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#41 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2003
Città: 45°38' 00"N - 8°23' 25"E
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Quote:
Qui si vede il prima e il dopo http://tv.repubblica.it/home_page.ph...wtab=Copertina
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La sezione Sport e Motori è morta ... viva la sezione Sport e Motori !!! Migna è colpevole !!! LOL - SuperGIF Clan - FIX - "Una piccola senzazione per un uomo, un grande culo per l'umanità" Dr. Greg House |
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#42 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
Città: Roma-Milano Utente:Deberlusconizzato Iscritto:20/2/2000 Status:SuperUtenteAdm Messaggi totali:107634 Auto:BMW X3 3.0 SD M
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Almeno credo. LuVi
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#43 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
Città: Pordenone
Messaggi: 615
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Quanti metri può essere alto lo spuntone che è crollato?
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#44 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
Città: Roma-Milano Utente:Deberlusconizzato Iscritto:20/2/2000 Status:SuperUtenteAdm Messaggi totali:107634 Auto:BMW X3 3.0 SD M
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Può essere quanto dicevano fin dall'inizio, sui 100 metri.
Complessivamente 60.000 metri cubi di roba che, se considerate il peso specifico della dolomia: 2.85 g/cm^3 fanno, diciamo, 2.5 tonnellate al metro cubo, quindi sulle 130.000 tonnellate di materiale, quasi quanto una delle twin towers ... LuVi
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#45 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
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Comunque al rifugio gli ha detto bene che si è sfrantumato tutto sullo zoccolo di dolomia principale, che è più dura, altrimenti i massi grossi (e parlo di autobus a due piani) lo radevano a zero.
LuVi
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#46 | |
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Bannato
Iscritto dal: May 2006
Città: Imola - (BO) - Italia Moto: Husqvarna SM125 ripo. DAP: iRiver H120+RockBox. Status attuale: Ernesto.
Messaggi: 1550
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Quote:
sono davvero andati bene al rifugio a valle ! |
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#47 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Messaggi: 7030
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Si chiama
"Erosione naturale"
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#48 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Calabria - Emilia Romagna
Messaggi: 2554
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porca zozza...se n'è venuto giù un bel pezzo...si vede bene in un video che hanno fatto...si vede proprio che cade giù...
mi dispiace...ma cmq è un possibile spunto per il mio libro Namárie |
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#49 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
Città: Roma-Milano Utente:Deberlusconizzato Iscritto:20/2/2000 Status:SuperUtenteAdm Messaggi totali:107634 Auto:BMW X3 3.0 SD M
Messaggi: 1722
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No no, non c'entra nulla con l'erosione normalmente nota, al limite c'entrano fenomeni carsici.
In realtà il fenomeno è cominciato circa un centinaio di anni fa, quando ha cominciato a sparire il permafrost alle nostre latitudini sopra i 2500 metri. Gran parte di queste rocce si reggevano grazie al permafrost; poi, la natura particolare delle rocce dolomitiche ha fatto il resto, grandi fessurazioni, fori, camini, clessidre e quant'altro, pronte a riempirsi di acqua durante il giorno e a ghiacciare la notte. LuVi
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#50 | |
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Iscritto dal: Oct 2000
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#51 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 1999
Città: Como
Messaggi: 1495
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Son andato vederlo un paio di anni fa e ho potuto confrontarlo con le cartoline (che non son certo state scattate molto tempo prima) e la differenza è notevole. Figurati che han notato a occhio la differenza i miei compagni motociclisti che ci erano stati l'anno prima!
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#52 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
Città: UK
Messaggi: 7458
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![]() e quando il ghiacciaio era "in forma" riempiva completamente l'avvallamento fino al colmo.
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#53 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
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Messaggi: 1722
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Questo è un altro effetto; quanto tempo pensate ci metteranno le pareti che contenevano il ghiacciaio a franare? In certi casi, come il permafrost che dicevo io, è il ghiaccio a tenere assieme la roccia.
Oggi ci sono foto di dettaglio della frana; meno male, MENO MALE, che si è sfrantecato tutto sullo zoccolo... http://www.repubblica.it/2006/05/gal...ccorsi/11.html Su quella panchetta un mese fa eravamo io, Annabella, Virginia e Valerio a mangiare. LuVi
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#54 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2006
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Messaggi: 1722
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Nel nuovo articolo parlano esattamente di quello che dicevo io; la scomparsa del permafrost e l'innalzarsi dello zero termico.
