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#41 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
Messaggi: 9947
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Non capisco perchè si parla senza 1 straccio di prova e si da fede ai villantatori. Questo è proprio il male che fai.
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Aiuta la ricerca col tuo PC: >>Calcolo distribuito BOINC.Italy: unisciti anche tu<< Più largo è il sorriso, più affilato è il coltello. |
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#42 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
Città: AnTuDo ---------- Messaggi Totali: 10196
Messaggi: 1521
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח - ![]() |
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#43 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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infatti per i pentiti si procede a prove e testimonianze incrociate... mica : me l'ha detto mio cugggino pentito.
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#44 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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scaramella e pure il senatore di forza italia che lo ha avvallato in commissione mitrokin nonhanno forse dichiarato a suo tempo di avere quantità mortali (scaramella dichiarò fino a5 volte la quantità letale, mentre il senatore forzista dichiarò che aveva polonio sui vestiti e temeva di averne ingerito a morte)
di polonio in corpo?? oh, ragazzi... se uno mente una, due, tre volte... e siccome la magistratura sta indagando... nel dubbio direi che "forse" tutto quanto è venuto da scaramella è fuffa ...
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#45 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6711
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FINALMENTE DIMOSTRATO PRODI E' UN MAGNA BAMBINI lol
Ultima modifica di Korn : 23-01-2007 alle 13:06. |
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#46 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2006
Città: Reggio Emilia
Messaggi: 8205
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ammazza che cattiveria io non ho fatto assolutamente del male al paese nè a nessuno. ho detto anzi di non dar fede ai millantatori e che mi piacerebbe, se la gente fosse più inteliggente, che non si ricorresse a queste forme di lotta politica (ma forse questo tu non lo hai capito). le mie parole erano basate su dati di fatto (che in quanto OT e in quanto troppo lunghi non richiamo) che danno una ricostruzione logica delle cose aldilà di quanto possano dire le dichiarazioni (pilotate o meno, nei contenuti o nelle cronache, critiche di quei contenuti) espresse da persone coinvolte o meno nei fatti. mi dispiace se da quanto detto prima (forse in maniera sintetica) questo non si evinceva. spero così sia più chiaro. andiamoci piano con le dichiarazioni. se vuoi argomentare, fallo magari anche in pvt, ma non sparare sentenze. FINE OT e scusate |
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#47 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
Messaggi: 367
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E' indagato per traffico di armi, sostanze radioattive, credo pure calunnia.Stessa storia di Igor Marini, stesse palle. Non capisco perchè è dato credito a questa gente. Peraltro la magistratura non indaga su Prodi, NON sta indagando su Prodi, ma indaga su Scaramella, è questo il punto. ![]() |
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#48 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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non occorreva scaramella per dire che riduce a fame i bambini ![]() ![]() ![]() e pure i genitori.
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#49 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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smaltimento illegale di sostanze tossiche in discariche, s'è spacciato per funzionario d'ambascita e dei servizi segreti italiani .... etc etc etc ... hai voglia!!! lungi da me difender Prodi, ma zio Bono, sto scaramella fa acqua da tutte le parti!!
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#50 | |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Calabria - Emilia Romagna
Messaggi: 2554
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#51 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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dubito che mai succederà ... ![]() ![]() ![]() ![]() capisci a me ...
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#52 |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2002
Città: PD
Messaggi: 11726
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E quindi è la solita balla di Scaramella già a suo tempo raccontata alla commissione Mitrokhin , stronzate erano e stronzate rimangono , non è che il profumo della merda migliori con il passare del tempo .
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Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn |
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#53 |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6711
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dipende chi annusa
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#54 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Vicenza
Messaggi: 333
