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Old 10-02-2010, 18:49   #1
frankytop
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Il coraggio di dire no alla Fiat

A quanto pare, il governo ha deciso di dire basta agli incentivi al settore auto; dunque alla Fiat. Era ora. Anzi, è un provvedimento tardivo, perchè, come ha spiegato l’imprenditore Pino Polli in questa intervista, la Fiat non è più strategica per l’Italia e le ingenti somme spese dallo Stato italiano nel 2009 per il settore auto, non sono servite ad aiutare aziende italiane in difficoltà, ma case produttrici straniere. Infatti “il mercato nazionale è dominato per il 70% da aziende straniere e solo per il 30% dal gruppo Fiat, che però ormai produce solo in parte in Italia“. E infatti nel nostro Paese dà lavoro a 30mila persone. Tante, ma il vituperato tessile impiega 500 mila addetti ovvero conta come 17 volte Fiat. E non riceve alcun tipo di assistenza, anzi.

Secondo uno studio della Cgia, solo negli ultimi tre anni il gruppo ha ricevuto sovvenzioni per 270 milioni di euro. Brunetta ha dichiarato che “se sommassimo tutti gli aiuti dati nell’arco di 50-60 anni, ce la saremmo potuta comprare 2-3 volte“. La sua è una provocazione, ma non molto distante dalla realtà. La Fiat ha costruito un potere di lobbing prolungato nel tempo, che le ha permesso di beneficiare di privilegi e protezioni senza precedenti e che si estendeva anche al mondo dei media.

Eppure secondo Montezemolo la Fiat non ha mai beneficiato di aiuti statali. Quel Montezemolo che , secondo diversi sondaggi, il popolo di sinistra vedrebbe con molto favore primo ministro, seguito a ruota da Mario Draghi, presidente della Banca d’Italia e uomo di fiducia della casta di Goldman Sachs e dei banchieri di Wall Street.

Il che dimostra quanto il Pd sia vicino al popolo

Bene ha fatto la Lega a criticare pesantemente Montezemolo e bene ha fatto il governo a chiudere i rubinetti, nonostante i subdoli tentativi di condizionamento di Marchionne, che nei giorni scorsi ha mandato in cassa integrazione tutti gli operai.

E’ ora che l’Italia si sottragga al ricatto della Fiat.

Il Giornale.it
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Old 10-02-2010, 18:59   #2
girodiwino
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Dal corsera del 4 febbraio:

Quote:
Non faremo drammi se gli eco-incentivi non saranno rinnovati ma il governo deve decidere subito» dice l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne. E il premier Silvio Berlusconi replica: «Il provvedimento era all'esame, ma «il principale produttore italiano, la Fiat, non sembra sia interessata». «Per quanto riguarda gli eco-incentivi - replica Marchionne nella dichiarazione diffusa dal suo ufficio stampa - voglio sottolineare che l'eventuale scelta del Governo di non rinnovarli ci trova pienamente d'accordo». Marchionne spiega le ragioni. «I bonus, in Italia come negli altri Paesi europei - argomenta - hanno sostenuto la domanda nel 2009, ma hanno anche anticipato acquisti che ci sarebbero comunque stati negli anni successivi. Rinnovare queste misure adesso non farebbe altro che rimandare il problema alla prossima scadenza». Secondo il numero uno del Lingotto, quindi «quello di cui c'è bisogno adesso non sono palliativi al mercato, ma una forte e seria politica industriale che miri ad un rafforzamento competitivo dell'industria dell'auto, un settore considerato trainante da tutti i Governi del mondo
http://www.corriere.it/economia/10_f...4f02aabe.shtml



e il giornale vuole farci credere che marchionne è andato col cappello in mano da berlusconi?