Troppo caldo, il ghiaccio si scioglie e le ghiaie avanzano implacabili I geologi: facciamo quello che si può, ma l'evento è più grande di noi Quei segnali dai monti in agonia Da Cortina al Cervino, 15 anni di emergenza di PAOLO RUMIZ <B>Quei segnali dai monti in agonia<br>Da Cortina al Cervino, 15 anni di emergenza</B> L'enorme blocco roccioso caduto dalla parete della Forcella dei Ciampei SESTO PUSTERIA - Mancavano pochi minuti alle nove. Il silenzio era perfetto, calma di vento e giornata radiosa. Una di quelle giornate in cui sei certo di andar per montagne con rischio zero. In ottobre niente frane, giurano i valligiani. Le rocce si ricompattano, i canaloni ricominciano a gelare e le marmotte si attrezzano al letargo. E invece è arrivato il tuono. L'hanno sentito fino San Candido in Pusteria, in Val Giralba verso Auronzo, e sul lago di Misurina sotto le Tre Cime di Lavaredo. L'eco è rimbalzata dalla Croda Rossa di Sesto alla Croda dei Toni e al Popera; tutte le Dolomiti tremavano attorno alla Fiscalina, epicentro di qualcosa che era impossibile capire. Solo allora si è visto che una nube color avorio era esplosa in fondovalle, s'era gonfiata come un cavolfiore e ora prendeva come un treno la strada del Nord verso Sesto Pusteria, lungo il torrente. Un treno di polvere accecante, come quello delle Twin Towers nel canyon della West Broadway, dopo il crollo dell'11 settembre. Cima Una, l'immenso "paracarro" che chiude il fondovalle, aveva perso uno dei suoi pilastri. C'ero passato sotto diverse volte, sulla strada del rifugio Locatelli, verso le Tre Cime. In quel punto, sotto il gruppo dei Tre Scarpèri, la Fiscalina si chiude e si riapre, costruendo un seno protetto da ogni lato, un pascolo di dolcezza materna, in cui sembra che nulla debba succedere. Ma in montagna ogni senso di sicurezza è diventato illusorio, da quando il clima è cambiato e le Alpi hanno preso a franare come colpite dalla lebbra. In quindici anni è venuto giù di tutto: la cresta dell'Hoernli sul Cervino, il ghiacciaio della Est del Rosa e del Mont Blanc de Tacul, mezzo Monte Nero sulla Presanella. Sulle Dolomiti sono crollati pezzi del Vajolett sul Catinaccio, del Pomagagnon e delle Cinque Torri sopra Cortina; è franata forcella Ciampei, e con lei lo strapiombo sopra il rifugio Tuckett nel gruppo del Brenta. E poi il Piccolo e il Grande Cir, la Cima Uomo sulla Marmolada, la Cima Dodici e la Cima di Canssles sulle Odle, regno di Reinhold Messner. Per non parlare della Est dell'Eiger, l'Orco malfamato delle Alpi Bernesi, che sta in bilico con due milioni di metri cubi di roccia. Trenta volte la Cima Una. Sono quindici anni che lo zero termico sale di quota e le montagne crollano, dove, quando e come vogliono, senza più tenere conto delle stagioni. Non c'è giorno che non venga giù qualcosa. Assistiamo a un evento di portata biblica: la febbre della Terra, lo scioglimento del "permafrost", gli strati profondi della roccia, che fa collassare ghiaioni che per millenni sono rimasti gelati e compatti sotto la superficie, anche d'estate. Il ghiaccio si scioglie e le ghiaie avanzano implacabili, senza fare notizia. Invadono pascoli millenari con fiumi di massi e terriccio. La stupenda e sconosciuta Val Venegia, sotto il Passo Rolle, sta morendo sotto l'accumulo di detriti in caduta libera dalle Pale di San Martino. Lo stesso la Valsorda, sopra Moena. Quattro serpentoni di ghiaie hanno trasformato in deserto quello che solo dieci anni fa era la prateria di quota più bella del Latemar. La Cima Una non è niente. Niente rispetto a quanto accade in silenzio sulle montagne d'Europa. Milioni di metri cubi di roccia rovinano a valle provocando accumuli, intasamenti, laghi temporanei che in qualsiasi momento possono rompere le dighe e alluvionare una valle. Una volta le slavine di pietra assestavano la montagna ogni quindici-vent'anni. Ora succede ogni anno, con la forza di un uragano, e nessuno ha la più pallida idea di cosa fare. "Siamo nudi di fronte alle frane, ormai non servono più né argini né casse di espansione", giura il gardenese Helmuth Moroder, vicepresidente internazionale della Commissione per la protezione delle Alpi. "Ogni tentativo di previsione è surclassato dall'imprevedibilità e dall'enormità dell'evento. Lo capisci dalle compagnie di assicurazione, che ormai non coprono più nessun rischio climatico. Ormai gestiamo l'emergenza". Il glaciologo Luca Lombroso sostiene