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#141 |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: a casa mia
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Anche il presidente Ciampi non sembra aver gradito molto gli sviluppi della questione:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/P...8/ciampi.shtml «Altrimenti come si esprime la libertà di parola?» «E' il Parlamento il luogo delle decisioni» Dall'Inghilterra Ciampi risponde indirettamente a Berlusconi: «Il dibattito in aula è più utile che andare in televisione» LONDRA - Se si vuole formare la gente, se si vogliono maturare le decisioni che contano, prima di andare in televisione si vada in Parlamento: Carlo Azeglio Ciampi, prima di lasciare il Regno Unito culla dei parlamenti moderni, ribadisce e precisa. Il mio, spiega, è un elogio del Parlamento perché «fare l'elogio del Parlamento è fare l'elogio della democrazia». Le parole del presidente della Repubblica arrivano il giorno dopo la decisione comunicata dal premier Berlusconi di non riferire alla Camera sugli ultimi sviluppi dell'Iraq e dopo le polemiche seguite alla partecipazione dello stesso Berlusconi alla puntata di Porta a Porta. Da Ciampi nessun riferimento diretto, ma il messaggio sembra chiaro. «Uno Stato che si voglia chiamare democratico - ribadisce il il capo dello Stato concludendo la sua visita ad Oxford - non può non avere un Parlamento effettivamente funzionante quale luogo dove si prendono le decisioni principali attraverso il dibattito che, in Parlamento non è mai inutile». «La libertà di parola, se non c’è il Parlamento, come la esprimiamo veramente? - si chiede Ciampi - Certamente l’altro strumento sono i mass media. Ma quello più autentico, più vero, è appunto il Parlamento. Su questo non ho dubbio alcuno». 18 marzo 2005 |
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#142 |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: a casa mia
Messaggi: 900
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Per verifica l'analogo articolo de La Repubblica
http://www.repubblica.it/2005/c/sezi.../ciampitv.html Ultimo giorno di visita a Londra per il Capo dello Stato "Le decisioni che contano le prendono Camera e Senato" Ciampi: "Il Parlamento, non la tv è la vera base della democrazia" LONDRA - Le decisioni che contano vanno prese in Parlamento, prima di andare in televisione. Nel suo ultimo giorno di visita nel Regno Unito, dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, giunge un richiamo sul ruolo del Parlamento, "base della democrazia". Nessun riferimento diretto alle polemiche recenti, ma quando i cronisti che lo seguono a Westminster gli chiedono se il suo sia un ragionamento generale o più riferito al nostro paese, lui risponde che "certo", vale la seconda spiegazione. "Uno Stato che si voglia chiamare democratico - ribadisce Ciampi - non può non avere un Parlamento effettivamente funzionante quale luogo dove si prendono le decisioni principali attraverso il dibattito che, in Parlamento, non è mai inutile". La giornata è anche l'occasione per un bilancio del viaggio a Londra, "estremamente positivo" secondo il Capo dello Stato, che elogia una "saggia Regina che incarna, con profondo senso del dovere, l'attaccamento del suo paese alla libertà e alla democrazia". I contatti avuti con la Regina, con il primo ministro Tony Blair, con i leader dell'opposizione e i vertici parlamentari sono stati tutti calorosi "sotto il profilo umano, in un clima amichevole ed affettuoso". A Westminster il Presidente della Repubblica ha voluto fare "l'elogio del Parlamento" perché equivale a "fare l'elogio delle democrazie, della democrazia nata in tempi lontani nel Mediterraneo", e perché "nei secoli l'istituzione è diventata il fondamento di ogni Stato che voglia chiamarsi democratico". Per questo il dibattito in Parlamento "è importante", anche se "a volte può sembrare inutile". E' importante perché "serve ad informare la popolazione dei problemi che esistono, oltre che a maturare le decisioni". Carlo Azeglio Ciampi parla poco prima di andare in visita al Museo Ashmolean, una delle storiche istituzioni dell'antica università che ieri gli ha conferito la laurea honoris causa in diritto civile. "Come esprimiamo la libertà di parola se non c'è il Parlamento? Certamente rimane - afferma - l'altro strumento rappresentato dai mass media. Ma quello più autentico, più vero, è il Parlamento. Su questo - conclude il Presidente - non ho dubbio alcuno". (18 marzo 2005) |
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#143 |
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Bannato
Iscritto dal: May 2004
Città: Cagliari
Messaggi: 704
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Elementi del passato
