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01-02-2012, 14:58 | #1 |
www.hwupgrade.it
Iscritto dal: Jul 2001
Messaggi: 75175
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Link all'Articolo: http://www.gamemag.it/articoli/3119/...ore_index.html
Neve. Salta la presentazione stampa di oggi: è il momento opportuno per mettere giù due parole ancora una volta a proposito di valutazione dell'opera di intrattenimento. Parlerò molto di cinema in questo piccolo pezzo, ma chiaramente molti concetti possono estendersi ai videogiochi visto il ruolo sempre più centrale che sta acquisendo la narrazione nel media videoludico. Ecco, quindi, qualche idea, che spesso nasce da confronti con colleghi o altre persone che "bazzicano" nel mondo dei videogiochi o che, più semplicemente, sono appassionate di cinema. Click sul link per visualizzare l'articolo. |
01-02-2012, 15:55 | #2 |
Junior Member
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Messaggi: 4
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Mi torna in mente Carmelo Bene...
Credo che chi interpreta sia sempre autore. Può essere un pessimo autore che cerca di copiare un'immagine stereotipata del personaggio, o un buon autore, che la reinterpreta e la attualizza secondo la propria sensibilità. Il primo passo è cancellare dal dizionario la parola "oggettività" :-)
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01-02-2012, 16:02 | #3 |
www.hwupgrade.it
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Concordo pienamente
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01-02-2012, 18:45 | #4 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2006
Messaggi: 19380
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quanto conta l'autore?
Secondo me l'autore è tutto. La costruzione del personaggio è del tutto sua anche se è presa da materiale che pre-esiste l'opera; come anche la scelta di farlo vivere sullo schermo "alla Tarantino" o di farlo interpretare allo spettatore "alla Stanley Kubrick". Una divisione sicuramente semplicistica ma che rende l'idea. La stessa cosa si potrebbe dire dei videogiochi (perlomeno di quelli che vale la pena di chiamare opere d'arte): alcuni puntano a farti vivere soprattutto il gameplay (penso ai vari eroi "muti" privi di personalità ) altri invece puntano molto sulla storia e sulla caratterizzazione dei personaggi (Batman ne è un esempio riuscito). Entrambi i modi in linea teorica possono favorire un certo grado di coinvolgimento col personaggio ma le modalità sono molto diverse: nel primo caso ci "sostituiamo" al personaggio, nel secondo caso ci "identifichiamo" con lui. Nolan è un regista che mi piace perchè cura molto l'aspetto psicologico dei suoi personaggi, una dimensione che viene spesso trascurata sia dai registi che dai creatori di videogiochi. Ultima modifica di Kharonte85 : 01-02-2012 alle 18:49. |
01-02-2012, 19:00 | #5 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2006
Messaggi: 19380
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Quote:
Questa idea del "non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace" andrebbe sradicata. Non esistono opinioni assolute ma di certo esistono pareri più autorevoli di altri. Questo ci consente di dire che "oggettivamente" un film come Inception o il Cavaliere Oscuro vale molto di più che non un "Natale a Honolulu" qualsiasi |
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02-02-2012, 00:38 | #6 | |
Member
Iscritto dal: Jan 2012
Messaggi: 48
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Quote:
Questa malformazione deriva, forse, dal fatto che troppo spesso l'arte sia sinonimo di "bellezza". L'arte, invece, è ANCHE bellezza ma in un senso molto più ampio. E se nell'arte c'è un messaggio allora non può arrivare un pinco pallino qualunque e pensare che la sua opinione, per quanto legittima, sia rilevante o autorevole. |
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02-02-2012, 07:48 | #7 |
Junior Member
Iscritto dal: Sep 2007
Messaggi: 4
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@ Kharonte85
Diciamo che nella materia tecnica ma in generale in qualunque materia, esiste un concetto di esperienza (in questo caso quanti videogiochi ho analizzato nella mia vita) e in generale di "prossimità" alla materia osservata: queste variabili a mio avviso bastano a qualificare l'autorevolezza o meno di un giudizio. Non risolvono però il problema dell'oggettività! |
02-02-2012, 08:48 | #8 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2007
Città: Padova
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Io penso che ciò che si intende come "oggettivo" nel senso proprio del termine (da dizionario) è neccessariamente precedente a qualsiasi interpretazione.