che la carta dei rischi va aggiornata sempre più velocemente, al punto che ora nulla viene dato per scontato. Ludwig Noessing, geologo dell'efficientissima provincia sudtirolese, conferma, dopo aver monitorato la frana della Val Fiscalina: "Facciamo quello che si può, ma l'evento è più grande di noi". Siamo di fronte a problemi enormi: siccità, alluvioni e sovraccarico termico dell'ambiente, ammonisce il forestale Gigi Casanova dell'associazione Mountain Wilderness. "La Cima Una è solo uno dei tanti segnali che la montagna lancia alla pianura, segnali che i cittadini delle metropoli devono saper leggere per decidere politicamente e agire in modo virtuoso per l'intera collettività". Poche settimane fa, a Bolzano, a una convegno europeo sulle Alpi il rappresentante elvetico del ministero delle foreste ha gelato l'uditorio annunciando che persino la Svizzera aveva rinunciato a prevedere l'imprevedibile. "Ormai - ha detto - la nostra attività non è più quella di mettere in sicurezza le abitazioni nelle zone a rischio, ma di mettere a punto piani di evacuazione". Era un segnale chiaro: all'estero sono molto più all'erta che qui. Mentre le Alpi scivolano a valle come un piano inclinato, l'Italia continua a fare edilizia o a progettare impianti sciistici in zone di valanghe (valle della Mite nel cuore del parco dello Stelvio), ad alto rischio idrogeologico (comprensorio di Olasa-Folgarida), o a quote insufficienti (Piancavalloin Friuli), con manifesta dilapidazione del pubblico denaro. Dopo la paura in Fiscalina ci si chiede cosa accadrà con le piogge autunnali, e come reagirà la montagna nel caso di un inverno torrido come quello del 2007. "I crolli come quello della Cima Una vogliono dire che la natura ci sovrasta e se ne frega delle nostre furbizie" picchia duro Casanova. "La natura insegna la cultura del limite, ed è proprio quello che la politica ha perduto". (13 ottobre 2007)
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#55 | |
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Davvero incredibile!
Quote:
queste sono alcune foto che dimostrano chiaramente ciò di cui si parla nell'articolo (visto che ci sono andato circa 1 mese fa): edit: cazz... pensavo di averle fatte col cellulare, invece sono della macchinetta a 5mpixel spè che le ridimensiono Il ghiacciaio è quasi sparito, ed è esattamente dietro quelle cime (siamo ai piedi delle pale di S. Martino): ![]() e questa la splendida Val Venegia con i detriti che man mano scendono sempre più a valle:
Ultima modifica di RiccardoS : 15-10-2007 alle 13:12. |
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#56 |
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Senior Member
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Anche il ghiacciaio dell'Antelao è in agonia, se questi sono gli effetti prevedo vita dura per la val d'Oten...
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#57 |
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Senior Member
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Pure il ghiacciaio del Bernina si sta ritirando in maniera spaventosa.
Se riesco a recuperare le foto forse riesco a mostrare l'evoluzione negli ultimi 13 anni.
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#58 |
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#59 |
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Leggevo però che il Bianco è in controtendenza, ed ha guadagnato 2 mt di altezza con 10000 m3 di ghiaccio in più nella calotta sommitale.
Pare che le correnti umide della scorsa estate, sopra i 4000 metri sono neve, abbiano contribuito. Però tutto quello che è sotto i 4000 se la passa comunque male. LuVi
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#60 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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l'anno scorso ero in Marmolada verso metà agosto...
sci estivo appena sospeso per crepacci, ghiacciaio in forte ritirata a quanto ho sentito in giro... su a Punta Rocca c'erano pozze d'acqua per la neve che scioglieva al sole... Invece qua nella mia regione, il Nevaio del Canin (1800 slm) è sempre peggio ad ogni estate.. l'anno scorso c'erano 10 o 20 cm di neve in un'area di 200 mq... e pensare che 10 anni fa c'erano 2 skilift li... idem per i ghiacciai Canin e Montasio, entrambi ridotti a poche carriolate di neve e ghiaccio...
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