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Old 04-06-2006, 00:26   #1
CONFITEOR
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Le prigioni negli Stati Uniti
Amnesty International
Aggiornato 11/09/2005


In America ci sono più di 2.250.000 persone in prigione. 726 galeotti ogni 100.000 abitanti, uno ogni 138 americani: il record mondiale d’imprigionamento.

100.00 detenuti sono in isolamento. 128.00 sono ergastolani. 100.00 i minorenni in riformatorio e 15.000 nelle prigioni per adulti.

Il Michigan da solo ha 300 minorenni condannati all’ergastolo senza possibilità di rilascio anticipato.

Dei 700.000 che si trovano nelle prigioni locali 400.000 sono, più che in attesa di giudizio, in attesa d’avvocato. Aspettano, anche per anni, che qualcuno si degni di trovargli uno straccio di difensore d’ufficio.

Le persone in libertà vigilata sono 4.800.000 e a questi occorre aggiungere 5 milioni di ex detenuti che hanno perso il diritto di voto. Trent’anni fa, nelle carceri federali e statali, c’erano 200.00 detenuti, oggi sono 1.400.000: il più grande esperimento di imprigionamento di massa dai tempi di Stalin.

Metà dei detenuti sono afro-americani. Se il tasso d’incarcerazione per i bianchi è di 393 per 100.000, per i neri è 2.531. Se poi si considerano solo i maschi il tasso per i bianchi sale a 717, mentre per i neri arriva a 4.919, ma in molti Stati supera abbondantemente quota 10.000. Non stupisce quindi che in un quarto degli USA il 10% dei maschi neri adulti sia in galera. Questo si spiega perché, pur essendo il 13% dei drogati, i neri sono il 35% degli arrestati per possesso di droga, il 55% dei processati per questo reato e il 75% di quelli che stanno scontando una pena per questo delitto.

Un terzo dei ventenni di colore è in prigione o in libertà vigilata e per i giovani neri passare un certo periodo di tempo in prigione è diventato un “rito di passaggio”, come lo era per noi fare il servizio militare. Il loro tasso d’incarcerazione è di 12.603 per centomila, mentre per i loro coetanei bianchi è di 1.666.

La metà dei delitti non è denunciata, eppure ogni giorno le carceri della Contea di Los Angeles accolgono 6.000 nuovi detenuti e ogni anno le 18.000 polizie americane arrestano almeno 13.700.000 persone (ma più probabilmente sono 15 milioni). Circa 2.200.000 sono minorenni: almeno 500.000 sotto i 15 anni, 120.000 fra i 10 e i 12 e 20.000 sotto i 10. Sono stati arrestati bambini di meno di 6 anni.

Le esecuzioni sono state quasi mille e nel braccio della morte ci sono circa 3.400 persone fra cui alcuni innocenti e molti pazzi. Il Texas ha fatto un terzo delle esecuzioni, 152 sotto l’attuale presidente George Bush. 121 innocenti sono stati rilasciati e non sappiamo quanti siano stati uccisi, ma, vista la scarsa qualità dei processi americani, devono essere stati molti.

L’ex governatore dell’Illinois George Ryan ha detto che il sistema giudiziario americano non è in grado di stabilire chi è innocente, chi è colpevole e nemmeno il grado di colpevolezza. Ha ragione.

La giustizia americana funziona solo perché non fa i processi, non fa gli appelli e non motiva le sentenze. Più del 90% delle condanne per crimini gravi è ottenuto grazie al patteggiamento. Lo stesso avviene per il 56% delle condanne per omicidio preterintenzionale e volontario. La gran parte dei piccoli reati sono sbrogliati in meno di un minuto da tribunali locali, in cui la presenza dell’avvocato difensore non è prevista e spesso nemmeno consentita.

I processi, quando si fanno, sono caratterizzati da una grande sommarietà e dalle scarse garanzie che sono concesse agli imputati poveri, cui sono forniti avvocati incompetenti, quando non ubriachi, drogati e addormentati. Le condanne sono spesso ottenute grazie a confessioni estorte a suon di botte, a pentiti fasulli, testimoni bugiardi e a referti di laboratori compiacenti. I Procuratori non si fanno scrupolo di mentire e di far sparire prove favorevoli alla difesa: tanto non gli succede nulla.

L’appello (nei rari casi in cui è accolto) ha templi biblici e non prevede la libertà provvisoria del condannato, così che il Parlamento del Texas ha dovuto fare una legge apposita per mettere in libertà i 13 innocenti della “strage di Tulia”.

Le condizioni carcerarie sono normalmente orribili e spesso atroci, tanto che una prigione della Georgia è stata definita da un giudice federale “una nave di schiavi”. In questo immenso gulag i suicidi, le violenze e gli stupri sono innumerevoli.

LA PENA DI MORTE

Una delle giustificazioni solitamente usate per la pena di morte è che non è giusto mantenere, con i soldi del contribuente, i criminali, e che la collettività non può essere costretta a nutrire e alloggiare persone che hanno commesso gravi crimini.

Vengono in mente almeno tre obiezioni.

1. La prima è di tipo morale: quanto vale la vita di un uomo? per quanto tempo siamo obbligati a mantenerli in prigione (trent’anni?) e quando siamo autorizzati a ucciderli? e quanti siamo autorizzati a ucciderne, visto che, almeno negli USA, solo un numero piccolissimo di assassini è condannato a morte? Da questo punto di vista “economico” la defunta Unione Sovietica era molto più coerente degli Stati Uniti. In quel paese, infatti, non esisteva l’ergastolo [tranne che nel breve periodo abolizionista 1947-1950] e si passava dalla pena massima di trent’anni di carcere alla fucilazione senza soluzione di continuità.

