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#1 |
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The Passion of the Christ 2.0
Alberto Crespi per l’Unità
Il film di Mel Gibson La passione di Cristo dura 126 minuti, ma gli ultimi 10 sono riservati ai titoli di coda. Su due ore scarse, il sangue, le botte, gli sputi, i ghigni dei sacerdoti e le risate dei centurioni occupano 40-50 minuti buoni. È una discesa negli inferi della tortura e del sadismo. Bando alle chiacchiere: vorrete sapere non tanto cosa racconta il film – la storia è antica - quanto come lo racconta. Siamo qua per servirvi. Inizio. Notte. Luna piena. Orto del Getsemani. Gesù aspetta i carnefici e trema di paura. Giuda lo vende ai sacerdoti: Caifa gli getta il denaro, al rallentatore (primo di tanti effetti «alla Peckinpah»). Il diavolo (Rosalinda Celentano) tenta Gesù: sembra che dal naso gli/le esca una caccola, poi scopriamo che è la coda del serpente che poco dopo gli/le sbuca da sotto le gambe. Satana è donna? Minuto 10. Arrivano i soldati. Con scarsa aderenza al Vangelo, gli apostoli estraggono le spade e scatenano la rissa. Tutto al ralenti: sembra un film di kung-fu. Pietro mozza l’orecchio a un soldato. Gesù raccatta l’orecchio, si avvicina all’armigero, glielo riappiccicca. Un miracolo inedito. Minuto 14. Gesù si prende le prime mazzate. Lo incatenano, lo buttano da un ponte e lo lasciano appeso per un po’. Giuda lo vede, poi è spaventato da una specie di zombie (i fantasmi della colpa). Sembra un film di Romero: guarda caso il remake di Dawn of the Dead ha scalzato La passione dal primo posto degli incassi Usa. Minuto 20. Primo flash-back. Gesù fa il falegname e Maria gli ordina di lavarsi le mani, che è pronto il pranzo. Gesù ha fatto un tavolo: compensato chiaro, taglio moderno. Sembra un mobile Ikea. Maria dice: non piacerà a nessuno. La Madonna non capiva nulla di arredamento e di «fai da te». Minuto 21. Inizia il processo. I sacerdoti sfottono, sputano, ghignano, ingiuriano, si fregano le mani, tramano: non si erano mai visti due bravi attori come Mattia Sbragia (Caifa) e Toni Bertorelli (Annas) recitare così male. Il processo diventa linciaggio. Pugni, calci nei denti, bastonate sulle costole. Un uomo normale sarebbe già morto. Nel frattempo Giuda è inseguito da una turba di bambini deformi che a loro volta gli sputano, lo percuotono, lo insultano. Alla vista di una carogna d’animale coperta di mosche e di vermi, Giuda decide di farla finita. Si impicca. Minuto 38. Gesù davanti ai romani. Mentre Caifa e Pilato discutono di alta politica, Gesù vede una colomba che vola, al rallentatore, su di lui. Minuto 50. La folla libera Barabba, che ha un occhio imbiancato dalla cataratta e ride come un ebete. Gesù viene consegnato ai centurioni. Minuto 52. Cominciano le frustate. Durano dieci minuti. Prima con le verghe, poi con il gatto a nove code. La carne vola via a brandelli, ma Gesù tiene duro. «Credere non possum, resistentia eius incredibilis», dice un soldato. L’effetto Asterix è fortissimo. I flagellatori ridacchiano, sbevazzano, sputazzano, godono quando il sangue del torturato schizza sulle loro facce. Ora siamo in un film di Tarantino, ma molto più violento e parossistico di Le iene. Minuto 67. Ecce homo, crucifige!, ecc. ecc. La folla è in tumulto. Un centurione grida: «Domate facinorosos!». Minuto 71. Via Crucis: girata nei Sassi di Matera, dura 19 minuti. Tutta Matera - pardon, tutta Gerusalemme - circonda Gesù. Calci, cazzotti, sputi, anatemi: cittadina simpatica. Il cireneo dà una mano, i romani (per par condicio?) menano pure lui. Minuto 93. Crocifissione. 18 minuti che prevedono: martello che cala sul chiodo ripreso dal basso, al rallentatore; dettaglio dei chiodi che entrano nella carne, con effetto sonoro tipo lavandino sgorgato; schizzi di sangue assortiti; rumore secco («crack») di braccio spezzato; Caifa che sfotte Gesù invitandolo a scendere dalla croce; corvo che cava e ingoia un occhio del ladrone perfido; soggettiva della prima goccia d’acqua che cade sul Golgota; lancia che fora il costato, con conseguente pioggia di sangue. Minuto 111. Deposizione. Rapida, indolore. Poco caravaggesca. Minuto 113 (ora si va di corsa). Resurrezione. Si apre il sepolcro, c’è un sudario bianco per terra, vuoto; accanto, seduto, c’è Gesù, senza