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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
Città: Roma-Milano Utente:Deberlusconizzato Iscritto:20/2/2000 Status:SuperUtenteAdm Messaggi totali:107634 Auto:BMW X3 3.0 SD M
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"Facciamo squadra come la Nazionale"
E speriamo che porti bene come a loro
![]() http://www.repubblica.it/2006/07/sez...ano-prodi.html POLITICA Invia Stampa Il presidente del Consiglio vede nel successo al mondiale un'occasione di riscossa collettiva: "Possiamo farcela" "Il Paese riparte più unito anche l'economia tornerà a vincere <B>"Il Paese riparte più unito<br>anche l'economia tornerà a vincere</B> Prodi canta l'inno con gli azzurri di EZIO MAURO "PER TUTTA la campagna elettorale sono andato in giro per l'Italia ripetendo la stessa cosa: bisogna ricominciare a vincere. Bene, ecco che l'Italia ha vinto, e addirittura un campionato del mondo. Allora non pensavo al calcio, naturalmente, non potevo immaginarmelo: pensavo alle mille sfide che abbiamo davanti per rilanciare il Paese. Ma in questi due giorni di festa di popolo, festa sincera, festa di tutti, ho sentito come la prima risposta a quel bisogno. Come se il Paese avesse fatto uno scatto, si fosse disincagliato, per rimettersi in cammino. E' un po' la sensazione di questo mio primo mese di governo: l'Italia sta ripartendo, e può farcela". Romano Prodi ha alzato la Coppa del mondo, insieme al capitano Cannavaro, e non si capiva bene guardando l'immagine se era per celebrare un trionfo nazionale o per prendere forza dal trofeo sollevato al cielo. Qual è il significato di quel gesto? "Un abbraccio, e una condivisione, da parte di tutti. Ho fatto quel che avrebbero fatto tutti gli italiani. Con quel gesto ho ringraziato i campioni, e ho celebrato la loro vittoria. E devo confessare che la Coppa del mondo, vista da vicino, è davvero bellissima, un simbolo potente". Lei pensava che ci fosse tutta questa potenza evocativa dentro il rito del calcio, tanto che una Coppa può incidere sul Pil? "Sul Pil vedremo, mi piacerebbe. Ma so che quel che è successo è già stato un evento straordinario di marketing per l'Italia. Marketing di passione, culturale, politico, dunque alla fine anche economico, se è vero come dicono che più di un miliardo di persone ha seguito la finale in televisione in ogni continente: e alla fine ha visto l'Italia salire sul tetto del mondo in uno sportspettacolo popolarissimo da sempre, amato ovunque e ormai universale. Ieri il nostro ambasciatore a Pechino mi ha detto che c'erano i cinesi pronti a farsi fotografare davanti all'ambasciata italiana. Ecco, lo sport può essere un ottimo passaporto per un Paese che vuol farsi strada. Ho cercato di capire questo sentimento-Paese che continuiamo a sentire dopo la Coppa, e non svanisce. Credo di aver capito". Sta dicendo che il calcio è addirittura una metafora del Paese? "No. Qualcosa di diverso, ma altrettanto forte. Il campionato del mondo di calcio è ormai l'unico grande caso in cui non conta l'individualismo, la performance del singolo, ma la squadra prevale su tutto, la bandiera è finalmente unica, la passione è indivisa. Persino un grande spettacolo universale come le Olimpiadi, se ci pensiamo bene, parte con il massimo dell'unitarietà sotto quella fiaccola che si accende, poi si frammenta in rivoli diversi, in singoli campioni, in medaglie individuali. Qui è il contrario, dal tifo diviso del calcio nostrano si passa alla squadra, ad un soggetto unico sostenuto da tutti, al sentimento nazionale, e il simbolo di tutto diventa la bandiera. Almeno, oggi finalmente è così". Perché in passato era diverso? "Non parlo del tifo o della passione, naturalmente. Ma non c'è dubbio che l'espressione del sentimento nazionale, dell'amor patrio coniugato allo sport, diciamo così, è molto cambiato negli ultimi anni. La folla che festeggiava con le bandiere era la dimostrazione di questo cambio. Quante volte, in Scandinavia come negli Stati Uniti, abbiamo sentito la differenza dall'Italia vedendo le bandiere davanti alle case, ai balconi delle famiglie? Da noi era diverso. Ora non più". Sta dicendo che abbiamo una bandiera? "È come se il popolo se la fosse finalmente ripresa, strappandola dall'universo separato dell'ufficialità. La stessa cosa, a ben vedere, è accaduta anche in Germania, il Paese come noi più trattenuto, nel suo sentimento nazionale. Abbiamo