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#101 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2020
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Continuando ad approfondire i recenti sviluppi:
https://arxiv.org/ftp/arxiv/papers/1906/1906.00861.pdf molto, anche troppo approfondito, ma alcuni punti utili: "pag 17: In contrast, consensus mechanisms providing total finality (e.g., PBFT [41] or PoA [110]) can only include a comparatively small set of validating nodes due to their extensive communication overhead Hence, consensus mechanisms providing fast finality are commonly applied in permissioned DLT designs pag 18 . Due to the exponential increase in message complexity in contrast to probabilistic consensus mechanisms, finality comes at the cost of the degree of decentralization of the DLT design and its fault tolerance" In pratica il design con finalità dei blocchi immediata e non probabilistica ha il tradeoff della decentralizzazione come sospettavo, perchè richiede grandi potenze computazionali e banda per i nodi per il messaging overhead che si genera affinchè tutti raggiungano il consenso senza ammettere forks da valutare a posteriori tramite regole di scelta della chain canonica. Quindi sono design adatti a piccoli networks di nodi dotati delle risorse necessarie. Anche in Algorand troviamo un tradeoff simile, pur con le differenze tecniche (come già accennato anche nei reply precedenti). Dalle loro faqs e risposte varie in giro per reddit: "What are the types of nodes in the Algorand network? The Algorand network has two types of nodes to simultaneously optimize decentralization and high transaction throughput. Relay nodes allow for highly efficient communication paths. Participation nodes propose and vote on blocks. Even if all the relays misbehave, the worst that can happen is that the blockchain will slow down or stall. While relay nodes do not participate in consensus, having highly reliable relays is critical to the performance of the Algorand blockchain. That is why, currently, the Algorand Foundation maintains the list of relays to ensure relay nodes satisfy the necessary performance requirements and do not slow down the blockchain." Cioè tradotto dal marketinghese: il nostro consensus design è decentralizzato ma ha overhead che scala male al crescere del numero dei nodi, quindi servono dei relay nodes specializzati con ampie risorse per rendere il network utilizzabile. Essendo che questi nodi sarebbero pochi e tendenzialmente sempre meno all'ingrandirsi del network (sempre più risorse per gestirne uno più nodi partecipano) e quindi renderebbero vulnerabile il tutto in caso di bad actors (il network è stoppabile attaccando o impedendo a quei pochi nodi di operare, o se qualche attacker decide di creare molti relay che poi interferiscono col messaging) allora diamo noi il permesso e li incentiviamo noi. Quindi la nostra è una blockchain permissionless, sia chiaro, ma in realtà no ![]() ![]() "Risolvono" ( ![]() Come già spiegato le blockchain parzialmente centralizzate e/o permissioned possono avere anche un senso per iterare e sperimentare più rapidamente, e per offrire servizi dove la totale decentralizzazione è un po' meno prioritaria (sperando non arrivi mai un tentativo di attacco serio). Ma per uno scope come quello di bitcoin non vanno bene. Oltre al discorso security: sono tutte soluzioni con potenziali superfici di attacco molto più estese che quindi vanno testate molto a lungo, pure se superassero tutti i tradeoffs sulla decentralizzazione un domani. E quando le soluzioni sono sufficientemente convincenti vanno su bitcoin, che non ha bisogno dell'algoritmo "che distingue" perchè ha già le caratteristiche più fondamentali dalla sua: enorme first mover advantage, la più ampia adozione, il più ampio battle test sia in termini di tempo che di scala. Riassumendo tutte le discussioni: che enormi cagate da newbie che scrivi ![]() ![]() Ultima modifica di Informative : 07-08-2022 alle 17:30. |
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#102 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2020
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https://kraken.docsend.com/view/58b6xidjxk44xedc
Sostanzialmente tutto quello che ho detto e in più questo passaggio che spiega meglio di quanto abbia fatto io la differenza tra mining e staking pools: "Imagine a scenario where a mining pool operator acts maliciously and the mining pool contributors opt to leave the pool. At worst, the malicious mining pool operator could keep the contributor’s earnings. However, they could not continue to utilize their hash power for malicious purposes because the individual miners could turn off their mining equipment. Conversely, suppose a similar situation emerges where hackers target a thirdparty custodian and utilize the stolen funds to gain an overwhelming influence over a PoS network. Unlike PoW, in this hypothetical situation, the customers of the compromised custodian could not withdraw their contributions, losing both their funds and voting power." |
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#103 | |||||||||||||
Senior Member
Iscritto dal: May 2020
Messaggi: 840
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Premetto che ti ho segnalato un'altra volta per la tua maleducazione. Quindi non solo dimostri di essere ignorante in materia, ma anche di non sapere tenere una discussione civile.
