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Old 08-11-2007, 19:50   #1
easyand
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Il ministero degli esteri lancia il Gruppo di Riflessione Strategica

Al Ministero degli Esteri nasce una nuova struttura
per definire le linee della politica estera a media e lunga scadenza
Farnesina, D'Alema lancia
il "Gruppo di riflessione strategica"
"Il G8 diventerà G14"? Chi ci darà il gas nel 2050?
di VINCENZO NIGRO


Massimo D'Alema

ROMA - Quanti saranno i membri del G8 entro il 2010, arriveranno a 14 anche con Sudafrica, Egitto e Messico? Chi darà gas all'Italia nel 2050, e come dovremo proteggere i nostri approvvigionamenti? E' giusto che l'Italia continui a puntare le sue carte politiche soprattutto sull'Europa unita, o il nostro europeismo ha bisogno di una revisione, di un aggiornamento?

Oggi la crisi della politica interna italiana sembra aver preso il sopravvento su tutto il resto. Ma ci sono scelte decisive, strategiche, a cui dobbiamo iniziare a lavorare da subito se si vuole costruire il futuro del paese. E la crisi politica interna non è una buona ragione per rimanere immobili. Per queste ragioni il ministro degli Esteri Massimo D'Alema ha avviato alla Farnesina il lavoro del "Gruppo di riflessione strategica". E' una nuova struttura, simile a quelle che esistono in buona parte dei paesi occidentali, promossa dal Governo italiano per definire le linee della politica estera a medio e lungo periodo.

Il Gruppo coordinato da Marta Dassù, secondo D'Alema dovrebbe essere un "tavolo di riflessione aperto ad esperti esterni", ed è stato incardinato alla Farnesina. Verrà collegato all'Unità di Analisi e Programmazione, la struttura interna del ministero diretta dal diplomatico Maurizio Massari, che ha già la missione di studiare gli scenari futuri per la politica estera italiana.

A COSA SERVE
L'idea della Farnesina è che il Gruppo sia "uno strumento per pensare la politica estera in termini di medio e lungo termine; non bisogna immaginare soltanto come sarà il mondo tra qualche anno, ma anche prefigurare degli scenari, fare delle simulazioni. In un contesto che vada al di là degli schieramenti politici". Nel suo discorso inaugurale D'Alema ha detto: "Il Gruppo non supplisce a una funzione politica, ma in un contesto in cui un bipolarismo che nasce spesso ci costringe al breve periodo dei governi, bisogna pensare la politica estera al di là della durata dei governi, delle alleanze politiche".


CHI NE FA PARTE
Alla prima riunione sono stati invitati una quarantina di diplomatici (Massolo, Massari, Nelli Feroci), esperti di politica estera (De Michelis, Silvestri, Biancheri), rappresentanti dell'industria (Maugeri, Bernabè), di ministeri come la Difesa (Di Paola, Camporini) e il Commercio Estero (Schiavo), dei servizi di sicurezza (Branciforte e Cucchi), delle banche (Scognamiglio) e dell'università (Guolo, Panebianco, Andreatta), dei media (Venturini, Caracciolo).

LA MISSIONE
D'Alema ha aperto i lavori: "La comunità internazionale si trova in una situazione diversa da quella che siamo stati abituati a conoscere nel secondo dopoguerra". E' una situazione caratterizzata da complessità e fluidità. Per l'Italia - dice il ministro - i giochi sono aperti, "ci dobbiamo conquistare un posto, un ruolo che non ci viene regalato da nessuno". Per questo, secondo il ministro, c'è bisogno di pensare la politica estera al di là della durata dei singoli governi, delle maggioranze politiche del momento: "Il bipolarismo interpretato senza visione strategica ci costringe al breve periodo, mentre ci sono cambiamenti strategici sui quali dobbiamo ragionare".

Per il ministro degli Esteri ci sono molti fattori di cambiamento. Innanzitutto cambiano gli attori internazionali: agli Stati in ascesa e a quelli in declino si affiancano le realtà locali all'interno degli stessi Stati, ma poi attori come le Ong, le organizzazioni multilaterali, i gruppi di pressione. Secondo: cambia la struttura del sistema internazionale, che dalla centralità dell'area occidentale costruita attorno agli Stati Uniti vede il consolidamento di nuovi centri di gravità, soprattutto in Asia.

Terzo, cambiano i temi della politica estera: la lotta al terrorismo, il tema dei cambiamenti climatici, la necessità della sicurezza energetica diventano spinte determinanti nella creazione di una politica estera.
Il risultato è quello che D'Alema ha notato riferendosi a questi primi mesi di vita del governo Prodi: all'Onu Roma siede per due anni in Consiglio di sicurezza, e in quel contesto spesse volte l'Italia - che è una paese Nato e Ue - non trova intesa totale con paesi membri delle due organizzazioni che tradizionalmente hanno dettato la politica estera nazionale. Il senso dell'osservazione: cambiano i vincoli, non c'è più un pensiero unico, "aumenta l'autonomia, ma c'è anche più responsabilità".

L'Italia - dice D'Alema - in questo contesto sente di essere una potenza regionale, i cui confini sono quelli del Mediterraneo, dei Balcani, del Medio Oriente. Ma il suo ruolo di produttore mondiale, di esportatore globale ai tempi della globalizzazione economica non le permette di rinunciare a guardare ai fatti politici del mondo. Come dire: per realismo vorremmo occuparci solo delle cose di casa nostra, del "mare nostrum"; ma le sfide politico-economiche ci costringono ad essere presenti nel mondo. Bisogna inventarsi un modo per farlo senza rinunce e senza velleitarismi.

IL DIBATTITO
I temi lanciati da D'Alema hanno aperto una discussione nel Gruppo Strategico che ha coinvolto i partecipanti a questa prima riunione del Gruppo. Gianni De Michelis (presidente Ipalmo): è bene definire l'interesse nazionale, ma non dobbiamo fare una riflessione teologica sull'interesse nazionale, bisogna capire come l'Italia può stare in maniera efficace nel sistema internazionale, Silvio Fagiolo (ambasciatore, il Sole 24Ore): gli orizzonti strategici che vorremo disegnare comunque verranno dettati a tutti dal mandato della politica, in Italia e nel mondo.

La prossima presidenza americana, i nuovi governi in Europa e nel mondo influenzano di continuo la possibilità che la nostra visione delle cose possa effettivamente avverarsi. Leonardo Maugeri (Eni): attenzione, per un'industria come l'Eni il 2020 è già scritto, in quell'anno noi già sappiamo quanto petrolio produrremo, dove, con quali investimenti. Questo rafforza il senso della necessità di "visione strategica" che la dirigenza del paese deve avere.

Il modo in cui dovrà lavorare il Gruppo è ancora tutto da inventare: la struttura della Farnesina guidata da Massari fornirà il riferimento attorno a cui, di volta in volta, convocare i vari esperti, i diversi protagonisti. Per un lavoro che in una fase di altissima incertezza politica appare assai vellitario, ma che forse proprio questa crisi rende assolutamente indispensabile.

(31 ottobre 2007)


http://www.repubblica.it/2007/10/sez...farnesina.html
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