorismo moderno "appare inutile in quanto non persegue direttamente alcuno scopo strategico" (p. 158). Juergensmeyer giunge a tale conclusione poiché limita la sua analisi agli esecutori visibili, le cui motivazioni possono essere di fatto irrazionali; egli tuttavia non prende in considerazione i patrocinatori del terrorismo. Data l'eccezionale sottigliezza e discrezione dei promotori oscuri di tale fenomeno, è possibile che il Professor Juergensmeyer ignori la loro esistenza; d'altra parte, può darsi che stia semplicemente spappagallando i suoi colleghi universitari onde preservare lo status quo. Sia come sia, tale assunto sembra essere l'opinione comune dell'ortodossia accademica, un'opinione che gli arbitri del paradigma nazionale dominante promulgano con tale vigore che ben pochi riescono ad identificare gli oscuri personaggi che si ritrovano a trarre profitti dagli atti terroristici. Per comprendere il terrorismo, bisogna abbandonare la concezione che lo definisce arbitrariamente come "il ricorso alla violenza o alla minaccia di violenza da parte di un gruppo che cerca di ottenere un risultato in opposizione alle autorità costituite" (Adler, Mueller & Laufer, p. 309). Questa debole concezione si basa su di una visione casuale della storia irreparabilmente errata e relega il terrorismo, che è il prodotto di pianificazione e di impegno deliberati, nel regno della spontaneità circonstanziale; in altri termini, un atto forzato diventa all'improvviso un fenomeno sociale inspiegabile. Nel novembre del 1989, in California, lo psicologo sociale Padre Ignacio Martìn-Barò tenne un discorso sul tema "Le conseguenze psicologiche del terrore politico", nel quale fornì una definizione assai precisa del terrorismo; trascurarla è davvero rischioso. Noam Chomsky ce ne dà un sunto (p. 386): Egli [Martin-Barò] ha sottolineato vari punti importanti. Innanzitutto la più rilevante forma di terrorismo è, di gran lunga, il terrorismo di Stato - cioè "terrorizzare complessivamente la popolazione tramite azioni sistematiche eseguite dalle forze dello Stato stesso". In secondo luogo, questo tipo di terrorismo costituisce parte essenziale di un "progetto sociopolitico imposto dal governo" finalizzato a soddisfare le prerogative dei privilegiati. Per quanto possa turbare, la definizione di Martìn-Barò è confermata dalla storia. Nel corso della storia il terrorismo ha per la maggior parte trovato i suoi patrocinatori nei sacri uffici della burocrazia, in quell'entità nota con il nome di governo. Il terrorismo è un sostituto della guerra, uno stato di crisi confezionato e volto ad indurre un cambiamento sociale, i cui combattenti, più o meno consapevolmente, muovono guerra per conto di poteri superiori che hanno agende superiori. Il terrorismo serve sempre le ambizioni di qualcun altro, sia che i suoi aderenti ne siano conoscenza oppure che non lo siano affatto. Michael Rivero, nel suo articolo dal titolo "Fake terror: The Road to Dictatorship", sostiene che esso è "il più antico stratagemma della storia, e risale ai tempi degli antichi Romani: creare il nemico di cui si ha bisogno" (p. 1). La strategia è alquanto semplice: determinati individui creano una crisi in modo da poter fare ricorso alla soluzione desiderata. Esistono recenti e moderni esempi del terrorismo patrocinato dallo stato? Malauguratamente la risposta a tale quesito sembra essere "Sì". Operazione Northwoods Il primo esempio risale al 1962. Il capo di stato maggiore interforze Lyman L. Lemnitzer ed i suoi colleghi volevano rimuovere Castro da Cuba. Non è chiaro quali interessi rappresentassero esattamente Lemnitzer ed i falchi suoi compari, ma una cosa è certa: questi militari consideravano Castro un ostacolo da annientare tramite una guerra palese. Secondo James Bamford, ex produttore investigativo di Washington per la ABC, lo stato maggiore interforze progettò di allestire varie azioni terroristiche allo scopo di provocare una guerra (p. 82): Secondo documenti segreti rimasti tali per lungo tempo, ottenuti per Body of Secrets, lo stato maggiore interforze approntò ed approvò dei piani per quello che potrebbe essere il progetto più immorale mai ideato dal governo statunitense. In nome dell'anticomunismo, proposero di iniziare una segreta e sanguinosa campagna terroristica contro la loro stessa nazione, con lo scopo di ingannare la cittadinanza statunitense per indurla ad appoggiare una mal concepita guerra che intendevano muovere contro Cuba. Il progetto, nome in codice Operazione Northwoods, che aveva ottenuto l'autorizzazione scritta del capo di stato maggiore, prevedeva che nelle strade statunitensi venissero uccise persone innocenti; che i natanti che trasportavano i profughi in fuga da Cuba venissero affondati in alto mare; che a Washington, DC, Miami ed altrove venisse scatenata una violenta ondata di atti terroristici. Delle persone sarebbero state accusate di attentati che non avevano commesso, aerei sarebbero stati dirottati e, utilizzando prove fasulle, la responsabilità di tutto questo sarebbe stata addossata a Castro, fornendo così a Lemnitzer ed alla sua cricca il pretesto, nonché il sostegno dell'opinione pubblica ed internazionale, per scatenare la loro guerra. Northwoods prevedeva anche di mettere sotto tensione i militari stessi (p. 84): Fra le azioni raccomandate vi era "una serie di incidenti ben coordinati che avrebbero avuto luogo nella ed attorno" alla base della marina militare statunitense di Guantanamo Bay, Cuba. Fra tali azioni era compresa quella di far indossare a cubani "amici" delle uniformi militari cubane e quindi far sì che essi "scatenassero delle rivolte nei pressi dell' entrata