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#1 |
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Bannato
Iscritto dal: Jan 2001
Città: Brescia City (xchè nòter de Bresa som i piò bei)
Messaggi: 19244
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Spia israeliana libera dopo 18 anni di carcere....per chi non sa...
ASHKELON (ISRAELE) - Dopo 18 anni di carcere Mordechai Vanunu, è finalmente libero. L'uomo che nel 1986 rivelò i segreti nucleari di Israele al britannico "Sunday Times" è uscito di prigione questa mattina. "Sono orgoglioso di quello che ho fatto" è stata la sua prima dichiarazione. Fuori dai cancelli del carcere i suoi sostenitori hanno fatto volare in cielo diciotto colombe bianche, tante quanti gli anni di detenzione della "spia", che i servizi segreti israeliani convinsero a recarsi in Italia dove fu sequestrato, chiuso in una cassa e portato in Isarele, complice una spia del Mossad, Cindy, una donna attraente, studiata su misura "per lui", come ha rivelato la stampa israeliana.
Giunto in Israele in modo rocambolesco, Mordechai Vanunu fu processato in segreto e condannato per spionaggio. Per 11 anni venne detenuto in totale isolamento. Non si è mai pentito. "Non sono una spia e non sono un traditore...volevo dire al mondo quello che stava succedendo", ha affermato recentemente. Anzi Vanunu è ancora convinto che Israele stia sbagliando. "Malgrado tutto quello che è stato pubblicato niente è cambiato", ha commentato. E riferendosi al reattore iracheno bombardato dagli israeliani nel 1981 ha aggiunto che "come è stato distrutto il reattore nucleare iracheno, voglio sia distrutto quello israeliano". E ha invocato l'apertura dell'impianto di Dimona alle ispezioni internazionali ci il governo israeliano si è sempre rifiutato. Poi ha ricordato di aver subito in carcere "un trattamento barbarico e crudele". Infine Vanunu (che si è convertito al cristianesimo) ha affermato che non vi è bisogno di uno stato ebraico, e che si potrebbe costituire al suo posto uno stato palestinese dove potrebbero vivere anche gli ebrei. Ieri Vanunu ha passato il suo tempo preparandosi alla libertà. Ha fatto il bucato, ha riordinato la cella, mentre dal cortile del carcere giungevano gli echi degli slogan lanciati da decine di sostenitori giunti da tutto il mondo per festeggiare la sua liberazione: "Sei un eroe della pace", gridavano gli attivisto. Con lui, c'erano i fratelli Meir e Asher che gli hanno misurato un abito nuovo, con cui oggi è riapparso in pubblico. "Bisogna che lo stampa lo lasci finalmente tranquillo. Mio fratello non chiede nient'altro", ha affermato Asher in un'intervista. Vanunu, secondo indiscrezioni di stampa, andrà ad abitare in un lussuoso residence di Jaffa, in riva al mare. Ma sono molte le restrizioni cui verrà sottoposto. Non potrà partire all'estero, né avvicinarsi a nessun aeroporto, porto o posto di confine con l'Autorità palestinese. Non sarà autorizzato ad avere rapporti con stranieri- contatti diretti, via telefono, fax o e-mail- anche se residenti in Israele. Ma sarà libero. Non ci son parole... |
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#2 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
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ecco chi ce le ha le armi di distruzione di massa...
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#3 |
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Bannato
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Mestre
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bombardiamo?
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#5 |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
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che vergogna...e noi siamo diventati i loro lecchini...
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#6 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2001
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Vanunu, che ha detto di «non avere più segreti» da rivelare, ha anche lanciato un appello al mondo e al governo israeliano perché la centrale nucleare israeliana di Dimona sia aperta alle ispezioni internazionali. Mordechai Vanunu si è rivolto alla stampa in inglese e si è rifiutato di rispondere alle domande in ebraico: ha sostenuto fra l'altro di essere stato costretto a passare 18 anni in prigione unicamente perché si era convertito al cristianesimo.
(http://www.lastampa.it/redazione/Esteri/israele.asp) no comment, va
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Quel vizio che ti ucciderà non sarà fumare o bere, ma il qualcosa che ti porti dentro, cioè vivere - Twitter
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#7 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
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E poi ci si sorprende se un sondaggio ha stabilito che la gente giudica israele un pericolo per la pace....
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#8 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jan 2002
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Non so nulla sul programma nucleare israeliano, qualcuno potrebbe darmi qualche informazione?