Te lo ripeto fino dall'inizio che sei adatto a un talk show. Quote:
Non hai risposto agli altri punti, per alcuni hai ammesso di aver sbagliato. Rileggiti i messaggi, non è andata cosi. Altrimenti dimostralo... Quote:
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Assenza di argomentazione valide, modalità maleducata attiva. "A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio." Oscar Wilde Quote:
"Mai discutere con un idiota. Ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza." Oscar Wilde Quote:
Dimostralo. La quasi la totalità di quanto riportato da me è confermato da link e da terzi. La quasi totalità di quanto riportato da te ne è privo e sono opinioni personali. Io differenzio sempre (o cerco di farlo) tra fatti e opinioni personali. Quote:
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A te manca l'obiettività e l'ammettere di poter sbagliare. Quote:
Io potrei essere considerato un pirla perché continuo a risponderti. Ultima modifica di pachainti : 23-08-2022 alle 07:06. |
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#104 | ||||||||||
Senior Member
Iscritto dal: May 2020
Messaggi: 840
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Ci sono vari modi per misurare la decentralizzazione, probabilmente il più noto è il coefficiente di Nakamoto: That is, we define the Nakamoto coefficient as the minimum number of entities in a given subsystem required to get to 51% of the total capacity. Aggregating this measure by taking the minimum of the minimum across subsystems then gives us the “minimum Nakamoto coefficient”, which is the number of entities we need to compromise in order to compromise the system as a whole. Purtroppo non conosco articoli scientifici che confrontino BTC, ETH e le nuove blockchain che ti ho riportato. Tuttavia ci sono questi due: Measuring Decentralization in Bitcoin and Ethereum using Multiple Metrics and Granularities e How centralized is decentralized? Comparison of wealth distribution in coins and tokens dove il coefficiente ha valori inferiori a 10 per entrambi i progetti (quindi inferiori ai 50 miner per l'attacco del 51%, ancora peggio). Quote:
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Sicuramente non sono testati sul campo come BTC, ma molti di loro hanno dimostrazioni matematiche del corretto funzionamento. Inoltre, il confronto, lo ripeto, deve essere fatto a parità di anni e di volume di transazioni/carico, altrimenti non ha molto senso. Quote:
I nostri commenti, storico nel forum, mostrano chi dei due conosce l'informatica e altro. Nessuno ha la possibilità di prevedere il futuro, ma obiettivamente ci sono blockchain PoS superiori praticamente in tutto a PoW e BTC. Per questo ritengo che sia solo questione di tempo prima che diventino predominanti, vedremo nei prossimi anni. Quote:
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Non ho mai scritto quello che tu dici. Riportami dove e ammetterò l'errore. Ancora con parolacce atte a coprire la tua ignoranza e/o mancanza di voglia nel riportare i link? Dimostri ancora una volta quello che ti dico dall'inizio: tu riporti le tue opinioni, io fatti supportati da prove. Ripeto: quando ti trovi a corto di argomentazioni, scattano le offese. Tipico di chi non è competente e attacca il suo interlocutore, come nei talk show. Quote:
Fai come vuoi, io non ho interessi personali in gioco, ma analizzo solo le blockchain dal punto di vista tecnologico e da quello economico cercando di riportare fatti supportati da link. Ultima modifica di pachainti : 19-08-2022 alle 16:59. |
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#105 | |||||||||
Senior Member
Iscritto dal: May 2020