principale della base. Altri avrebbero finto di essere dei sabotatori all'interno di essa, dove sarebbero stati fatti saltare depositi di munizioni, appiccati incendi, sabotati aerei, sparati colpi di mortaio e provocati danni alle installazioni". L'Operazione Northwoods avrebbe fatto anche ricorso a precedenti storici, ispirandosi all'esplosione avvenuta nel 1898 a bordo della nave da battaglia Maine (p. 84): "Potremmo far esplodere una nave statunitense nella Guantanamo Bay ed incolpare Cuba", proposero; "l'elenco delle vittime riportato sui quotidiani statunitensi determinerebbe un'utile ondata di indignazione nazionale." Il tentativo di creare una minaccia terroristica cubana rende chiaro che il governo statunitense non si fa certo scrupoli ad utilizzare il terrorismo di Stato per conseguire i propri fini. Imperialismo statunitense e minaccia terroristica Comunque, è con l'attentato del 1995 ad Oklahoma City che si percepisce l'attuazione tangibile del moderno terrorismo di stato. Molti cittadini statunitensi sono stati indotti a credere che i solitari Timothy McVeigh e Terry Nichols, spinti dalle teorie della cospirazione e dalla propaganda sulla supremazia dei bianchi ispirate dalla milizia, eseguirono da soli uno fra i più nefasti attentati terroristici della storia degli Stati Uniti. Cosa è derivato dall'attentato di Oklahoma City? Le "pressioni dall'alto" di Jan Kozak, ex membro della segreteria del Partito Comunista cecoslovacco, fecero il loro corso e determinarono l'approvazione di una legge oppressiva: La legge antiterrorismo e sulla pena di morte effettiva del 1996. La legge in questione non rese più sicuro nessuno e gettò nella spazzatura il quarto emendamento della Costituzione degli Stati Uniti; le tenaglie si strinsero un po' più forte sul popolo statunitense. Attualmente gli Stati Uniti si trovano nel bel mezzo di un turbolento conflitto a causa degli attacchi terroristici dell'Il settembre contro il Pentagono ed il World Trade Center. Questo suscita l'ovvia domanda: tale attacco venne patrocinato dallo stato? Tenete presente l'assunto citato in precedenza, secondo cui la gran parte del terrorismo è, per l'appunto, patrocinato dallo stato. Senza il contributo di un governo o di fazioni al suo interno, i terroristi non dispongono delle risorse, del denaro o della competenza; è ancora troppo presto per conoscere a fondo tutti i fatti ed i particolari relativi agli eventi dell'Il settembre, tuttavia vi sono dei riscontri che tale attacco non ha fatto eccezione alla regola. L'indagine sulla complicità del governo inizia con una disamina delle prove relativa alla conoscenza anticipata di quest'ultimo, dato che ai massimi livelli governativi giunsero degli avvertimenti. Questi aspetti ed altre illuminanti rivelazioni hanno fatto sì che molti individui si siano chiesti come mai il governo statunitense non si sia attivato per fermare bin Laden ed Al Qaeda. A tale domanda si può rispondere con un'altra domanda: perché attivarsi contro bin Laden ed Al Qaeda se essi sono dei tuoi validi collaboratori? La storia della famigerata rete terroristica di Al Qaeda ha inizio con Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter. Nel suo libro dal titolo The Grand Chessboard: American Primacy and Geostrategic Objectives, Brzezinski illustra ai lettori le motivazioni a monte della creazione di una minaccia terroristica. Egli inizia così (p. xii): L'ultimo decennio del ventesimo secolo ha manifestato un cambiamento strutturale nelle vicende mondiali. Per la prima volta, una potenza non eurasiatica è emersa non solo in qualità di arbitro cruciale dei rapporti di potere eurasiatici ma anche come suprema potenza mondiale. La sconfitta ed il collasso dell'Unione Sovietica ha rappresentato l'ultimo gradino della rapida ascesa della grande potenza dell'emisfero occidentale, gli Stati Uniti, come unica e sicuramente prima vera potenza globale... Brzezinski celebra il fatto che gli Stati Uniti si stiano trasformando in un impero mondiale. Egli, ad ogni modo, individua una precisa minaccia per l'ascesa degli Stati Uniti alla posizione di unica potenza globale: "L'atteggiamento della cittadinanza statunitense riguardo alla proiezione esterna del potere degli Stati Uniti è stato molto più che ambivalente" (p. 24). Evidentemente, l'avversione della popolazione nei confronti di politiche imperialistiche, che Brzezinski interpreta eufemisticamente come ambivalenza, rappresenta un ostacolo all'espansione dell'impero. In fin dei conti, esistono ancora molti patrioti che ritengono la "geostrategia" espansionistica di Brzezinski incompatibile con i principi fondanti dell'americanismo. Questo senso di consapevolezza ha costituito un forte ostacolo per le élite della politica estera che Brzezinski rappresenta. Fino a questo momento, un numero sufficiente di patrioti sa che nessuno fra i "Documenti della Libertà" (vale a dire la Costituzione, la Dichiarazione dei Diritti del cittadino, etc.) fa concessioni all'arbitraria estensione dell'autorità statunitense tramite brutali spedizioni militari. Si presume che gli Stati Uniti, in quanto essi stessi nazione sovrana, rispettino l'autonomia di altri paesi e non intraprendano campagne militari a meno che non siano minacciati. Tuttavia Brzezinski ritiene che l'adesione a tali principi potrebbe provocare un sovvertimento sociale planetario (p. 30): L'isolamento volontario degli Stati Uniti dal mondo, oppure l'improvvisa emergenza di un valido rivale, determinerebbe una consistente instabilità internazionale. Provocherebbe l'anarchia globale. Brzezinski prosegue oltre con stile iperbolico (p. 194): In assenza di un prolungato