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#1 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
Messaggi: 666
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Il raggio della morte
Prendo dal sito della trasmissione Voyager questo interessante testo, sarei curioso di sapere cosa ne pensano i tecnici e gli storici di Hw upgrade!
raggio della morte C'è una storia affascinante che lega due geni. Uno famoso. L'altro, rimasto nell'ombra fino ad oggi. I loro nomi? Guglielmo Marconi e Domenico Rizzo A legarli un'invenzione misteriosa: il "raggio della morte". Nel 1936, nel tratto di strada, tra Roma e Ostia, il "Raggio della morte" fece, sembra, una delle sue prime apparizioni. Testimoni d'eccezione: Benito Mussolini e sua moglie, Donna Rachele. Secondo Rachele Mussolini, nel giugno 1936 il marito le consigliò di andare sulla Roma-Ostia. Aggiungendo: "Tra le tre e le tre e mezza vedrai qualcosa che ti sorprenderà…". Donna Rachele seguì il consiglio e poco dopo le 15 di quel giorno il motore della sua auto si bloccò di colpo. La stessa cosa accadde ad altre auto e motociclette, in entrambi i sensi di marcia. In breve una trentina di veicoli si trovò bloccata. Ma dopo 20 minuti i motori ripresero a funzionare. Come per miracolo... Ma non si era trattato di un miracolo ma un esperimento di Marconi: l'inventore della radio stava lavorando alla possibilità di interrompere, a distanza, i circuiti elettrici dei motori. Un'invenzione rivoluzionaria non solo per l'epoca ma anche per tempi a noi molto più vicini Nel 1936 Marconi fece anche altri esperimenti: bloccò degli aerei in volo e, a Pisa, venne incenerito un gregge di pecore. Poi però si fermò: il Papa, Pio XI, gli aveva chiesto di non sviluppare un'invenzione terribile. E, comunque, l'anno successivo, Marconi morì. Con Marconi aveva lavorato anche il professor Quirino Maiorana, direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Bologna… A Maiorana, nel novembre del 1940, si presentò un ragazzo siciliano. Aveva vent'anni e voleva mostrare allo scienziato una sua invenzione. Quel ragazzo era Domenico Rizzo. Intervista a Giuseppe Rizzo, fratello di Domenico Rizzo. Giuseppe spiega come il fratello stesse conducendo alcuni studi sulla trasmissione a distanza di energia elettrica. Nel '40 Rizzo si iscrisse alla facoltà di ingegneria nell'università di Torino. Sempre in quel 1940, e precisamente, il 3 novembre, su consiglio dei professori della facoltà di Torino, si recò a Bologna per un abboccamento col prof Quirino Majorana, scienziato già collaboratore di Guglielmo Marconi. Rizzo espose ad un Majorana molto scettico, il piano delle sue ricerche, ma il professore obiettò che il piano era irrealizzabìle perché lui e Marconi vi avevano lavorato per anni senza ottenere un esito positivo. Offeso dall'atteggiamento di Maiorana, Rizzo decise di rientrare a Catania. Brevettò la sua invenzione e se ne tornò a casa. Ma non ci sarebbe restato a lungo… Il 5 giugno Rizzo andò a Roma per chiedere un finanziamento statale per poter proseguire nel suo lavoro. Ma prima che il Governo acconsentisse a sovvenzionare l'opera, occorrevano severi esami tecnici, per cui vennero nominate due commissioni, una italiana e, su invito, una tedesca. Rizzo, in un primo tempo, fu trattato bene e il suo progetto venne finanziato con 11 milioni di lire. Una cifra che oggi corrisponderebbe a molti milioni di euro… Il problema era però che gran parte di quei soldi era fornita dai tedeschi, alleati dell'Italia nella seconda guerra mondiale… I ntervista a Giuseppe Rizzo: Viene spiegato a Domenico venne proposto di lavorare per i tedeschi. Al suo netto rifiuto, venne trasferito a Giaveno presso il I° Reggimento Artiglieria di Corpo d'Armata, dove, persistendo nel suo rifiuto, fu costantemente tenuto sotto la minaccia d'essere mandato in Africa o in un reparto di paracadutisti. In seguito, ricevuto l'ordine di continuare i suoi lavori, nel mese di luglio tornò a Torino. Il 1° di agosto andò nelle vicinanze di Lubiana per incontrarsi con Mussolini che gli ordinò la costruzione di 36 apparecchi da consegnare entro il 20 dello Lettera di Domenico Rizzo: "Loro desiderio era che io partissi per la Germania e dare aiuto al compagno perché non sa andare avanti con i miei studi ed io ho nettamente rifiutato. Ormai io non ho più niente perché Carmelo, per dirla chiara, ha venduto il brevetto al suo amico. Avete capito?" Nelle molte lettere che Domenico Rizzo scrisse alla famiglia si parla spesso di un certo Carmelo… Ma chi era Carmelo? Intervista a Giuseppe Rizzo, che spiega come Carmelo fosse il nome in codice che, nelle loro missive, Domenico e i suoi famigliari utilizzavano per indicare Mussolini.Nella primavera del 1942, le ricerche di Rizzo passarono ai tedeschi i quali, non contenti, chiesero la testa del ragazzo. Invece, dall'alto, arrivò l'ordine di partenza per l'Africa del Nord "…vi prego di non stare preoccupati. Anzi dovete essere contenti, ve lo assicuro, perché le cose hanno preso questa piega, molto buona. Va benissimo!? Ciò è voluto da Carmelo opponendosi con quest’atto al suo amico che voleva inviarmi in altro luogo.." Ma c'è il sospetto che anche in Africa Domenico Rizzo sia stato al centro di intrighi molto più grandi di lui… La famiglia Rizzo ricevette due notizie ufficiali riguardanti Domenico: nella prima, il Ministero della Difesa annunciava la sua morte in combattimento; nella