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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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Partita federalista da 133 miliardi
Quasi 133 miliardi di euro. Tanto ci vorrebbe per assicurare il passaggio al federalismo nelle materie core (sanità, istruzione e assistenza sociale) se ancora si ragionasse in termini di spesa storica. Almeno stando ai dati contenuti nei bilanci regionali 2008, raccolti dalla commissione tecnica paritetica per il federalismo (Copaff) guidata da Luca Antonini che li ha depositati in parlamento. Ora toccherà ai costi standard riuscire a diminuire l'esborso.
I dati Si tratta di numeri imponenti. Non tanto per le dimensioni (circa 2.000 pagine solo per le regioni) quanto per i contenuti. Innanzitutto, perché tutte le cifre sono state inviate secondo un unico un schema comune di contabilità e riclassificate per funzione; in secondo luogo, perché costituiranno la base per le simulazioni dei vari gruppi di lavoro che compongono la Copaff e per la relazione che il governo presenterà alle camere entro il 30 giugno e che permetterà di capire quanto varranno le poste più importanti del federalismo fiscale (autonomia tributaria di regioni ed enti locali, costi standard, perequazione). E, dunque, per stabilire se la riforma sarà a costo zero, come sostengono da mesi la Lega e una parte del Pdl e del Pd, oppure no, come temono i centristi e i finiani. La "forbice" Il primo elemento che balza agli occhi è che, anziché convergere, entrate e uscite regionali restano a debita distanza. Sia nei territori a statuto ordinario che in quelli speciali. Tant'è che gli impegni di spesa complessivi salgono dai 219,8 miliardi di euro del 2006 ai 249,3 del 2008 con un aumento del 13,4 per cento. Una crescita dovuta soprattutto al boom della spesa corrente (+19,4%). Anche se anziché sugli impegni di spesa ci si concentra sui pagamenti il quadro non muta poiché dai 203,3 miliardi di quattro anni fa si arriva ai 246,2 di due anni dopo. Un trend che neanche l'aumento registrato nello stesso periodo dalle entrate – cresciute in 24 mesi da 204,3 a 234,1 miliardi di euro – riesce a sterilizzare. Le voci di spesa Come prevedibile la voce più "pesante" resta la sanità: 125 miliardi di euro nel 2008, di cui oltre 110 di parte corrente. Laddove due anni prima tali valori erano fermi, rispettivamente, a 97,5 e 86,5 miliardi di euro. Ciò significa che gli impegni di spesa legati alla tutela della salute e al funzionamento delle sue strutture nel 2006 assorbivano il 69,2% delle spese correnti e due anni dopo il 73,3 per cento. Altre conferme emergono dalla ripartizione territoriale con il Lazio che, nel 2008, vale da solo il 13,8% del bilancio sanitario nazionale. Che diventano il 27,6% se s'includono le altre regioni commissariate (Campania e Molise perché per l'Abruzzo mancano i dati, ndr) o commissariabili (Calabria) per i conti in "rosso". Il budget I dati citati testimoniano che proprio sulla sanità si giocherà la partita decisiva del federalismo fiscale. Se aggiungiamo le altre due materie – istruzione e assistenza sociale – che andranno finanziate e perequate (nel caso dei territori in ritardo) al 100%, emerge la dimensione della "torta" che la riforma dovrà assicurare: circa 132,8 miliardi di euro, pari al 53,2% delle uscite complessive. Una quota che supera il 77% se ci si limita alle spese correnti. Ebbene, questo sarebbe il budget necessario all'attuazione minima della riforma se si ragionasse ancora in termini di spesa storica. Ma che ora potrà diminuire quanto più risparmi il passaggio ai costi standard sarà in grado di assicurare. Fermo restando che al di sotto di una determinata soglia non si potrà comunque scendere visto che in ogni regione andranno garantiti i livelli essenziali delle prestazioni fissati per legge. Di conseguenza, per non sforare, i governatori dovranno tirare la cinghia negli altri campi, che potranno ripararsi solo parzialmente sotto l'ombrello della perequazione. Un menù ricco. Non solo perché, stando ai numeri 2008, vale circa 117 miliardi di euro ma anche perché conta settori cruciali per il rilancio dei singoli territori: dall'ambiente allo sviluppo economico, dal lavoro al turismo, fino ai beni culturali. Il Sole 24 Ore |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Enna : urbs inexpugnabilis
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Ciao ciao federalismo.
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#3 |
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
Messaggi: 84
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La Lega «lascia» il Po allo stato
Pur di portare a casa in tempo il primo decreto attuativo del federalismo, la Lega è disposta a sacrificare il suo simbolo più caro dopo Alberto da Giussano: il Po. Durante la riunione fiume di ieri tra il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, i tecnici, il presidente della commissione bicamerale Enrico La Loggia e i due relatori Massimo Corsaro (Pdl) e Marco Causi (Pd), è stato infatti deciso che dal trasferimento dei beni demaniali alle regioni sarà tenuto fuori il demanio idrico interregionale. Di cui fa parte il fiume tanto caro al Carroccio che ogni anno vi celebra il rito dell'ampolla.