e diretto coinvolgimento statunitense, le forze del disordine globale potrebbero in breve tempo riuscire a dominare la scena mondiale. Detta in altri termini, la promozione e l'attuazione di governi rappresentativi in altre nazioni porterebbero di per sé stesse al giorno del giudizio. Con tali affermazioni, l'ex consigliere per la sicurezza nazionale rivela le prerogative autoritarie della sua bizzarra escatologia. Secondo la Weltanschauung (visione del mondo, ndt) di Brzezinski, coloro che prediligono le libertà individuali e la sovranità della propria nazione rappresentano le "forze del disordine globale"; queste forze devono essere sconfitte oppure provocheranno immancabilmente l'apocalisse - quindi l'opinione pubblica dev'essere manipolata. (Brzezinski evita di menzionare il fatto che questo giorno del giudizio significherà soltanto la fine sua e dei suoi compari elitari). Brzezinski cita un esempio storico assai interessante (p. 25): L'opinione pubblica ha appoggiato l'impegno degli Stati uniti nella Seconda Guerra Mondiale in gran parte a causa dell'effetto sconvolgente dell'attacco giapponese a Pearl Harbor. Ah, ecco un'opzione che presenta sé stessa! Il consenso della massa potrebbe essere agevolato da un trauma di massa. Di fatto, l'elaborazione del consenso diffuso è un elemento essenziale per la realizzazione della politica estera di Brzezinski; egli, in un esemplare momento autoaccusatorio, così tipico delle caratteristiche elitarie, scrive una schiacciante confessione (p. 211): Inoltre, man mano che gli Stati Uniti diventano sempre più una società multiculturale, potrebbe risultare più difficile foggiare il consenso su tematiche di politica estera, salvo nel caso di una minaccia esterna davvero rilevante e diffusamente percepita. Una minaccia immediatamente utilizzabile, genuina o indotta che sia, è la soluzione. Brzezinski diede inizio alla costruzione di questa "minaccia esterna diretta" anni prima della stesura di The Grand Chessboard. Nel corso di un'intervista per la rivista francese Le Nouvel Observateur, l'ex consigliere per la sicurezza nazionale rese una sbalorditiva confessione che cambierà per sempre gli annali della storia (Blum, p. 1): Domanda: L'ex direttore della CIA, Robert Gates, nelle sue memorie [From the Shadows] ha affermato che i servizi segreti statunitensi iniziarono a sostenere i mujaiddin in Afganistan sei mesi prima dell'intervento sovietico. In quel periodo lei era consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter e, di conseguenza, ha ,avuto un ruolo nella vicenda. È esatto? Brzezinski: Sì. Secondo la versione, ufficiale, il sostegno della CIA ai mujaiddin ebbe inizio durante il 1980, ovvero dopo il 24 dicembre 1979, data in cui l'Unione Sovietica invase L'Afghanistan. Tuttavia la realtà, mantenuta segreta sinora, è del tutto differente. Il 3 luglio del 1979 il presidente Carter firmò la prima direttiva riguardo agli aiuti segreti destinati agli oppositori del regime filosovietico di Kabul. Proprio quel giorno, io scrissi al presidente una nota nella quale gli spiegavo che a mio avviso tale sostegno avrebbe provocato un intervento militare sovietico. Domanda: Nonostante il rischio, lei è stato un sostenitore di questa azione coperta. Forse desiderava lei stesso l'entrata in guerra dei sovietici ed ha provveduto a provocarla? Brzezinski: Le cose non stanno esattamente così Non abbiamo spinto i russi ad intervenire, ma abbiamo deliberatamente aumentato le probabilità in tal senso. Rieducazione e creazione dei Talebani Dopo aver incoraggiato i sovietici ad invadere l'Afganistan, Brzezinski aveva ora il pretesto per radicalizzare ed armare una popolazione che in futuro sarebbe stata usata come "minaccia esterna diretta" nei confronti degli Stati Uniti. Parte del processo di radicalizzazione comprendeva il lavaggio del cervello dei bambini, camuffato sotto forma di educazione. Joe Stephens e David. B. Ottaway del Washington Post riferiscono (pp. 1- 2): Alla fine della Guerra Fredda, come parte delle attività coperte tese a spronare la resistenza all'occupazione sovietica, gli Stati Uniti investirono milioni di dollari allo scopo di fornire agli scolari afgani libri di testo corredati da violente immagini ed insegnamenti dei militanti islamisti. Da allora i "Manuali", pieni di discorsi sulla jihad e corredati da figure di armi, proiettili, soldati e mine, hanno costituito il nucleo curricolare del sistema scolastico afgano. Persino i Talebani utilizzarono i testi prodotti dagli statunitensi, anche se gli esponenti di tale movimento radicale, per attenersi al proprio rigido codice fondamentalista, cancellarono i volti umani. Stephens ed Ottaway delineano le organizzazioni governative ed educati ve implicate nell'elaborazione di questi libri di testo (p. 4): I libri di testo, pubblicati nelle predominanti lingue afgane Dari e Pashtu, furono elaborati agli inizi degli anni '80 grazie ad una sovvenzione assegnata dall'AID [Agenzia per lo Sviluppo Internazionale] alla University of Nebraska-Omaha ed al suo Centro Studi Afgani. Dal 1984 al 1994 l'agenzia investì 51 milioni di dollari nei programmi educativi dell'università in Afganistan. Nel contesto di tale progetto, le immagini ed i discorsi violenti venivano sapientemente mescolati a regolari temi èducativi (p. 4),: I funzionari dell'agenzia dissero che ai bambini veniva insegnato il far di conto con l'ausilio di illustrazioni raffiguranti carri armati, missili e mine; essi riconobbero che all'epoca alimentare l'odio nei confronti degli invasori stranieri corrispondeva anche agli interessi, degli Stati Uniti. L'analisi di uno di questi libri ha portato a dei