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Non è un mio parere, ma un fatto trovato dalla ricerca che ti ho riportato in precedenza. I 50 miner hanno potere di effettuare l'attacco del 51% indipendentemente dagli altri, siano essi 100-1000-10000. Ti sto dicendo fino dall'inizio che i pareri personali lasciano il tempo che trovano, sono interessato a leggere dati, fatti supportati da prove. Grazie Quote:
I relay node inoltrano i messaggi nella rete e il consenso può funzionare anche con pochi di loro onesti (uno al limite) che inoltrano ai nodi partecipanti. Quote:
In ogni caso 120 relay node sono più di 50 miner e il coefficiente di Nakamoto dovrebbe essere più alto per algorand (purtroppo non ho trovato niente in merito). Quote:
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Il secondo link parla di mancanza di incentivo, ma non tiene conto del fatto che i nodi validatori su algorand hanno una stake per poter participare al processo di convalida e il loro incentivo deriva dal valore della stessa (se si comportano male, la moneta perde valore). Come ho scritto sopra quello che manca, è l'incentivo per i nodi relay i quali non partecipano al consenso. Quote:
Inoltre, come ti ho scritto, potrebbe essere sufficiente anche un solo nodo relay per gestire tutti i nodi che partecipano al consenso. Purtroppo non ci sono dati in merito e quindi siamo nel campo delle ipotesi. Quote:
Ne riparleremo in futuro. Ultima modifica di pachainti : 23-08-2022 alle 07:10. |
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#106 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2020
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USDC è una stablecoin super centralizzata, per esempio DAI è molto più decentralizzata e utilizza lo stesso layer 1. L'algoritmo di consenso è una questione, gli smart contract un'altra. Ultima modifica di pachainti : 23-08-2022 alle 08:06. |
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#107 | ||||
Senior Member
Iscritto dal: May 2020
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Algorand richiede basse potenze computazionali per il calcolo delle VRF e utilizza un protocollo di propagazione in stile gossip molto simile a BTC. Su algorand il tempo di finalità di un blocco è di 5 secondi, se ci volessero enormi potenze di calcolo o tempi di propagazione, non sarebbero sufficienti. Immediate Transaction Finality In contrast, the Algorand blockchain never forks. Two blocks can never be added to the chain at once because only one block can have the required threshold of committee votes. At most, one block is certified and written to the chain in a given round. Accordingly, all transactions are final in Algorand. When the consensus protocol decides on a block, this decision is never changed. Every honest user soon learns of this decision, and no honest user ever thinks that a different block at the same height was chosen. Once a block appears, users can rely on the transactions it contains immediately and they can be confident that the block will forever be part of the chain, which means the money they receive is safe. Quote:
Il comitato di convalida su algorand è composto tra 1000 e 2000 posti nel quale partecipano mediamente 400 nodi diversi (i valori sono determinati in base a studi effettuati su simulazioni presenti in vari articoli scientifici). I nodi relay si occupano di inviare i messaggi sulla rete e da loro dipendono le prestazioni, ma non il consenso. Come ho scritto nei messaggi precedenti, non ho trovato uno studio che mostri il numero minimo di relay node necessari affinché la rete funzioni. In teoria potrebbe bastare anche un solo relay node onesto. In pratica anche se ci fossero 2/3 nei relay node onesti (come i nodi per il consenso), tale numero sarebbe superiore (80) a quello dei 50 miner su BTC ovvero algorand sarebbe comunque più decentralizzato. Se trovo qualcosa, ti aggiorno. Ti ho già scritto che anche le reti PoW come BTC nei primi anni di vita sono praticamente semi-permissioned dato che i miner e i nodi sono gli stessi sviluppatori. Il confronto deve essere fatto a parità di anni di vita. Quote:
Riporta un articolo scientifico recente dove venga analizzato l'algoritmo di consenso di algorand e poi ne potremo parlare. Sui principali vantaggi di BTC concordo con te. Quote:
![]() Ultima modifica di pachainti : 23-08-2022 alle 07:12. |
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#108 | |
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Iscritto dal: May 2020
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Dividiamo in due casi: 1) Comportamento disonesto gestore staking pool (equivalente alle mining pool). Nelle blockchain PoS serie le monete messe in staking non sono custodite da terze parti, ma sono direttamente sulla blockchain e gestite da smart contract (trustless) presso i validatori e vengono rilasciate al termine del periodo di staking. I validatori devono loro stessi depositare quantità ingenti di monete per creare una staking pool e quindi non hanno interesse a comportarsi in modo disonesto a causa dello slashing e della perdita delle stesse. Questo scenario è poco probabile visto l'interesse in gioco dei validatori. 2) Attacco hacker a un validatore (o a un gestore di fondi che tenta di diventare un validatore). Se venisse bucato da hacker lo smart contract dello staking allora ci sarebbe una perdita sia per un validatore sia per gli utenti. Se l'attaccante tentasse di partecipare alla rete al posto del validatore compromesso, entrerebbe in funzione lo slashing e i fondi sarebbero recuperati. Se l'attaccante vendesse i fondi in modo non tracciabile (non passando da CEX o DEX noti), sarebbero molto probabilmente persi. Di solito il codice dello smart contract dello staking è molto verificato vista la sua criticità. Comunque questo scenario è più probabile del primo, ma non ricordo casi importanti avvenuti (escludendo gli hacking della DeFi, ma è un altro argomento). Dal mio punto di vista occorre fare una precisazione: un utente che acquista un certo valore X di monete perché vuole partecipare allo staking e un altro utente che acquista la stessa somma di attrezzature per il mining. Entrambi hanno dei vantaggi e dei rischi: nel caso dello staking l'utente riceve degli interessi per tenere le sue monete in staking su un validatore/custode, ma rischia lo slashing e l'hacking dello smart contract. Nel caso del mining l'utente riceve le ricompense di partecipazione alla pool, ma ha delle spese variabili (costi energia elettrica, tempo di gestione/manutenzione) e dei rischi (aumento energia elettrica, obsolescenza dei dispositivi, guasti, ecc.). P.S. non tutte le blockchain richiedono una staking pool per poter partecipare allo staking (mi viene in mente algorand, ancora una volta, come esempio). Inoltre, alcune blockchain (polkadot, cardano, ecc.) hanno un limite massimo di staking per validatore per evitare troppa centralizzazione ed eventi di questo tipo. Ultima modifica di pachainti : 23-08-2022 alle 08:33. |
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#109 | |||
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Come promesso, visto che continui ad imperversare, ho deciso di ri-smazzarmi il discorso. Toccherà spezzare in più reply per leggibilità. Inizio con il primo e poi man mano che avrò voglia aggiungerò gli altri.