come si chiama un tentativo fallito di sovvertimento della realtà? è una parola di quattro lettere che al momento non riesco a ricordare...
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Old 10-02-2010, 19:10   #3
ozeta
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speriamo che se lo ricordino anche quando alitalia fallirà di nuovo
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fufol2
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Old 10-02-2010, 19:11   #4
MesserWolf
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A quanto pare, il governo ha deciso di dire basta agli incentivi al settore auto; dunque alla Fiat. Era ora. Anzi, è un provvedimento tardivo, perchè, come ha spiegato l’imprenditore Pino Polli in questa intervista, la Fiat non è più strategica per l’Italia e le ingenti somme spese dallo Stato italiano nel 2009 per il settore auto, non sono servite ad aiutare aziende italiane in difficoltà, ma case produttrici straniere. Infatti “il mercato nazionale è dominato per il 70% da aziende straniere e solo per il 30% dal gruppo Fiat, che però ormai produce solo in parte in Italia“. E infatti nel nostro Paese dà lavoro a 30mila persone. Tante, ma il vituperato tessile impiega 500 mila addetti ovvero conta come 17 volte Fiat. E non riceve alcun tipo di assistenza, anzi.

Secondo uno studio della Cgia, solo negli ultimi tre anni il gruppo ha ricevuto sovvenzioni per 270 milioni di euro. Brunetta ha dichiarato che “se sommassimo tutti gli aiuti dati nell’arco di 50-60 anni, ce la saremmo potuta comprare 2-3 volte“. La sua è una provocazione, ma non molto distante dalla realtà. La Fiat ha costruito un potere di lobbing prolungato nel tempo, che le ha permesso di beneficiare di privilegi e protezioni senza precedenti e che si estendeva anche al mondo dei media.

Eppure secondo Montezemolo la Fiat non ha mai beneficiato di aiuti statali. Quel Montezemolo che , secondo diversi sondaggi, il popolo di sinistra vedrebbe con molto favore primo ministro, seguito a ruota da Mario Draghi, presidente della Banca d’Italia e uomo di fiducia della casta di Goldman Sachs e dei banchieri di Wall Street.

Il che dimostra quanto il Pd sia vicino al popolo

Bene ha fatto la Lega a criticare pesantemente Montezemolo e bene ha fatto il governo a chiudere i rubinetti, nonostante i subdoli tentativi di condizionamento di Marchionne, che nei giorni scorsi ha mandato in cassa integrazione tutti gli operai.

E’ ora che l’Italia si sottragga al ricatto della Fiat.

Il Giornale.it
che brutto articolo , tra parentesi ritengo che sia la fiat sotto ricatto invece che il contrario.
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Old 10-02-2010, 19:21   #5
*sasha ITALIA*
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che brutto articolo , tra parentesi ritengo che sia la fiat sotto ricatto invece che il contrario.
*

Giusto che non prendano i soldi e lecito che chiudano tutte le fabbriche in Italia.

6 impianti di produzione italiani, dico SEI producono meno (e peggio) di uno solo in Polonia. Sono stati costruiti e ampliati nel tempo perchè lo Stato stesso li foraggiava.

Vi ripropongo un'analisi su Pomigliano

http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=4726

Quote:
La Fiat di Pomigliano d´Arco chiude per due mesi: il 7 gennaio gli operai inizieranno un corso di rieducazione. E´ l´extrema ratio di Sergio Marchionne, che ha investito 110 milioni di euro per un corso rivolto a tutti i dipendenti. Motivo: è la fabbrica con il più basso tasso di produttività e il più alto di assenteismo, detiene inoltre il record di invalidi. Vanta un livello di difetti nelle automobili prodotte a dir poco sbalorditivo: oltre il 90 per cento.