risultati sconvolgenti (p. 5): Un collaboratore della regione ha analizzato un libro di testo di 100 pagine non riveduto e vi ha contato 43 pagine contenenti immagini o descrizioni violente. Gli estensori dell'articolo del Washington Post proseguono fornendo un esempio specifico del materiale, a dir poco aberrante (pp. 5-6): Una pagina tratta dai libri di testo di quel periodo raffigura un combattente della resistenza, privo della testa, con una bandoliera ed un Kalashnikov in spalla. Al di sopra del soldato è riportato un verso del Corano, mentre al di sotto c'è un tributo in pashtu ai mujaddin [sic], che vengono descritti come devoti di Allah. Il testo recita che uomini come questi sacrificheranno i loro averi e la loro vita per imporre la legge islamica al governo. Questo progetto di ingegneria sociale riuscì a trasformare i bambini musulmani in inconsapevoli macchine di morte; molti di essi sarebbero poi confluiti in Al Qaeda, la rete terroristica capeggiata da Osama bin Laden. Bin Laden, erede della fortuna di un'impresa di costruzioni Saudita, nel 1979 si recò in Afganistan per combattere contro i sovietici ed infine giunse al vertice di Maktab al-Khidamar, noto anche con l'acronimo MAK. Fu attraverso questa organizzazione di facciata che la guerra afgana fu rifornita di denaro, armi e combattenti. Ad ogni modo, secondo Michael Moran della MSNBC, esistono ulteriori risvolti della vicenda (p. 2): Quello che la biografia della CIA convenientemente evita di specificare (quantomeno nella sua versione di dominio pubblico) è che il MAK fu alimentato dai servizi di sicurezza pakistani, l'agenzia di intelligence inter-servizi, o ISI, cioè il canale principale che la CIA utilizzava per condurre la guerra coperta contro l'occupazione di Mosca. Anche a guerra terminata, bin Laden era in buoni rapporti con la CIA (p. 3): Anche se è arrivato a rappresentare tutti gli esiti negativi che la sconsiderata strategia della CIA ha determinato in loco, nel 1989, alla fine della guerra afgana, bin Laden veniva ancora considerato dall'agenzia come una specie di dilettante - un ricco ragazzo Saudita andato in guerra e riaccolto in patria dalla monarchia Saudita, che egli odiava cordialmente, come una sorta di eroe. Bin Laden avrebbe in seguito ricevuto da alcune fazioni del governo tre necessari ausili, elementi essenziali che avrebbero consentito a lui e ad Al Qaeda di sferrare uno dei peggiori attacchi terroristici mai concepiti. Gli elementi in questione erano: (1) protezione da parte di membri assai influenti e ben collocati nel governo; (2) finanziamenti governativi e (3) addestramento, sempre di matrice governativa. Personaggi in posizioni di comando erogarono tutto questo senza battere ciglio. Amministrazioni sia democratiche sia repubblicane protessero bin Laden. Per nulla intimidita dagli attacchi di Osama alla USS Gole ed alle ambasciate, questo neutro patronato protesse efficacemente il terrorista e la sua rete; il presidente William Jefferson Clinton tutelò bin Laden e compagni dalle mani della giustizia in Sudan. Mansoor Ijaz rivelò questa vicenda sul Los Angeles Tunes del 5 dicembre 2001 (Ijaz, p, 1): Il presidente Clinton ed il suo team per la sicurezza nazionale tralasciarono molte opportunità di catturare Osama bin Laden ed i terroristi a lui legati, compresa un'occasione presentatasi lo scorso anno... Dal 1996 al 1998 ho aperto canali ufficiosi fra il Sudan e l'amministrazione Clinton. Ho incontrato funzionari di entrambi i paesi, compreso Clinton, il consigliere per la sicurezza nazionale Samuel R. "Sandy" Berger, nonché il presidente ed il capo dell'intelligence del Sudan Il presidente Ornar Hassan Ahmed Bashir, il quale desiderava che le sanzioni per terrorismo contro il Sudan venissero tolte, offri l'arresto e l'estradizione di bin Laden, nonché particolareggiate informazioni di intelligence relative alle reti terroristiche globali allestite dalla Jihad Islamica egiziana, dagli Hezbollah iraniani e da Hamas in Palestina; fra gli appartenenti a queste reti vi erano i due dirottatori che pilotarono gli aerei di linea contro il World Trade Center. Il silenzio dell'amministrazione Clinton nel replicare a queste offerte fu assordante. Il Sudan offrì a Bill Clinton l'occasione ideale per arrestare bin Laden e per prevenire futuri attacchi terroristici. Gli Stati Uniti, invece, fecero pressioni sul Sudan affinché lo lasciassero andare, "nonostante la loro [dei sudanesi] sensazione che in Sudan bin Laden avrebbe potuto essere controllato meglio che altrove" (pp. 1-2). Bin Laden e la sua allegra banda di predoni tagliagole e assassini presero la strada dell'Afganistan (p. 2): Bin Laden si trasferì in Afganistan, portandosi al seguito: Ayman Zawahiri, che gli USA considerano l'ideatore principale degli attacchi dell'11 settembre; Mamdouh Mahmud Salim, il quale si recò spesso in Germania onde procurare attrezzature elettroniche per Al Qaeda; Wadih El-Hage, segretario personale ed emissario itinerante di bin Laden, il quale ora sta scontando l'ergastolo negli Stati Uniti per il ruolo avuto negli attentati del 1998 contro le ambasciate statunitensi in Tanzania e Kenya; infine Fazul Abdullah Mohammed e Saif Adel, anch'essi accusati di aver eseguito gli attentati alle ambasciate. Alcuni di questi personaggi compaiono nella lista dei 22 più importanti ricercati dall'FBI. In Afganistan i Talebani protessero bin Laden ed Al Qaeda; questa collaborazione rivela una strana simmetria. Sia bin Laden che i Talebani erano poco più che una creazione della CIA. L'esperto di questioni dell'Asia meridionale Selig Harrison, del Woodrow WIlson International Center for Scholars, rese