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Chiude Tempelhof, l'aeroporto che salvò Berlino dalla fame
Chiude Tempelhof, l'aeroporto che salvò Berlino dalla fame
di Marco Innocenti Nella città più frenetica della sonnolenta Europa, che dalla caduta del Muro tutto divora, distrugge, rinnova, reinventa e ricostruisce, non poteva resistere un monumento come Tempelhof: l'aeroporto dei cupi e poi ruggenti anni Venti, di Hitler, della Guerra fredda, del ponte aereo americano che salvò dalla fame la gente di Berlino. Tempelhof, che chiude il 30 ottbre dopo 85 anni di servizio, rappresenta un mito e un sogno, un pezzo di storia della Germania, simbolo di Berlino, luogo della memoria nel cuore dell'Europa. I giovani non possono ricordare, per loro Berlino è una città tutta da vivere nel presente, una realtà-shock, una swinging city, un nevrotico incanto, ma Tempelhof fu costruito da impenditori ebraici negli anni Venti, la Lufthansa nacque sulle sue piste, Hitler lo espropriò e, grazie a Speer, ne fece il primo aeroporto moderno d'Europa. Ma per i vecchi berlinesi Tempelhof non si identifica con il nazismo: è un simbolo di valori positivi per il ponte aereo che nel '48-'49, per oltre 450 giorni, permise di resistere a Stalin, che voleva piegare Berlino per fame e annetterla alla Germania est. I piloti americani e inglesi sconfissero il "piccolo padre", pagando un pesante tributo di vite. Atterrarono e decollarono tra vento e tempeste con i loro Dakota sulla pista dell'aeroporto. Portarono carbone, cibo, medicine, sigarette, caramelle. Portarono soprattutto la speranza. E per tanti ragazzi di allora, i dolci che piovevano dagli argentei aerei della salvezza furono il primo impatto e la prima identificazione emotiva con la democrazia. Poi, con l'affermarsi della Germania moderna, sbarcarono a Tempelhof Marilyn Monroe, John Wayne, Sophia Loren, i Beatles, i Rolling Stones, a portare i visi, i sorrisi, i ritmi, forse gli eccessi del loro mondo. La Germania sconfessava il passato, cresceva, diventava "locomotiva" ma soffriva dell'amputazione di una parte di sé, finché nell'89 caddero il Muro e il comunismo come una patetica Bastiglia. E l'happening di quella notte magica tagliò la vita di una generazione, fece il giro del mondo e si insediò nei libri di storia. A condannare Tempelhof, ormai invecchiato, sono stati i numeri. Nel 2007 lo scalo ha accolto solo 350mila dei 20 milioni di passeggeri atterrati a Berlino. "Tempelhof è superato, è un debito, ha troppo pochi passeggeri, lo sostituirà un nuovo grande aeroporto nel 2011". Argomentazioni inattaccabili con il metro della ragione. Ma l'Europa, da domani, perderà un pezzo della Memoria e del passato che non vuole passare. Del ricordo di quelle caramelle che, con dolcezza, aiutarono a vivere chi non voleva morire. Il Sole 24 Ore
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#2 |
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L' ultimo volo di Tempelhof Chiude l' aeroporto di Hitler
di Valentino Paolo Lo scalo simbolo della storia berlinese è improduttivo: 460 mila passeggeri nel 2003 Creato dai nazisti nel cuore della capitale, diventò il quartier generale degli americani Il Senato cittadino ne ha decretato la fine il prossimo 31 ottobre In un solo anno il passivo è stato di oltre 15 milioni di euro Ora che il Senato cittadino ha deciso di chiuderlo per sempre, il 31 ottobre prossimo, la prima cosa che viene in mente è la pipa di Magritte. «Questo non è un aeroporto» sarebbe un perfetto epitaffio per Tempelhof, lo scalo dove si annodano tutti i fili della storia berlinese e di quella tedesca, metafora architettonica dove le harte Wendungen, le svolte brusche del secolo breve, sembrano riproporsi fisicamente sui piazzali e nei tunnel sotterranei, negli hangar e nei bunker, nei ciclopici saloni tappezzati di marmo e sulle torri d' ascolto, costruite durante la Guerra Fredda. Requiem per un aeroporto unico al mondo, collocato com' è nel cuore profondo della capitale tedesca, con il traffico cittadino e le case, i bar e i negozi sui viali alberati, pronti ad accogliervi appena messo il naso fuori dal terminal. Hanno segnato la sua condanna gli appena 460 mila passeggeri transitati da Tempelhof nel 2003, su un totale di 13 milioni arrivati a Berlino, che conta altri due scali, Tegel e Schönefeld. Per la Berlin Flughafen-Gesellschaft, la società pubblica che gestisce gli aeroporti della città, Tempelhof ha comportato un passivo di oltre 15 milioni di euro in un solo anno. Un peso insostenibile per la metropoli sulla Sprea, già alle soglie della bancarotta, costretta a ridimensionare tutto, dalla spesa sociale a quella per la scuola. Né sembrano destinati ad andare molto lontano, i tentativi estremi di salvarlo, messi in campo da due piccole aerolinee private, specializzate in voli turistici e tratte brevi, che si sono offerte di assumerne la gestione, almeno fino al 2010. Come spesso avviene nella città senza ombre, sempre troppo impegnata a diventare per esser mai veramente qualcosa, la