Caso Phica.eu: come tecnologie digitali hanno alimentato un archivio abusivo di migliaia di immagini femminili
La chiusura di Phica.eu, storico forum online, svela un sistema tecnologico inquietante: algoritmi di fotoritocco e leak automatici usati per sottrarre e condividere immagini di donne – da influencer a politiche – senza consenso. Il nodo è digitale: controlli deboli, anonimato sul web e modalità operative sofisticate hanno alimentato questa forma di violenza virtuale
di Rosario Grasso pubblicata il 28 Agosto 2025, alle 14:55 nel canale WebUna piattaforma attiva per oltre due decenni è stata appena oscurata dopo che è emerso come sfruttasse tecnologie digitali per reperire, alterare e diffondere immagini di donne senza consenso. Da social network pubblici a leak privati, Phica.eu ha messo in campo un meccanismo sofisticato basato su automazione e manipolazione visiva.
Tantissime donne si sono ritrovate delle foto personali senza che avessero dato qualunque tipo di autorizzazione alla loro condivisione. A differenza dei tradizionali reati d'immagine, qui il cuore del problema si nasconde dietro strumenti digitali avanzati. Alcune immagini venivano prelevate direttamente da profili pubblici o trasmissioni televisive, altre generate o modificate attraverso software di fotoritocco o intelligenza artificiale, con l'obiettivo di spogliare, rimontare o inserire soggetti in contesti pornografici.
Il portale, attivo dal 2005, accumulava circa 200.000 iscritti, una rete di troll digitali pronti a commentare in modo violento e sessista ogni immagine postata. Lo sfruttamento tecnologico ha permesso ai contenti di diffondersi rapidamente e alimentato una catena di violenza virtuale che mescolava voyeurismo, disprezzo e anonimato.
I gestori hanno tentato una sortita nella nota di chiusura dove hanno affermato di avere sempre collaborato con le forze dell'ordine e di aver mai tollerato contenuti con minorenni o linguaggio violento. Sul piano tecnologico, rimangono però molti interrogativi: come funzionavano i meccanismi di filtraggio dei contenuti, chi gestiva gli algoritmi di ricerca automatica e se siano stati impiegati sistemi di riconoscimento facciale per identificare le vittime tra personaggi pubblici.
maggio 2023
— mary/NON MI FUNZIONANO I MESSAGGI (@blvckhvir) August 26, 2025
una tizia del mio paese mi manda una storia scrivendomi questa cosa.
(mai mandato mie foto a nessuno, MAI)
comincio a pensare a quale foto possano essere perché cazzo non ho mai mandato niente a nessuno - pic.twitter.com/difWHFqGBp
Il sito accumulava foto e video ottenuti anche tramite leak, cioè fughe di materiale riservato, che veniva catalogato in sezioni dedicate e commentato dai partecipanti con linguaggio denigratorio. In alcuni casi, un thread veniva creato per ogni vittima, completo di immagini e video probabilmente attraverso un sistema semi-automatizzato di archiviazione e moderazione utente.
Alla fine, è stata una combinazione di pressione pubblica – petizioni, denunce di influencer, modelle, attrici e volti noti – e indagini della Polizia postale a far emergere le dinamiche dietro la piattaforma. Numerose donne politiche, da Giorgia Meloni a Elly Schlein, Alessandra Moretti e Valeria Campagna, hanno scoperto le proprie immagini sul sito, accompagnate da commenti volgari e offensivi.
La tecnologia, in questo caso, non ha solo favorito la diffusione: ha rafforzato l'impunità. Anonimato degli utenti, assenza di moderazione efficace e algoritmi usati per scopi ossessivi hanno creato un sistema dove la privacy digitale e il consenso individuale venivano sistematicamente violati.
Resta aperta la domanda: quante altre piattaforme simili, alimentate da procedimenti automatizzati e intelligenza artificiale, operano al di fuori dei riflettori? E soprattutto, il quadro normativo e tecnologico è pronto per arginare una violenza virtuale che si rinnova in forme sempre più sofisticate?
Oltretutto, il caso ha acquisito una dimensione pubblica dopo un caso similare che ha coinvolto un gruppo su Facebook dove oltre 32 mila uomini condividevano foto intime delle mogli senza consenso, che mostra un pattern ricorrente di sfruttamento visivo e digitale.










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149 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoimmagino saranno le classiche foto del mare bikini o peggio ancora fotomontaggi e simili..
quello che non concepisco è che se proprio uno volesse fare fai da te.. con la schlein? con tutto quello che c'è nel web?
immagino saranno le classiche foto del mare bikini o peggio ancora fotomontaggi e simili..
quello che non concepisco è che se proprio uno volesse fare fai da te.. con la schlein? con tutto quello che c'è nel web?
Hanno sopportato TUTTO, anche il porno più spinto fino ai limiti della legalità, ma con le foto di Schlein hanno deciso che era TROPPO
E' tutta colpa del patriarcato, vergonia, sono indinniato !
Prima di tutto la diffamazione..
bla bla bla bla bla
E quindi il vilipendio di organi e personalità dello Stato quando, come è stato scoperto mercoledì, a essere prese di mira sono cariche istituzionali.
bla bla bla
Cosa rischiano invece gli amministratori dei portali?
Questa è la nota dolente. Il vero problema a tutt'oggi è la mancanza di una normativa efficace che individui le responsabilità oggettive delle piattaforme, spesso con sede all'estero, per mettono a disposizione una serie di servizi per gli utenti ma poi si chiamano fuori quando scoppia il caso su quanto scritto dagli stessi utilizzatori dei loro portali.
E quà si ride e io spero si intervenga, così il forum degli amici di biden, quello con lo sfondo viola lo facciamo saltare.
Alla prima cagata contro il governo.. ciaone ! E meme con la Meloni a testa in giù lì dentro ce ne sono a valanga, basta solo ravanare tra i post vecchi.
non mi provocare maledetto
ma scusa e allora tutti i meme sul berlusca e i festini? lì andavano bene perchè uomo che non li denunciavano?
Eeeeehhh buoni eh ! Thread pericolosissimo questo
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