noto tutto questo in una conferenza tenutasi a Londra. Il Ttmes of India riporta le rivelazioni'di Harrison (p. 1): LONDRA - Uno dei massimi esperti statunitensi sulle questioni dell'Asia meridionale ha in questa sede affermato che la Central Intelligence Agency (CIA) ha lavorato di concerto con il Pakistan al fine di creare quel "mostro" che oggi sono i Talebani che comandano in Afganistan. Nel corso della conferenza tenutasi qui la settimana scorsa sul tema "Terrorismo e Sicurezza Regionale: la gestione delle sfide in Asia", Selig Harrison, del Woodrow Wilson International Centre [sic] for Scholars, ha affermato, "Li avevo avvertiti che stavamo creando un mostro". Al cittadino medio statunitense i Talebani potevano apparire come un gruppo di maniaci dalla faccia patibolare, che costituivano un governo illegale di fanatici e niente più. Ad ogni modo, Harrison chiarisce che quello dei Talebani era un progetto di intelligence ben coordinato (p. 2): I Talebani non sono soltanto reclute provenienti dalle "madrassas" (scuole teologiche musulmane) ma si trovano anche sul libro paga dell'ISI (Intelligence dei Servizi Interni, ovvero la sezione di intelligence del governo pakistano). Un'agenda governativa segreta Il governo disponeva di tutti i mezzi necessari per individuare ed impedire gli attacchi dell'11 settembre. A tale riguardo il ricercatore Russ Kick ha reso una significativa dichiarazione (p. 1): Gli Stati Uniti dispongono della Centrai Intelligence Agency; del Federal Bureau of Investigation, della National Security Agency, della Defense Intelligence Agency, del National Reconnaissance Office, del Secret Service e di una schiera di altre agenzie di intelligence e per la sicurezza. Le agenzie in questione utilizzano Echelon, che controlla la maggior parte delle comunicazioni elettroniche mondiali; Carnivore, che intercetta la posta elettronica; Tempest, una tecnologia che è in grado di leggere lo schermo di un computer alla distanza di oltre un isolato; i satelliti Keyhole, che hanno una risoluzione di quattro pollici; più altre tecnologie di spionaggio, della maggior parte delle quali con tutta probabilità non sappiamo nulla. Nel 2001 gli Stati Uniti hanno speso 30 miliardi di dollari per la raccolta di informazioni di intelligence ed altri 12 miliardi per l'antiterrorismo. Alla luce di tutte queste ed altre risorse, noi dovremmo credere che il governo non abbia avuto il minimo sentore del fatto che i terroristi stavano progettando di attaccare gli Stati Uniti, tantomeno dirottare degli aerei e condurli a schiantarsi su obiettivi così importanti. Dopo aver esaminato i fatti, bisogna prendere in considerazione una ben più sinistra possibilità: che determinate fazioni all'interno del governo degli Stati Uniti abbiano creato la minaccia bin Laden ed abbiano in realtà auspicato gli attacchi. Che Moran lo comprenda o meno, il suo articolo dal titolo "Bin Laden Comes Home to Roost" (Bin Laden --come una maledizione-- ricade sul capo di chi lo ha "scagliato", ndt) rivela delle prove in base alle quali l'Agenzia può aver equipaggiato la rete di bin Laden per scopi diversi da quello di combattere i sovietici (p. 4): La CIA, sempre attenta alla necessità di giustificare la propria "missione", verso la metà degli anni '80 disponeva di riscontri schiaccianti della sempre più grave crisi dell'infrastruttura dell'Unione Sovietica. La CIA, così come riconosciuto nel 1992 dal suo vicedirettore Robert Gates nel corso di un interrogatorio congressuale, aveva deciso di tenere nascoste quelle prove al presidente Reagan ed ai suoi principali consiglieri e, nel rapporto annuale sulla "Potenza Militare Sovietica", sino al 1990 continuò invece ad ingrandire esageratamente le capacità tecnologiche e militari sovietiche. A questo punto si pone un interrogativo"inquietante; Dato l'incombente collasso dell'Unione Sovietica e l'inesorabile fine del comunismo, il coinvolgimento di bin Laden nella crociata contro i sovietici sembra illogico o, più concisamente, irrilevante. Tuttavia, nonostante la assiomatica obsolescenza della sua campagna anticomunista, bin Laden continua a ricevere finanziamenti; poiché tali finanziamenti non costituivano un investimento per la guerra in atto contro i sovietici, ci devono essere state ulteriori motivazioni per tenere in piedi la rete di bin Laden. Qual era la reale agenda che spinse la CIA a sostenere quello che in seguito sarebbe diventato un Frankenstein internazionale? Forse la risposta a tale quesito si trova in The Third Option, libro scritto da Theodore Shackley, ex vicedirettore associato delle operazioni della CIA (p. 17): Funzionari di grado elevato dell'intelligence come il sottoscritto, esperti in operazioni paramilitari, hanno sempre insistito sul fatto che gli Stati Uniti dovessero prendere in considerazione anche la terza opzione: l'utilizzo della guerriglia, di tecniche antinsurrezione e di azioni coperte per il conseguimento di fini politici... Molto spesso la guerra politica rappresenta quella scelta tempestiva che evita poi alternative più sanguinose e costose. È possibile che gli attacchi dell'11 settembre costituiscano una concreta attuazione della terza opzione di Shackley; i legami di bin Laden con la comunità dell'intelligence rafforzano sicuramente questa tesi. Al Qaeda e bin Laden erano forse considerati come una componente della terza opzione, volta ad agevolare cambiamenti politici e sociali negli Stati Uniti? Prendete in esame una conversazione che ebbe luogo fra l'ex agente della DEA Michael Levine ed un agente della CIA, la quale suggerisce che la CIA sia pronta e incline ad utilizzare la terza opzione sul territorio