Un sedile anteriore di un colore e quello accanto di un altro. Montati sulla stessa auto. Succede per distrazione, per sfregio, per un atavico ribellismo, per provocazione, per un luddismo di ritorno. Succede per tante ragioni nella fabbrica Fiat con il più basso tasso di produttività e il più alto di assenteismo. Con il record degli invalidi. Con un livello di difetti nelle automobili prodotte a dire poco sbalorditivo: oltre il 90 per cento. Ma anche con gli operai più giovani del gruppo Fiat: età media intorno ai 35 anni.
Benvenuti, allora, all´ex Alfa di Pomigliano d´Arco, lo stabilimento riottoso, tardo-fordista sulle pendici del Vesuvio, che l´italo-canadese Sergio Marchionne ha deciso di rieducare. La fabbrica che un tempo è stata espressione dell´industrializzazione del Mezzogiorno guidata dal consenso politico ma non dal mercato, e che oggi mostra tutti i segni di un passato che non può tornare. Una fabbrica simbolo, forse.
Da venerdì Pomigliano è chiusa. Tutti in ferie e poi, dal 7 gennaio, a studiare, mentre l´impianto con le sue croste di ruggini sarà sottoposto a una profonda ristrutturazione. Materia per operai, impiegati e dirigenti: la world class manufacturing del professor Hajime Yamashina, per ripensare il modo di lavorare. Di più: per imparare a lavorare nel nuovo secolo. Insomma per passare, quasi d´un tratto, dagli anni Settanta, quelli delle partecipazioni statali e dell´interminabile autunno caldo, nei quali Pomigliano è rimasta incagliata, al nuovo Millennio, quello della globalizzazione. Riapertura il 3 marzo. Con la consapevolezza che altre di chance non ce ne saranno. Marchionne ci ha investito 110 milioni di euro.
L´ultima settimana di lavoro del 2007 è stata davvero mesta in quella che fu l´Alfa Sud. Un susseguirsi di tensioni, strappi, conflitti che da troppo tempo, però, sono anche la vita di Pomigliano. Durante la festa di Natale per le famiglie dei dipendenti, il direttore dello stabilimento Sebastiano Garofalo ha detto che il rischio di una chiusura è davvero concreto. Non una sorpresa per i 5 mila che lavorano alla Fiat, ma il contesto li ha lasciato stupiti. Poi la Fiat ha deciso di mettere in mobilità lunga un´ottantina di operai: la lettera di licenziamento è stato consegnata loro in linea con il ritiro contestuale del badge per l´accesso nello stabilimento. «Uno sfregio», secondo il segretario della Uilm Campania, Giovanni Sgambati. Lo sciopero dei dipendenti della Dhl, l´azienda che fornisce i carrelli a Pomigliano, ha bloccato la produzione per due giorni. Sciopero anche dei Cobas «contro gli attacchi del signor Marchionne e i sindacati confederali asserviti». Un vecchio linguaggio di quel sindacalismo anarcoide di marchio alfista che sopravvive a Pomigliano dopo aver perso dovunque. Vecchio come il megafono con il quale il leader dei Cobas, Domenico Mignano (licenziato meno di un mese fa dalla Fiat) arringa gli operai fuori dai cancelli al cambio turno. Fa molto freddo e nessuno lo ascolta. Piuttosto ci si informa su quando andrà in distribuzione il pacco della Befana.
Pomigliano è così: un insieme di contraddizioni, di eccessi, di storture e di anomalie. La prima di tutte è che dopo vent´anni e più, Pomigliano non vuole appartenere alla Fiat e la Fiat si limita a sopportarla. «La verità - sostiene Antonio Madonna, ormai storico delegato della Fiom - è che Pomigliano e nata in un certo modo». Il che non è un nonsense. Anzi, forse è la chiave di tutto. Come ha spiegato bene con la sua proverbiale asprezza e nel momento del suo massimo potere, Cesare Romiti nel libro intervista a Giampaolo Pansa (Questi anni alla Fiat): «L´Alfa Sud nacque soprattutto contro la Fiat. Non aveva alcun senso che un´azienda come l´Alfa Romeo, che produceva macchine di qualità, si mettesse a fare automobili di massa. Diciamola chiara: l´Alfa Sud era un bastone gettato dall´Iri e dalla Dc tra le gambe della Fiat».
Ora a Pomigliano è sparito qualsiasi riferimento all´Alfa Romeo. È tutto Fiat. Marchionne non vuole diversità, vuole un gruppo omogeneo, stabilimenti che producono per segmenti, non per marchi. Ecco perché la 149 (che sostituirà la 147, segmento C) sarà fatta a Cassino, mentre qui a Pomigliano resterà il segmento D dove si compete con Audi, Mercedes o Bmw.