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![]() Se è questo il calibro e l'attendibilità degli accusatori, Prodi ha ben poco di che preoccuparsi. E posso anche ben capire che i magistrati siano abbastanza restii a credere ad un personaggio del genere. E' lunghina, ma ne vale davvero la pena: 10 gennaio 2007 Incredibile ascesa del commissario Scaramella di Claudio Gatti Il 31 dicembre, nel suo blog personale, l'ex presidente della Commissione Mitrokhin, il senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti, ha augurato a tutti «un 2007 dirompente nella vittoria della verità sulle fabbricazioni».«Il Sole 24 Ore» ha trascorso un mese alla ricerca dei fatti e (possibilmente) della verità su Mario Scaramella. Conclusione:Paolo Guzzanti è solo l'ultima di una lunga serie di persone che per 18 anni gli hanno permessodi girare il mondo spacciandosi per quello che non è mai stato, cioè commissario, magistrato antimafia, professore universitario, responsabile di un'organizzazione intergovernativa ed esperto di intelligence sovietica. A difesa di Guzzanti si può solo dire che l'elenco è lungo. Ma era altrettanto lunga laserie di campanelli d'allarme che avrebbe dovuto far capire a Guzzanti e agli altri che si trattava di un individuo da cui stare alla larga. Arrestato il 24 dicembre,oggi il Tribunale del riesame deciderà se concedere a Scaramella la scarcerazione mentre il Csm apre un fasciolo (l'ex consulente è giudice onorario a Ischia) e la Procura di Bologna indaga per reati di calunnia. Ambientalista agguerrito L'ascesa di Mario Scaramella, combattente ambientale, iniziò molto presto. Nel marzo del 1989,a soli 19 anni,fondò i Nuclei agenti di sicurezza civile, o Nasc, un microgruppo di9 componenti legato a un'organizzazione ambientalista di destra, il Gruppo di ricerca ecologica. Pochi mesi dopo,il 12 settembre '89,firmò un protocollo d'intesa con l'assessorato all'Ambiente della Provincia di Napoli. Ma il colpo grosso lo fece quando ottenne una lettera dell'Alto commissariato antimafia in cui si raccomandava alla prefettura il rilascio del porto d'armi per gli operatori dei Nasc al servizio del "commissario Scaramella". A firmare quella lettera fu Luciana Villa, un'amica di famiglia dirigente del ministero dell'Interno. Dopodiché,agitando a distanza il tesserino di guardia itticovenatoria provinciale, il "commissario Scaramella" si presentò a due sostituti della procura di Santa Maria Capua Vetere per ottenere l'assistenza della polizia giudiziaria nelle sue attività di sequestro.Con l'appoggio dei funzionari a lui affidati, Scaramella fu protagonista di un'attività frenetica di sequestri. «Può sembrare incredibile, ma con il suo nucleo fece il bello e il cattivo tempo nelle province di Napoli e di Caserta dall'89 a metà del '91», ricorda Rosaria Capacchione, la cronista del Mattino che all'epoca scrisse una straordinaria serie di articoli.«Arrivò a sequestrare edifici abusivi, alberghi, ristoranti, bar, un caseificio e persino un ippodromo clandestino del boss Nuvoletta». A porre fine alle bravate dei Nasc fu un brigadiere dei carabinieri insospettito dal fatto che,al momento della firma dei verbali,Scaramella trovava il modo di defilarsi. Nel luglio del '91,fu messo sotto processo per usurpazione di titolo e di pubbliche funzioni. La sentenza di condanna fu depositata il 31 dicembre 1994, dopo un procedimento in cui vennero chiamati a testimoniare sia i due sostituti ingannati che l'Alto commissario antimafia Domenico Sica. In quell'occasione si manifestò un fenomeno che avrebbe accompagnato la carriera di Scaramella: la presa di distanza di chi gli aveva dato legittimità. Ecco che cosa scrive l'allora pretore Roberto de Falco nella sua sentenza: «Larghe zone d'ombra sono rimaste, anche in conseguenza della retromarcia... da parte di molti organi istituzionali che avevano appoggiato lo Scaramella e i Nasc... retromarcia evidenziata dal contenuto chiaramente minimizzatore, se non reticente, di molte delle deposizioni dei pubblici funzionari escussi in dibattimento». La condanna venne poi annullata in appello con una motivazione definita oggi da de Falco «in punto di diritto»:fu stabilito che quello di "commissario" era un termine atecnico e che Scaramella lo aveva usato in quanto presidente di una commissione dei Nasc. Scaramella scopre l'America Gli eventi giudiziari costrinsero Scaramella a chiudere i Nasc. Ma non lo scoraggiarono. Avendo terreno bruciato vicino casa, guardò oltre i confini nazionali, puntando su sigle in inglese e contatti al di là dell'Atlantico. Nacque così lo Special research monitoring center ( Srmc), entità virtuale che dichiarava collegamenti con centri spaziali e universitari americani ma non aveva neppure una vera e propria sede.Con esso irruppe sulla scena Filippo Marino, un ex ufficiale dell'esercito italiano esperto in materia di sicurezza che aveva fatto corsi di addestramento all'uso delle armi al gruppo di Scaramella. Marino si era trasferito a San Francisco nei primi anni 90.Lì aveva conosciuto Periklis Papadopoulos, un ricercatore di origine greca che lavorava per la Eloret,una società di ricerca spaziale subappaltatrice della Nasa. Per Scaramella era la chiave di volta per riacquistare legittimità. Grazie ai suoi collegamenti internazionali, decise di cimentarsi nel campo delle consulenze peritali. Trovò subito incarichi presso la procura di