nazionale. Il colloquio è riportato in The Triangle of Death (Levine, p. 353): "Come puoi essere così bravo nello svolgimento dei tuoi compiti ed avere una così scarsa comprensione di chi manovra i tuoi fili? Non capisci che all'interno del tuo governo esistono delle fazioni che vogliono che tutto questo accada - una situazione di emergenza troppo critica per essere gestita da un governo costituzionale." "A che scopo?" chiesi. "Una sospensione della costituzione, ovviamente. La legislazione è già in vigore. Tutto perfettamente legale. Controlla tu stesso. Si chiama FEMA, Agenzia Federale Gestione Emergenze. Abbassate le vostre armi, demagoghi antigovernativi. E chi sarebbe il sovrano, Michael?" "La CIA", risposi. Il terrorismo all'interno degli Stati Uniti è uno dei metodi impiegati per determinare i cambiamenti auspicati dall'amico della CIA di Levine. Tale fenomeno ha fornito un pretesto per l'introduzione di leggi e di misure draconiane precedentemente impensabili. Il deputato Henry Gonzalez ha riconosciuto questo aspetto con il seguente commento (Cuddy,p.l64): La realtà della questione è che sono in vigore questi provvedimenti di sostegno e che, col pretesto di bloccare il terrorismo, tramite i piani di emergenza legali sarebbe possibile arrestare, fare appello all'esercito, incarcerare cittadini statunitensi e tenerli rinchiusi in campi di detenzione. Aggiungete alla lista dei "piani di emergenza legali" il Patriot Act, legge approvata come risposta agli attacchi dell'11 settembre. Secondo il redattore del Washington Post Jim McGee (pp 1-2) la legge in questione: ...conferisce al governo il potere di alterare lo scopo primario dell'FBI, cioè quello di occuparsi dei crimini, in quello di gestire la raccolta di informazioni sul piano interno. Inoltre il Dipartimento del Tesoro è stato incaricato di allestire un sistema di raccolta di intelligence finanziaria i cui dati possono essere consultati dalla CIA. Aspetto ancor più rilevante, la CIA avrà per la prima volta l'autorità di influire sulle operazioni di sorveglianza dell'FBI all'interno degli Stati Uniti e di poter disporre delle prove acquisite dalle giurie federali dei processi istruttori e dalle intercettazioni telefoniche. Il Patriot Act è destinato a trasformare gli Stati Uniti in una società sotto sorveglianza. La prassi delle intercettazioni telefoniche si è estesa sino ad invadere la privacy di una più ampia porzione della popolazione. In nome della lotta al terrorismo, gli indiscreti occhi del governo sono ora in grado di sorvegliare coloro che sono semplicemente ritenuti "sospetti". Per di più le intercettazioni telefoniche non sono più soltanto uno strumento per le indagini criminali; in base alla suddetta legge sono diventate un metodo per acquisire informazioni sulla cittadinanza. Sfortunatamente le sorprese non finiscono qui. Il Patriot Act abolisce anche molti dei limiti imposti ai poteri della CIA. McGee scrive (p. 4): La nuova legge conferisce inoltre alla CIA un inedito accesso alla più potente arma investigativa dell'arsenale dei poteri legali federali: la giuria federale dei processi istruttori. Tali giurie dispongono di poteri pressoché illimitati di acquisire segretamente informazioni, fra cui testimonianze, trascrizioni di intercettazioni telefoniche, tabulati telefonici, dati medici o finanziari... Le concessioni della nuova legge consentono all'FBI di passare le informazioni della giuria alla CIA senza ordinanze della corte, nel caso in cui tali informazioni riguardino intelligence straniero o terrorismo internazionale; esse possono essere anche ampiamente condivise all'interno dell'establishment della sicurezza nazionale... Tutti i punti di cui sopra portano ad una terrificante conclusione: all'interno del governo esistono alcune fazioni che considerano il terrorismo Uno strumento di ingegneria sociale la direzione verso cui tale "strumento" sta indirizzando la società è persino più spaventosa. Terrorismo: uno strumento dell'élite dominante Il terrorismo viene attualmente usato, per conto di un'élite che vuole preservare ed ampliare il proprio potere, allo scopo di mantenere la plebaglia nei ranghi. Il sociologo C. Wright Mills, in The Power Élite, presenta questi potenti personaggi (pp. 3-4): L'élite di potere è composta da individui le cui posizioni consentono loro di trascendere le condizioni tipiche di uomini e donne comuni; costoro dispongono della facoltà di prendere decisioni le cui conseguenze sono di estrema importanza. Il fatto che essi prendano o meno tali decisioni riveste un'importanza minore rispetto al fatto che occupano queste posizioni cruciali: la loro inazione, il loro non prendere decisioni, è di per sé un atto che spesso ha conseguenze più rilevanti rispetto alle decisioni che di fatto prendono, in quanto sono a capo delle principali catene gerarchiche ed organizzazioni della società moderna; dirigono grandi corporazioni, gestiscono la macchina statale e ne rivendicano le prerogative, comandano l'establishment militare, occupano le posizioni strategiche di comando in seno alla struttura sociale, nella quale sono ora concentrati i reali mezzi del potere, della ricchezza e della fama di cui beneficiano. Parlare di oligarchi potrebbe tendere ad evocare immagini di signori feudali medievali. L'analisi della Federal Reserve, comunque, mette in evidenza l'elitarismo vivo e vegeto nella "Terra della Libertà", gli Stati Uniti. William Greider, ex direttore del Washington Post, nel suo Secrets of the Temple cita tale analisi (p. 39): ...il 54 per cento dei beni finanziari complessivi era detenuto dal 2 per cento delle famiglie in possesso del maggior