2. La seconda obiezione è di tipo logico. Visto che, nel momento in cui scrivo, negli Stati Uniti ci sono state quasi mille esecuzioni e nelle prigioni (locali, statali e federali) sono detenute 2.250.000 persone: faccio la semplice constatazione che se i detenuti fossero 2.251.000 il costo totale del mantenimento del sistema carcerario americano non cambierebbe per nulla. Anzi, con l’eliminazione dei costosissimi bracci della morte vi sarebbe un notevole e immediato sollievo finanziario. Infatti la stragrande maggioranza dei 3.400 condannati a morte non è particolarmente pericolosa o quanto meno non lo è di più della maggioranza dei detenuti e potrebbe quindi essere alloggiata insieme agli altri. (Ho calcolato che la grazia concessa dal governatore Ryan ai 167 condannati a morte dell’Illinois abbia salvato 1 milione di dollari l’anno) In ogni caso il costo, teorico, del mantenimento di un detenuto oscilla fra i 25.000 ed i 50.000 dollari all’anno. Quindi una condanna a vita (40 anni in media) costerebbe, sempre teoricamente, da uno a due milioni di dollari. [Si dovrebbe tenere conto in questo calcolo che i condannati a morte passano mediamente dieci anni nel braccio, e che quindi il costo annuo del loro mantenimento dovrebbe essere moltiplicato per 30 e non per 40.]

3. La terza obiezione è moralmente parlando una schifezza, ma è validissima sotto l’aspetto economico. La pena di morte americana costa enormemente di più del mantenimento di un condannato per 40 lunghi anni di carcere. E’ opinione comune, e facilmente dimostrabile, che ogni esecuzione costi al contribuente americano molti milioni di dollari in più (dieci?) di quanto costerebbe una condanna a vita.

Lo studio più accreditato sull’argomento è stato compiuto all’Università Duke (N.C.) da Cook e Slawson, secondo i quali la differenza fra casi capitali e casi non capitali è di 2.160.000 dollari, ma la realtà è ben più costosa.

Secondo il Sacramento Bee la California spende per la pena di morte 90 milioni di dollari all’anno, e questo dal 1982. Visto che da allora ci sono state undici esecuzioni, questo significa che ognuna di esse è costata 250 milioni di dollari (Los Angeles Times 6 marzo 2005)

La Florida secondo il Palm Beach Post (04.01.2000), ha speso 24 milioni di dollari per ognuna delle sue esecuzioni, mentre i quotidiani degli stati non abolizionisti sono pieni di articoli che lamentano l’altissimo costo della pena di morte.

La spiegazione di questi costi micidiali sta soprattutto nella maggiore lunghezza e complessità del processo pena di morte rispetto ad un processo normale. La preparazione del processo è lunghissima ed ha costi alti anche se non conosciuti, ad esempio occorrono indagini più lunghe e più accurate (o almeno occorrerebbero). Bisogna selezionare un Grand Jury e le mozioni pre-trial preparate dalla difesa possono essere moltissime. Una percentuale altissima di procedimenti si conclude con un patteggiamento. Se poi si arriva al processo vero e proprio la selezione della giuria può durare settimane. Il processo (che però è a volte di una rapidità sconvolgente) è di norma molto più lungo di un processo normale perché prevede, nel caso di dichiarazione di colpevolezza, una seconda fase (sentencing), a volte lunga, in cui si dibatte se è il caso o meno di uccidere il condannato.

Secondo il Death Penalty Focus of California www.worldpolicy.org/globalrights/dp/dp-cost.html la differenza dei costi fra un processo normale ed uno capitale è questa:

a. il costo dell’avvocato della Difesa passa da 160.000 dollari a 386.000,

b. le investigazioni per la difesa da 5.000 a 48.000 e lo stesso avviene per quelle dell’Accusa,

c. il Procuratore passa da 320.00 a 772.000 (sempre il doppio della Difesa),

d. il costo della Corte da 82.00 a 506.000 e quello della prigione da 55.000 a 137.000. Così abbiamo un processo pena di morte che costa 1.897.000 dollari contro i 627.000 di un processo normale.

La differenza di ben 1.270.000 dollari deve poi essere moltiplicata per quattro-cinque volte, perché solo in un caso su quattro o cinque l’Accusa riesce ad ottenere la condanna a morte.

Così al termine del processo abbiamo un condannato che è già costato almeno cinque milioni di dollari. A questo punto iniziano i costi degli appelli sia statali che federali. Spesso i processi vengono annullati a causa dei gravi errori e delle gravi scorrettezze dell’accusa. Il costo del nuovo processo, che a volte si conclude con l’assoluzione o con una condanna alla prigione, fa ulteriormente lievitare i costi. Bisogna inoltre considerare costi occulti, come l’intasamento che gli Appelli, obbligatori, alle Corti Supreme di ogni Stato creano nei confronti dei casi normali. I casi pena di morte sono il 3%, ma portano via il 50% del tempo di quelle Corti.

Al momento attuale penso sia una stima estremamente moderata parlare del costo medio di dieci milioni di dollari per ogni esecuzione. Ne consegue che le 1.000 esecuzioni sono costate al contribuente americano dieci miliardi di dollari. Dollari che sarebbero serviti per mettere più poliziotti nelle strade, più criminali in prigione, più pazzi al sicuro.

L’aneddotica è particolarmente divertente ed istruttiva.