Verona e di Reggio Calabria. Ad affidargli la consulenza a Reggio fu il sostituto Francesco Neri, ex braccio destro di Agostino Cordova a Palmi, che all'epoca conduceva un'indagine su navi sospettate di essere state affondate per smaltire scorie radioattive. Emerse una perizia allarmistica in cui vennero indicati decine di affondamenti sospetti nel Mediterraneo. La ricerca di questi relitti poteva essere un business di miliardi. Scaramella ricostruì la vicenda in un'intervista all'Espresso: «Era il 1996, quando i magistrati calabresi mi contattarono per una delicata missione.Volevano individuare una delle navi affondate nel Mediterraneo sospettate di trasportare rifiuti radioattivi, dunque attivai i miei contatti». Scaramella si riferiva alla Eloret. «Era una struttura perfetta per le nostre esigenze,ma troppo esposta per accettare l'incarico »,spiegò.La sua proposta fu di utilizzare l'Srmc, presentato come rappresentante della Eloret in Italia. Il piano dell'Srmc prevedeva un esborso di 1 miliardo e 400 milioni di lire.Il procedimento venne poi trasferito alsostituto procuratore antimafia Alberto Cisterna che, insospettito, bloccò tutto.«Se non erro la perizia di Scaramella ipotizzava l'esistenza di correnti sottomarine dell'ordine di centinaia di chilometri orari che avrebbero potuto impedire il ritrovamento dei relitti »,ricorda oggi Cisterna. «Poiché nel Mediterraneo le correnti sottomarine possono arrivare al massimo ai 10 nodi, quell'asserzione contribuì a suscitare in me gravi perplessità su tutta l'attività peritale svolta, perplessità segnalate anche in sede di audizione parlamentare». L'Environmental Crime Gli allarmi di Cisterna non bastarono a frenare l'attività di Scaramella. Anzi lo spinsero a irrobustire il proprio curriculum internazionale. Ecco allora il salto definitivo: l'organismo intergovernativo. Nel marzo del 1997,assieme al fido Marino, Scaramella fondò l'Environmental Crime Prevention Program, il Programma per la prevenzione del crimine ambientale. Veniva spacciato per un organismo di diritto internazionale ma era una scatola vuota che non risulta essere stata registrata in alcun Paese del mondo. L'Ecpp nasce già... nato, con la «II Conferenza Plenaria» che si tiene a Napoli. La prima conferenza non risulta essere mai stata fatta. Probabilmente perché la migliore strada per convincere qualcuno a farsi coinvolgere era di presentare un programma intergovernativo già esistente. Dovendo creare una parvenza d'internazionalità, Scaramella decise di nominare tre special assistants, che in un comunicato presentò come «John Graham Taylor (Uk), Christian Trentolà (France) and Phillip Marino (Germany)». Il primo era un inesperto collaboratore di nazionalità inglese. Il secondo un giovane napoletano di madre francese il cui cognome era in realtà scritto senza accento finale. Il terzo, il suo socio Filippo Marino. Con alle spalle null'altro che una sigla,Scaramella iniziò a tessere la sua tela. Nel dicembre 1998, l'Ecpp fece domanda per ottenere lo statodi "osservatore"presso la London Convention, organismo legato all'International Maritime Organization.Gli fu concessa quella qualifica in modo prima provvisorio e poi definitivo senza farsi scrupolo di verificare l'effettiva natura e consistenza dell'organizzazione. Scaramella e i suoi vennero così invitati a partecipare alle riunioni annuali della Convenzione, un riconoscimento puntualmente pubblicizzato. Un ulteriore tassello nell'opera di legittimazione dell'Ecpp venne dalla Nato. Con stupefacente sfrontatezza, Scaramella chiese fondi e sponsorizzazione dello Science Program della Nato per una conferenza sulla sicurezza ambientale da svolgersi in Lituania in collaborazione col Governo locale. Ottenne il tutto e fu così coorganizzatore del workshop della Nato. Quando abbiamo chiesto all'attuale direttore del programma Nato, Chris De Wispelaere, come possa essere successo, la sua risposta è stata: «La sua proposta evidentemente fu ritenuta valida ». Un'operazione simile venne condotta nei confronti del Segretariato della Convenzione di Basilea per la difesa dell'ambiente, organismo sotto l'egida dell'Onu di base a Ginevra. In questo caso,Scaramella riuscì addirittura a firmare un accordo di collaborazione. Anche qui, nessuno si prese mai la briga di verificare nulla. Era bastata l'autocertificazione dell'Ecpp che citava la «IV Conferenza Plenaria»,che risultava essersi tenuta a New York negli uffici dell'agenzia dell'ambiente americana,l'Epa. A fargli avere la disponibilità di quegli uffici nel novembre del 2000 era stato Michael Penders, un funzionario dell'ufficio legale dell'Epa che di lì a pochi mesi avrebbe lasciato l'amministrazione statale per fondare una propria società di consulenza e quindi era interessato a crearsi una rete di contatti internazionali. Adesso Penders minimizza: «Gli demmo un ufficio per un'ora». Ma un'ora era quanto bastava a Scaramella.E comunque lo stesso Penders aderì all'organizzazione. «Ho solo accettato di dare supporto al gruppo di lavoro legale», si giustifica. Il ruolo di professore Ma come poteva un funzionariodi un importante ente statale Usa associarsi a uno Scaramella? «Lo avevo incontrato al convegno della Nato in Lituania. Mi era sembrato un giovane e dinamico professore di legge che aveva messo insieme una rete di scienziati»,risponde Penders. Aveva poi giovato il fatto che