più ferite. Fine. Dal punto di vista strettamente cinematografico, mai la grammatica dell’horror e della macelleria aveva raggiunto simili banalità e volgarità. Gibson aveva diretto abbastanza bene Braveheart, ma qui si rivela modesto e del tutto inadeguato. Il film è noioso, privo di spiritualità, di senso drammaturgico, recitato malissimo da tutti. L’aramaico ha una sua suggestione solo perché non lo capiamo. Il latino, che capiamo benissimo, è da barzelletta. Ah, sì: la domanda delle cento pistole. È anti-semita? Secondo noi, leggerlo in quella chiave gli dà un peso che non ha e non merita. I sacerdoti ebrei sono raffigurati in modo disgustoso, ma i centurioni romani non sono da meno: sarà anche anti-romano? In realtà è anti-umano: a parte Cristo, Maria, la Maddalena e i discepoli, tutti sono dementi sadici che si divertono a torturare. È un film senza speranza, senza redenzione. Forse, senza fede.
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Kotoshi mo yoroshiku onegai-itashimasu |
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#2 |
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io aspetto il 7 aprile prima di parlare
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Piangi e piangerai solo, ridi e il mondo riderà con te. |
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#3 |
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x anakin l'avevo scritto che mi aveva fatto ridere
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
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mah.. a leggere questa recensione sembra una gran scemenza.
un pò come "salvate il soldato ryan", incensato da tutti per tutta quella ultraviolenza... io dopo venti minuti mi stavo addormentando. non credo che andrò a vedere questo film al cinema, penso che affitterò il dvd quando uscirà. O magari lo guarderò (forse) in tv. |
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#5 |
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è decisamente troppo violento.... difficile non addormentarsi
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#6 |
Senior Member
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Città: Lodi
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Io ho visto la parte della flagellazione solo x pochi minuti e mi è bastata:mi ha suscitato una tristezza e una pena incredibili vedere Gesù sottoposto a simili torture....i soldati romani si comportano da bestie....
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La vita non è facile, a volte basta un complice e tutto è già più semplice ![]() La follia della donna: quel bisogno di scarpe che non vuole sentire ragioni
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#7 |
Senior Member
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che due coglioni, è solo un film per la miseria, mica una costituzione.
è veramente patetico tutto questo caos causato da un film. siamo al delirio più completo
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#8 | |
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Iscritto dal: Mar 2003
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a volte escono buoni film davvero, ma le premesse sono un poco sconfortanti. |
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#9 | |
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#10 | |
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Guarda....una medusa!!! |
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#11 |
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Città: Milano
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come gia detto nel altro 3D il "critico" del Unita',è ignorante non da poco.
certo non è obbligatorio conoscere i fatti dei Vangeli,ma se si scrive su un giornale di tiratura nazionale,per ridicolizzare quelle che per lui sono episodi inediti del Vangelo,si fa proprio la figura dei cioccolatai a saperne meno di un bambino che va a catechismo. a quanto pare il fatto che i discepoli estraggono le spade,e l'orecchio mozzato viene riattaccato sono incredibili novita' per costui...(e ho letto solo le prime dieci righe..chissa cos'altro dopo). insomma non mi sembra un personaggio a cui far molto affidamento,per valutare un film sulla passione di Gesu'. probabilmente han fatto scrivere quello che le sparava piu' grosse.