All´esterno l´impianto è stato riverniciato. Al posto del rosso amaranto, un grigio e l´azzurro. Non si entra all´Alfa Romeo bensì alla Fiat Group Automobiles. «Ci hanno tolto un po´ della nostra identità, un nome, una storia», sostiene E.F., 42 anni, che lavora in lastratura alla qualità. Non vuole dire il suo nome, ma parla con orgoglio - come un po´ tutti - dell´epoca della 156, auto dell´anno nel 1998, con le oltre 195 mila auto prodotte nel 2001 contro un attuale, stentato, 135 mila. «Gli impianti - continua - sono vecchi, fatiscenti. I difetti? Sì certo, io lavoro alla qualità, lo so bene. Ma la colpa non è degli operai, bensì dei capi che stanno al display, che puntano ai numeri e non alla qualità». La sua tesi è che un tempo ci si fermava, si correggeva l´imperfezione, poi si andava avanti. Ora i giovani capi ("radio fabbrica" dice che sono tanti sono figli di ex capi) sono senza formazione e senza esperienza.
A Pomigliano le macchine si fanno male. Marchionne ha deciso la "rieducazione" quando gli è arrivato un pacchetto di e-mail da concessionari europei che lamentavano i difetti della 159. Qui c´è ancora un reparto che si chiama "finizione", dove si eliminano le imprecisioni alla fine del processo. Metodo vecchio, incompatibile con il wcm che impone la qualità ad ogni step.
Ma non è solo un problema di difetti. Ci sono il danneggiamento, l´incuria, il sabotaggio. Nelle ultime settimane sono state sfregiate 42 autovetture, modello 159. È successo durante la produzione. Sono state colpite la maggior parte sulla fiancata (38) e le altre sul tetto (4); non una dopo l´altra ma a intervalli. Ora se ne occupa la magistratura. Poi c´è chi ha lasciato nel rivestimento della portiera un bicchierino di carta per il caffè e chi qualche bullone nei ripostigli. Qualcuno si dimentica di montare tutti i pezzi. Anche questo è Pomigliano.
Fuori dalla fabbrica si racconta che una partita di navigatori sia arrivata a buon prezzo sul mercato di Pomigliano: erano stati scheggiati durante il montaggio sulle 159. Alla "finizione" li hanno dovuti togliere e sostituire.
Tempo fa un gruppo di operai ha usato un cofano per proteggersi dalla pioggia che cadeva dentro il reparto. Pare che in lastratura quando piove molto, i tombini non reggano la pressione dell´acqua e il reparto di allaghi. In mensa è stato filmato un topo. E ora "cammina" su Youtube. La mensa è stata chiusa per un paio di giorni, ma di topi ce ne sono anche altri. «Sono sotto i robot», dicono gli operai. Si nutrono di ciò che rimane degli spuntini di pizza che chi lavora a Pomigliano è aduso fare. Come parlare al telefonino, ascoltare la musica, interpretare il neomelodico.
Lo stabilimento è proprio vecchio. È quello degli anni settanta, solo la verniciatura è stata aggiornata. La catena di montaggio è quella antica, rumorosa, che fa girare i pezzi sulle teste degli operai. Succede anche che, qualche settimana fa, una trave sia precipitata e solo per un soffio si sia evitato l´incidente grave.
La microconflittualità è uno dei tumori di Pomigliano. Fino a novembre ci sono stati più di 150 scioperi. Prima si sciopera (anche solo un quarto d´ora), poi si tenta una soluzione. E lo sciopero contro l´idea della fabbrica modulare che vorrebbe Marchionne c´è già stato. Cambiando metodo, saturando (come si dice in gergo) i tempi morti due addetti nelle squadre di sperimentazione sono risultati di troppo. E allora? Sciopero.
Il 70 per cento circa degli operai di Pomigliano non ha famiglia. Vive, piuttosto, in famiglia. E si assenta. Non come il metal-mezzadro degli anni settanta per coniugare fabbrica e terra. No, più probabilmente per andare in discoteca. Oltre che per donare il sangue. Il venerdì il tasso di assenteismo triplica dal 5 al 17 per cento. Le partite infrasettimanali del Napoli azzerano la produttività: si è arrivati al 24 per cento di assenti. Fioccano i certificati medici per ridotta capacità lavorativa. La droga gira, dentro e fuori la fabbrica. Ma siamo nel terribile hinterland napoletano. E ora ci si rieduca. «Vogliamo rinascere anche noi, cambiare questo stabilimento», dice Vincenzo Camposano, 29 anni, della Fim-Cis, il più giovane delegato sindacale.
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Old 10-02-2010, 19:27   #6
MesserWolf
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Giusto che non prendano i soldi e lecito che chiudano tutte le fabbriche in Italia.

