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Bannato
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Come ti fomento l'odio verso l'Islam
Norma Khouri sosteneva di aver narrato la morte di un' amica
Una giornalista australiana ha svelato che la vicenda era falsa Bestseller choc sulle donne arabe Lacrime versate su una truffa di GABRIELE ROMAGNOLI BEIRUT - Sul risvolto dell'edizione americana è scritto: "Shakespeare avrebbe mai potuto immaginare una trama in cui Giulietta viene uccisa dal padre? In questa tragedia ispirata a una storia vera, Norma Khouri non ha avuto bisogno di fantasia". Le cose non stanno esattamente così. Un passo indietro, torniamo alla copertina. Il libro è uscito con vari titoli: Honor lost in Inghilterra e America, Forbidden love in Australia, L'amore ucciso in Italia, da Mondadori. Dovunque ha venduto bene, in Australia, dove l'autrice ora vive, è stato un bestseller da duecentomila copie. In tutte le copertine appare una donna triste con il volto coperto dal chador. Gli strilli annunciano una "storia di amore e morte nella Giordania contemporanea". La narratrice racconta un'esperienza che sostiene di avere vissuto personalmente: l'omicidio per ragioni d'onore della sua amica Dalia da parte del padre musulmano. Nel "romanzo-verità" le due amiche aprono un salone per acconciature ad Amman. Norma è cristiana, Dalia islamica, le loro due famiglie ugualmente conservatrici e rigide, soprattutto, va da sé, le figure maschili. La parrucchiera Dalia si innamora di un soldato cristiano. Vive con lui un idillio platonico e patetico (il massimo permesso dalle condizioni ambientali) fatto di incontri clandestini nei bar di hotel occidentali, telefonate e promesse senza futuro. Finché una sera Dalia rivela all'amica il timore di essere stata scoperta. La mattina seguente non si presenta, come d'abitudine, per andare insieme al lavoro. Norma intuisce, corre a casa di Dalia, dove il padre nega di avere mai avuto una figlia con quel nome, corre all'obitorio e qui la trova, ancora coperta di sangue sotto il telo, finita a coltellate. Norma si ribella, ma anche i suoi genitori cristiani condividono la punizione familiare. Non le resta che fuggire e cercare di rendere giustizia all'amica scrivendone la storia. Riesce nel suo proposito. Il libro, oltre a vendere, ottiene buone recensioni, più per la sostanza che per la forma. Sarebbe scorretto se non confessassi di esserci cascato anch'io e di aver scritto sull'allegato Musica di questo giornale che "ha una struttura discutibile, una scrittura affrettata, ma non è un romanzo, è un urlo". Era un romanzo, invece, dall'inizio alla fine. Il problema di Norma Khouri è che ha avuto troppo successo e ha fatto troppe presentazioni pubbliche. In Giordania un'attivista per i diritti delle donne si è insospettita perché la descrizione dei luoghi non corrispondeva alla realtà, in Australia un giornalista di origini arabe ha notato che l'autrice non parlava la sua presunta lingua madre e ha iniziato un'inchiesta. Nelle note biografiche sul risvolto si afferma che "Norma Khouri è una poetessa e a causa degli eventi raccontati nel libro (scritto in segreto in un Internet caffè) ha dovuto scappare ad Atene e di lì in Australia". Quando l'inchiesta giornalistica è finita, la sua biografia è risultata la seguente: Norma Khouri è emigrata dalla Giordania agli Stati Uniti all'età di tre anni, insieme con la madre. Ha vissuto a Chicago, dove ha sposato un tal John Tolioupoulos, ricercato dall'Fbi per truffe immobiliari ed è svanita dal territorio americano nel 1999, per riapparire trionfalmente in Australia dove ha ricevuto asilo politico. Ora il suo romanzo è stato ritirato dalle librerie. E noi restiamo a girarne le pagine con sentimenti contrastanti. Il primo è l'irritazione. C'è modo e modo di barare con i lettori e i media. Quando, dopo aver elencato una serie impressionante e truculenta di delitti d'onore scrive "quello di Dalia non ha avuto una riga sui giornali" accusa giustamente il cinismo della stampa (che di storie così ne racconta una l'anno, poi si stanca), ma ehi, questo era l'unico caso di cui proprio non si poteva avere e dare notizia. E tutto passi, ma non la dedica finale "a Dalia, che mi ha fatto piangere e sarà sempre parte della mia esistenza". Il secondo sentimento è il disagio. La storia è fasulla, d'accordo, ma ha il pregio di aver fatto conoscere a migliaia di persone la condizione delle donne in Giordania e al loro movimento sono devoluti parte dei diritti (così afferma la copertina, sperando non sia un'altra bufala). La domanda che dobbiamo farci è: avrebbe ottenuto la stessa attenzione se fosse stata presentata come fiction? La risposta sincera è no, perché l'Occidente non chiede buona letteratura araba, ma autobiografie truculente condite da fatwa su autori perseguitati. (6 agosto 2004) Dico io.... c'è bisogno di inventare per poter denunciare la condizione delle donne nei paesi Arabi? LuVi |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2004