Scaramella aveva detto di essere anche un " magistrato antimafia". Professore universitario? Magistrato antimafia?In entrambi i casi la carica era inventata. Sulla base però di un infinitesimale granello di verità. Il 6 giugno 2001, con la benedizione del presidente del Tribunalee del Consiglio giudiziario di Napoli,e una delibera dell'Assemblea plenaria del Consiglio superiore della magistratura, Scaramella riuscì in effetti a diventare giudice onorario di tribunale. Si trattava di una carica onoraria, che non aveva nulla a che vedere con la lotta alla mafia. Ma gli era bastata per costruire il solito castello di carta. Anche sul fronte universitario,riuscì a procurarsi delle pezze d'appoggio.Aveva iniziato nel 1998 con il Dipartimento di scienze internazionalistiche dell'Università Federico II di Napoli. «Fui avvicinato dallo Scaramella, che mi disse di essere alla guida di un'Unità criminologica ambientale e mi chiese di stabilire un rapporto di collaborazione. Mi disse di avere contatti importanti, aggiungendo di essere cugino di due miei ex studenti, Stefano e Sergio Rastrelli, figli dell'ex presidente della Regione Campania,Antonio Rastrelli», ricorda il professor Luigi Sico, all'epoca responsabile del Dipartimento. «Redigemmo una convenzionequadro che dava aldipartimento il compito di fornire personale per corsi di formazione. Una parte della retta dei corsi era destinata a finanziareil Dipartimentoe l'Università.Ma la convenzione non trovò alcuna applicazione perché da Scaramella non ci pervenne mai alcuna richiesta». Non ancora soddisfatto, Scaramella si fece avanti anche con il Dipartimento di scienza e ingegneria dello spazio (Disis) della Federico II. «Vantò contatti importantissimi nel mondo politicoscientifico internazionale, dicendo tra l'altro di essere professore a Stanford e adducendoche l'Ecpp aveva ricevuto un mandato dai ministri dell'Ambiente dei Paesi membri», ricorda il professor Paolo Oliviero, che poco dopo divenne direttore del dipartimento. Sembrava una proposta valida e con una delibera del 19 giugno 2000 il dipartimento decise «di istituire un programma denominato Centro di Politica spaziale ».Il punto 3 della delibera diceva che «le modalità operative del Centro saranno definite con un apposito regolamento del Dipartimento» e il punto 4 che «la sede del Centro sarà presso il Dipartimento stesso ».Anche questa volta era una dichiarazione di intenti a cui sarebbero dovuti seguire accordi operativi. Anche questa volta a Scaramella bastò.E scomparve. Il suo nome riemerse un anno dopo,il 14 luglio 2001, quando il Dipartimento ricevette una lettera dei carabinieri,che«per urgenti indagini di polizia giudiziaria» chiedevano se Scaramella«è in possesso del titolo di ricercatore e formatore in politica spaziale presso codesta Università »e«se è,ovvero è stato,direttore del Centro di Politica spaziale ».Le risposte furono entrambe negative. Passò poi un altro anno prima che Oliviero risentisse il nome di Scaramella. Questa volta a farglielo fu una professoressa universitaria colombiana, che il 27 marzo 2002 lo andò a trovare all'Università per mostrargli un attestato appena ricevuto. Si trattava di un diploma su carta pergamenata del «Centro di politica spaziale del Dipartimento di scienza e ingegneria dello spazio». Era firmato dal direttore del centro, il professor Mario Scaramella. «Se ricordo bene mi disse di averlo pagato », dice Olivero, che a quel punto, dopo aver avuto l'indirizzo, decise di recarsi di persona negli uffici del Centro spaziale di Scaramella. «Era al primo piano sottoscaladel palazzo del Cinema delle Palme, in Via Vetriera a Chiaia n.12», ricorda il professore. «Fuori del portone, sulla placca del campanello,trovai appiccicati due piccoli stemmi dell'Università». Oliviero scrisse una lettera di denuncia al rettore, mettendosi a disposizione dell'ufficio legale dell'Università. Ma il 4 ottobre successivo,ricevette l'invito ufficiale a un convegno che Scaramella stava organizzando al Centro italiano di ricerche aerospaziali (Cira), diretto da un altro professore di ingegneria dell'Università di Napoli, Sergio Vetrella. Oliviero si preoccupò ovviamente di avvertire il collega della trappola. In un'email mandata in copia all'intero Dipartimento il 23 ottobre 2002, scrisse:«Caro Sergio, ho avuto notizia di un workshop su tecnologie spaziali...organizzato da tale Mario Scaramella presso il Cira a nome di un fantomatico Centro di politica spaziale del Disis. Ti ricordo che noi,come Dipartimento, non ci siamo mai sognati di costituire tale centro... Non abbiamo mai visionato le credenziali dello Scaramella, né delle sue iniziative.Dette iniziative devono intendersi del tutto arbitrarie e, comunque, mai autorizzate né da me né tanto meno dal Disis. Paolo Oliviero». Una decina di giorni dopo, il Cira diffuse un comunicato annunciando il convegno in cui si diceva: «Organizzatore dell'evento è l'Ecpp, rappresentato in Italia dal professor Mario Scaramella, segretario generale dell'Ente e direttore del Centro di politica spaziale dell'Università Federico II». Il convegno, a cui partecipò una folta delegazione russa oltre i soliti noti come Papadopoulos e Penders, si svolse senza intoppi di sorta per Scaramella. Anzi,fu il coronamento delle sue attività nel settore spaziale. Tant'é che prese sempre più a presentarsi come direttoredel Centro spaziale della