Per pagarsi la pena di morte gli Stati e le Contee sono costretti a licenziare poliziotti o a non assumerli per mancanza di fondi, a rilasciare anzitempo delinquenti condannati, a non riparare ponti, a non aprire biblioteche pubbliche e ad alzare le tasse. Ci sono stati casi in cui funzionari di contea sono stati incarcerati perché si rifiutavano di pagare le salate parcelle dovute ad un processo pena di morte.

In Mississippi due Contee hanno fatto fare un controllo dei confini per decidere dove fosse avvenuto un delitto e chi dovesse accollarsi le spese del processo

C’è però un costo su cui gli Stati tendono a risparmiare: quello degli avvocati difensori. Questo ha un effetto devastante sulla giustizia americana.

[Le informazioni sono tratte dal sito del Death Penalty Infornation Centre www.deathpenaltyinfo.org]

* * *
E’ piuttosto raro che i giornali si interessino di pena capitale americana. La stragrande maggioranza delle uccisioni effettuate dagli Stati Uniti d’America passa sotto silenzio. Ma non fu così per Donald Gaskins: i quotidiani di tutto il mondo parlarono della sua esecuzione avvenuta in Sud Carolina il 6 settembre del 1991.

Gaskins non era uno dei tanti possibili innocenti ammazzati dalla giustizia americana. Non era un poveraccio, un minorenne, un pazzo o un nero linciato da una giuria di bianchi. Gaskins era un feroce assassino come pochi se ne sono visti nelle carceri Usa, ma era il primo bianco, dal 1944, ad essere “giustiziato” per l’uccisione di un nero.

Un fatto del genere è estremamente raro negli “States”. In Texas non è mai accaduto e in Sud Carolina non accadeva dal 1880.

Anche le circostanze del suo crimine erano eccezionali. Gaskins, che stava scontando nove ergastoli consecutivi per l’uccisione di nove bianchi, fu avvicinato dal figlio della vittima di un altro carcerato, il nero Rudolph Tyner, e convinto a ucciderlo dietro compenso.

In questi anni altri 11 bianchi sono stati “giustiziati” per l’assassinio di un nero, mentre 202 sono stati i neri uccisi per l’omicidio di un bianco (un quarto condannato da giurie di soli bianchi). Su un totale di quasi 1.000 esecuzioni l’80 per cento riguarda omicidi di bianchi, anche se in America il 50 per cento delle vittime degli omicidi è nero.

Dal tempo in cui gli Stati Uniti erano delle colonie, sono una ventina, su quasi 20.000 esecuzioni legali, i bianchi “giustiziati” per l’uccisione di un nero. Il totale sale a 30 se si contano anche i 10 bianchi uccisi perché avevano distrutto la proprietà di un bianco: avevano cioè ammazzato uno schiavo.

* * *

Negli Stati Uniti d’America i detenuti malati arrivano in ospedale ammanettati mani e piedi, anche quando sono donne che stanno per partorire.

Una donna, condannata nella Cook County (Chicago, Illinois) per possesso di droga, descrive così il suo parto:

“Mi hanno sempre tenuto ammanettata mani e piedi, anche durante l’anestesia epidurale. Avevo le caviglie incatenate al lettino e non mi fu permesso di andare in bagno. Nel momento in cui il bambino stava per nascere ci siamo accorti che il poliziotto con le chiavi delle manette era andato a prendere un caffè. Non potevo allargare le gambe e nemmeno era possibile abbassare la parte finale del lettino per via delle manette. Dopo dieci minuti il poliziotto fu rintracciato, mi liberarono le caviglie e il mio bambino poté nascere. Nei tre giorni di ricovero post parto sono sempre stata incatenata, con un piede e una mano, al lettino dell’ospedale.”

Altri fatti del genere hanno portato a delle cause civili. Durante una di queste un avvocato ha interrogato un vice sceriffo della Cook County:

Avvocato ” I prigionieri ricoverati in ospedale sono sempre incatenate mani e piedi?” Vice Sceriffo ” Si, sempre.” Avv. “Anche quando sono in coma o hanno avuto un attacco di cuore?” Vice ” Si, sempre” Avv. ” Ma non ci sono casi in cui non li ammanettate mani e piedi?” Vice “Si. Adesso che mi ci fa pensare, in effetti ci sono alcuni casi in cui non li ammanettiamo” Avv. ” Mi può fare un esempio?” Vice “Quando il prigioniero non ha le gambe. In questo caso non gli ammanettiamo le caviglie.”

Fonte: Amnesty International, AMR 51/019/1999 Not Part of my sentence. Violation of Human Rights of Women in Custody web.amnesty.org
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Originariamente inviato da CONFITEOR
Le prigioni negli Stati Uniti
Amnesty International
Aggiornato 11/09/2005


In America ci sono più di 2.250.000 persone in prigione. 726 galeotti ogni 100.000 abitanti, uno ogni 138 americani: il record mondiale d’imprigionamento.

....

