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#1 |
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Iscritto dal: Feb 2009
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Nuova generazione di fotovoltaico: tripla efficienza con luce e calore
Una nuova barriera sta per essere abbattuta, nel campo della produzione di energia solare. Un gruppo di ricerca dell’Università di Stanford, in California, ha infatti sviluppato un metodo che permette di generare elettricità sfruttando simultaneamente la luce e il calore solare. La tecnica si chiama Pete (acronimo per Photon Enhanced Thermionic Emission) e il suo obiettivo è tanto semplice quanto ambizioso: aumentare l’efficienza dei pannelli e ridurre i costi di produzione di energia solare a tal punto da renderla ufficialmente competitiva nei confronti del petrolio.
I risultati riscontrati dopo i primi test su Pete sono incoraggianti. Attualmente esistono due approcci per ottenere energia elettrica dal sole. I pannelli fotovoltaici (approccio quantico) producono una corrente elettrica sfruttando l'energia dei fotoni per eccitare gli elettroni di un semiconduttore (in genere, il silicio). I pannelli solari termodinamici (approccio termodinamico) invece utilizzano le radiazioni solari come sorgente di energia termica, che viene incamerata in speciali fluidi poi utilizzati per alimentare turbine a vapore. Il sistema Pete riesce a sfruttare entrambi i processi. Il che dovrebbe essere impossibile, dal momento che pannelli fotovoltaici e termici lavorano a intervalli di temperatura radicalmente diversi (sopra i 100 gradi C°, infatti, il silicio perde le sue proprietà di semiconduttore e le celle fotovoltaiche cessano di produrre energia.) Per sciogliere questo nodo, la squadra guidata da Nick Melosh ha sostituito il silicio con il nitruro di gallio - un semiconduttore capace di lavorare a energie più alte - poi, al fine di catturare anche quella importante porzione di energia solitamente persa sotto forma di calore, ha aggiunto un secondo strato metallico a base di Cesio, per aumentare ulteriormente la produzione di elettroni attraverso un meccanismo conosciuto come effetto termoionico. Se gli ordinari pannelli fotovoltaici lavorano solo al di sotto dei 100 gradi centigradi, il nuovo prototipo raggiunge una buona efficienza solo al di sopra dei 200 gradi. Questo significa che potrebbe essere accoppiato ai concentratori solari parabolici - che possono raggiungere temperature di oltre 800 gradi - per ottenere efficienze mai raggiunte finora. Parliamo di un’efficienza di conversione che, stando alle previsioni dello stesso Melosh, si aggira intorno al 60%. Una cifra importante considerando che, allo stato attuale, le celle fotovoltaiche arrivano intorno al 20%, mentre in laboratorio si arriva al 40%. Certo, nei primi test le celle a base di nitruro di gallio e cesio hanno dimostrato di poter garantire un’efficienza ben al di sotto della percentuale teorica. Melosh e colleghi di dicono tuttavia sicuri di poter raggiungere quota 60 utilizzando un altro semiconduttore - l’arseniuro di Gallio, ad esempio. Ma gli ipotetici vantaggi dell’approccio Pete non si fermano qui, esiste anche un aspetto economico. “Le alte concentrazioni solari rendono possibile ridurre il costo dei materiali riducendo le dimensioni del pannello” si legge nel paper pubblicato da Melosh e colleghi su Nature Materials “I dispositivi Pete sono naturalmente sinergici con le macchine termiche e potrebbero essere implementati collegandoli alle infrastrutture termico-solari esistenti. Anche un solo modulo Pete mediamente efficiente, in tandem con una macchina termica, potrebbe raggiungere un’efficienza totale superiore agli altri dispostivi oggi utilizzati”. La squadra guidata da Melosh ha sicuramente aperto un orizzonte di ricerca innovativo, ma non è l’unica. Mentre il Sole, come testimoniano i recenti rilevamenti del Dipartimento di Eliofisica della Nasa, sta entrando in nuova fase di attività, sulla Terra diversi centri di ricerca stanno studiando nuovi metodi per catturare, incamerare e riconvertire i 50 milioni di GigaWatt che ogni giorno la nostra stella riversa sulla crosta terrestre. Alla Eindhoven University of Technology si studiano celle solari che sfruttano nanostrutture filamentose per ottenere efficienze superiori al 60%; al Lawrence Berkeley National Laboratory invece stanno sperimentando l’aggiunta di selenio ai materiali fotovoltaici per catturare ancora più energia dalle radiazioni solari. In Italia, di recente, ha aperto a Milano il Centro Internazionale sulla Fotonica per l'Energia, che nei prossimi tre anni si occuperà di sviluppare un prodotto pre-industriale che aumenti l’efficienza di conversione a partire dalle nanotecnologie. Il Sole 24 Ore |
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#2 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2004
Città: IV Reich
Messaggi: 18597
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vabbè... ne riparliamo tra millemila anni
![]() cambia poco dalle attuali centrali a concentrazione, a causa degli specchi non le posso certo mettere sul tetto di casa
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#3 | |
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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#4 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2004
Città: IV Reich
Messaggi: 18597
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più che altro è interessante che più è caldo più è efficiente, al contrario dei pannelli attuali
quindi se i pannelli attuali lavorano meglio al nord o in montagna, questi si potranno mettere in zone torride senza subire cali di efficienza l'arsenurio di gallio però se ricordo bene è molto costoso... (l'avevano messo su un vecchio cellulare ma non ricordo il motivo ![]()
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Wind3 4G CA |
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#5 | |
Member
Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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#6 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
Messaggi: 7065
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Con quei materiali è impensabile la distribuzione su vasta scala.