Federico II. Lo fece anche in un'intervista sul Mattino il 3 febbraio 2003 che destò di nuovo l'attenzione di Oliviero. «Il 4 febbraio decisi di telefonargli per diffidarlo a continuare a usare quel nome », ricorda. Il giorno dopo ricevette un lunghissimo fax di scuse e giustificazioni: «Gentile professore Oliviero, le scrivo per chiedere scusa a lei e ai suoi colleghi del dipartimento se nell'intervista pubblicata dal Mattino ho menzionato tra i miei titoli quello di direttore del Centro di politica spaziale e se con questo atto ho causato qualche disturbo». Dove trovava i soldi? Diplomi, attestati e corsi professionali condotti a seconda delle occasioni da Ecpp, Srmc, Centrodi politica spaziale eUnità criminalogica ambientale non soloservivano a soddisfare giovani neolaureati che gli davano una mano come Christian Trentolao Carmine Minopol , i quali potevano menzionarli nei propri curricula. Erano anche una potenziale fonte di finanziamento.Quel che è certo è che il curriculum messo online da Minopoli fa riferimento a corsi di formazione professionale "patrocinati dalla Regione Campania" svolti tra il 1994 e il 1998. Scaramella trovò altri finanziamenti pubblici presso alcuni parchi nazionali. Come quello del Gargano che, il 27 giugno 2002, con una delibera dell'allora presidente Matteo Fusilli affidò l'incarico di demolizione di manufatti abusivi a Scaramella. Il contratto fu formalmente assegnato alla Eccp, definita«organizzazione intergovernativa di diritto pubblico con sede a WashingtonDc e rappresentanza a Via Vetriera a Chiaie n.12, Napoli».Insomma il solito sottoscala del Cinema Delle Palme. Rappresentante legale dell'organizzazione: Giorgia Dionisio, all'epoca compagna di Scaramella,in veste di "special assistant secretary general dell'Ecpp". Nel 2002 risultano essere stati fatti tre pagamenti, rispettivamente di 51.645, 43.336 e 268.764 euro.Ma come si poteva pagare un organismo che non esisteva e non era mai stato registrato formalmente in alcun Paese? No problem: i versamenti furono fatti sul conto corrente 27/36249 di una filiale del Banco di Napoli. Intestatario del conto: Mario Scaramella. Nel 2003,venne poi firmata una nuova convenzione, per altri 500mila euro che però venne revocata nel giugno 2004 dal nuovo presidente del Parco, lo scrupolosissimo avvocato Domenico Gatta,e dal suo consiglio direttivo. Altro committente di Scaramella fu l'Ente Parco nazionale del Vesuvio. Ecco cosa ci ha scritto Matteo Rinaldi,direttore di quel parco dal novembre scorso: «L'Ente ha stipulato con la Ecpp due convenzioni per attività di demolizione di manufatti abusivi e ripristino ambientale in data 25/03/2003 e 2/12/2003... Per gli atti redatti dall'Ente Parco i firmatari delle convenzioni hanno eletto domicilio in Via Vetriera a Chiara 12/d. La ragione sociale della società è: Organizzazione intergovernativa di diritto pubblico per la prevenzione dei crimini ambientali con sede in Washington. È stato corrisposto all'Ecpp un compenso di 860.824,34 euro». Rinaldi ha specificato che nel caso della prima convenzione l'Ecpp è stata " rappresentata"dal suo«segretario generale, dottor Pavel Suian», mentre la seconda da Giorgia Dionisio (assieme a un altro collaboratore di Scaramella, tale Livio Ricciardi). Suian era un ex diplomatico romeno che all'epoca era consigliere legale del Segretariato della Convenzione diBasilea, uno degliorganismi associatisi a Scaramella. Contattato dal Sole24 Ore, il Segretariato ha spiegato che «se Suian avesse effettivamente firmato quel contratto sarebbe stato in violazione delle norme dell'Onu » La strategia di Scaramella risulta a questo punto chiara: utilizzare ogni singolo contatto o evento per accreditarsi e legittimarsi con quello successivo in una straordinaria catena autoreferenziale senza limiti geografici. Ma se è riuscito a farla franca fino al 24 dicembre scorso, giorno del suo arresto, è stato per l'ingenuità, la passività e la connivenza di persone che adesso fanno a gara nel minimizzare il proprio contributo. |
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#55 |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2004
Città: Padova
Messaggi: 11757
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abbiamo detto tutto, amen.
buttate la chiave! ora sarebe interessante vedere se chi gli ha dato fede (commissione mitrokin e suo presidente forzista) fosse o meno consapevole di quanto uomo-fuffa fosse sto scaramella... e qui si che ci sarebbero belle indagini da fare da parte della magistratura...
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#56 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: a casa mia
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Quote:
Cosa c'è di nuovo? Nulla, forse la mancanza di altri argomenti per la propaganda di dx, costretta ad una calunnia arenatasi da quasi 2 mesi. ![]() Ma cosa altro c'è da pretendere da certa gente? Ciao Federico |
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#57 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
Messaggi: 367
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![]() si fil .. in effetti andrebbe capito e dimostrato SE il signor guzzanti e suoi amici nella commissione mitrokin fossero stati sin dall'inizio pienamente consapevoli di chi era scaramella e che stava dicendo balle.. e se si insomma andrebbero puniti. O almeno risarcire allo stato i soldi spesi per la commissione. Io la mia idea ce l'ho, non credo Guzzanti sia un fesso. ![]() |