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#9 |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2001
Città: Padova
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Il Programma Nucleare di Israele
Il programma nucleare di Israele viene giustificato come misura per assicurarsi contro un altro olocausto. Nel 1949, lo HEMED GIMMEL una unità speciale del corpo scientifico delle forze armate (IDF), iniziò una ricerca geologica nel deserto del Negev allo scopo di trovare riserve di uranio. Il programma fece un altro passo quando venne creato il Israel Atomic Energy Commission (IAEC) nel 1952. Il suo presidente era, Ernst David Bergmann, che aveva sempre ritenuto la bomba quale garanzia di Israele. Bergmann fu anche a capo del Ministry of Defense's Research and Infrastructure Division (known by its Hebrew acronym, EMET), a cui face capo l'HEMED research centers (tra cui lo HEMED GIMMEL, ora chiamato Machon 4). Con Bergmann, la linea tra IAEC e EMET svanì, al punto che Machon 4 funzionò come laboratorio della IAEC. Nel 1953, Machon 4 non solo aveva perfezionato il processo di estrazione dell'uranio trovato nel Negev, ma sviluppò, anche, un nuovo metodo per produrre acqua pesante, fornendo a Israele una propria capacità di produrre importanti elementi nucleari. Per la realizzazione del reattore, Israele ebbe l'assistenza della Francia. La cooperazione nucleare tra le due nazioni datava dagli anni '50, quando a Marcoule iniziò la costruzione di un reattore a acqua pesante di 40MW con impianto di trattamento chimico. La Francia era un partner naturale per Israele e entrambi i governi videro nell'indipendenza nucleare un mezzo con cui mantenere un grado di autonomia nella guerra fredda. Alla fine del 1956, la Francia accordò a Israele la cessione di un reattore di ricerca da 18 MW. Tuttavia, la crisi di Suez di poche settimane dopo mutò drasticamente la situazione. A seguito della chiusura del canale di Suez a luglio, Francia e Regno Unito si accordarono con Israele per provocare l'Egitto e dare ai due paesi europei, il pretesto di inviare proprie truppe per rioccupare e riaprire il canale. In risposta a ciò l'Urss fece delle assai poco velate minacce contro le tre nazioni. Ciò spinse Israele a considerare una necessità l'indipendenza nucleare, allo scopo di prevenire le reazioni di potenze ostili. Il premier francese Guy Mollet, a seguito del mancato appoggio pattuito con gli israeliani, fece sapere, confidenzialmente, che la Francia avrebbe "prestato" la bomba a Israele. Il 3 Ottobre 1957, Francia e Israele firmarono un nuovo accordo per la consegna, da parte francese, di un reattore da 24 MW (con impianti di raffreddamento e di stoccaggio scorie per un reattore tre volte più potente) e, nei protocolli non annessi al contratto, un impianto di processo chimico. Tale complesso venne costruito in segreto, e fuori dal controllo della IAEA, da francesi e israeliani a Dimona, nel deserto del Negev e sotto la guida del Col. Manes Pratt delle IDF. Sia le dimensioni che la segretezza del programma della costruzione di Dimona richiese massicci provvedimenti. Una nuova agenzia di intelligence, la Office of Science Liasons,(LEKEM) venne creata per dare sicurezza e intelligence al programma. Nella costruzione di Dimona vennero addetti circa 1.500 operai israeliani e francesi. Per mantenere il segreto, ai doganieri francesi venne detto che i componenti del reattore erano elementi di un impianto di desalinizzazione per l'America Latina. Inoltre, dopo l'acquisto di acqua pesante in Norvegia, alla condizione che non venisse trasferito a paesi terzi, l'Aeronautica francese trasportò di nascosto, in Israele, numerose tonnellate di acqua pesante. Nel 1960 sorsero dei problemi, quando la Francia iniziò a fare pressioni su Israele per rendere pubblico il progetto e sottoporlo a ispezioni, minacciando di non consegnare più carburante per il reattore se non l'avessero fatto. Il Presidente de Gaulle era preoccupato dall'inevitabile scandalo che avrebbe fatto seguito a ogni rivelazioni del coinvolgimento francese al programma, specialmente all'impianto di processo chimico, che avrebbe causato una assai negativa ripercussione internazionale, già scossa per la guerra in Algeria. All'incontro con Ben-Gurion, de Gaulle offrì la vendita di caccia in cambio della interruzione della costruzione dell'impianto chimico, e chiuse l'incontro credendo di aver risolto il problema. Così non fu. Nei pochi mesi successivi, Israele violò il compromesso. La