In cambio l'opposizione, in primis quella democratica, non chiederà la proroga di 20 giorni prevista dalla legge delega per i casi più complessi e proposta dal Pd come unica alternativa allo stralcio delle questioni più spinose. Se accolto, lo slittamento avrebbe fatto superare la data fissata per l'emanazione del primo decreto attuativo (il 21 maggio). Con conseguenze non tanto tecniche, dal momento che la concessione della proroga avrebbe fatto slittare di 20 giorni anche la deadline per l'adozione del provvedimento, quanto politiche. E, in un periodo in cui all'interno del Pdl le voci contro la riforma non mancano, il superamento dei termini sarebbe stato letto come una sconfitta leghista. Il pericolo, visto con gli occhi dei lumbard, sembra per ora scampato. Come confermato dal presidente pidiellino La Loggia, oggi i relatori presenteranno la bozza di parere, che dovrebbe essere unico salvo eventuali distinguo su singoli aspetti; dopodiché si aprirà la discussione che dovrebbe concludersi al massimo martedì 18 con un parere sul testo favorevole e bipartisan, sebbene vincolato al recepimento di alcune osservazioni. Ripetendo così lo stesso canovaccio seguito ai tempi dell'approvazione della legge delega e fatto di una lavoro gomito a gomito tra maggioranza e minoranza. A rafforzare i convincimenti dell'opposizione hanno contribuito le ulteriori rassicurazioni fornite ieri dal ministro Calderoli. Ad esempio che il demanio idrico e marittimo – fatta eccezione per quello interregionale di cui sopra che resterà allo stato – dovrebbe passare alle regioni mentre le province avranno una quota sui proventi di gestione del primo. Oppure che le strade demaniali saranno escluse dal procedimento di devoluzione. Al tempo stesso, il titolare della Semplificazione avrebbe garantito che l'eventuale sdemanializzazione dovrà sempre essere decisa dallo stato a prescindere dal livello di governo che si aggiudicherà il cespite. Modifiche che si sommano a quelle già giunte nei giorni precedenti (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). A cominciare dallo snellimento della disciplina sui fondi immobiliari: scompare la delega a uno o più regolamenti di delegificazione per la loro riforma complessiva mentre appare la clausola che un immobile potrà essere conferito solo a un fondo chiuso, a prevalente quota pubblica e sottoposto al controllo della Consob. Contemporaneamente dovrebbe vedere la luce la specificazione che i proventi delle alienazioni saranno vincolati alla riduzione del debito pubblico, in una misura che potrebbe essere dell'85% per quello locale e del restante 15% di quello statale. Due novità che vanno incontro ai rilievi provenienti dalle altre commissioni parlamentari che hanno dato parere favorevole al federalismo demaniale. Tra cui Finanze e Affari costituzionali di Montecitorio. Il Sole 24 Ore ...qualcosina,timidamente,comincia a muoversi. |
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Iscritto dal: Feb 2008
Città: dire paesino sarebbe essere generosi :asd:
Messaggi: 470
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E se una volta fatto il federalismo succedesse quello che succede quando cambi coda in autostrada? e cioè che quell'altra va più veloce?
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Sampdoria o Lazio,ditemi voi chi ha bruciato di piu,la sconfitta diretta o la sconfitta morale? |
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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#7 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Enna : urbs inexpugnabilis
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Franky aspettiamo il 30 giugno.
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#8 |
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
Messaggi: 84
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C'entra per illustrare che gli accordi con l'opposizione procedono per giungere alla promulgazione dei decreti attuativi.
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
Messaggi: 84
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#10 | |
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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#11 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2008
Messaggi: 376
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Ma che il 30 giugno. Dobbiamo aspettare il DL attuativi che verranno *dopo*. E ci vorranno minimo 10 anni per verificare se il valhalla dei leghisti sia stato dannoso o meno
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#12 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Enna : urbs inexpugnabilis
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#13 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Enna : urbs inexpugnabilis
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#14 |
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Senior Member
Iscritto dal: Apr 2008
Messaggi: 1242
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Basta applicare una versione semplificata del federalismo: ogni regione paga le proprie spese con le tasse dei propri cittadini.
A parte le spese comuni per esercito e amministrazione centrale, che potrebbero essere suddivise anche in modo non uguale tenendo conto del PIL prodotto dalle singole regioni. |
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#15 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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#16 |
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Senior Member
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#17 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Città: Enna : urbs inexpugnabilis
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la parte che conta diverrà più rigogliosa che mai L idea di calderoli che decide del nostro futuro sinceramente mi sconvolge. |
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#18 | |
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Junior Member
Iscritto dal: Oct 2009
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#19 | |
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Iscritto dal: Sep 2008
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![]() Tra l'altro, sappiate che il buco nell'SSN non è caratteristico delle sole regioni del Sud. E che al nord hanno già aumentato l'addizionale IRPEF tre anni fa per compensare (toh vah, il Prodi che alza le tasse...). Per la situazione al 2007 potete guardare qui. Qualcuno può cercare dati più recenti, io non ho il tempo di cercarli ora. Ultima modifica di MadJackal : 13-05-2010 alle 15:54. |
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#20 | |
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Junior Member
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