Dopodichè si entra nel campo del "soggettivo", e quindi esiste al massimo un "consenso" o "accordo" tra i soggetti. Se invece in questo contesto con il termine "oggettivo" intendeva altro, allora sarebbe il caso che se ne esplicasse il significato, che si fornisse la definizione di "oggettivo", onde evitare fraintendimenti.
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As long as you are basically literate in programming, you should be able to express any logical relationship you understand. If you don’t understand a logical relationship, you can use the attempt to program it as a means to learn about it. (Chris Crawford) Ultima modifica di banryu79 : 02-02-2012 alle 08:55. |
02-02-2012, 17:53 | #9 |
www.hwupgrade.it
Iscritto dal: Feb 2006
Messaggi: 444
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Chiaramente, gradire o meno un qualsiasi tipo di opera di intrattenimento rientrerà sempre nella sfera della soggettività.
Per un recensore, d'altra parte, ci sono alcuni parametri, degli agganci che deve riconoscere e valutare, che rientrano nel campo dell'oggettività. |
02-02-2012, 18:33 | #10 | ||
Senior Member
Iscritto dal: May 2006
Messaggi: 19380
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Quote:
In entrambi i casi avere l'esperienza e la conoscenza sono requisiti fondamentali, certo non risolvono la questione dell'oggettività/soggettività ma certamente aiutano a formulare un giudizio con cognizione e coscienza di quello che si sta valutando. In altre parole se è vero che il "punto di vista" è sempre soggettivo ciò non dovrebbe impedirci di formulare un giudizio basato su un ragionamento razionale, equilibrato e il più possibile oggettivo. Quote:
Ultima modifica di Kharonte85 : 02-02-2012 alle 18:40. |
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03-02-2012, 09:33 | #11 | |
Senior Member
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Quote:
Prendi un quadro: non sono un artista ne un pittore, ma sono ragionevolmente certo che chi è del mestiere sia (o debba essere) più o meno in grado di valutare un opera dal punto di vista tecnico. Questo vale anche per i videogiochi, i film, la danza. Per la ginnastica artistica. Ma una valutazione dell'aspetto tecnico non richiede alcuna interpretazione, al massimo capacità di analisi, competenza specifica e onestà intelletuale. La tecnica è codificabile e codificata e dunque riconoscibile. Spesso è una valutazione di aspetti quantitiativi e/o metodologici. Di aspetti esecutivi. Se oltre alla tecnica tiriamo in ballo l'aspetto artistico, entriamo (secondo me) neccessariamente nel campo del soggettivo. Perchè tiriamo in ballo (anche) le emozioni. I significati. Aspetti e comunicazioni non verbali e/o non verbalizzabili previa, appunto interpretazione. E chi interpreta è il soggetto. Per ricollegarmi al discorso che facevano l'autore dell'articolo e Di Domizio, quando diceva: "credo che chi interpreta sia sempre autore". Io credo che l'autore, in quanto creatore di un'opera, sia "costretto" a interpretare. E' soggetto attivo. Estrinseca da se verso l'esterno. Lo spettatore, in quanto fruitore può interpretare o meno, in tutto o in parte, fermarsi in ciò che più lo colpisce eccetera. Ma non estrinseca nulla. Non crea nulla: è soggetto passivo. Se Di Domizio in quell'"interpretare" dell'autore include l'atto creativo, allora in questo senso sono d'accordo con lui: è solo l'autore di un'opera d'arte, che interpreta.
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03-02-2012, 10:27 | #12 |
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la soggettività può essere ridotta con l'onestà intellettuale, quando si è davanti a un opera d'arte e si è del mestiere, si riesce sempre a capire l'impronta dell'autore, il lato artistico è sempre riconoscibile, magari non ci piace, ma se si è critici, bisogna saperlo sempre cogliere
come kharonte ha ben specificato, se si tratta di picasso, a me Guernica non piace, ma una volta contestualizzata l'opera, si percepisce benissimo l'impronta dell'autore
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Quelli che dicevano che era impossibile non hanno mai fatto un tentativo Inventario Steam contattatemi se interessati |
03-02-2012, 11:02 | #13 | |
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Quote:
La soggettività non è una quantità e neppure un'atteggiamento o stato mentale, è una conseguenza dell'essere soggetti. Non c'entra niente con l'esercizio dell'onestà intellettuale.