ammontare di tali beni, e l'86 per cento di esso dal 10 per cento più ricco; il 55 per cento delle famiglie del campione esaminato presentavano utili corrispondenti a zero o negativi... Questa concentrazione di ricchezza in così poche mani indica chiaramente che esiste una classe dominante; è assi ingenuo ritenere che questa élite non eserciti una forte influenza sul mondo civile. La Prof.ssa Suzanne Keller, nel suo libro Beyond the Ruling Class: Strategic Elites In Modern Society, afferma: L'idea di un ceto sociale che sta al di sopra della massa degli altri esseri umani può indurre l'approvazione, l'indifferenza o la disperazione di costoro tuttavia, indipendentemente da tali sentimenti, rimane il fatto che le vite, le fortune ed il destino di questi uomini sono e sono stati a lungo dipendenti da quello che un esiguo numero di individui pensano e fanno. L'ex direttore della CIA William Colby ravvisò l'esistenza di una rete di persone di "sangue blu". Quando l'ex senatore del Nebraska ed eroe della Guerra del Vietnam John W. DeCamp indagava sul coinvolgimento delle élite nelle violenze su bambini, narcotraffico, traffico d'armi ed omicidi rituali satanici, Colby lo mise in guardia dall'aristocrazia occulta e dal loro potere (DeCamp, pp. ix-x): "Quello che devi comprendere, John, è che a volte vi sono in gioco forze ed eventi troppo grandi, troppo potenti, che presentano tali risvolti per altre persone ed istituzioni che non puoi intervenire in alcun modo per modificarli, indipendentemente da quanto malvagi o sbagliati siano, da quanto tu sia ben intenzionato e sincero, né dalla quantità di prove di cui disponi. Si tratta semplicemente di una delle dure realtà che devi affrontare. Tu hai fatto la tua parte, hai cercato di smascherare il male e l'illegalità, e ciò ti ha danneggiato terribilmente. Ma non ti ha ucciso, almeno fino a questo punto. Ti sto avvertendo di tirartene fuori prima che prima ciò accada. A volte per noi le cose sono troppo grandi da gestire, e dobbiamo farci da parte a lasciare che la storia segua il suo corso." Probabilmente la principale fonte di informazioni "dall'interno" deriva da un professore di Oxford (mentore dell'ex presidente Bill Clinton), l'ultimo Carroll Quigley, il quale, dopo essere stato vicino alla fazione anglofila, pro-Gran Bretagna dell'élite, scrisse (p. 950): Esiste, già da una generazione, una rete anglofila internazionale che, in qualche misura, opera nel modo in cui la destra radicale ritiene agiscano i comunisti. Di fatto la rete in questione, che potremmo identificare come i Gruppi della Tavola Rotonda, non ha alcuna riluttanza a collaborare con i comunisti, o con qualsiasi altro gruppo, e lo fa di frequente. Sono a conoscenza delle operazioni di questo gruppo in quanto lo studio da vent'anni e perché, agli inizi degli anni '60, mi fu concesso per due anni di esaminarne documenti ed archivi segreti. Non nutro alcuna avversione per questo gruppo e per molti dei suoi obiettivi e, per gran parte della mia esistenza, sono stato molto vicino ad esso ed ai suoi metodi. In passato, ed anche di recente, ho obiettato ad alcune delle sue politiche (nella fattispecie la convinzione che l'Inghilterra fosse una potenza atlantica piuttosto che europea, e che dovesse essere alleata o persino federata con gli Stati Uniti e rimanere isolata dall'Europa) tuttavia, in linea generale, il mio principale disaccordo verte sul fatto che tale gruppo desidera rimanere ignoto, mentre io sono convinto che il suo ruolo storico sia abbastanza rilevante da essere reso noto. Quigley inoltre ci informa che la classe dominante ha un'opinione assai bassa della gente comune, e dà voce a questo sentimento elitario quando fa riferimento ai comuni cittadini con il termine di "piccola borghesia..." (pp. 1243-1244). Allora come mai la gran massa dell'umanità è ignara della presenza degli oligarchi al suo interno? Daniel Pouzzner, in The Architecture of Modern Political Power, spiega il perché (p. 16): Il potere costituito si ammanta di una mimetizzazione culturale, utilizzando tattiche per le quali mantiene senza soluzione di continuità una plausibile negabilità. Una sottile, onnipresente e spesso non esplicita propaganda promuove presso l'opinione pubblica un'estesa fiducia ed accettazione dell'autorità dell'establishment, nonché delle definizioni di quest'ultimo di bene e male, impedendo così al pubblico di valutare seriamente la realtà che spesso è l'establishment stesso il male per definizione. Il potere costituito ribadisce il mantra secondo cui il presidente degli Stati Uniti è "il leader del mondo libero", tuttavia un mondo libero non ha un leader. Il presidente degli Stati Uniti è semplicemente la più evidente punta avanzata dell'autorità dell'establishment, e acquisisce forza a spese della libertà del mondo. In genere, un pubblico distratto attribuisce i risultati delle intriganti attività dell'establishment ad eventualità fortuite, oppure a motivazioni considerate in quanto essenzialmente innocue od oneste. Il progetto diviene irrefutabilmente chiaro solo nel contesto degli esiti, oppure indicando le effettive prove dell'ingerenza. il pubblico è stato sistematicamente condizionato ad ignorare tali contesti, e a condannare coloro che richiamano l'attenzione su di essi (chiamandoli in modo derisorio "teorici della cospirazione"). Così, il controllo dell'accesso e della diffusione delle informazioni che costituiscono il riscontro dell'ingerenza in larga parte bastano a proteggere il programma dell'establishment dallo smascheramento. La compartimentalizzazione dell'apparato occulto dell'establishment assicura che le eventuali rivelazioni che