1/3 - Bitcoin (tanti punti li ho già toccati anche qui e replies successivi) Premettiamo che, come già spiegato, la value proposition principale di Bitcoin è essere moneta sana. Questo implica ad esempio che debba esserci una certa immutabilità perché la scarsità credibile è direttamente collegata a questa e al fatto che non ci sia "un'elite" in grado di imporre cambiamenti al protocollo. Altrimenti un domani certi parametri possono essere cambiati, tipo la max supply in primis. Quindi estrema cautela col "nell'informatica spesso si upgrada, il ticcipì/l'uddippì": la maintenance e la pura ottimizzazione del codice o la correzione di bug critici (ce n'è stato solo uno ad oggi) ok, gli hardforks ogni 6 mesi perché "si builda bros!", l'innovazione ecc, non vanno bene per questo use case. Non sono "evoluzioni tecnologiche", semplicemente minano il discorso immutability -> scarcity. La blocksize war (vedi sotto) ha dimostrato che effettivamente l'immutabilità di Bitcoin è credibile. Altrettanto non si può dire delle altre varie altcoins. Poi poniamo definitivamente fine alla tua imbarazzante arrampicata sugli specchi relativa a cosa hai o non hai detto sulla questione del PoS come evoluzione tecnologica: Tu stai cercando di sostenere la superiorità del PoS in quanto "evoluzione tecnologica", venuta dopo (tra l'altro falso, vedi nota 1), senza tradeoffs. Io ti ho spiegato che sono discorsi totalmente fuori luogo in questo ambito, che dimostri di conoscere molto superficialmente soprattutto proprio da considerazioni da newbie di questo tipo, perché parliamo di protocolli open source, non di prodotti software brevettati, quindi tutte le soluzioni sono portabili se c'è la volontà di farlo. Ergo se PoS costituisse effettivamente un upgrade lo vedremmo prima o poi su Bitcoin. Messo alle strette hai cominciato con le arrampicate finendo per contraddirti: 1) Quote:
Quote:
![]() Non c'è una lettura alternativa delle tue parole perchè ovviamente soltanto i miners avrebbero un incentivo ad ostacolare un passaggio di questo tipo: tutti gli altri attori avrebbero nulla da perdere/solo da guadagnare se ci fosse consenso sul fatto che PoS sia questa miglioria indubbia. "Chiarito" ( ![]() Ti consiglio di leggerti The blocksize war, che il tuo aver seguito gli eventi "in differita" come affermi con il tuo english humor di patate a quanto pare non ti aiuta molto: quella famosa frase di Armstrong con cui l'hai menata per millenni citandola come prova definitiva, fatti non pugnette, "supportato da vari links" era in realtà una mera opinione del suddetto, noto big blocker, che riprendeva un punto di vista diffuso anche tra i grandi miners, postata sul blog di Coinbase durante la blocksize war a sostegno delle narrative big blockers ma smentita poi dai fatti storici. Ad esempio in occasione del fork di eth/etc (e successivamente con Bitcoin Cash), quando si è avuta la prova che le dinamiche non comprendono solo questioni tecniche ma anche e soprattutto economiche e quindi tutto quanto ti ho già spiegato su cosa determina realmente l'imporsi di un fork piuttosto che un altro. Dal libro: "Around three days after the split, exchanges started listing Ethereum Classic. Poloniex, one of the leading alternative coin exchanges at the time, listed Ethereum Classic on July 23, 2016. The price of Ethereum Classic then started to increase on the exchange. From memory, it started trading at around two percent of the value of Ethereum and peaked on July 25 at more than 50 percent of the price of Ethereum. Ethereum Classic was proving to be extremely volatile. What's more, the miners were following the price. Not a perfect correlation exactly, but as the price of Ethereum Classic increased, more miners mined it in order to scoop up the increased block rewards. Small blockers then started to argue that the situation was more complex than the large blockers had argued: perhaps miners did not define the protocol, but instead followed traders and investors to maximise their profits. As the price of Ethereum Classic increased, it gained more and more momentum. Miners, it appeared, just wanted to follow the money. This is when many people started to realise that a hardfork and contentious split was not just about two issues, hashrate and computer science, but financial markets too. This kind of event was an opportunity for financial speculators and traders, who could trade between the coins." Questo evento, insieme successivamente a Bitcoin Cash dove si sono riproposte dinamiche simili, ha portato i miners ad essere molto più prudenti nel perseguire hard forks secondo i loro desiderata, alla fine rinunciandoci sotto la minaccia di uno user activated soft fork. Come si è visto non sono i miners