Francia avrebbe consegnato combustibile e altri componenti e non avrebbe insistito sulle ispezioni. In cambio Israele assicurava che non avrebbe costruito armi nucleari, né ritrattato plutonio e avrebbe rivelato l'esistenza del reattore, che sarebbe stato completato senza l'aiuto francese. In realtà, i francesi finirono il reattore e l'impianto di trattamento, l'uranio vene consegnato e il reattore iniziò a funzionare nel 1964. Gli Usa per primi divennero consapevoli dell'esistenza di Dimona dopo che un U-2, nel 1958, rilevò la costruzione di impianti, ma non ne si comprese la natura fino al 1960. Il complesso veniva presentato come un impianto tessile, o una stazione agricola o un impianto di ricerche metallurgiche, finché David Ben-Gurion nel Dicembre 1960 dichiarò che Dimona era un centro di ricerche nucleare per scopi "pacifici". Nei seguenti venti anni, in cui gli Usa, tramite una combinazione di benigna negligenza, di analisi errate, e di inganni israeliani, non comprese i dettagli del programma nucleare di Israele. A partire dall'8 Dicembre 1960, la CIA tracciò un rapporto sulla natura dell'impianto di Dimona, la sua implicazione nella proliferazione nucleare, e la stazione CIA di Tel Aviv realizò che a meta anni '60 il programma militare nucleare di Israele sarebbe stato un fatto irreversibile. Gli ispettori degli Usa visitarono Dimona sette volte negli anni '60, ma non poterono comprendere appieno l'attività che vi si svolgeva, grazie al rigido controllo che gli israeliani esercitavano sugli ispettori. Gli israeliani arrivarono a installare falsi pannelli di controllo e a nascondere ascensori che portavano in certi punti dell'impianto. Gli ispettori compresero che un reattore così grande non era giustificato dai programmi di ricerca che gli israeliani sbandieravano. Ma non trovarono tracce delle attività correlate al programma militare nucleare di Israele, così come non scovarono l'impianto chimico per il trattamento del plutonio. Sebbene gli Usa non approvassero il programma atomico di Israele, essi non fecero nulla per fermarlo. Walworth Barbour, ambasciatore Usa in Israele tra il 1961 e il 1973, anni cruciale per il programma atomico, ritenne primario non informare il presidente degli Usa che, invece, gli chiedeva notizie sul programma atomico. Nel 1967, dopo la guerra dei sei giorni, Barbour mise fine ai tentativi degli attachés militari degli Usa di raccogliere notizie su Dimona. Nel1968, la CIA informò che Israele aveva iniziato con successo la produzione di armi "ignote". Tale stima, era basata su conversazioni informali tra Carl Duckett, capo settore Scienza e Tecnologia della CIA, e Edward Teller, padre della bomba all'Idrogeno. Teller disse che, basandosi sulle conversazioni con amici della difesa e della comunità scientifica israeliana, aveva concluso che Israele era capace di produrre la bomba atomica e che la CIA non avrebbe dovuto aspettare una esplosione atomica, poiché non ci sarebbe ami stata. Le stime della CIA sulle dimensioni dell'arsenale di Israele non miglioravano con il tempo. Nel 1974, Duckett stimava che Israele avrebbe avuto tra i dieci e i venti, armi nucleari. Il balzo successivo deriva dalle speculazioni della CIA riguardante il numero di bersagli israeliani. Poiché tale lista si basava su dati statistici, rimase la lista ufficiale degli usa fino agli anni '80. L'attuale dimensione e composizione dell'arsenale nucleare di Israele è incerto, ed è soggetto a mutazioni e revisioni. Si afferma che Israele avesse due bombe nel 1967, e che il Premier Eshkol ordinò di armarle nel primo allarme atomico di Israele durante la guerra dei sei giorni. Inoltre è riportato che, spaventati dalla disfatta dell'Ottobre 1973 nella guerra dello Yom Kippur, gli israeliani assemblarono 13 bombe atomiche da 20 kilotoni. Israele può aver prodotto alcune decine di testate nucleari a nel decennio 1970-1980, e che sia giunta a possederne tra le 100 e le 200 testate negli anni '90. Nel 1986 descrizioni e foto di testate nucleari di Israele vennero pubblicate nel London Sunday Times, stoccate nella fabbrica sotterranea di bombe atomiche. Le foto furono prese da Mordechai Vanunu, un ex tecnico nucleare israeliano. Le sue affermazioni spinsero gli esperti a concludere che Israele possieda tra le 100 e le 200 armi nucleari al momento. Dalla fine degli anni '90, l'Intelligence Usa ritiene che Israele possieda 75-130 ordigni, basandosi sulla stima della produzione. L'arsenale, di certo, include testate per