dovessero venire alla luce provochino solo danni limitati. I legami fra la famiglia Bush e la famiglia bin Laden Esistono dei collegamenti fra le élite di potere e l'attuale rete terroristica? La risposta a questo interrogativo va ricercata nella dinastia Bush. Bush senior e Bush junior non possono essere ascritti al novero dei presidenti della stoffa di un Lincoln; non provengono da ambienti dei ceti più bassi e di modesta origine. L'approfondita indagine di Webster Tarpley e Anton Chaitkin su George senior, che ha prodotto l'eccellènte libro George Bush; The Unauthorized Biography, li ha portati alla seguente conclusione (p. 9): Una delle nostre tesi fondamentali è che George Bush [Senior] sia e consideri sé stesso un oligarca. In un articolo apparso sul Daily Mail di Londra, Peter Allen rileva una connessione fra George W. Bush e Salem bin Laden, fratello di Osama (pp. 1-2): Incredibilmente Salem è giunto ad essere socio d'affari dell'uomo che sta dirigendo la caccia a suo fratello. Negli anni '70, Salem e George W. Bush furono i fondatori della compagnia petrolifera Arbusto Energy proprio in Texas, lo stato di provenienza di Mr. Bush. Mentre edificava il proprio impero commerciale, Salem bin Laden ebbe una curiosa relazione d'affari con il futuro presidente; nel 1978 nominò suo rappresentante a Houston, Texas, tale James Bath, amico intimo di Bush, che aveva prestato servizio assieme allo stesso Bush nella Guardia Aerea Nazionale. Fu in quell'anno che Mr. Bath investì 50.000 dollari... nella Arbusto, società 'di Mr. Bush. Non fu mai reso noto se il denaro investito era suo o di qualcun altro, e si ipotizzò persino che tale somma potesse provenire da Salem. Quello stesso anno Mr. Bath acquistò per conto del multimilionario Saudita il Gulf Airport di Houston. Tre anni fa Mr. Bush affermò che l'investimento di 50.000 dollari nella Arbusto fu l'unica transazione finanziaria realizzata con Mr. Bath. Il legame fra la famiglia Bush e quella dei bin Laden non finisce con la Arbusto Energy. Greg Palast, nel corso del programma della BBC Newsnight, ha affermato (p. 5): Il giovane George ricevette dei compensi anche in qualità di direttore di una poco nota società privata, consociata della Carlyle Corporation, la quale, nel volgere di pochi anni dalla sua costituzione, divenne uno dei massimi appaltatori statunitensi per la difesa; anche Bush padre è un consulente stipendiato. Ciò che diventò maggiormente imbarazzante fu la rivelazione che i bin Laden avevano una compartecipazione nella Carlyle, liquidata proprio all'indomani dell'l1 settembre. Questi legami affaristici potrebbero spiegare il motivo per cui l'amministrazione Bush frustrò i tentativi dell'FBI di svolgere indagini su Abdullah e Ornar bin Laden, indagini che avrebbero potuto dimostrare che Osama non era affatto la "pecora nera" della famiglia, bensì che in realtà il terrorismo era l'ambito affaristico della famiglia bin Laden. Tutto questo avrebbe associato la famiglia Bush ai terroristi, cosa che l'attuale presidente non poteva permettere che accadesse. Per i neo-conservatori, il ritratto della famiglia Bush in quanto cartello criminale legato a discutibili personaggi è riprovevole; tale tesi, comunque, si può basare su di un importante precedente. Le indagini di Webster Tarpley e Anton Chaitkin sugli ambienti dell'ex presidente George Herbert Walker Bush ha portato ad una sorprendente scoperta: che "la fortuna di famiglia del presidente era in gran parte il risultato del progetto Hitler" (p. 28). I legami della dinastia Bush con i bin Laden indicano che le collusioni della famiglia Bush con i nemici degli Stati Uniti non hanno mai avuto termine. Un progetto sociopolitico patrocinato dallo stato Riesaminando il succitato assunto di Martin-Barò, ovvero che il terrorismo è parte integrante di un "progetto sociopolitico imposto dal governo", si pongono alcuni interrogativi assai inquietanti. Quale sarà l'esito di tale "progetto sociopolitico imposto dal governo"? Dove ci sta portando esattamente questo terrorismo patrocinato dal governo? In Tragedy and Hope, Quigley ci fornisce un frammentario scorcio sugli esiti. Il professore di Oxford rivela che una élite cognitiva, arbitrariamente denominata "esperti", "sostituirà l'elettorato democratico che controlla il sistema politico" (p. 886). Una volta eliminata dal quadro generale la rappresentanza della massa dei cittadini, che genere di esistenza può aspettarsi di condurre l'uomo comune? Quigley (p. 886) sostiene che si affermeràun sistema nel quale: ...la libertà e le scelte individuali verranno limitate entro alternative assai ristrette dal fatto che ogni individuo sarà numerato sin dalla nascita e, in quanto numero, sarà seguito attraverso il suo percorso formativo, il suo servizio militare o pubblico obbligatorio, il suo regime fiscale, i suoi requisiti medici e sanitari, sino alla pensione ed infine alla morte. Ecco fatto! 1984 di George Orwell allestito nello stile di Al Qaeda!
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#2 |
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Me lo leggo con calma domani...
mooolta calma...
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"Il potere non te lo dà un distintivo, o una pistola. Il potere te lo danno le bugie, grandi bugie e convincere il mondo a parteggiare per te. Se riesci a fare accettare a tutti di quello che in cuor loro sanno essere falso, li tieni per le palle..." |
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#3 |
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Posso fare delle cambiali o delle rate per leggerlo?
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