Metà dei detenuti sono afro-americani. Se il tasso d’incarcerazione per i bianchi è di 393 per 100.000, per i neri è 2.531. Se poi si considerano solo i maschi il tasso per i bianchi sale a 717, mentre per i neri arriva a 4.919
non tornano le statistiche....
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CONFITEOR
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Contraddizione: Le Inesorabili Statistiche dei Suicidi Negli Stati Uniti.
[Commento alle statistiche elaborato dallo studio legale Vickery & Waldner]


Negli ultimi 15 anni vi sono stati circa 30.000 suicidi l’anno negli Stati Uniti (grafico 1, segue) con inesorabile regolarità, secondo le cifre nazionali stilate dal Center For Health Statistic del Center For Disease Control. [1] Negli ultimi 10 anni circa gli americani hanno speso almeno 60 miliardi di dollari in farmaci “SSRI” − principalmente Prozac, Zoloft e Paxil. (Luvox, Celexa, e in una certa misura Serzone ed Effexor sono anch’essi membri di quella famiglia, con vendite cumulative sostanziali, ma non ancora campioni d’incasso individuali).Gli studi su migliaia di suicidi suggeriscono che circa la metà sono legati alla depressione, e l’altra metà sono impulsivi − liti famigliari, abuso di droghe, rabbia momentanea seguita da rimorso, o altre cause immediate. Ne conseguirebbe che anno dopo anno circa 15.000 persone depresse uccidono sé stesse. Questo lascia poche scelte logiche; il caso è che o il fiume di farmaci antidepressivi ha avuto poco o nessun effetto sul tasso dei suicidi, oppure che il tasso è stato ridistribuito, con suicidi emergenti dalla cura che controbilanciano qualsiasi vita salvata tra i gravemente depressi − l’altro gruppo di fatto a rischio di suicidio. Questa conclusione inaspettata non è la sola contraddizione statistica. Ve ne sono altre che discuteremo più avanti in questa appendice. Potete notare che il grafico 1 della pagina seguente sarebbe virtualmente piatto senza i dati storici inseriti per una prospettiva più ampia. [2]

farmaci SSRI
un Mercato Crescente da Tanti Miliardi di Dollari

seguenti grafici drammatizzano gli assalti su di un percepito mercato di massa da parte dei giganti farmaceutici come la Lilly, la Pfizer e la Smith Klein per il Prozac, lo Zoloft ed il Paxil, Farmaci “disegnati” con la stessa funzione farmaceutica di incrementare i livelli cerebrali di serotonina con lo stesso meccanismo d’occupare i recettori comunemente usati nel cervello per avvolgere la serotonina. Il grafico 2 è la storia della commercializzazione e mortalità del Prozac, da un’angolatura leggermente diversa dal grafico 3, discusso più avanti. Il Grafico 4 traccia la penetrazione nel mercato dello Zolof tra i 200 farmaci più venduti negli Stati Uniti, ed il Grafico 5 similmente con il Paxil. L’IMS Health, la principale fonte di statistiche dell’industria farmaceutica americana stila annualmente la lista dei 200 farmaci più venduti. (L’IMS è al corrente di quante ricette di un particolare farmaco ha prescritto il vostro medico in qualsiasi periodo di tempo, e quando un particolare farmaco venga venduto nel territorio di qualsiasi rappresentante di farmaci).

Entro il 1997, il Prozac (autorizzato nel 1987) era il quinto farmaco più prescritto negli Stati Uniti; lo Zolof (1992) era undicesimo, ed il Paxil era diciassettesimo. Il Prozac passò da quarantesimo nel 1989 ai primi venti nel 1990. Lo Zoloft passò da centosettantesimo nel 1992, suo primo anno, a ventesimo nel 1994. Il Paxil fu lanciato nel 1993 e raggiunse i primi venti posti nel 1996. Con risorse illimitate, ed una FDA benigna, la corsa verso la classifica dei top-venti dei farmaci americani è di circa 2-3 anni. I nuovi farmaci SSRI sono costosi. Quella penetrazione di mercato si traduce in miliardi di dollari di prodotto lordo per farmaco. Questo non è un gioco a somma-zero. Mentre il Prozac ha perso una fetta di mercato, il saldo complessivo degli SSRI venduti è sempre crescente. La depressione grave, cronica, invalidante, è una malattia seria, ma non è un mercato di massa per anti-depressivi, ed i farmaci SSRI non sono stati molto impressionanti nel trattamento della depressioni più gravi.

Questi pazienti gravemente malati sono a rischio di suicidio, ed il rischio del 15% spesso citato dalle case farmaceutiche potrebbe ricadere su questo gruppo. (Questa statistica sarebbe ridicola se applicata alle circa 50.000.000 di persone a cui sono stati prescritte farmaci SSRI. Un tasso di suicidio del 15% in quel gruppo avrebbe portato la casistica annuale delle vittime a centinaia di migliaia). Ma supponiamo di ridefinire la “depressione” sì da includere la timidezza sociale, la PMS, il i “bla bla bla”, lo stress, e tutti gli altri sintomi interiori e sociali del vivere in un mondo complesso, stressante e altamente indifferente. Si avrà allora un mercato di massa per la nuova malattia “disegnata” della depressione. Possiamo chiamarla “Depressione Lieve.” Non stiamo sminuendo la sofferenza umana dell’angustia e stress della vita moderna, né la necessità di interventi professionali in molti casi.

Ma riteniamo anomalo che la commercializzazione di questi farmaci possa apparentemente essere replicata ed espansa a volontà con il necessario capitale aziendale. Possiamo apparentemente espandere la definizione di disfunzione mentale e “cura” farmacologica indefinitivamente, creandoci il mercato man mano che proseguiamo. Mettiamo anche in dubbio l’uso esteso di [agenti] chimici potenti, pericolosi e − come certi medici temono − dannosi su individui funzionanti. La Depressione Lieve può allora essere trattata dai medici generici, ginecologi, chirurghi, o dermatologi. Supponiamo che si avvertano i dottori che i farmaci sono potenti e pericolosi; che le dosi debbono essere attentamente calibrate; che qualsiasi schema di pensiero allarmante o mutamento comportamentale debbano essere riportati e trattati immediatamente; che i livelli sanguigni dovrebbero essere regolarmente determinati in molti casi; che il paziente d’evessere seguito regolarmente ed i parenti avvertiti; che la suicidalità emergente dal trattamento (farmaco indotta) è nota con tutti i farmaci antidepressivi; che i soggetti a metabolismo lento possono essere a rischio; e che medicazioni sedative concomitanti sono necessarie ad alcuni pazienti.