6 impianti di produzione italiani, dico SEI producono meno (e peggio) di uno solo in Polonia. Sono stati costruiti e ampliati nel tempo perchè lo Stato stesso li foraggiava.

Vi ripropongo un'analisi su Pomigliano

http://www.dirittiglobali.it/articolo.php?id_news=4726
beh cmq se tutta europa da gli incentivi per il settore è/era giusto che li dia anche l'italia . Adesso non so bene cosa facciano oltralpe, ma la decisione degli incentivi deve essere coerente col resto d'europa (incentivi che non prende solo la fiat per altro).

Per pomigliano .... no comment. Andrebbe chiusa di corsa una fabbrica così.
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Old 10-02-2010, 19:28   #7
gd350turbo
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nono solo per questa volta do ragione a Brunetta...

Ogni tanto da molte decine di anni, la fiat causa management assolutamente inadeguato, va in crisi quindi va dallo stato e gli dice " o mi dai dei soldi o licenzio xxxx persone"...

E finora lo stato ha pagato, ora basta !
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Old 10-02-2010, 19:34   #8
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beh cmq se tutta europa da gli incentivi per il settore è/era giusto che li dia anche l'italia . Adesso non so bene cosa facciano oltralpe, ma la decisione degli incentivi deve essere coerente col resto d'europa (incentivi che non prende solo la fiat per altro).

Per pomigliano .... no comment. Andrebbe chiusa di corsa una fabbrica così.
io mi limiterei agli ecoincentivi..
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Old 10-02-2010, 19:38   #9
Fritz!
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beh cmq se tutta europa da gli incentivi per il settore è/era giusto che li dia anche l'italia . Adesso non so bene cosa facciano oltralpe, ma la decisione degli incentivi deve essere coerente col resto d'europa (incentivi che non prende solo la fiat per altro).

Per pomigliano .... no comment. Andrebbe chiusa di corsa una fabbrica così.
credo che sia meglio per la stessa fiat liberarsi del ricatto politico, e poter gestire piu liberamente la riorganizzazione.
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Old 10-02-2010, 19:41   #10
MesserWolf
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credo che sia meglio per la stessa fiat liberarsi del ricatto politico, e poter gestire piu liberamente la riorganizzazione.
si si , infatti secondo me ha fatto bene Marchionne a rispondergli che lui fa anche a meno, ma è il governo che dovrebbe seguire quello che avviene in europa piuttosto che questi bracci di ferro solo perchè ci sono le elezioni regionali in arrivo....

Cmq emblematico che appena la fiat inizia a funzionare e va verso l'efficienza sia subito vista in maniera negativa
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Old 10-02-2010, 19:44   #11
Fritz!
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si si , infatti secondo me ha fatto bene Marchionne a rispondergli che lui fa anche a meno, ma è il governo che dovrebbe seguire quello che avviene in europa piuttosto che questi bracci di ferro solo perchè ci sono le elezioni regionali in arrivo....

Cmq emblematico che appena la fiat inizia a funzionare e va verso l'efficienza sia subito vista in maniera negativa
emblematico anche della cultura "liberale" italiana
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Old 10-02-2010, 19:44   #12
El Macho
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Vai Fiat! W la libertà e il libero mercato! Se chiudono anche Pomigliano è la volta buona che compro un' Alfa.

NON SI PUO' DROGARE IL MERCATO COSI'. Basta ecoincentivi. La produzione deve rispecchiare la VERA domanda. La Fiat ora si ridimensionerà ed avrà un livello di produzione adeguato alla domanda REALE.

Ultima modifica di El Macho : 10-02-2010 alle 19:57.
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Old 10-02-2010, 20:05   #13
AceGranger
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Originariamente inviato da gd350turbo Guarda i messaggi
nono solo per questa volta do ragione a Brunetta...

