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#41 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2005
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#42 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2001
Città: Varese
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Tutto rigorosamente IMHO Per i messaggi contrassegnati da *: IMHO un par di balle! Salva un albero, uccidi un castoro. |
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#43 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2004
Città: verona
Messaggi: 1467
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tranquillo tanto non ti risponde nessuno ... io e' na vita che lo chiedo ... |
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#44 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
Messaggi: 991
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Il confronto tra punti vendita più o meno cari per lo stesso prodotto o "carrello" mi sembra sacrosanto.
Quello tra prodotti "brand" e "primo prezzo" o "discount" no. Trattasi di prodotti diversi. Poi uno se vuole può pensare che i biscotti primo prezzo siano più buoni degli Abbracci, nessuno ha una verità oggettiva in questo senso, ma non ha senso confrontare il prezzo di "biscotti" prendendo prodotti diversi. |
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#45 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2001
Città: Varese
Messaggi: 2369
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Che la svalutazione ci sarebbe stata, eccome, e' opinione assai comune e diffusa tra gli economisti di qualunque estrazione politica essi siano, non certo mia che di economia capisco in maniera asintotica allo 0 E la svalutazione del denaro non c'entra molto con l'Istat, che e' un istituto di rilevamento e non lo determina in alcun modo. Mi dai qualche info in piu' sulla riforma del paniere voluta da Prodi, per cortesia? Quote:
In sostanza, ci credo che si lamentino. Al loro posto farei lo stesso.
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#46 | |
Senior Member
Iscritto dal: Apr 2001
Città: Varese
Messaggi: 2369
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Comunque la risposta che do a Proteus e': visto che gli aumenti sono stati fondamentalmente speculativi, come si sarebbero potuti evitare? Lo so che e' maleducato rispondere ad una domanda con un'altra domanda. Ma non sempre tutte le domande hanno una risposta.
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#47 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
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#48 | |
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Iscritto dal: May 2001
Città: Milano Tokyo , purtroppo Utente con le palle fracassate
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Kotoshi mo yoroshiku onegai-itashimasu |
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#49 |
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Città: Lazio Età: 52 ex mod
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Domenica 28 Agosto 2005
Prezzi, nella Capitale differenze da record Bar, tintorie, parrucchieri, alimentari: così si può risparmiare confrontando le offerte di MAURO EVANGELISTI ROMA - Se nei fondi del caffè si può leggere dove sia più arduo arrivare alla fine del mese, allora il costo della famosa tazzina racconta non solo di una Italia spaccata in due, ma anche di una Capitale, Roma, in cui il consumatore può trovare il prezzo basso, ma anche anche quello molto, molto alto. In cui può pagare il caffè al bar 60 centesimi di euro, molto meno che a Bologna o Milano, ma anche un euro tondo tondo. «Questa è una caratteristica accentuata nella Capitale - analizza Rosario Trefiletti, milanese trapiantato a Roma e presidente di Federconsumatori - La forbice dei prezzi da un quartiere all’altro è molto accentuata. Più ci si avvicina alle zone pregiate del centro o dei quartieri eleganti, più il conto al bar o lo scontrino del negozio diventa elevato. Ma viaggiare sulla mappa dei prezzi in Italia rivela un altro dato interessante: a differenza di altri paesi europei, come Francia e Gran Bretagna, in cui le Capitali - Parigi e Londra - sono di gran lunga le città più care, da noi Roma è molto meno cara in media di Milano, Bologna o Torino. Un caso analogo, forse, alla Spagna». Ma a Roma davvero il consumatore informato è l’unico che sopravvive nella giungla dei prezzi: la tecnica di molti consumatori, ormai, è quella di confrontare quasi scientificamente le offerte dei vari supermarket e poi diversificare l’acquisto dove davvero conviene. I dati sono riferiti al mese di giugno, sono quelli che l’Istat analizza in base alle rilevazioni dei rispettivi uffici comunali di statistica comunale e sono raccolti nel sito internet dell’Osservatorio di prezzi e tariffe del Ministero per le Attività produttive. Mettendoli insieme, ci si accorge come - quando si parla di prezzi - le Italie sono innumerevoli. «Sessantacinque centesimi di euro solo per un caffè? - chiedeva sbigottita l’altro giorno in un bar del centro di Roma, una turista - Complimenti, da noi, a Ravenna, lo paghi pure 95 centesimi». I dati confermano lo stupore della turista romagnola: il prezzo medio della tazza del caffè a Bologna è il più alto, 0,88 centesimi, e anche a Milano e Torino è oltre quota ottanta. Roma è in linea con Napoli: 0,69 e 0,68. Alla voce servizi emergono differenze anche più sostanziali: il taglio di capelli per uomo a Milano e Bologna costa - in media e con le dovute eccezioni - più che a Roma (in Emilia c’è il prezzo medio più alto, 24,11, il 50 per cento in più della Capitale, una volta e mezzo di Napoli). In lavanderia lavare e stirare un completo da uomo a Roma può costare un minimo di 4,80 euro ma anche un massimo di 23,24 euro (e il record delle lavanderie più care spetta a Milano). C’è poi il nodo classico della pizza: che vede, senza sorprese, Napoli come la città più competitiva (prezzo minimo 4 euro, massimo 7,28) ma Roma comunque conveniente, malgrado lo status di città turistica: la media di 7,72 euro è ben inferiore a quella di 8,43 euro di Milano. Il discorso diventa più complesso per gli alimentari. L’Osservatorio dei prezzi mette in guardia dai raffronti perentori, perché ogni ufficio statistico comunale prende in considerazione la marca di prodotti più venduti in ogni supermercato, per cui il confronto fra città a volte risulta falsato. Ma gli operatori del settore, comunque, non hanno molti dubbi: «Roma, in quanto a prezzi, resta più vicina al Sud. Al Nord in media sono più alti», dice Livio Poli, responsabile marketing di Ipercoop Tirreno. In effetti, prendendo in considerazione alcune delle voci esaminate - acqua minerale, biscotti, olio, pane e zucchero - in nessun caso la Capitale ha il prezzo più alto. E i picchi, salvo alcune eccezioni, sono quasi tutti posizionati da Firenze in su. Come dire che la tazza del caffè, in fondo, non mente. «Il discorso è più complesso - avverte Poli - quello di Roma è un mercato molto difficile, con una forte competizione, in cui sono presenti tutte le ”insegne” più importanti, che inevitabilmente induce le strutture commerciali a mantenere più bassi i prezzi. Ma è anche una realtà in cui il consumatore è molto concreto, fa pochi acquisti voluttuari, punta più su ciò che serve, in concreto». (Il Messaggero)
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#50 |
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#51 | |
Senior Member
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![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() UHAUHAUHAUAHAUHAUHAUHAUHAUHAUAHAUHAUHAUHAUHAUHAUAHAUHAUHA UHAUHAUHAUAHAUHAUHAUHAUHAUHAUAHAUHAUHA quindi tu saresti un VERO italiano!!!! da cosa deriverebbe il tuo status???? diritto di nascita???? differenze genetiche??? ![]() Ovviamente tutto quello ke pensi tu sia giusto è vangelo. Se gli altri la pensano diversamente sono tutti idioti imbecilli e minkioni ... anzi no scusa tu li kiami itaGLIani ![]() kome si diceva TANTI ma TANTI anni fa: Mt 7,5 Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello. ehhhh... meno male ke ancora c'è in giro qualke VERO italiano ke ci tiene a galla..... ![]()
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#52 |
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Calma, fra tutti
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#53 |
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c.v.d.
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Se buttassimo in un cestino tutto ciò che in Italia non funziona cosa rimarrebbe? Il cestino. |
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#54 |
Senior Member
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si ok.....
cerco di essere + calmo..... ma quando leggo certe cose nn so se ridere o piangere onestamente.......