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#58 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: a casa mia
Messaggi: 900
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Quote:
Ritorniamo in archivio http://www.repubblica.it/2006/11/sez...caramella.html []LE INTERCETTAZIONI. Nelle telefonate tra il consulente della Mitrokhin e Guzzanti le manovre per far apparire il premier un uomo del Kgb "Così incastreremo Prodi" il piano Scaramella-Guzzanti Le trappole emergono dal lavoro dei pm di Napoli[/b] Nella lingua inglese, c'è un'efficace formula per definire il piano preparato nei segreti della "Commissione Mitrokhin" contro Romano Prodi. La formula è character assassination, la distruzione della reputazione, l'annientamento della sua credibilità, l'assassinio di una persona non nel suo corpo, ma nella sua identità morale, professionale, sociale. Il senatore Paolo Guzzanti è determinatissimo a trovare elementi che possano diventare, una volta pubblici, la tomba politica dell'antagonista di Silvio Berlusconi. Li chiede, li invoca, li pretende, dal suo consulente privilegiato Mario Scaramella e il "professore" non lesina al presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta occasioni, opportunità posticce, piani di aggressione privilegiati e subordinati. Prodi deve diventare l'uomo di fiducia del Kgb in Italia. Potrebbe non bastare e, allora, il "professore" consiglia al senatore di autorizzare altre manovre. Nella Repubblica di San Marino si possono creare le condizioni per accusare Prodi di essere finanziato da Mosca attraverso la Cassa di Risparmio e, da qui, a Nomisma. La confezione di questi falsi documenti sarebbe dovuta finire sul tavolo del procuratore di Bologna. Se le testimonianze, raccolte dai transfughi del Kgb in Europa, non dovessero essere sufficienti, il "professore" si dichiara disponibile a raccogliere direttamente a Mosca altri dossier del Kgb compromettenti. Forte di una lettera del ministro degli Esteri Gianfranco Fini, dovrebbe però avere il placet del "Capo" per evitare problemi con Vladimir Putin. Infine, le Coop. Si potrebbe organizzare un'evidenza del loro legame con la criminalità organizzata. Una convergenza d'interessi che si consuma nell'indifferenza, tutta politica, delle "toghe rosse" della procura di Napoli. Un bel piano, no, alla vigilia delle elezioni. Paolo Guzzanti mostra sempre grande entusiasmo per le fantasiose trovate del suo collaboratore. Che appare molto interessato a capire, anche per il suo futuro professionale, qual è la parte in commedia di Silvio Berlusconi. Guzzanti, come leggeremo, lo rassicura: "... Annuiva gravemente... Ha voglia di giocare all'attacco". La storia delle trappole preparate dentro il Parlamento con i poteri speciali attribuiti a una commissione di inchiesta contro Romano Prodi, allora candidato premier, a soli tre mesi dalle elezioni, si può, in fondo, raccontare con due sole telefonate tra quelle intercettate per ordine della Procura di Napoli, oggi nel fascicolo trasmesso al pubblico ministero di Roma. La prima telefonata ci racconta come potessero apparire buffi, grotteschi, ridicoli, i tentativi di Mario Scaramella agli occhi di chi, tra gli altri, avrebbe dovuto accreditare le sue frottole. Come l'ucraino Aleksander Talik. Il 5 gennaio 2006, conversando con la moglie, le dice: "Tu capisci? Mario sembra un bambino. È tutta una cosa che non quadra. Io non capisco niente, sembra un gioco. Tutte queste storie sul Kgb, sugli attentati. Mi fa schifo tutto questo. Io non capisco tutte queste combinazioni stupide. Non capisco proprio la ragione di queste cose. Mario mi porta questo che ha scritto Andreij (Andreij Ganchev, interprete ufficiale della commissione Mitrokhin). Ma chi è Andreij? Andreij può scrivere quello che vuole, dico io. Per me ha lo stesso valore che scrivere su un muro che Aleksander è scemo. È la stessa cosa. Che senso ha tutto questo? Mario ha nominato alcuni personaggi: grandi colonnelli, eccetera. Dice che Andreij ha dato le informazioni a questo colonnello del Fsb. Ma dico io: questo colonnello non ha niente da fare che scrivere queste cose deliranti? Delirio assoluto, incomprensibile. Mi capisci?". La saggia moglie, Natasha, la fotografa con concretezza con un paio di parole: "Sasha, loro hanno semplicemente inventato questa storia". I fabbricanti della storia inventata li si può vedere all'opera qualche giorno dopo. E' il 28 gennaio del 2006. Sono le 10 e 59 minuti. Paolo Guzzanti e Mario Scaramella discutono per 21 minuti e 37 secondi. Mario Scaramella: "Il segnale che io ho avuto è questo: non c'è un'informazione Prodi uguale agente Kgb, ma parliamo di "coltivazione", contatti". Paolo Guzzanti: "Coltivazione è abbastanza, eh?!". Scaramella: "Per me, è moltissimo. È quello che mi viene detto. A questo punto, non pretendete una dichiarazione da chicchessia che dica "Prodi è un agente"". Guzzanti: "Perché, "coltivato" invece si?". Il problema del senatore e del suo collaboratore è chiaro. Non possono accusare Romano Prodi di essere un agente e dunque ripiegano su una formula meno assertiva, ma più malignamente suggestiva. Romano Prodi è stato un uomo "coltivato" dal Kgb. Il problema dei due signori è di costruire un supporto di testimonianze che regga in pubblico, perché, come