Allora scordatevelo! Avete terrorizzato il vostro mercato di massa. I medici di famiglia direbbero “Lascia fare sta roba agli esperti.” Vorreste il congelamento della torta di mercato? L’HMO presto percepisce che i vostri rimedi in bottiglietta possono rimpiazzare una costosa psicoterapia, e se i vostri dottori dell’HMO semplicemente prescrivono ricette per un anno alla volta, potrete ridurre anche le visite in studio. Se i pazienti si lamentano degli effetti collaterali, raddoppiate o triplicate le dosi; ovviamente non ne stanno assumendo abbastanza. Se la “verità” è la prima vittima della guerra, allora gli “avvertimenti” sono la prima vittima delle guerre di commercializzazione per espandere il mercato di massa dei farmaci. Questo successo di mercato ci dice più che non il numero delle ricette o i dollari delle vendite. Non potremo mai sapere quanti farmaci SSRI stiano invecchiando negli armadietti dei medicinali o gettati via. Non abbiamo modo di calcolare i giorni di esposizione dei pazienti. Ma possiamo tracciarne un grafico dalla determinazione dell’industria a commercializzare i farmaci e dalla quota dei suicidi sia riportati che attribuiti.

L’articolo di Teicher-Cole sulla suicidabilità emergente dal trattamento apparve nel febbraio del 1990, e vi fu un blitz dei media sui suicidi delle celebrità, gli avvertimenti scientifici ed i casi criminali in cui era coinvolto l’uso del Prozac. Il “Prozac” era già in procinto di divenire un termine comune come medicinale antidepressivo. La Eli Lilly & Co., la casa produttrice, si lamentò in quel periodo che i rapporti sfavorevoli di suicidi e violenza erano solo un fenomeno “cumulativo” creato dalla molta pubblicità. (551 suicidi da Prozac furono riportati nel 1991). La Lilly aveva ragione su ciò, ma il loro problema non consisteva nei falsi rapporti di suicidi. Consisteva nei rapporti sui suicidi troppo accurati da parte di dottori animati dalla pubblicità. Quando la pubblicità si placò, i rapporti sui suicidi scesero alla normalità ed entro il 1997 si erano stabilizzati ad una cifra di circa 160 suicidi l’anno. (I suicidi da Zoloft e Paxil aumentarono ogni anno raggiungendo un totale annuo di, rispettivamente, 79 e 48 nel 1997). I dati tipo-curva-Bell sui suicidi da Prozac confermano l’estimo della FDA che non più di un evento avverso su dieci viene riportato. La pubblicità semplicemente porta allo scoperto medici che riportano eventi avversi che altrimenti non avrebbero considerato di riportare alle agenzie governative. Ne conseguirebbe che ogni suicidio da SSRI riportato sarebbe il rappresentante di una quantità di altri suicidi − almeno 10 secondo gli estimi della FDA, (http://www.fda.gov).

“Un’altra preoccupazione principale con ogni sistema di segnalazione spontanea è la ridotta segnalazione degli eventi avversi. È stato stimato che raramente più del 10% degli ADR [ndt. reazione avversa ai farmaci o effetto collaterale] gravi, e il 2-4% di reazioni non gravi , vengono segnalate al programma britannico di segnalazione spontanea. Una valutazione simile stima che la FDA riceva attraverso il rapporto diretto meno dell’1% dei sospettati ADR gravi. Questo significa che i casi spontaneamente riportati ad ogni programma di vigilanza, che include il calcolo, generalmente rappresenta solo una piccola porzione del numero reale dei casi. L’effetto della sottosegnalazione può essere in qualche modo ridotto se i rapporti consegnati, a prescindere dal loro numero, sono di alta qualità.” [I riferimenti alle note sono stati omessi.]

Quale lezione per le case farmaceutiche? Gli scheletri sono ancora la, e inizieranno a saltare fuori a meno che non si metta il bavaglio alla pubblicità avversa. L’incredibile decisine dell’industria farmaceutica di permettere la pubblicità ai diretti consumatori assicura praticamente che tutta la sgradevolezza può essere sopraffatta da spot lucenti o semplicemente una telefonata all’editore o alla stazione televisiva rammentando loro dei dollari per la pubblicità che li attendono.

Vi Sono Prove che i Farmaci SSRI Alterino comportamenti Altrimenti Prevedibili?
L’anomalia dei Sessi.

Tra la popolazione generale, gli uomini sono oltre otto volte letali nei gesti suicidi rispetto alle donne. Degli oltre 30.000 suicidi annui, 4,6 uomini uccidono sé stessi per ogni suicida femmina, ma gli studi su larga scala suggeriscono che il doppio delle donne [rispetto agli uomini] soffrono di depressione. Ma quando sono coinvolti i farmaci SSRI (e riportati dai medici curanti alla FDA come “sospetti”) le donne si suicidano all’incirca con la stessa incidenza degli uomini. Le cifre esatte differiscono di anno in anno e da farmaco a farmaco, ma una media sarebbe di circa 60-40 maschi-femmine. I farmaci annullano una differenza altrimenti immutabile tra uomini e donne? Se i medici curanti si sbagliano sul ruolo dei farmaci, e vi è solo una relazione temporale tra i farmaci SSRI, allora dobbiamo presupporre una popolazione di pazienti di almeno 6:1 a favore delle donne per spiegare a tassi quasi pari di suicidi riusciti. Nessuno a suggerito una tale inclinazione sessuale radicale tra la popolazione sotto trattamento.