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"Primo Ministro Ombra della Setta dei Logorroici - Quotatore Atipico - Cavaliere della Replica Instancabile" |
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#12 | |
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Esatto! Le tue parole esprimono al 100% il mio pensiero. Saluti.
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#13 | |
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Re: The Passion of the Christ 2.0
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#14 |
Senior Member
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l'unica cosa che ho da dire è che, vedendo il trailer, la fotografia è veramente impressionante.
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#15 | |
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Re: Re: The Passion of the Christ 2.0
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#16 | |
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#17 |
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Furio Colombo per l’Unità
Il giorno del «Venerdì Santo», uscirà anche in Italia - sotto mentite spoglie di santità - un film pornografico che dovrebbe essere vietato ai bambini. Si intitola: «La Passione di Cristo». È opera prima da regista di Mel Gibson (Nota di Dagospia: qui Colombo sbaglia, Gibson ha già diretto L’Uomo senza Volto nel 1993 e Braveheart nel ’95, per il quale ha persino vinto un Oscar). Si segnala più alla storia psichiatrica che a quella del cinema per alcune allarmanti caratteristiche. C'è, in questo film, un impulso incontenibile a godere dello spettacolo sadico che viene spinto, dopo ogni esplosione di violenza e di sangue, a uno stadio successivo di più violenza e più sangue. Non stiamo testimoniando di una incapacità di Mel Gibson di controllare i suoi impulsi. L’ex attore e nuovo regista crede fermamente nel sadismo più estremo. Il fatto che in questo film la vittima di torture malvagie e dettagliatamente descritte, con cambio di strumenti e progressiva esaltazione della sofferenza sia Gesù Cristo, non toglie nulla alla qualità pornografica del film, che sconsiglia la visione ai più giovani. Gibson infatti unisce allo scrupolo pornografico (tutte le forme della tortura in una spirale senza fine in espansione continua destinata purtroppo a intaccare nel pubblico le difese che tengono a bada gli istinti peggiori) un vigore narrativo raro nei film pornografici. Tale vigore moltiplica l'effetto devastante delle sue lezioni di sadismo. Il Marchese De Sade, che ha dato il nome all'espressione malata dei sentimenti di cui stiamo parlando, intendeva contenere l'orrore del dolore inflitto di proposito a una vittima selezionata dentro i limiti, per quanto deviati, di un gioco. Gibson, al contrario, mostra polso, energia, e anche un certo talento visivo. Ma la qualità certamente pornografica è dilatata dalla natura della storia (la lotta fra il bene e il male) e della vittima (il figlio di Dio che, con la sua sofferenza, cancella i peccati del mondo). Il Cristo di Gibson, privo del tutto di identità e personalità e riconoscibilità, secondo la migliore tradizione pornografica, è niente altro che un corpo incatenato e disponibile da torturare in tutti i modi e con tutto il sadismo possibile. La tortura - nel film - avviene davanti a una folla, inclusi donne e bambini. E il fatto che una delle donne sia una Maria, priva anch'essa di identificazione e personalità, non attenua ma esalta il sadismo dello spettacolo che resta privo di ogni connotazione umana o divina. E per quanto il film si dica ispirato a esasperate visioni mistiche, resta pura tortura di un corpo vivo, nudo e completamente disponibile del quale - a parte poche frasi evangeliche raramente e incongruamente fatte mormorare durante la tortura - morte che dura 120 minuti – non sappiamo nulla, e che è dunque la vittima perfetta della migliore-peggiore pornografia. Il carattere deplorevole e scostante di questo film (c'è da domandarsi quanto sarà grande l'imbarazzo delle scolaresche