dice Guzzanti, "non è una lite tra giornali, qui si finisce poi in tribunale". Tocca a Scaramella trovare il testimone chiave. Vladimir Bukovskij (intellettuale dissidente riparato a Londra, scambiato dai sovietici nel 1976 con il comunista cileno Luis Corvalan) si è chiamato fuori con una considerazione che non fa una piega "Se attacchiamo politici occidentali, quando non abbiamo documenti, poi perdiamo credibilità, anche quando invece abbiamo i documenti". "Comunque - racconta Scaramella a Guzzanti - non arriviamo a dire che Prodi è un agente del Kgb in questi termini. Quello che è certo è che i russi consideravano Prodi amico dell'Unione Sovietica". Guzzanti si infuria: "Scusa Mario, abbi pazienza! Per me, agente o "coltivato" va bene. "Amico dell'Unione Sovietica" non significa un cazzo! Che mi frega a me? Che ti pare una notizia, "Prodi amico dell'Unione Sovietica"? Ci aveva pure [rapporti] con l'Istituto Plecanov. Mi stai a prendere per il culo, scusa? "Coltivato" a me va benissimo, perché l'espressione "coltivato" significa quel che significa nel linguaggio di intelligence". A questo punto, il "professore" propone come testimone chiave Oleg Gordievskij (ex colonnello del Kgb, riparato a Londra nel 1985, autore con Cristopher Andrew de "La Storia segreta del Kgb"). Ma c'è una difficoltà. Oleg non ne vuole sapere di mettere tra virgolette "Prodi agente del Kgb", perché "questo non è accaduto", dice. Scaramella però conviene che si può lavorare sul discorso di "coltivazione". Guzzanti gli spiega gli essenziali passaggi che deve documentare per la commissione. "Mario, scusami, do alle parole l'importanza delle parole. Allora, in quella cosa lì si dice: "Award man" (la trascrizione fonetica tradisce verosimilmente un "our man", un "nostro uomo" con "award man" che significherebbe "uomo premio"). Tu pronunci la sigla e quello dice "Yes!"". Scaramella: "Certo, certo". Guzzanti: "Punto e basta! Non voglio sapere altro! L'unica domanda è: queste frasi sono confermate e confermabili?". Scaramella: "Assolutamente sì". Guzzanti: "E allora questo è l'unico punto, ma mi serve certificato e marca da bollo". Scaramella ha ora capito in che solco si deve muovere e, volenteroso, non si risparmia. Dice: "Anche più di quello. Con questo meccanismo si può arrivare a dire: "Sì, io so che [Prodi] era in contatto con gli ufficiali del V dipartimento [del Kgb], con i... con un ufficiale del servizio A... Eh, la notizia viene specificata". Scaramella è ora entusiasta. Un fuoco d'artificio. Ha capito che cosa può far felice il "Capo". Scaramella: "Capo, il discorso è questo: non c'è dubbio sull'autenticità, la veridicità e la confermabilità delle dichiarazioni". Guzzanti: "Io voglio che lui...". Scaramella: "Quello che ha detto non lo dice, questo è il punto... Quella mezza parola in più rispetto a quello che ha detto, lui alla fine dice: "Era sotto coltivazione come promettente obiettivo di..."". Guzzanti: "Questa è una cosa di cui non me ne frega niente! Io voglio sapere se lui non smentirà mai di aver detto quello che ha detto. Punto! La "coltivazione"... il IV dipartimento... queste possono essere successive cose. Io devo poter dire: "Il signor O. G. (Oleg Gordievskij), parlando del signor R. P. (Romano Prodi) dice così. Punto!". Scaramella: "Io non sono in grado oggi di dire se lui è in grado di ripeterlo. Lo ha detto e lo conferma". Guzzanti: "A me mi basta che lui non smentisca di averlo detto!". Scaramella: "Quel che ci abbiamo è acquisito, Capo, senza possibilità di manipolazioni". Definiti i passaggi successivi del piano, Scaramella cerca di capire da Guzzanti, il suo "Capo", qual è l'opinione del "Capo" di Guzzanti su quel che stanno cucinando. A chi pensare se non a Silvio Berlusconi? Proprio al presidente del Consiglio in carica in quel gennaio 2006, sembra far riferimento il senatore di Forza Italia quando informa il consulente di come sono andate le cose. Scaramella: "Tu hai qualche dettaglio in più dell'incontro con il Capo?". Guzzanti: "La notizia ha avuto un forte impatto. Io quando vado da lui gli dico le cose a voce ma, contemporaneamente, gli metto sotto il naso un appunto scritto in cui ci sono le stesse cose che gli sto dicendo e nell'appunto scritto - che lui s'è letto e riletto sottolineando i punti salienti, scrivendo 1, 2, 3, come fa lui - ci sono le cose di cui abbiamo parlato come futuro... Annuiva gravemente, come uno che non solo è..., anzi, quando io ho detto: "Sai, il problema di questa faccenda è che, se noi andiamo a un processo, poi è una (parola incomprensibile)... è una cosa in cui dobbiamo dimostrare ciò che diciamo", e lui, sorprendendomi un po',... però ho capito che ha voglia di giocare all'attacco. Ha detto: "Beh, un momento! Intanto però, li costringiamo a difendersi". Questa l'ho trovata una reazione estremamente positiva. (...) E contemporaneamente io gli dico: "Guarda, ... ti porto il risultato e quindi (frase incomprensibile)". Scaramella ha ben chiaro che il gioco si è fatto grosso e, come sempre, vuole apparire il più determinato tra i giocatori del pacchetto di mischia. Gordievskij va bene, ma per andare sul velluto gli sembra una buona idea organizzare anche manovre subordinate e di sostegno al piano principale. Scaramella: "Io lavoro a blindare quel po' che abbiamo. Se serve di più io ho dei canali (...) Ce ne sono tre possibili: 1) Stati Uniti, dove c'è stato abbastanza chiaramente detto tutto quello che era gestito in un modo, poi è diventato friendly dall'altra parte. Quindi ci sono dei seri limiti, però forzabili. 