Messaggi: 350
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Ho appena letto l'articolo, assurdo, senza parole
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#3 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2004
Città: Roma Status:Superutente Messaggi totali:38335 Auto:Fiat Stilo 1.9 MJT Moto:Ducati Sport 900 IE
Messaggi: 1524
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Re: Re: Come ti fomento l'odio verso l'Islam
Quote:
A dice A, ma era B, allora l'ha detto per screditare o per far finta di screditare in modo da far credere che... Si indagherà, per il momento penso solo, forse semplicisticamente, che abbia voluto far soldi facendo leva sull'emotività anti islamica di questi nostri giorni. LuVi |
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#4 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2003
Messaggi: 1831
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Re: Come ti fomento l'odio verso l'Islam
Quote:
abbiamo passato anni a sdegnarci x la fatwa a salman rushdie (x carità, sdegno ineccepibile) ma abbiamo "sorvolato" su stragi ben + pesanti, come quella sui curdi, rei unicamente di non esser al centro dell'attenzione mediatica in quanto popolo non occidentale o politicamente "pesante". per poi scoprirlo o ricordarcene solo dopo quasi 10 anni. eppure ne sono morti gasati tanti, circa 3000, ma noi siamo abituati ad una spettacolarizzazione delle guerre, con telecamere in prima linea e politici che si arruffianano la folla con demagogie e pseudo democrazie da esportare. ma di quei 3000 contadini e allevatori ce ne siamo tutti scordati. mentre l'arte orale della lewinski ce la ricordiamo tutti. al giorno d'oggi chi parla della condizione della donna (ma io direi dei diritti di uomini e donne) nell'islam appartiene a delle ben precise categorie: razzisti, moralisti oppurtunisti e poche mosche bianche, che ce ne hanno sempre parlato, ma nessuno ha mai dato loro ascolto. le prime 2 categorie cavalcano l'onda, la "moda" del momento. alla terza appartiengono tutti coloro che non vanno da costanzo o vespa, che non scrivono editoriali "impegnati" sulla prima pagina del corriere o della stampa, tutti coloro a cui magari interessa davvero capire e riflettere sui diritti civili di chi sottosta a certi regimi o integralismi. al che sorge legittimo il dubbio: ma a noi occidentali interessa veramente la condizione della donna in islam, o dopo lo sdegno di routine torniamo a fregarcene come prima? |
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#5 | |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2002
Città: Patrie dal Friûl
Messaggi: 3779
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Re: Come ti fomento l'odio verso l'Islam
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John Donuts |
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#6 | |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2004
Città: Roma Status:Superutente Messaggi totali:38335 Auto:Fiat Stilo 1.9 MJT Moto:Ducati Sport 900 IE
Messaggi: 1524
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Re: Re: Re: Re: Come ti fomento l'odio verso l'Islam
Quote:
Che questo sia un controrisultato sortito volutamente dall'autrice mi sembra un esercizio di dietrologia. Ciao. LuVi |
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#7 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2001
Città: Varese
Messaggi: 2369
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Re: Re: Re: Re: Re: Re: Come ti fomento l'odio verso l'Islam
Quote:
Altrimenti si finisce col dire che l'11/9 e' stato favorito dalla cia.
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Tutto rigorosamente IMHO Per i messaggi contrassegnati da *: IMHO un par di balle! Salva un albero, uccidi un castoro. |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
Messaggi: 2776
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Re: Re: Re: Re: Re: Come ti fomento l'odio verso l'Islam
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