Il “Suicidio” è una Conseguenza Naturale e Insignificante della Depressione?
Contraddizione dei “Suicidi Insignificanti“

A partire dal 1987 circa 3000 medici hanno riportato alla FDA che un paziente ha commesso suicidio mentre era sotto farmaci SSRI, ed il medico “sospettava” che il farmaco potesse aver contribuito al suicidio. L’industria farmaceutica, unita dietro una paura comune delle pubbliche relazioni, regolarmente 1) liquidò tali rapporti come meramente “aneddotici” e 2) asserisce che i suicidi sono meri sintomi della depressione, e 3) rivendica che nessun test scientifico con controllo placebo ceco ha mai mostrato una connessione causale tra gli SSRI in questione ed il suicidio. Di fatto, dopo 14 anni, le case farmaceutiche non ne hanno condotto nessuno [di tali test scientifici], nonostante i loro consulenti gli abbiano raccomandato ciò. Sarebbe straordinariamente difficile e costoso progettare un test etico per la suicidarietà. Dovrebbe usare o pazienti ricoverati, o reingaggiare i noti [pazienti] reagenti avversamente al farmaco − in circostanze altamente controllate.

Il suggerimento che i parenti addolorati hanno dovere di presentare tali prove è il cinismo aziendale ultimo, l’equivalente farmaceutico del sedersi silenziosi sopra cinque anni di rapporti sulle morti calpestandoli annoiati, o peggio, aggressivamente negando ogni difetto[3]. Ma prima, esaminiamo i rapporti “aneddotici” di casi che l’industria ha così mitemente liquidato come non scientifici. Il personale di assistenza medica coinvolto è in genere [composto] di medici con esperienza, abili nel prescrivere farmaci ed osservare i benefici ed effetti collaterali. I rapporti dei casi sono basati sull’esperienza pratica del quotidiano e sulla competenza. Secondo, se il suicidio è una conseguenza normale e prevista delle depressione, perché il medico la riporterebbe, specialmente considerando lo sforzo richiesto al medico segnalatore? La FDA (www.fda.gov) ci dice che gli eventi avversi [effetti collaterali] riportati non sono più del 10% degli eventi effettivi, e possibilmente molto meno.

I rapporti sono volontari; nessuno paga il medico per il suo tempo e fastidio; e fino agli anni recenti non vi erano mezzi elettronici a portata di mano per trasmettere i rapporti alla FDA. Un medico riporterebbe un episodio di ipoglicemia di un diabetico? Un medico riporterebbe un attacco di cuore di un paziente sotto farmaci cardiostimolatori? No, a meno che non vi sia un effetto collaterale o una circostanza sospetti. Altrimenti, questi eventi sono conseguenze naturali della condizione per cui il paziente è in cura. Perché non il suicidio? La risposta giace nei profili dei pazienti. I farmaci SSRI il più delle volte prescritti a persone funzionanti, che lavorano, vanno a scuola, partecipano alle relazioni, e che si presentano allo studio del medico volontariamente. L’impiegato stressato; la neomamma; l’adolescente tormentato; quelli frustrati e delusi nelle relazioni − tutte le icone culturali.

Certamente possono essere tormentati, socialmente “timidi”, soffrire di PMS, ossessivi, lunatici, stressati, abusare di sostanze ed a volte scoraggiati. Essi sono il gruppo mirato per i farmaci SSRI, i “feriti ambulanti“ di una società complessa. I suicidi entro questi gruppi vengono riportati perché sono sconvolgenti per il medico. Erano imprevisti. Non erano la conseguenza prevedibile delle effettive circostanze del paziente, ma devono essere stati, per come la vide il medico, precipitati da qualche altra agenzia. Se l’unico cambiamento noto nella vita del paziente è la somministrazione di farmaci noti per aver effetti collaterali pericolosi quali l’acatisia (confusione mentale estrema, accompagnata da movimenti involontari), maniacalità, ansia, paradossale incremento della depressione, e distanziamento emotivo e indifferenza, allora certamente il farmaco è “sospetto” nella morte del paziente.

Le Analogie Statistiche degli Eventi Rari ma Ricorrenti
e le Contraddizioni Etiche dell’Industria Farmaceutica

Se 50.000.000 di persone hanno usato i farmaci SSRI, almeno per un periodo, e 1 su 1000 ha sperimentato disturbanti ideazioni suicide, allora 50.000 persone hanno sperimentato quel pericoloso effetto collaterale. (Gli psichiatri descrivono “l’ideazione suicida” non come qualche generalizzato meditare la morte, ma come una visualizzazione del suicidio del paziente fissa, specifica, ricorrente e convincente, inclusiva di un particolare luogo e metodo). Se il 20% di essi hanno commesso il suicidio allora 10.000 persone sono morte per quell’effetto collaterale. Gli studi chiave presentati per ottenere la licenza del Prozac esclusero pazienti suicidi e permisero l’uso di farmaci sedativi durante il corso del test. Il test coinvolse solo poche migliaia di pazienti in tutto, ed un numero assai più esiguo negli studi chiave. Questi test mancano della forza statistica [necessaria] per portare alla luce un effetto collaterale raro ma mortale.