discussione verte già sul domani, su cosa dovrà accadere a quei trenta ettari di superficie vuota e su come utilizzare il complesso di edifici sotto tutela monumentale. Così, l' architetto Stephan Braunfelds propone di farne un altro Central Park, dimenticando che a Berlino di cuori verdi, sul modello di quello newyorkese, ce ne sono già almeno tre. Anche Peter Eisenman, autore del memoriale dell' Olocausto, suggerisce di imitare Manhattan, ma da un altro punto di vista. E immagina 20 grattacieli disseminati sulla pista di Tempelhof, trascurando il particolare che la capitale tedesca detiene il record europeo di appartamenti e uffici vuoti. «Un' era è finita», annuncia Daniel Liebeskind, l' architetto del locale Museo ebraico e del masterplan di Ground Zero a New York. Il quale invita a «non essere sentimentali per la fine di un aeroporto nazista». Ma non è esattamente così. E non solo perché, tornando a Magritte, Tempelhof non è un aeroporto. Ma anche perché, a ben vedere, quella nazional-socialista fu una parentesi piuttosto breve. Certo, furono i nazisti a costruirlo, nello stile roboante e intimidatorio del Reich millenario. Sulla pista inaugurata da uno dei fratelli Wright, nel 1909, diventata vero e proprio aeroporto nel 1923, Albert Speer, l' architetto personale di Hitler, volle un tempio per mettere in scena il regime, la sua modernità tecnica, il futurismo sensazionale delle sue realizzazioni, l' orgoglio nazionalista, il culto del Führer: «Doveva essere la porta d' Europa: la gente doveva vivere l' arrivo a Berlino come un' esperienza senza precedenti», spiega Manfred Goertemacher, dell' Università di Potsdam. Il progetto esecutivo venne affidato nel 1934 a Ernst Sagebiel, che per Hermann Göring avrebbe progettato anche il ministero della Luftwaffe. Ne venne fuori il complesso di edifici all' epoca più grande del mondo, raccordato da una struttura a semicerchio lunga 1.234 metri, sotto la quale passava un tunnel ferroviario, ancora oggi in perfette condizioni, collegato alla linea locale e internazionale, destinato al traffico passeggeri e merci. Come in un vero anfiteatro, su espresso desiderio di Hitler, sul tetto Sagebiel previde una tribuna smontabile, capace di accogliere 100 mila spettatori in occasione delle grandi manifestazioni del Reich. Ma anche se Göring vi atterrava volentieri, i nazisti non fecero in tempo ad aprire Tempelhof al traffico civile. Ormai verso la conclusione, i lavori furono interrotti nel 1942, quando lo sforzo di guerra imponeva al regime ben altre priorità che il rivestimento in marmo scuro della Ehrenhalle, il salone d' onore al primo piano, lungo 168 metri, il tetto alto 22 e interamente coperto di lastroni in travertino bianco. I tunnel sotto la pista diventarono centro di assemblaggio dei caccia-bombardieri, da inviare al fronte. La storia nazista di Tempelhof finì nell' aprile 1945, con l' arrivo dell' Armata Rossa. Poche settimane durò quella sovietica. In luglio, l' aeroporto si ritrovò nel settore americano di Berlino, divisa fra le potenze vincitrici. Arrivarono gli yankees. Sarebbero rimasti fino a giugno 1993. Una città nella città. Questo fu l' aeroporto per mezzo secolo. Terminal della Pan Am, centrale d' ascolto della Cia, ma anche centro amministrativo e sociale della Berlin Brigade, il contingente militare statunitense, con uffici, asili nido, officine, teatro, palestre, jazz club e spacci. Ma a legare per sempre Tempelhof, gli americani e Berlino fu la Blockade. Il 24 giugno 1948, subito dopo l' introduzione del marco nel settore occidentale, Stalin ordinò di chiudere tutti gli accessi via terra a Berlino Ovest, tagliando anche le forniture elettriche, per spingere le forze alleate ad abbandonarla, ridurre alla fame i suoi abitanti e costringerli a capitolare. La risposta al blocco, pensata dal governatore militare americano, il generale Lucius Clay, fu «die Luftbrücke», il ponte aereo. Dal 26 giugno 1948 al 30 settembre 1949, americani e inglesi volarono oltre 277mila volte verso Berlino, consegnando 2,34 milioni di tonnellate tra materie prime, prodotti alimentari e medicine. Furono i 462 giorni che cambiarono Berlino e la Repubblica Federale, offrendo, a soli tre anni dalla fine della guerra, l' immagine fisica dell' ex nemico diventato alleato, pronto a spendersi senza limiti per difendere la giovane democrazia tedesca dal ricatto comunista. Tempelhof fu il teatro di quell' epopea: ogni 90 secondi un aereo alleato toccava terra, allineandosi in fila lungo il percorso dell' anfiteatro, per scaricare in pochi minuti e ripartire, una teoria di velivoli ininterrotta giorno e notte. Nel mito dei berlinesi, quelli alleati rimangono i Rosinenbomber, i bombardieri dell' uva passa, perché, volando sulla città, i piloti americani lasciavano cadere, appesi a minuscoli paracadute, migliaia di pacchetti pieni di caramelle, uva passa e cioccolata. Henry Wede ha lavorato per quarant' anni nello scalo. Ha fatto di tutto, dallo scarico bagagli all' amministratore, prima di andare in pensione. Oggi fa