girato pagina, conquistato e introiettato uno spirito nazionale forte, sano e positivo, senza nazionalismi. Che ha dato alla festa per la Coppa molto sentita e partecipata anche nell'82, naturalmente qualcosa di più. Qualcosa che resta. E ciò che più conta, qualcosa che può essere speso per aiutare la ripresa del Paese". In che senso? "Direi così: il Paese ha una gran voglia di stare insieme, di essere unito, di avere un obbiettivo comune. Bisogna dargli una ragione per tutto ciò, e indubbiamente tocca alla politica, lo so. È la riflessione che sto facendo in questi giorni, la più bella lezione della Coppa. Lo vedo dovunque. A Palazzo Chigi, ad esempio, con tutta quella folla sulla piazza, io pensavo che la festa fosse fuori. Ma quando siamo entrati con i campioni, la festa era anche dentro, perché tutti gli impiegati della Presidenza non ci hanno pensato un attimo, sono scesi nel cortile, erano tutti lì. Nulla di ufficiale, di imbalsamato, nessuna cerimonia. La voglia di esserci, di partecipare, di prendere parte alla vittoria. Di toccare con mano il sogno, per capire che è davvero possibile". Come si può tradurre in politica tutto questo? "Guardi, molte cose avvengono da sole. La sensazione di essere un Paese vincente aiuta ad affrontare gli sforzi, dà fiducia e convinzione, ti spinge in avanti. Possiamo farcela, questa è la sensazione che mi sembra stia prendendo corpo. Poi, naturalmente, non bisogna confondere i piani, perché ogni prova ha le sue caratteristiche diverse, i suoi ostacoli specifici. Ma mi sembra che ci sia la disponibilità ad uno sforzo collettivo, ad una prova da tentare insieme, come già si fece per raggiungere l'euro, e sembrava un'impresa impossibile". Ma oggi la partita per il Paese non è più complicata di allora? "Allora c'era molto scetticismo sull'Italia, e ce l'abbiamo fatta. Oggi sta rinascendo un sentimento collettivo, la coscienza che l'unità d'azione può disincagliarci, e farci ripartire. Il calcio da solo non serve a niente, com'è ovvio. Ma se è la prima spinta, può essere utile. Dobbiamo fare le stesse cose in altri campi, nella scienza, nell'arte, nella competitività delle imprese. Qualcuna delle nostre aziende ha ricominciato ad innovare, torna ad essere leader nel mondo. Qui il cammino è più difficile e più lungo, esige una costanza di anni, e non di un mese soltanto. Ma anche qui, possiamo ricominciare a vincere". E il governo cosa può e deve fare, per la sua parte? "Quel che stiamo facendo con le liberalizzazioni. La gente ha capito: può essere d'accordo o no, ma sa che stiamo privilegiando l'interesse collettivo sugli interessi particolari. E in più, dobbiamo dare occasioni ai giovani, vogliamo liberare opportunità per loro. Per me, l'ho detto anche a Lippi e al capitano, a Cannavaro, è questo fare squadra. Vorrei tra pochi anni sentir dire per tutto il nostro Paese quel che ho sentito dire per gli azzurri: "Ce l'hanno fatta un'altra volta, sono imprevedibili. Ah, les italiens..."". (12 luglio 2006)
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#2 |
Senior Member
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intanto D'Alema se ne vuol andare (sta minacciando i suoi) aheuheuhaueheuhaueh
bella squadra...ma a differenza della nazionale di calcio che se anche un giocatore si dovesse ritirare,non si scioglierebbe il gruppo (e LORO sono dei vincitori), mentre nella vostra squadra basta che uno si ritiri e cadete...aeuaheuahuehaue (perdenti) ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuzzzzzzzzz Ultima modifica di Dj Ruck : 12-07-2006 alle 08:44. |
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#3 | |
Senior Member
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#4 | |
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#5 |
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questo governo è piu rivoltante di quello di berlusconi
![]() speriamo crolli presto
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"Meno male che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione" (Henry Ford) |
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#6 | |
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#7 |
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Quello che mi domando è: ma Prodi è al corrente dei rapporti tra i "giocatori" della sua "squadra"?
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#8 | |
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