Sotto pressione di regolarizzazione molti test sulla suicidalità sono stati promessi e nessuno è mai stato condotto dopo che la pressione di regolarizzazione si è allentata e l’interesse del pubblico scemata. I test etici sulla suicidalità sono difficili da escogitare, e praticamente impossibili al di fuori di un setting ospedaliero. Anche la risfida (risomministrazione del farmaco) a [pazienti] previamente diagnosticati per ideazioni suicide è una prospettiva scoraggiante. La risposta dell’industria è di non avvertire per nulla circa la suicidabilità farmaco-indotta. Non è forse la rivendicazione dell’industria che non vi sono prove “scientifiche” la ragione più convincente per gli avvertimenti che i medici stanno riportando circa le regolari tragedie con questi farmaci?

Un’Anomala Avvertenza circa il “Suicidio“
I farmaci SSRI avvertono che “il suicidio” è “inerente” alla depressione. L’avvertenza è fuorviante e spesso mortale. Arruola il medico in una lotta contro una malattia assassina: sta combattendo il “suicidio”. Di fatto, il suicidio è inerente ai farmaci SSRI per un gruppo di pazienti piccolo ma ricorrente ed è stato così riscontrato dai medici in più 3.000 suicidi riportati. Un’avvertenza adeguata informerebbe il medico che proprio il farmaco che sta prescrivendo potrebbe uccidere il paziente, e che quindi il suo paziente necessità della supervisione e follow-up più attenti. Una distinzione linguistica fine? Persone muoiono per colpa di questa distinzione, ed un’industria multimiliardaria vi poggia sopra. Medici adeguatamente avvisati darebbe questi farmaci con grande parsimonia ed il mercato di massa svanirebbe.

L’associazione nazionale delle aziende farmaceutiche è un’operazione professionale lautamente finanziata che fa prodigalmente pressione lobbistica sui legislatori e sui “leader d’opinione” della medicina e presenta sulla televisione di mercato primario piccole scene di scienziati disinteressati ed in cerca di sapere. Una giovane donna sincera dal viso onesto ci rassicura sul suo desiderio di aiutare donne sofferenti. Le crediamo, e giustamente. Ciò che non ci viene mostrato, e ciò che dobbiamo comprendere, è il cinismo con cui qualsiasi prodotto ella aiuta a sviluppare sarà venduto sul mercato di massa dai suoi padroni e gestori, senza le avvertenze che la scienza imporrebbe ma solo con quelle congrue con il progetto di mercato.

Per Coloro Che Vogliono Passare in Rassegna i Rapporti d’Avversità della FDA Direttamente
Le cifre sui suicidi utilizzate in quest’Appendice sono state derivate dall’adverse experience reports della FDA. L’intero database della FDA sino all’autunno del 1997 può essere scaricato on line, ma il file spera 1.000.0000 di record lunghissimi, oltre 100 megabytes quando dezippati in formato ASCII. La maggior parte delle università e aziende di qualsiasi grandezza avranno esperti in database in grado di annettere file ASCII ai database, passare in rassegna le informazioni della FDA sulla struttura del database ed i suoi campi, e smistare le informazioni come richiesto. Molti dilettanti eruditi con dischi rigidi di grossa capienza ed esperienza con database potrebbero maneggiarlo. Anni susseguenti di materiale in database sono disponibili dalla FDA in virtù del Freedon Information Act. Noi ci appoggiamo ad una ditta del Maryland vicina al quartier generale della FDA; le loro tariffe sono ragionevoli e ci facilitano molto il processo. Siete invitati a telefonare o inviare una e-mail e noi saremo felici di condividere con voi le nostre esperienze nel recuperare e smistare i dati della FDA.

Note
[1] Il Centro compila statistiche da fonti ufficiali, ed è probabile che vi siano altri suicidi camuffati da omicidi o incidenti, ed altre fonti d’errore. Quantunque, per i nostri scopi le cifre sono un’enorme campionatura di condotta suicida ricorrente consistentemente misurata.
[2] Il CDC riporta 30575 suicidi per il 1998, l’ultimo anno disponibile.
[3] Infatti, un’indagine scientifica meno costosa è disponibile. Le industrie farmaceutiche non hanno mai condotto “autopsie psicologiche − studi dettagliati sulle storie personali − delle vittime dei suicidi. Questi studi retrospettivi furono condotti dall’Esercito Statunitense preoccupato per il tasso di suicidi tra le reclute, e sono ora accettati come un metodo scientifico legittimo. Non sarebbe questo un modo persuasivo e relativamente non dispendioso per le case farmaceutiche per mettere fine ai sospetti sugli SSRI? Le case farmaceutiche pagano regolarmente gli investigatori clinici $ 5000 a paziente per presentare alla FDA studi al fine di ottenere la licenza [a commercializzare]. Le autopsie psicologiche potrebbero essere condotte per molto meno da investigatori locali. Noi suggeriamo che nessuno è più consapevole delle case farmaceutiche dello stabile e ricorrente nesso tra suicidi ed omicidi ed i farmaci SSRI. Le case farmaceutiche conoscono già la risposta.

http://www.oism.info/it/terapia/teor...uicidi_usa.htm
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Old 04-06-2006, 00:41   #4
CONFITEOR
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non tornano le statistiche....
tornano tornano, il minor tasso dei bianchi è compensato da quello maggiore per i neri
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Old 04-06-2006, 00:46   #5
Lorenzaccia
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ottime ed interessanti informazioni; grazie per averle postate.
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Old 04-06-2006, 00:47   #6
D1o
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non ho mica capito.

.

Metà dei detenuti sono afro-americani. Se il tasso d’incarcerazione per i bianchi è di 393 per 100.000, per i neri è 2.531. Se poi si considerano solo i maschi il tasso per i bianchi sale a 717, mentre per i neri arriva a 4.919

scusa ma bianchi 393
neri 2531

393 + 2531 =2924 su 100.000

e lui invece dice

726 galeotti ogni 100.000 abitanti....
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Old 04-06-2006, 00:56   #7
CYRANO
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non ho mica capito.