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#7 |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2006
Città: Vergate Sul Membro (MI)
Messaggi: 16540
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Come ha sottolineato Benito, anche io ho tanto la sensazione che sia un mero esercizio di stile...
Tra le altre cose al momento non ci sono semiconduttori economici a parte il silicio, per cui se non riescono ad adattare tale tecnologia al silicio, tutto il discorso rischia di restare fuffa. Detto questo ci sarebbe da fare una interessante disamina sulle potenziali sciocchezze scritte dal giornalista, ma magari si può stendere un velo pietoso... Ultima modifica di hibone : 06-08-2010 alle 17:17. |
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#8 |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Brescia
Messaggi: 1642
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che tristezza.
ottime idee ma impossibili da realizzare per mancanza di materiali. |
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#9 |
Senior Member
Iscritto dal: Dec 2005
Messaggi: 7038
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Io penso che l'idea sia valida (massimizzare il ritorno in termini di energia usando diversi approcci) ma mi restano ancora diversi dubbi.
arsenurio di gallio: è una sostanza tossica quindi ci sarebbero problemi in fase di smaltimento. Io credo che sia opportuno abbinare a soluzioni a basso impatto ambientale anche materiali a basso impatto ambientale. Nota: Per es. nelle stesse centrali a concentrazione prima veniva usato un materiale altamente inquinante (in caso di rottura dei tubi) mentre adesso esistono pure alternative ecologiche. Questo per dire che un sistema andrebbe considerato nel suo complesso e che certe soluzioni finiscono con l'essere non molto ecologiche se considerate nel loro insieme.
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#10 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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Ovvero minimizzare l'uso di materiali costosi aumentando nel contempo l'efficienza. altro che "cambia poco" ![]()
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#11 | |
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Iscritto dal: Feb 2009
Città: Biellese
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#12 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
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la lente di fresnel è l'ultima cosa da usare per concentrare la luce con buona efficienza..... e comunque si parla di riduzioni di superficie ma proporzionalmente non eccelse. Considera che non si persegue solo la densità di potenza ma anche la potenza di picco, che vuol dire che se attualmente le superfici sono un vincolo per la potenza massima, non è che in futuro con queste soluzioni ci si accontenerà di risparmiare il 50% degli spazi ed avere la stessa potenza, ma si sfrutteranno gli stessi spazi per avere maggiore potenza. Considera che , comunque, si parla SOLO di CENTRALI, non di microproduzione. Ultima modifica di +Benito+ : 09-08-2010 alle 19:01. |
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#13 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Messaggi: 20029
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Qua si parla di microcelle fotovoltaiche sormontate da microlenti (ho detto fresnel ma può anche essere una lente "classica"), il tutto di dimensioni indicativamente paragonabili a quelle di un moderno led da illuminazione. immaginati un pannello costituito da centinaia di questi piccoli componenti ed ecco che ci avviciniamo a capire le potenzialità di questa tecnologia, rispetto agli attuali pannelli la cui superficie è praticamente tappezzata dal silicio con una copertura del 90%.
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#14 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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in pratica invece di dover usare una cella con 10x10 cm di silicio, magari riesci ad usare sempre una superficie captante di 10x10, ma solo 5x5 cm di silicio, concentrando l'energia su una superficie "attiva" più piccola. Un risparmio enorme. ![]()
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#15 |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
Messaggi: 7065
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No perchè il materiale costa enormemente di più
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#16 |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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Anche se il materiale costasse di più, ne usi meno ed hai maggior efficienza, quindi la valutazione è ben più complessa...
Comunque, sai quanto costava un LCD 10 anni fa? ![]()
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#17 | |
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0 A.D. React OS La vita è troppo bella per rovinarsela per i piccoli problemi quotidiani... IL MIO PROFILO SOUNDCLOUD! ![]() ![]() ![]() |
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#18 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2002
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Comunque, aridaje, non ne usi meno, ne usi magari di più, perchè il fattore scala in questi impianti è importante. |
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#19 | |
Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
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![]() o comunque qualcosa di quel genere.
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