che saranno portate a vederlo, soprattutto dei loro insegnanti, se non vi sarà un ripensamento per rispetto ai più giovani) è ingigantito dalla completa estraneità del regista Mel Gibson al mondo dell'arte. Secoli di pittura, letteratura, poesia e diaristica mistica, per lui sono passati invano, e persino i Vangeli, che pretende di narrarci in aramaico, ebraico e latino, (tutto il film è con sottotitoli) non lasciano quasi traccia. Infatti non troverete nulla dell'amore cristiano, della sobrietà cauta ed essenziale degli Evangelisti e del senso di donazione, di offerta dei mistici. Invece di offrire (sentimenti, fede, passione, in una narrazione religiosa così importante) Gibson prende per sé, e gira agli spettatori, la soddisfazione di essere violento, sanguinolento, esagerato in tutti gli aspetti in cui si può infliggere la sofferenza fisica. Si toglie il gusto di prendere da quel sangue tutto il beneficio spettacolare possibile. In questo modo compie un'operazione che è il contrario del misticismo: invece di donare per amore, incassa per sadismo. L'arte cristiana, per questo regista barbaro, ossessionato dai tanti modi diversi, e anche fantasiosi, in cui si può far sgorgare sangue da un corpo umano, non esiste. Le crocifissioni di secoli di arte sono trasformate in un'orgia, in cui l'autore non si priva neppure della più rozza e volgare pratica della celebrazione sadica. I soldati romani non solo insistono oltre ogni limite affinché lo spettacolo di sangue non abbia fine, ma ridono. Ridono mentre frustano, ridono nel provare un espediente nuovo, ridono quando trafiggono, inchiodano, cercano carne viva da un lato e dall' altro, e continuano finché c'è pellicola. Chi sono i soldati romani in questo film e chi sono gli ebrei, i sacerdoti del Tempio, il popolo che urla contro Gesù e vuole salvare Barabba (in questo film, Barabba è un incrocio fra Long John Silver dell'isola del tesoro e Mangiafuoco di Pinocchio) e non si stanca per due ore di volere e di chiedere e di guardare la lunga tortura e la lenta morte di Cristo? Che Gibson se ne renda conto o no, i romani sono le truppe tedesche della Seconda guerra mondiale che – nonostante l'umanesimo e la cultura dei loro comandanti - alla fine si decidono a fare tortura e massacro perché gli altri – gli ebrei - li hanno proprio costretti. Questo film sadico e pornografico (lascio ai teologi cristiani di dire se è anche sacrilego) è il più antisemita nella storia del cinema, compreso il film Suss l'ebreo voluto da Goebbels. Non mi sembra eccessivo riassumerlo così: «Smettetela di piangere su tutte quelle storie di Auschwitz. Guardate, guardate bene che cosa quelli hanno fatto a Cristo». Ciò che definisce il rapporto esplicito di questo film col razzismo antisemita, di impronta cattolica tradizionalista - quella che ha segnato di sangue i secoli - non è solo, non tanto, nella costanza e petulanza con cui i sacerdoti del Tempio - e il popolo aizzato dai sacerdoti – chiedono la punizione di Gesù, esigono la flagellazione, e poi non si danno pace se non arriva la crocifissione, e si impegnano a liberare Barabba in modo che l'atto di clemenza annuale del governatore romano non possa toccare a Gesù. Non è neppure nel rapporto particolarmente odioso creato dal regista fra i tedeschi-romani, (che sono restii al sangue, fino a quando non li spingi a farlo con le dovute provocazioni) e i sacerdoti, che non smettono di dare ai tedeschi-romani tutte le ragioni per scatenare il loro implacabile inferno punitivo. No, il punto alto e inequivocabile del razzismo del film è nel richiamo alla modernità, alla contemporaneità degli eventi. Prima evidenza: dopo ogni episodio di bestiale violenza, il sangue dell'uomo torturato - che non appare mai come «il figlio di Dio», ma sempre e solo come un uomo torturato, creando così un tipico film horror - viene raccolto. È già la prova inconfutabile del grande processo, è già il sangue del delitto, così importante per la tradizione antisemita dei secoli che verranno. È già la spinta che serve al progrom, mentre