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Metà dei detenuti sono afro-americani. Se il tasso d’incarcerazione per i bianchi è di 393 per 100.000, per i neri è 2.531. Se poi si considerano solo i maschi il tasso per i bianchi sale a 717, mentre per i neri arriva a 4.919

scusa ma bianchi 393
neri 2531

393 + 2531 =2924 su 100.000

e lui invece dice

726 galeotti ogni 100.000 abitanti....
i neri sono una percentuale minore della popolazione.
per questo il rapporto generale scende a 726 carcetati su 100.000.


Ciaozzz
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Old 04-06-2006, 04:02   #8
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Old 04-06-2006, 08:30   #9
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Old 04-06-2006, 09:01   #10
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Old 04-06-2006, 09:53   #11
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Old 04-06-2006, 10:02   #12
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Old 04-06-2006, 10:03   #13
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Old 04-06-2006, 10:11   #14
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Non sapete ragionare per idealtipi?
Dire "utopia" è inutile.

Ragioniamo: è meglio una società con 100 criminali su 1000 abitanti di cui 99 in galera o una società con 25 criminali su 1000 di cui 5 in galera?
Voi dite la prima? Io dico la seconda.
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Old 04-06-2006, 10:17   #15
Venticello
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Non sapete ragionare per idealtipi?
Dire "utopia" è inutile.

Ragioniamo: è meglio una società con 100 criminali su 1000 abitanti di cui 99 in galera o una società con 25 criminali su 1000 di cui 5 in galera?
Voi dite la prima? Io dico la seconda.
No, questa me la devi spiegare...i 20 criminali su 1000 che nella tua società ideale non dovrebbero stare in galera chi sarebbero?
L'ideale per me è una società con 25 criminali su 1000 e TUTTI e 25 al fresco.
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Old 04-06-2006, 10:30   #16
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No, questa me la devi spiegare...i 20 criminali su 1000 che nella tua società ideale non dovrebbero stare in galera chi sarebbero?
L'ideale per me è una società con 25 criminali su 1000 e TUTTI e 25 al fresco.
Ti devo fare un disegno?
Per me la bontà di una società non si misura in relazione alla percentuale di criminali in galera sul totale, ma sulla percentuale di gente onesta sul totale.
Questo perché non vedo il crimine come una devianza "random" contro la quale si può fare solo repressione, ma come un sintomo di contraddizioni sociali che vanno prevenute.
Ergo se una società per mantenersi integra deve mettere in galera un sacco di persone, invece di gioire dicendo "bene: funziona il sistema penale", mi dico "ma che cazzo di società è per avere un tasso di criminalità così elevato?"
Adesso è chiaro?
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Old 04-06-2006, 10:36   #17
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Mi chiedete perchè non posso prendere sul serio questa Europa? Perchè il grado di sviluppo e maturità dei cocomeri va determinato in modo congruo e l'indice rifrattometrico della polpa, misurato al centro della polpa, nella sezione massima normale dell'asse deve essere uguale o superiore all'8° brix.
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Old 04-06-2006, 10:46   #18
Venticello
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Ti devo fare un disegno?
Per me la bontà di una società non si misura in relazione alla percentuale di criminali in galera sul totale, ma sulla percentuale di gente onesta sul totale.
Questo perché non vedo il crimine come una devianza "random" contro la quale si può fare solo repressione, ma come un sintomo di contraddizioni sociali che vanno prevenute.
Ergo se una società per mantenersi integra deve mettere in galera un sacco di persone, invece di gioire dicendo "bene: funziona il sistema penale", mi dico "ma che cazzo di società è per avere un tasso di criminalità così elevato?"
Adesso è chiaro?
Avevo capito che intendevi questo, non riuscivo a capire perchè secondo te una parte dei criminali fuori dalla galera andava bene...cmq non tutti i crimini sono sintomi di contraddizioni sociali che possono essere prevenute. Con questo puoi "giustificare" forse un disoccupato che ruba per sostenere la propria famiglia (per quanto personalmente non condivido affatto questo tipo di garantismo) ma non mi puoi giustificare l'omicidio del piccolo Tommaso, lì le contraddizioni della società c'entrano molto poco.
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Old 04-06-2006, 11:00   #19
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Avevo capito che intendevi questo, non riuscivo a capire perchè secondo te una parte dei criminali fuori dalla galera andava bene...cmq non tutti i crimini sono sintomi di contraddizioni sociali che possono essere prevenute. Con questo puoi "giustificare" forse un disoccupato che ruba per sostenere la propria famiglia (per quanto personalmente non condivido affatto questo tipo di garantismo) ma non mi puoi giustificare l'omicidio del piccolo Tommaso, lì le contraddizioni della società c'entrano molto poco.
Premetto che io non "giustifico" nessuno, ma cerco di "spiegare", dal momento che fornire una spiegazione logica è il primo passo per intervenire sulle cause e quindi abbassare il tasso di criminalità.
Comunque è evidente che ci sono diversi tipi di reato, alcuni dei quali sono da manicomio più che da galera e quindi è molto difficile capirne le ragioni, probabilmente perché non c'è alcuna ragione ma solo una mente bacata alla base. In questo caso si può fare poco, se non arrestare il criminale e metterlo in condizione di non nuocere.
Ma nei casi di crimini contro il patrimonio (furti, scippi, rapine ecc. eventualmente legati alla tossicodipendenza) si può fare molto di più, cercando di eliminare le cause (povertà, degrado, emarginazione).
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Old 04-06-2006, 13:28   #20
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