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Sto provando a riscrivere la prima cantica in italiano moderno; lo so che è stato già fatto, ma non mi va di pagarlo, quindi me lo rifaccio da me. E sta venendo fuori che forse si chiamava COMMEDIA perchè è più un racconto comico che una guida ai vangeli...  , è davvero difficile mantenere uno stile serio nel fare la "traduzione", con Dante che sviene come una femminuccia ogni tre per due, Virgilio che prende per i fondelli diavoli e dannati, e altre amenità...
Il film " la solita commedia" non è poi così lontano da come forse Dante intendeva la sua commedia...
La "mia" prima cantica:
Quote:
Avevo una trentina d'anni quando successe.
Stavo facendo un'escursione nel bosco, quando a un certo punto mi resi conto che, assorto com'ero nei miei pensieri, avevo inavvertitamente lasciato il sentiero, e mi ero ritrovato nel fitto della boscaglia, senza più riuscire a capire da che parte ero venuto. E la vegetazione era così fitta che quasi non lasciava passare i raggi del sole.
Non è facile spiegare come mi sentii. Mi vennero subito in mente i racconti terrificanti di mio nonno quando, da bambino, cercava di dissuadermi dall'andare in giro da solo nel bosco vicino casa. "Pensa a quando ti svegli nel cuore della notte, comodamente sdraiato nel tuo bel lettuccioo caldo, ma è così buio che se ti passi una mano davanti agli occhi, non riesci a vederla", diceva. "E ora immagina lo stesso buio, ma nel bosco, dove ad ad ogni passo potresti mettere un piede in una buca, o su un serpente, o sul ciglio di un burrone."
Una sensazione spaventosa quasi quanto l'idea della morte, eppure in quella disavventura trovai anche qualcosa di buono, come andrò a raccontare in queste note.
Non avendo idea della direzione da cui ero venuto, feci ancora qualche passo in direzione di dove il bosco sembrava un po' diradarsi, perchè intravedevo un po' di luce tra gli alberi; arrivai così ai piedi di una collina; la luce dell'alba già ne illuminava ampiamente la cima, il che mi tranquillizzò un po', specie quando mi voltai indietro e vidi quanto era fitto e buio il bosco da cui ero appena uscito!
Dopo essermi riposato qualche minuto, iniziai a risalire la collina, nella speranza di riuscire ad orientarmi meglio una volta arrivato in cima. Ma quasi subito ecco comparire una strana bestia dal pelo maculato, molto magra, qunindi presumibilmente molto affamata, e che non accennava affato ad allontanarsi impaurita, ma al contrario sembrava del tutto intenzionata a sbarrarmi la strada. Quindi dovevo scegliere se scappare a rifugiarmi nel bosco da cui ero appena uscito, o affrontare quell'animale per arrivare in vetta alla collina.
L'ottimismo che il sole nascente mi aveva infuso stava presto lasciando il posto alla paura indotta dalla bestia, che oltretutto iniziò ad avvicinarsi con fare minaccioso.
Come se non bastasse, a quel punto comparve anche un lupo, anch'esso magro e visibilmente affmato, e cominciai a dubitare che sarei mai riuscito a raggiungere la cima della collina: il temibile bosco si faceva ora sempre più attraente; mi incamminai in quella direzione, quando mi sembrò di intravedere una persona al limitare degli alberi, così confusa nella penombra da sembrare un fantasma. Quindi ora potevo scegliere se perdermi nel bosco, farmi sbranare o chiedere aiuto a un fantasma...
"Ehi, chiunque tu sia, npuoi aiutarmi? cioè... se sei una persona... o anche no..."
"In effetti no", rispose quello. "Una volta lo ero, però. 'Una volta', nel senso 'ai tempi di giulio cesare, dell'imperatore augusto e dei pagani'. Ero un poeta, e scrissi di Enea in fuga da Troia. Ma tu, piuttosto, perchè vai verso il bosco? Non è un posto molto raccomandabile, è talmente fitto che persino gli animali della zona ci si perdono, o lo evitano."
"Cioè tu saresti... Virgilio? 'Quel' Virgilio, quello dell'Eneide?", chiesi perplesso. Forse avevo capito male... ma visto come sembrava conoscere bene quel bosco, doveva essere del posto, quindi probabilmente poteva anche tirarmi fuori di lì. "Senti", gli dissi allora, "perchè non mi spieghi meglio questa cosa, mentre ce ne andiao da qui?", gli dissi quasi piangendo, osservando con la coda dell'occhio quelle due bestie che si avvicinavano.
"In realtà, se vuoi uscire da qui, dovrai fare un bel viaggio", mi disse con mia grande sorpresa, "perchè non c'è verso di evitare quelle bestie, se non aspettare che arrivi un bel cane da caccia bene addestrato che le metta in fuga".
"E.... quindi, che si fa?", chiesi perplesso.
"Vieni con me. L'unico modo per uscire di qui è passare per l'oltretomba".
"L'oltretomba", ripetei piattamente.
"Ti farò io da guida, non ti preoccupare. Vedrai le anime dei dannati, sentirai le loro grida disperate, sentirai gente invocare la morte, ma vedrai anche gente contenta di soffrire: sono quelli che stanno nel Purgatorio, che sanno che più soffrono, più si avvicinano alla salvezza. Gli altri, invece, quelli dell'Inferno, per quanto possano patire e soffrire, non si salveranno mai. Se poi vorrai salire ancora più su, fino al Paradiso, non ti potrò però accompagnare io, perchè il proprietario, Dio, non mi vede di buon occhio, visto che non ho mai seguito le sue leggi."
"Guarda", gli dissi allora, "qualunque cosa pur di andare via da qui. Fammi vedere i dannati, portami fino alle porte del Paradiso... basta che ce ne andiamo!"
Allora si incamminò, e io gli tenni dietro.
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La scienza è provvisoria
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