il controcampo, ci mostra costantemente il ghigno degli ebrei, sacerdoti e popolo. Seconda evidenza: il film di Mel Gibson trascura costantemente di dire chiaro che Gesù è ebreo. Ti fa capire che l'accusa di sacerdoti («quel Gesù bestemmia!») significa dichiarare ai romani: «Non è uno di noi». Quanto ai soldati romani, presentati come serial killer dementi dal regista Mel Gibson (ricordate? Massacrano e ridono, massacrano e ridono) ci viene fatto capire che il cartello inchiodato alla croce - Gesù Nazareno re dei giudei - è uno scherzo dei soldati per esagerare la bestemmia: né re, né ebreo. E giù risate. E il sangue, che vola, che schizza, che cola, che spilla, che sgorga, che sguazza, è il sangue che chiede giustizia e che giustifica tutti i massacri e le persecuzioni razziste della storia. Terza evidenza: la classe dirigente romana (il governatore Pilato, la sua sensibile moglie) è colta, moderna, estranea alle superstizioni, sensibile all'ordine pubblico. È una classe dirigente che resiste sia all'idea di uccidere che di perseguitare chi non è nemico del sistema romano. Ma gli ebrei premono e insistono, e dimostrano in tutti i modi che sono in grado di diventare un pericolo, se non saranno accontentati. L'ufficiale superiore Pilato prova e riprova a tenere testa a tanta nequizia. Alla fine è costretto a decidere, per buone ragioni politiche, e militari, che gli ebrei se la sono voluta. E inizia il massacro di Cristo, richiesto, con vasta partecipazione di popolo, dagli ebrei. L'accusa di deicidio qui c'è, integra e piena e senza riserve. Ma nella figura colta e pacata, del leader militare Pilato si legge anche un'altra forma di determinazione: non provocatemi. Ho capito chi siete: gente che non esita a far massacrare un giovane innocente. È chiaro che siete capaci di tutto. Se necessario, bisognerà dare anche a voi la lezione che meritate. E allora quale posto migliore di Auschwitz, se considerate l'argomentazione storica, psicologica, culturale del film di Mel Gibson? È stupefacente che, ai nostri giorni, la cultura, la Chiesa e il pubblico, in America e in Europa, accettino un film pornografico e blasfemo. Blasfemo sopratutto in questo: invece di lavare i peccati del mondo, in questo film la interminabile tortura di Cristo serve a elencare a una a una le colpe degli ebrei e la loro inevitabile condanna. È stupefacente, è vergognoso, ma sta accadendo. Fra poco accade a Roma, a pochi passi dal Papa.
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#18 | |
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Ma sarà uno libero di interpretare gli scritti sacri come cacchio vuole? Ma insomma......già al mondo d'oggi la religione ci sta rompendo di molto i maroni (guardate tutti i casini che ci sono per colpa del se uno crede o no, se crede in cristo piuttosto che in maometto etc...) Mel Gibson ha fatto un film....può piacere o meno, può o no essere una ciofeca ma sollevare simili polveroni tra ebrei - romani - cristiani del se uno fosse più o meno strunz perchè ha dato una fustigata in più al povero Gesu mi sembra da (scegliete voi un insulto) Ciao!
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#19 |
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registro un dato di fatto:
Il vangelo secondo Matteo di Paolo Pasolini Jesus Christ Superstar di Jewison Gesù di Zeffirelli L'ultima tentazione di Cristo di Scorsese La passione di Cristo di Gibson x ragione diverse, tutti hanno fatto discutere... è un dato interessante
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http://www.cipoo.net Musica corale di pubblico dominio - spartiti-MID-MP3 Chi cerca conferme le trova sempre. (Popper) |
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#20 |
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Io nn mi fido dellae critiche di nessuno....lo devo vedere e basta...quello che odio sono i sottotitoli
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Auto : ""GUNDAM"" @ RR"":...sempre MOOOLTO W.I.P. |
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