la guida, nel ventre di Tempelhof. E' la bibbia dell' aeroporto. Ricorda gli anni Cinquanta, quando i prati accanto alla pista venivano usati per piantarvi il mais o pascolare capre e pecore, greggi senza i quali l' intero quartiere si sarebbe ritrovato privo di latte e formaggio. E i decenni del miracolo economico, quando questo era «lo scalo» di Berlino Ovest e vi atterravano i politici e le star: Kennedy e Jane Mansfield, Sofia Loren e i Rolling Stones. O quel giorno del 1991, quando tre limousine nere entrarono sulla pista, fin sotto un aereo: «Ne scese un gruppo di uomini, che trascinarono un altro fin dentro il velivolo». Era la spia Jens Karney, ex soldato americano al servizio della Stasi, catturato in pieno giorno a Berlino Est e trasportato a Tempelhof, per imbarcarlo verso gli Usa. Dopo la caduta del Muro e la partenza degli americani, Tempelhof ha vissuto del traffico aereo di breve distanza tedesco ed europeo, senza mai fare il salto verso una vera redditività. Nè a molto sono serviti i tentativi di diversificarne gli usi, che hanno visto i suoi hangar teatro di concerti, premi cinematografici e musical. «Ma chiuderlo è un errore - dice Wede -, un aeroporto nel centro della città ce lo invidiano tutti nel mondo. Londra progetta addirittura di costruirne uno. Eppoi, Tempelhof è la storia di Berlino, chiuderlo sarebbe come perdere un pezzo della sua identità». Gli daranno ascolto? Paolo Valentino La storia LA NASCITA La pista fu inaugurata da uno dei fratelli Wright nel 1909. Nel 1934 il progetto esecutivo che prevedeva una struttura a semicerchio lunga 1.234 metri, sotto la quale passava un tunnel ferroviario. GLI USA I lavori furono interrotti nel 1942. Nel luglio del 1945 l' aeroporto si trovò nel settore americano di Berlino. Gli Usa rimasero fino a giugno del 1993 IL COMPLESSO Albert Speer, l' architetto personale di Hitler, volle un tempio per mettere in scena il regime. All' epoca era la struttura più grande del mondo IL BLOCCO Il 24 giugno 1948 Stalin ordinò di chiudere tutti gli accessi via terra a Berlino ovest. Gli americani organizzarono un gigantesco ponte aereo per rifornire la città I PROGETTI FUTURI L' architetto Stephan Braunfelds propone di farne un altro Central Park. Peter Eisenman immagina 20 grattacieli disseminati sulla pista di atterraggio LA PROPOSTA Due piccole aerolinee private specializzate in voli turistici e tratte brevi si sono offerte di prendere in gestione l' aeroporto almeno fino al 2010 Corriere.it
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- Ultima modifica di ziozetti : 03-11-2008 alle 00:13. |
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#3 |
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Un grande pezzo di storia che se ne va...
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Utente gran figlio di Jobs ed in via di ubuntizzazione Lippi, perchè non hai convocato loro ? |
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#4 |
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Ma non interessa a nessuno evidentemente...
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#5 |
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#6 |
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io sono nessuno ?
![]() ![]() Quando sono stato a Berlino in parte mi sono commosso, la storia lì si tocca con mano. Berlino ha un sapore particolare. Quando ho visto i casermoni al di là di alexanderplatz mi sono sentito a Mosca pur non essendoci mai stato (è talmente simile che Bourne Ultimatum l'hanno girato lì fingendo che fossero a Mosca). Quando ho attraversato la placca dove un tempo c'era il muro un brivido mi è corso dietro la schiena. Io spero che possa diventare un altro monumento.
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#7 |
Senior Member
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Cmq ha chiuso 4 giorni fa, il 30 ottobre.
Il video degli ultimi voli, tra cui gli ultimi due (non commerciali) di un bellissimo trimotore Juncher Ju 52 e del mitico Douglas DC-3: http://it.youtube.com/watch?v=S22ul5iCJ8Y
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#8 |
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ci sono stato due volte: una in visita e una per un air show
se mi dicono di pensare a un aeroporto penso a tempelhof un pezzo di storia |
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#9 |
Senior Member
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Sono tornato ieri sera dalla montagna...
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#10 |
Senior Member
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Ora Ciampino è il secondo più antico aeroporto commerciale d'Europa e il terzo del mondo!
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#11 |
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Era solo una precisazione...
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#12 |
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di notte di solito all'1 dormo
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