Ogni tanto da molte decine di anni, la fiat causa management assolutamente inadeguato, va in crisi quindi va dallo stato e gli dice " o mi dai dei soldi o licenzio xxxx persone"...

E finora lo stato ha pagato, ora basta !

la fiat sara anceh stata gestita male, ma sicuramente era piu lo stato che ha avuto interesse nel foraggiare la fiat per non fargli chiudere gli stabilimenti; in un paese sensato la fiat avrebbe gia trasferito gli stabilimenti all'estero e non avrebbe avuto tutti i problemi di bilancio per tenere aperti deggli stabilimenti scandalosi;

purtroppo la fiat non è come il colosso toyota e producendo meno macchine ammortizza molto di meno i costi, se a questo ci mettiamo gli stipendi delgi operai italiani e la qualita di alcuni stabilimenti non è difficile capire perchè la fiat ha avuto problemi;

molto meglio che chiuda quello stabilimento.
AceGranger è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 10-02-2010, 20:18   #14
frankytop
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la fiat sara anceh stata gestita male, ma sicuramente era piu lo stato che ha avuto interesse nel foraggiare la fiat per non fargli chiudere gli stabilimenti; in un paese sensato la fiat avrebbe gia trasferito gli stabilimenti all'estero e non avrebbe avuto tutti i problemi di bilancio per tenere aperti deggli stabilimenti scandalosi;

purtroppo la fiat non è come il colosso toyota e producendo meno macchine ammortizza molto di meno i costi, se a questo ci mettiamo gli stipendi delgi operai italiani e la qualita di alcuni stabilimenti non è difficile capire perchè la fiat ha avuto problemi;

molto meglio che chiuda quello stabilimento.
Infatti è solo una palla al piede,al solito.
frankytop è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
Old 10-02-2010, 20:20   #15
El Macho
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Il punto è un altro Fiat o non Fiat. Senza sovvenzioni nessuno produceva, produce e produrrà al sud.

Perchè?
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Old 10-02-2010, 20:37   #16
ConteZero
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Al momento credo che Marchionne non voglia gli aiuti alla FIAT (non per gli aiuti ma per quello che dovrebbe "pagarli" in termini di obblighi collegati... perché produrre in Sicilia non gli conviene).
Credo anche che il governo non abbia particolare interesse a pagare la FIAT.

Solo che dirla così al popolo bue sarebbe brutta.
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A casa ho almeno sette PC, in firma non ci stanno
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Old 10-02-2010, 20:49   #17
matrizoo
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30000 alla fiat?
e l'indotto?
solito articolo ridicolo...
se volete sostenere delle tesi fatela finita, riportate fonti SERIE.
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Old 10-02-2010, 20:51   #18
cat1
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Città: Bassa Irpinia
Messaggi: 2437
Marchionne ha scaricato Termini Imerese e presto toccherà ad altri in Italia, gli incentivi italiani non gli interessano più visto che deve confrontarsi a livello globale.

Altro che coraggio, solite grida dei servi del padrone
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78 trattative concluse CLICCA

Ultima modifica di cat1 : 10-02-2010 alle 20:58.
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Old 10-02-2010, 21:49   #19
Fides Brasier
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Quote:
la Fiat non è più strategica per l’Italia
mi sa che non si rendono conto di che cosa dicono.
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E' il tuo sguardo che mi fa capire cosa mi puoi fare E le tue labbra accese e accattivanti mi fanno barcollare e l'adrenalina sale! Vorrei un altro pianeta disperso per noi due è solo un modo per dirti cosa ti farei!! E' il tuo odore che mi fa impazzire ho questa strana voglia di renderti il mio cibo Ma non temere sono solo un tipo strano che vuole la tua carne in preda all'essere animale Vorrei un altro pianeta disperso per noi due e come un tuono nel cielo sparire come Dei..
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Old 10-02-2010, 22:59   #20
Fabiaccio
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perfetto, il rotolo si conferma sempre di più carta da culo.
Strategicamente potrebbero farlo uscire però in formato completamente bianco, altrimenti con le scritte il sedere si sporca ancora di più anzichè pulirsi
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Questo nickname verrà bannato all'alba
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