seconda, arrivata dieci giorni dopo, il Comando Militare Africano comunicava che era stato ricoverato in ospedale perché ferito in seguito a scoppio di mina anticarro. Questa incongruenza indusse la famiglia a rivolgersi al cappellano militare per sapere la verità. Il sacerdote rispose che un giorno prima della data della morte Domenico era stato trasferito dalla sua Divisione (21° Regg.to Artiglieria motorizzata" Trieste", rilevo da una sua cartolina militare datata 18/4/'42), alla Prima Panzer tedesca. Quale poteva essere il motivo del trasferimento di quel soldato italiano ferito, dal proprio reparto ad uno tedesco? Per anni la famiglia pensò che Domenico fosse ancora vivo, chissà dove, e sperò nel suo ritorno. Ma Domenico non diede o non potè mai dare notizie di sé. Per concludere, c'è ancora una cosa: è una testimonianza poco nota ma che forse si lega alla storia di questa sera. 27 aprile 1945: a guerra ormai finita, i partigiani fermano una colonna italo-tedesca a Dongo, sul Lago di Como. E' la colonna in cui viaggiano Mussolini, alcuni gerarchi con valori e documenti. Tra i fermati c'è Marcello Petacci, fratello di Claretta, l'amante del Duce. Prima di essere fucilato, Petacci, dirà ai partigiani di avere "i piani originali di armi segrete che erano state inventate nel 1941 da italiani e cedute alla Germania". Quei progetti, come molti altri dossier, sono spariti. Forse, tra quelle carte, c'era anche l'invenzione di Domenico Rizzo, lo sfortunato genio italiano restato nell'ombra fino ad oggi. |
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Messaggi: 1022
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complimenti alla trasmissione Voyager
![]() ![]() ![]() per il resto ....... sembra quasi una di quelle storie tipo l'ufo che è custodito in Area 51 in America . Ultima modifica di D.O.S. : 13-12-2006 alle 22:28. |
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#3 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
Città: Padova
Messaggi: 383
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Tengo in pessima considerazione la trasmissione "voyager" ma...
Tengo in pessima considerazione la trasmissione "voyager"
![]() quanto segue e' stato citato anche da Piero Angela ![]() decisamente piu' attendibile. Quote:
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#4 | |||||||
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Messaggi: 1022
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volendo analizzare in modo scientifico quanto riportato :
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![]() EDIT - dimenticavo ...puoi ottenere lo stesso risultato mettendole in un forno a microonde Quote:
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Quote:
Ultima modifica di D.O.S. : 14-12-2006 alle 00:27. |
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#5 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Città: far away from home.....
Messaggi: 1626
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Questo è un interessante PDF della RAI
http://www.rainews24.rai.it/ran24/in...IA_DIRETTA.pdf Nell'articolo viene citato Nikola Tesla che ipotizzò un "raggio della morte". E sull'assoluta serietà delle sue invenzioni non penso che qualcuno possa muovere critiche ![]()
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#6 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2005
Città: Fortezza Bastiani - Villettopoli del Nord-Est
Messaggi: 1578
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L'episodio riportato all'inizio viene citato anche da Luigi Romersa, un novantenne nostalgico del ventennio, che ha scritto un libro sulle armi segrete di Hitler.
Sinceramente non sono portato a dare molta fiducia a questi episodi... anche se, a dire la verità, so che i radar dei centri militari possono interferire pesantemente con il circuito elettrico delle vetture. Il fatto è che, attualmente, si usa abbondantemente l'elettronica, che risente più facilmente dei disturbi esterni, mentre quella volta l'accensione era regolata meccanicamente e quindi non credo proprio che possa essere distrubata. Per dire: nel circuito di accensione, al primario, circola una corrente di qualche ampere. Per disturbare una corrente di qualche ampere è necessario che la sorgente di disturbo induca una corrente di intensità simile, e la cosa mi sembra veramente molto difficile. Volendo potrei aggiungere anche un mio episodio: quando ero più giovane e andavo in giro con la Vespa, spesso il motore si spegneva quando passavo per una certa via, sempre all'altezza della stessa curva. Per un paio di minuti non riuscivo più ad accederlo, dopo si riaccendeva e funzionava come se niente fosse successo. Le spiegazioni possono essere le più varie: in quella curva maledetta c'era un cimitero che probabilmente generava una concentrazione di negatività che causava il malfunzionamento del motore, oppure erano le emissioni elettromagnetiche della vicina stazione elettrica, o forse era la somma di entrambe le cose. O forse ero io che, poco prima, prendevo alla massima velocità una cunetta e quindi lo sciabordio della benzina nel serbatoio faceva in modo che qualche bolla d'aria finisse nel carburatore, causando lo spegnimento della Vespa...
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citius, altius, fortius Igitur qui desiderat pacem, praeparet bellum
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