Vorrei tornare al discorso istruzione a cui cerbert ogni tanto fa riferimento, per dire che l’istruzione in Iraq fosse a livelli quasi occidentali o israeliani Ebbene l’enciclopedia multimediale rizzoli-larousse, facendo riferimento a dati del 92, per l’istruzione in Iraq dice che sebbene teoricamente fosse obbligatoria per la fase primaria e secondaria, l’analfabetismo rimanesse altissimo soprattutto nelle campagne, facendo ascendere il tasso di analfabetismo o semianalfabetismo dell’intera popolazione irakena, a ben il 55% del totale Per Israele invece parla di un fisiologico 5%, cioè un dato 11 volte inferiore a quello irakeno, vabbè adesso cerbert mi dirà che rizzoli-larousse spara fregnacce, a che pro non si capisce Ma anche prendendo per buone le sue tesi sull’istruzione irakena, sembra quasi che quel dato giustificasse di per se la permanenza al potere di un regime come quello irakeno, dispotico e sanguinario come pochi e sicuramente inviso alla maggioranza del popolo irakeno stesso Naturalmente nel dopoguerra irakeno permangono problemi giganteschi, soprattutto di sicurezza, ma questi problemi sono risolvibili incentivando gli sforzi e la buona volontà, non certo facendo discorsi tipo si stava meglio quando si stava peggio…….. Ogni cosa nella storia umana ha avuto il suo prezzo, per esempio perché oggi si possa avere una Germania democratica, pacifica e prospera, prima si è dovuto passare per una guerra mondiale con milioni di morti e per anni e anni di ricostruzione, figuriamoci in realtà come possono essere l’Iraq e l’Afghanistan Invece soprattutto la sinistra nostrana non fa che guardare il passato per rivisitarlo secondo le sue teorie perennemente anacronistiche e superate dagli eventi… E poi lo chiamano progressismo, un progressismo che però nega alla radice per questi paesi una possibilità di evoluzione in senso positivo Intanto la rivoluzione avanza nello spazio geografico ex-sovietico e anche nel medioriente, senza che molti dei “progressisti” nostrani se ne accorga……. Questo perenne guardare al passato da parte di una certa sinistra italiana è stato rimarcato in un articolo del corriere della sera che posto ha per oggetto un intervista di un “guru” della sinistra nostrana come Asor Rosa, non certo passibile di tendenze filoamericane subito dopo le elezioni irakene «Molti si sono trincerati dietro pregiudizi. Chi si è schierato contro la guerra "senza se e senza ma" ha sottovalutato che l' ostilità a Saddam era profonda» L' INTERVISTA Roncone Fabrizio ROMA - «Ciò che è accaduto in Iraq rappresenta una grande lezione per tutti noi». Dopo aver chiamato a raccolta la sinistra radicale, dopo aver aperto ufficialmente una «Camera di consultazione» - ieri, nella Casa della cultura in via di san Crisogono, a Trastevere, c' erano anche Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio, Mussi e Occhetto - il professor Alberto Asor Rosa ammonisce proprio il popolo delle grandi marce pacifiste «e non solo». La lezione che arriva da queste elezioni irachene, professore, chi altro riguarda? «In generale, credo debba servire da monito a tutti gli avversari della guerra. La realtà dell' Iraq, infatti, appare ben più complessa di come loro avevano previsto e, se m' è permesso di dare un suggerimento...». Prego, professore. «Eviterei, in futuro, di ragionare trincerati dietro a certe barriere pregiudiziali». Che genere di barriere sono state? «Sono state simili a quelle che c' erano dall' altra parte, tra i favorevoli al conflitto: l' opinione pubblica italiana, come d' altra parte quella europea, s' è divisa banalmente tra favorevoli e contrari». Ci fosse stata un' analisi migliore? «Forse saremo arrivati a scenari migliori, forse avremmo adottato qualche procedura migliore di quella, barbara, della guerra. D' altra parte, prova lampante di ciò che dico è proprio l' esito della consultazione elettorale». In che senso? «L' affluenza al voto, che sembra essere stata massiccia, testimonia due cose. Primo: l' ostilità al regime di Saddam era profonda, attraversava la società irachena in modo intenso... un aspetto, questo, ampiamente sottovalutato da quelli che si schierarono contro la guerra senza se e senza ma...». E poi? «Beh, se così tanti iracheni avevano voglia di democrazia, forse il regime non era così impermeabile». Lei vuol dire che... «Ma sì, certo: forse, con una efficace azione diplomatica, ci si sarebbe potuti sbarazzare di Saddam evitando l' uso dei carri armati. Invece c' era tanta gente che sfilava senza porsi ipotesi alternative, e tanta altra che replicava che l' uso delle armi fosse indispensabile...». Professore, non crede che, ad un certo punto, in Italia, sfilare contro la guerra coincidesse con lo sfilare contro Berlusconi? «No, non credo... piuttosto, credo che molti sfilassero soprattutto per protestare contro la politica espansionistica degli Stati Uniti. Ma ormai...». Ormai, alla sinistra italiana resta solo un problematico argomento di riflessione in più. Non sarà facile per la Gad ragionare anche su quella che lei, professore, definisce la lezione irachena... «Ma no, no... riprendere il discorso sulle vie della guerra e della pace con toni, in termini più maturi, io credo che potrà aiutare la coalizione a trovare punti in comune che, fino a due giorni fa, neppure si potevano intravedere». Fabrizio Roncone Insomma una sinistra italiana troppo “saddamista” |
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