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03-02-2012, 11:11 | #14 |
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secondo me sbagli, se uno ci si mette riesce a non farsi influenzare dai propri gusti nel giudicare un qualcosa
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03-02-2012, 12:16 | #15 | |
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Ho il dubbio però che stiamo parlando di altro rispetto alle tematiche sollevate da Rosario Grasso e Di Domizio (vedi l'esempio delle due scene nell'articolo, il ruolo dello spettatore e il "problema dell'interpretazione" sollevato).
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05-02-2012, 13:50 | #16 | |
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Iscritto dal: Jun 2009
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Quote:
allo stesso modo se l'arte soggettiva di picasso non ti da nulla a livgello emotivo, difficilmente scriverai una biografia o farai il regista di un film sul pittore..metteranno una persona che prima di tutto ama picasso e che prova emozioni davanti alle sue tele. non dimentichiamo che dietro ogni cosa che conosciamo bene in ogni sua parte e che siamo in grado di descrivere meglio di altri, c'è sempre una grande passione che sucita in noi forti emozioni che ci portano appunto ad approfondire quello che ci piace avendo infine in dote una conoscenza e una esperienza che si può utilizzare per dare il cosi detto "parere autorevole" |
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07-03-2014, 18:39 | #17 | |
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Quote:
I personaggi fanno parte della narrazione, che a sua volta è una parte del gioco nel suo insieme. A volte succede che una parte da sola riesca a tirare un gioco ad esperienze di eccelente 'qualità' e a sopperire a mancanze o sufficienze o mediocrità di altre sue parti. L'esempio contrario che viene fatto nell'editoriale non cambia il concetto: il giudizio negativo su un solo aspetto del gioco (un personaggio, un'ambientazione poco riuscita...) può a mio avviso modificare radicalmente e negativamente l'esperienza che un videogiocatore ha con tutto il titolo... anche se per molti altri aspetti è di eccellenza. Il ruolo del critico, secondo me, non è quello di stabilire quale componente è più o meno autorizzata a cambiare o meno un giudizio o peggio la 'valutazione oggettiva' dell'opera. Il critico dovrebbe occuparsi di tentare di raccontare o più ambiziosamente spiegare attraverso quali meccanismi si è verificata o possa o meno verificarsi un'esperienza negativa o positiva... e scusate se è poco! Riguardo le considerazioni fatte in questo editoriale sull'autorialità e in particolare a quelle accennate sul confronto tra Kubrik e Tarantino, vorrei approfondire per capirle meglio... sarebbe prezioso un link. Mi viene da citare un autore che di solito non amo (preferendo altri approcci): Umberto Eco in 'Lector in fabula' parla di 'Cooperazione interpretativa' del lettore nei testi narrativi... da bravo e suggestivo borioso intellettuale qual'è, tira fuori termini e concetti come 'lettore modello', 'previsioni e passseggiate inferenziali', 'strutture di mondi' ecc.. A parte la mia soggettiva esperienza personale con l'autore (non ho mai digerito ad es. il trattato di semiotica nonostante letture e riletture e minuzzature da me fatte)... questi concetti, se veri in un testo narrativo, hanno una preponderante attualità nel mondo dei VG attuali. Nella borsa degli attrezzi di un critico di VG ritengo imprescindibile un tentativo di analisi con questi attrezzi teorico-concettuali, specialmente quando si trattano temi come quello del rapporto tra autorialità e fruitore che emerge da questo editoriale. Ad una prima supeficialissima impressione, viene da dire che apparentemente, lo spazio di 'cooperazione interpretativa' e di generazione di 'mondi possibili' lasciato al videogiocatore sia enormemente ampliato nel videogioco (rispetto al testo narrativo).... ma.... se penso ad un meta-gioco come 'The stanley parable', che a mio avviso fonda tutta l'esperienza propio sull'ironia e riappropiazione di questa finta abdicazione di autorialità... mi sorge il dubbio dell'esatto contrario! Ultima modifica di stelestele : 10-03-2014 alle 20:32. Motivo: Piccole corrrezioni di chiarimento |
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