i missili Jericho-1 e Jericho-2, così come bombe per aerei e altri vari tipi di armi tattiche. Altre pubblicazioni hanno affermato che Israele possieda almeno 400 ordigni nucleari alla fine degli anni '90. Il reattore di Dimona è la fonte del plutonio di Israele, e il numero tdelle armi atomiche viene ricavato sulla base della potenza del reattore. Notizie rese pubbliche nel 1986 da Mordechai Vanunu indicavano che all'epoca, la produzione di plutonio ammontava a 40 kg annuali. Ciò corrisponde con la capacità dell'impianto di Dimona, analisti suggeriscono che il reattore abbia una potenza di almeno 150 megawatts, due volte il livello creduto negli anni '70. Secondo i tecnici, gli israeliani avrebbero costruito un più grande impianto di raffreddamento. Una altra fonte afferma, sulla base dei dati forniti da Vanunu, che la potenza del reattore è rimasta sui 75 megawatts, e che la produzione di plutonio nei primi anni '80 ritratti del precedente materiale. I limiti estremi dell'arsenale di Israele subiscono grandi variazioni, per via del grande numero di variabili abbastanza generiche. Il reattore dovrebbe funzionare circa 200/300 giorni all'anno e produrre circa un grammo di plutonio per ogni megawatt al giorno. Israele dovrebbe avere usato 4/5 kg di plutonio per ogni arma. La variabile chiave è il livello della potenza del reattore, che varia dai 75 MW ai 200 MW. Nuove immagini satellitari a alta risoluzione danno utili informazioni sulla materia. Le immagini di Dimona acquisiti dal Public Eye Project della Federation of American Scientists della Space Imaging Corporation's IKONOS satellite, mostrano che gli impianti di raffreddamento del reattore sono visibili e identificabili. Comparazioni con le immagini recenti della IKONOS con quelle declassificate del programma di ricognizione satellitare Usa CORONA, indicano che non è stato realizzato alcun nuovo impianto di raffreddamento tra il 1971 e il 2000. Ciò suggerisce che la potenza del reattore non ha avuto aumenti significativi in tale periodo. Ciò indica una produzione annuale di plutonio pari a 20 kg. Basato su un plausibile limite operativo del reattore, Israele avrebbe prodotto almeno 100 armi nucleari, ma non più di 200. Alcuni tipi di test non-nucleari, forse test di implosioni, vennero effettuati il 2 Novembre 1966 [forse presso Al-Naqab nel Negev]. Non vi sono prove che Israele abbia effettuato test nucleari, anche se alcuni credono che una sospetta esplosione nell'Oceano Indiano nel 1979 sia stato un test congiunto Sud Africa-Israele. ![]() Maggiori informazioni sul sito della Federazione degli Scenziati Americani, http://www.fas.org/nuke/guide/israel/nuke
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#10 | |
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#11 |
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Iscritto dal: Jan 2002
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Grazie a GioFX e Blue per il materiale, non pensavo che Israele avesse un arsenale di tale entità.
Comunque qualcuno sa spiegarmi in soldoni che differenza c'è tra un reattore nucleare per la produzione di energia elettrica e uno adibito alla produzione di armi nucleari? |
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#12 |
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Senior Member
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#17 | |
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#18 | |
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#19 | |
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#20 |
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Eccomi
Allora, tecnologicamente non c'è praticamente differenza. La differenza grossa sta nel ciclo del combustibile. Quello che serve per uso militare è il plutonio 239, che deriva dall'uranio 238. Il problema è che il plutonio 239 a sua volta decade in plutonio 240, che non è più utile. Quindi in soldoni bisogna tirare fuori il plutonio finché è ancora l'isotopo 239. Questo si fa ovviamente tirando fuori il combustibile e rimpiazzandolo con altro fresco con una frequenza molto maggiore di quella del normale refueling dei reattori civili (che è circa 1 cambio completo all'anno in tre volte, 1/3 alla volta). Inoltre in genere i reattori militari sono dei reattori a gas-grafite, e non dei PWR o BWR (reattori ad acqua leggera, quelli usati ora in campo civile) perché producono più atomi di plutonio rispetto a questi ultimi. Chiaro?
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