a poter direzionare i cambiamenti al protocollo: devono uniformarsi a quello che scelgono la userbase e gli investors per via della ben congegnata struttura di incentivi. Non sono nemmeno i devs ad avere questo potere, che hanno influenza ma limitata: i big blockers avevano il sostegno di gente come Mike Hearn e soprattutto Gavin Andersen, praticamente "il braccio destro di Satoshi" che manteneva inizialmente anche il repository "ufficiale" su Github tuttavia non sono riusciti ad imporsi. E neppure exchanges e industry players vari, che pure erano in maggioranza big blockers. Bitcoin ha dimostrato sul campo di avere una governance realmente decentralizzata in mano all'utente finale: ogni cambiamento necessita del consenso schiacciante (non solo la maggioranza) da parte dell'utenza o non passa, con una certa propensione all'immutabilità. In un ambiente realmente decentralizzato senza uno o più leaders che tutti seguono (e di cui poi ti devi fidare) gli updates devono essere opt-in retrocompatibili, affinchè ogni utente possa scegliere se aderire o meno senza venire escluso perchè non c'è garanzia che gli hard forks non retrocompatibili vengano accettati da tutti senza finire per splittare e diluire il network effect, tranne appunto nel caso di consenso schiacciante. Ecco il perchè dell'approccio layer 1 ridotto all'osso, il più possibile immutabile e le innovazioni/esperimenti vari con tradeoffs sui layers successivi: dà le migliori garanzie sulla decentralizzazione e sulla stabilità della "politica monetaria" senza escludere l'innovazione, con il tradeoff che è più difficile sviluppare con questa struttura (i soliti tradeoffs della decentralizzazione). Da tutte queste considerazioni è evidente che Bitcoin non passa a PoS non per via dei miners, tantomeno per "limiti tecnologici", fuori contesto in un ambito open source, ma per precise scelte di design e di approccio, perché il PoS semplicemente NON CONVINCE per i casi d'uso di Bitcoin, per i vari motivi già ampiamente analizzati (ma ci torno, di nuovo, nel prossimo reply). Non ha senso quindi parlare di obsolescenza, puoi al massimo non condividere tali scelte: mi troveresti in disaccordo ma sarebbe una discussione sensata. Parlando di obsolescenza invece dimostri semplice incompetenza e scarsa conoscenza storica dell'ambito. *Aggiungo una correzione sul discorso fees con i blocchi grandi/piccoli: sono stato impreciso perché in realtà non è automatico che le fees totali raccolte aumentino con blocchi più grandi, il discorso è più sfaccettato. Non cambia nulla per quanto riguarda quello che volevo sostenere e non c'entra il tuo esempio pseudomatematico per scemi ma il tutto va comunque precisato meglio: da un lato c'è il fattore aumento del numero delle transazioni accomodabili e dall'altro c'è la questione che se c'è meno competizione per lo spazio disponibile gli utenti tendono a pagare meno per una tx (fee market). I big blockers erano convinti che comunque l'effetto netto dell'aumento del numero di transazioni includibili avrebbe sovrastato quello relativo alle singole fee inferiori, perché fees inferiori e più tps avrebbe portato a più adozione e utilizzo di Bitcoin per i pagamenti, gli small blockers il contrario, ovvero che i blocchi piccoli favorissero un "healthy fee market". Non si sa chi abbia ragione (io propendo per gli small blockers perché aumentare le dimensioni del blocco comporta un hard fork che come ho spiegato va il più possibile evitato per una sound money, meglio scalare il throughput sui layer 2) ma in ogni caso il grosso dei miners aveva abbracciato la versione big blocker e quindi valgono tutti i discorsi relativi alla blocksize war fin qui fatti. NOTE 1 - Quote:
https://www.youtube.com/watch?v=jE_elgnIw3M&t=4777s Te l'avevo anche già detto: il PoS è stato discusso e analizzato prima (o comunque più o meno nello stesso periodo) del PoW e scartato per ragioni fondamentali. Le "novità" recenti sono solo le varie pezze introdotte via via per tamponare, che risolvono e non risolvono, spesso introducendo ulteriori problemi e nella maggior parte dei casi riducendo la decentralizzazione (checkpoints, slashing o cose più offuscate tipo i vari masternodes o relay nodes). 2 - Una versione PoS di Bitcoin è stata già tentata nel 2020. Questa l'accoglienza del mercato: https://coinmarketcap.com/currencies/bitcoinpos/ Ultima modifica di Informative : 17-01-2024 alle 12:40. |
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#110 |
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2/3 - PoS/PoW ecc
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#111 |
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3/3 - Algorand
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