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#55 |
Amministratore
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Tornando in topic, il consiglio è quello di controllare sempre al supermercato cosa viene offerto, e non ramazzare a caso. Porto un esempio.
![]() Sembrano prodotti diversi. I pomodori a sinistra erano a 0.69 €, in offerta a 0.55. Quelli di destra invece sono a 0.60 €. Il bello è che fra tutti nulla cambia. Stesso prodotto, confezionato nello stesso posto, cambia l'etichetta. Ecco la stessa foto (fatta da me), ingrandita. ![]() Si legge l'indirizzo del luogo di confezionamento. Attenzione dunque. Molti prodotti sono identici e hanno marchi e prezzi differenti. |
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#56 | |
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#57 | |
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hai ragione ... pero' attenzione ... I metodi di produzione nonchè gli ingredienti , quindi dosi e modalita d'uso in tutti i prodotti confezionati per conto terzi subiscono notevoli differenze rispetto al prodotto originario. Cosi' puoi trovare si lo stesso prodotto a prezzi diversi e confezionato nello stesso stabilimento ma all'assaggio ti risultera' diverso o comunque non uguale. L'unica cosa di uguale e' lo stabilimento ma la catena di produzione e' diversa. p.s. per i saputelli che diranno essere queste idiozie chiarisco in anticipo che lavoro nel settore e ne so qualcosa ... grazie. |
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#58 | |
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Tanto poco un uomo si interessa dell'altro, che persino il cristianesimo raccomanda di fare il bene per amore di Dio. (Cesare Pavese) "Sono un liberale di destra, come potrei votare uno come Berlusconi?" Marcello Dell'Utri, fondatore del partito Forza Italia, è stato condannato per mafia. |
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#59 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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Per Onisem: dipende dalle aziende e dai prodotti. Che escano dallo stesso stabilimento in effetti vuol dire tutto e vuol dire niente. Quasi tutti i chewin gum in scatola flip top (tipo Vigorsol, Mentadent, etc.) sono marchi Perfetti prodotti nello stabilimento di Lainate, sugli stessi impianti, con le stesse incartatrici, etc: cambiano le ricette. Molti produttori propongono linee "primo prezzo" vendute con i marchi della GDO per non "svalutare" il marchio del produttore, in alcuni casi il prodotto è esattamente lo stesso ma nella maggior parte dei casi il produttore ha tutto l'interesse a mantenere una differenza di gusto che renda conto del diverso posizionamento: vedi i korn flakes, vi sarà capitato di rilevare la differenza tra i kellogs e quelli della GDO, alcuni prodotti dalla stessa kellogs ma ad esempio con i raccolti acquistati come "second best". |
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#60 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2001
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In ultima analisi comunque tutto sta in una valutazione soggettiva del rapporto prezzo-beneficio, se uno ritiene che i kellogs pur più buoni non valgano l'extracosto mangia pure quelli della GDO.
A maggior ragione, se uno trova più buoni quelli della GDO la scelta è ancora più facile. ![]() In ogni caso vi invito a considerare che il "brand" non è come spesso banalmente presentato un semplice "inganno", ma una componente essenziale del prodotto che si acquista, in un'economia come la nostra che ha superato lo stadio del soddisfacimento dei bisogni primari e da tempo contiene componenti di psicologia dei bisogni, etc. In altre parole, non c'è nulla di sbagliato nell'acquistare i kellogs "perchè sono i kellogs", come non c'è nulla di sbagliato nel tifare la juve "in quanto è la juve" o nel pensare che le bionde sono più fighe delle more, o nel gustare di più un piatto di spaghetti se ben presentato e servito su una tovaglia di lino piuttosto che se mal presentato e servito su una cerata, anche se il "cibo" è esattamente lo stesso: il bisogno che soddisfiamo in quel momento non è banalmente quello di "mangiare" ma a volte quello di "gustare un piatto di spaghetti servito in un certo modo". Ultima modifica di SaMu : 29-08-2005 alle 20:41. |
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