2) San Marino. San Marino ha una banca puttana che è quella che fa le cose sporche: è la Cassa di Risparmio. Tu saprai certamente che Nomisma ha delle sostanziali quote in Cassa di Risparmio, cioè la Cassa di Risparmio è proprietaria di una buona fetta di Nomisma". Guzzanti: "Sì". Scaramella: "Io so che i collegamenti finanziari che ci sono stati in passato sono stati anche tramite San Marino. Allora c'è un canale proprio di indagine da cui possono uscire degli elementi anche di esposizione. Mò ho, per esempio, lunedì, con la Procura di Bologna che, indirettamente, potrebbe diventare recipiente di alcune informazioni, non dirette, ma indirette". Guzzanti: "Quando ce l'hai l'incontro?". Scaramella: "Con De Nicola (procuratore di Bologna ndr.) ce l'ho lunedì a Bologna alle 11. Allora potrebbe essere, non direttamente, non esplicitamente facendo i nomi, ma dando la pista: "Guardate i soldi di Mosca. Dalla Cassa di Risparmio finiscono in primarie società". E si arriva a Nomisma. È un altro di quei passaggi che poi un domani, al livello giudiziario...". Guzzanti: "Certo". Scaramella: "Il terzo [canale] è frontale. (...) Ho la possibilità di accesso a questi documenti a Mosca, legalmente (...) E' una cosa diversa dalla rogatoria". Guzzanti: "Lì mi pare che Vladimir (Bukovskij) ti ha detto "vai da questi", no? O te lo ha detto Oleg (Gordievskij)?". Scaramella: "L'ha detto proprio Oleg. Oleg ha detto: "Vai e dai 200 dollari a qualcuno..."". Guzzanti: "Sì, sì, sì". Scaramella: "Non ti sfugge il livello di esposizione di chi si va a prendere, non autorizzato, le informazioni in un momento così delicato con i russi. Cioè, io lo so fare e lo faccio bene e lo faccio immediatamente". Scaramella è preoccupato di andarsene a Mosca a contattare agenti del Kgb, a chiedere loro - in cambio di soldi - documenti riservati senza un ombrello politico o diplomatico. Guzzanti: "E convocare un ufficio di presidenza [della Commissione]?". Scaramella: "Quello non serve, scusami, perché io ho già la delega dell'ufficio". Guzzanti: "E allora?". Scaramella: "Voi mi avete già contattato... e Fini (allora ministro degli Esteri, ndr) ha scritto all'ambasciata. Si può fare questo passaggio. Va bene". Guzzanti: "Ma i tempi? Tutto deve essere consegnato al più tardi per venerdì prossimo". Scaramella: "Per il 10, eh? E allora mi organizzo questa settimana di andare a Mosca (...) Se puoi fare tu un passaggio, visto che noi abbiamo la lettera di Fini che dice: "Ho dato istruzioni...", si potrebbe fare lunedì un passaggio. Io vado da martedì, mercoledì. Vado a Mosca e torno con un bottino anche più grasso dell'agenzia ecologica. La missione giustifica comunque anche l'accesso a tutta una serie di canali che poi sono anche miei. (...) E quindi, superiamo Oleg. Oleg diventa la fonte che ha indicato e poi uno ha approfondito. E... se il tuo Capo, come dire, va poi... che in teoria si potrebbero urtare suscettibilità del governo russo, questo è il punto. Per me, non c'è nessun problema. È sostenibile, poi, dopo, questo passaggio?". Guzzanti: "È chiaro che se tu stai facendo una cosa e ci... qualsiasi problema sarebbe risolto per via immediata con un colpo di telefono a (nome incomprensibile)". Non si sa come è finita. Non si sa se Scaramella è andato a Mosca. Non si sa se nella capitale russa ha confezionato qualche altro dossier farlocco. Non si sa se da Roma - autorevolmente, si presume - una telefonata abbia lubrificato le sue iniziative. Come toccherà alla Procura di Roma accertare se Paolo Guzzanti è consapevole della buffonesca cospirazione di Mario Scaramella o ne sia, al contrario, soltanto uno sprovveduto, anche se divertito, allocco giocato con il trucco delle tre carte dal solito furbissimo napoletano cialtrone. Perlomeno in un caso, gli ingenui intrappolati nelle grottesche trame di Mario Scaramella sono due: Paolo Guzzanti e Silvio Berlusconi. Nel variopinto mazzo di carte offerte da Scaramella, il Senatore e il Presidente "spizzano" un jolly falso. Scaramella: "... Questa questione riguarda un personaggio che è presidente delle Coop rosse. Attualmente ha tutta una serie di lavori in corso con i Ds, per i Ds, posizioni formali di impegno politico, è stato giudicato per associazione mafiosa ed è persona direttamente coinvolta nelle indagini che riguardano il materiale nucleare a Rimini. Quindi ci sono elementi oggettivi di appartenenza alle cooperative rosse, di associazione mafiosa, dichiarata da una sentenza definitiva e di lavori che riguardano le indagini su tutta questa roba che ci stanno raccontando gli ufficiali stranieri...". Questo diceva Mario Scaramella il 27 gennaio. Il 2 febbraio, intervistato da "Telecamere", Berlusconi gridava: "Agli atti di un processo in Campania, il presidente di una cooperativa ha denunciato che i soldi erano di provenienza della criminalità organizzata. Di questo, erano al corrente esponenti del partito. Una certa magistratura ha fatto si che si arrivasse a una prescrizione". (1 dicembre 2006) ----------------------- C'è altro da aggiungere, o passiamo direttamente a riesumare l'ex facchino del mercato ortofrutticolo di Brescia? Ciao Federico |
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