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#1 |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2003
Città: milano
Messaggi: 14071
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Prezzo riso affama terzo mondo
ANSA) - WASHINGTON, 10 APR - Il boom dei prezzi alimentari, e in particolare del riso, sta mettendo in ginocchio i paesi sottosviluppati.Lo ha detto il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick, evidenziando come mentre negli Usa e in Europa 'ci si preoccupa del prezzo delle benzina, nel terzo mondo il problema e' come riempire la pancia'. I poveri spendono in media il 75% del proprio reddito per il cibo, e solo il riso negli ultimi due mesi e' salito del 75%.
http://www.ansa.it/site/notizie/awnp...110205180.html |
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#2 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Aug 2006
Città: altamura
Messaggi: 309
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#3 |
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Senior Member
Iscritto dal: May 2006
Città: Wursteland
Messaggi: 1749
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il 2012 si avvicina
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#4 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jun 2003
Città: Altrove (eh, magari vicino una certa base....chissà)
Messaggi: 4228
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han durato qualche ora con uno speciale al riguardo sul canale delle notizie ... ah sì anche laggiù ne han parlato VERO ?
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#5 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
Messaggi: 2169
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in effetti sì lo hanno detto al tg a mezzogiorno, perchè?
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IN ANUBIS WE TRUST
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#6 |
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Bannato
Iscritto dal: Aug 2006
Città: Paris
Messaggi: 537
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Il caso Alcuni Paesi, Gran Bretagna in testa, vogliono rivedere il veto
E le piante tecnologiche non sono più tabù Si riapre il dibattito in Europa. Gli animali già allevati con mangimi modificati I primi della lista sono due mangimi «geneticamente modificati» a base di soia. Quello prodotto dagli americani di Monsanto è di fatto bloccato, in attesa della valutazione scientifica. L'altro, confezionato dai tedeschi della Bayer, dovrebbe essere autorizzato dalla Commissione europea nel giro di qualche mese. Ma il via libera non sarà sufficiente a placare le proteste degli allevatori europei, organizzati dalla Copa- Cogeca, da ultimo una delle lobby più rumorose attive a Bruxelles. La ragione è molto semplice, spiega Paola Testori Coggi, direttore generale aggiunto per la salute della Commissione: la gran parte degli animali da allevamento (dalle mucche ai polli) già oggi viene nutrita con alimenti ogm, gli organismi geneticamente modificati dalla bio-tecnologia. L'Ue acquista a questo scopo circa 34 milioni di tonnellate all'anno di soia e circa 3-4 milioni di tonnellate di derivati dal mais. Tutto ogm. «Senza questi prodotti non avremmo più allevamento», sintetizza Testori Coggi. Il problema, però, è che i prezzi mondiali di soia e granturco aumentano a ritmi vertiginosi. E nell'Europa importatrice i costi si stanno avvicinando al punto di rottura, visto che i rincari si sono già scaricati «a valle» della catena, sui banconi di negozi e supermercati. Dunque occorre intervenire sui rifornimenti di materie prime. Come? Secondo gli allevatori non solo allargando lo spettro di mangimi importabili, ma anche promuovendo «in casa» la coltivazione di soia e frumento ogm. Come spesso capita, quanto più acuta è l'emergenza, tanto più accesa è la discussione. I segnali sono già visibili sui principali giornali del Vecchio continente e tornano ad affiorare nel dibattito pubblico. Questione di tempo, forse poco, e a Bruxelles come a Parigi, Roma o Madrid, potrebbero tornare in gioco equilibri politici, compromessi culturali raggiunti faticosamente e con una buona dose di ambiguità. In effetti: quanto sono realmente rischiosi gli ogm per la salute e per l'ambiente? E' giusto rinunciarvi anche se è sempre più evidente che la crisi alimentare non è un fenomeno transitorio? Seguendo l'esempio degli Stati Uniti in quasi tutto il mondo le risposte sono chiare da un pezzo: dal Brasile al Canada all'Argentina le piantagioni «tecnologiche», quelle che gli ambientalisti chiamano i «campi di Frankenstein», sono di fatto la regola, perché assicurano raccolti abbondanti e a basso costo. L'Europa è l'eccezione. A parte la Spagna, in nessun Paese Ue sono autorizzate coltivazioni ogm. Ora, però, il problema ritorna con ben altra forza emotiva e su ben altra scala. Il dubbio scava in profondità, tocca le fondamenta giuridiche dell'Unione Europea. A cominciare dall'interpretazione del cosiddetto «principio di precauzione», applicato alla salute. Negli Stati Uniti si può vendere di tutto, a meno che qualcuno non dimostri che sia nocivo. In Europa è il contrario: prima di mettere in commercio un prodotto, occorre verificare che non ci siano controindicazioni sanitarie. Luca Marini, vice presidente del Comitato nazionale di bioetica e presidente di Assobiobanche (l'associazione delle banche per la conservazione di cellule e tessuti umani) fissa così il punto: «E' venuto il momento di venire allo scoperto senza ipocrisie. Dal punto di vista scientifico non è stata ancora detta una parola definitiva sugli ogm. Nessuno sa con certezza se fanno bene o no all'organismo. E allora dobbiamo chiarire quale principio etico e giuridico riteniamo più importante: la tutela della salute o la libertà di iniziativa imprenditoriale? E dobbiamo anche dirci se, come io penso, la tutela della salute sia il valore numero uno per tutti gli esseri umani. Che stiano in Italia, in Egitto o altrove». Il dilemma diventa ancora più difficile se si sostituisce l'espressione «libertà di iniziativa» con «scarsità», «penuria » o, più brutalmente, «fame». La Chiesa è da tempo su questa strada. Il 25 gennaio scorso, monsignor Gianpaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio di giustizia e pace, è intervenuto in un convegno con queste parole: «Coltivare significa intervenire, decidere, fare, non lasciare che le piante crescano a caso. In questo contesto la legge cristiana dà un giudizio positivo sulla liceità degli interventi dell'uomo sulla natura, però accompagna questo intervento lecito a un forte e chiaro senso di responsabilità, all'attuazione di un giudizio etico. Alla Santa Sede interessano molto le implicazioni non solo dei Paesi ricchi, ma soprattutto quelle per i Paesi poveri, perché dobbiamo tenere presenti tutte le problematiche legate ai valori della giustizia e della solidarietà». Questa spinta etico-sociale si sta saldando con il pragmatismo liberista di alcuni governi, tra cui spicca quello del premier britannico Gordon Brown. La Commissione europea è ancora divisa, ma la sensazione è che la crisi alimentare favorisca il fronte dei pro-ogm, guidato dal presidente Josè Manuel Durao Barroso e dal Commissario Peter Mandelson, in verità finora attenti soprattutto alle ragioni del libero mercato. Per gli ambientalisti la battaglia politico-culturale si annuncia più complicata: un conto è battersi contro gli interessi economici degli «apprendisti stregoni» di Monsanto; altro è convincere l'opinione pubblica che la biotecnologia non può fare nulla per abbattere il prezzo del pane e della carne nella ricca Europa e non è in grado di dare una mano ai Paesi più poveri. Giuseppe Sarcina |
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#7 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Messaggi: 460
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pare che ci sia un grosso problema in arrivo ..
http://www.comedonchisciotte.org/sit...rder=0&thold=0 Quote:
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D |
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#8 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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