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Old 23-12-2008, 23:00   #1
dantes76
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Improvvisazione al potere

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martedì, 23 dicembre 2008 - 14:52

di TITO BOERI

Un mese fa il governo annunciava, per bocca del ministro del Welfare Sacconi, la proroga al 2009 della detassazione delle ore di lavoro straordinario, una misura volta a incoraggiare orari di lavoro più lunghi (per chi un lavoro ce l'ha e lo avrà anche nel 2009).

I tecnici del ministero del Welfare legittimavano pubblicamente questa scelta perché per "sostenere la crescita e incrementare la produzione occorre lavorare di più". Sabato, nella conferenza stampa di fine anno, il Presidente del Consiglio Berlusconi ha, invece, proposto di ridurre l'orario di lavoro, portando la settimana lavorativa a 4 giorni. E gli stessi tecnici che avevano fino a qualche settimana fa elogiato la detassazione degli straordinari si sono affrettati a rimarcare (sugli stessi giornali che avevano ospitato i loro interventi precedenti) che queste misure serviranno per "fronteggiare l'emergenza economica e salvaguardare i livelli occupazionali".

Intuendo lo smarrimento degli italiani, poniamoci la domanda che molti di loro si saranno posti: aveva ragione il Governo (e i suoi tecnici) un mese fa a incoraggiare il lavoro straordinario o ha ragione il Governo (e i suoi tecnici) a sostenere ora esattamente il contrario, vale a dire, l'orario di lavoro ridotto?

A giudicare dalle esperienze internazionali, la risposta è nessuno dei due. La detassazione degli straordinari era una misura del tutto anacronistica in una fase recessiva, quando si tratta soprattutto di contenere la distruzione di posti di lavoro. I texani amano parlare senza mezzi termini. Il più titolato studioso di domanda di lavoro, Daniel Hamermesh, viene da lì e in un recente incontro all'Isae ha definito la detassazione degli straordinari una misura "demenziale" nell'attuale congiuntura.

Il giudizio lapidario non voleva, crediamo, incoraggiare a fare esattamente l'opposto anche perché non sempre l'opposto di una cosa demenziale è una cosa giusta. Eppure il Senatore Francesco Casoli, che sembra abbia ispirato le affermazioni di Berlusconi a favore degli orari ridotti, ha riesumato lo slogan comunista degli anni 90: "lavorare meno, lavorare tutti". Purtroppo, come mostrano le ripetute fallimentari esperienze francesi, prima con le 39 ore di Mitterrand e poi con le 35 ore della Aubry, ogni volta che lo stato riduce d'imperio l'orario di lavoro finisce per distruggere posti di lavoro e scontentare tutti, a partire dagli stessi lavoratori. Il fatto è che gli orari di lavoro non possono che essere definiti e contrattati azienda per azienda, sulla base delle specifiche esigenze dell'organizzazione del lavoro e del personale.

E' auspicabile che in molte aziende, invece di licenziare dei lavoratori, si riesca a rimodulare gli orari di lavoro, prevedendo orari di lavoro ridotti per molti, se non proprio per tutti. Ma sono scelte e decisioni che vanno prese azienda per azienda e nell'ambito di patti di solidarietà fra gli stessi lavoratori, che accettino in questo caso riduzioni del proprio salario mensile, pur di salvaguardare il posto di lavoro di altri lavoratori. Gli strumenti normativi per permettere tutto ciò, dalla Cassa Integrazione Ordinaria ai contratti di solidarietà, esistono già nel nostro paese. Quello che manca, semmai, è la contrattazione decentrata, azienda per azienda. Ma questo è un altro discorso. Non riguarda il Governo, ma le parti sociali.

Berlusconi nel lanciare la sua proposta sugli orari ridotti non ha citato il senatore Casoli, ma Angela Merkel. C'è una cosa che accomuna il nostro governo e quello tedesco. Entrambi stanno facendo molto poco per contrastare la recessione. Invece di stimolare la domanda, il Governo tedesco ha introdotto un sistema di garanzie agli investimenti (soprattutto delle piccole imprese e nell'industria dell'auto). Le garanzie, tuttavia, funzionano solo in fasi espansive, quando c'è una forte domanda di investimenti.

Il nostro paese ha addirittura varato misure, almeno sulla carta, di contrazione fiscale. Toglieranno risorse a famiglie e imprese, anziché metterne di più in circolazione. Forse per questo sia in Germania che in Italia chi è al governo preferisce parlare di materie che non sono di sua competenza, come l'orario di lavoro.

"La crisi è nelle mani dei consumatori" ha detto nella stessa conferenza stampa, il nostro Presidente del Consiglio. In verità la durata e l'intensità della crisi è innanzitutto nelle mani del governo. Dovrebbe dare ai cittadini messaggi meno contraddittori se vuole che aumenti la fiducia di famiglie e imprese. Dovrebbe parlare apertamente della crisi, invece di cercare di inventarsi altri terreni di confronto, come Nixon che di fronte all'esplosione dello scandalo Watergate decise nel 1972 di andare in Cina per spostare altrove l'attenzione generale.

Non è esorcizzando i problemi e chiedendo ai giornali di parlare d'altro (magari dedicando intere paginate alla band del ministro dell'Interno) che si risolve la crisi. Per questo speriamo che nessuno voglia raccogliere l'invito di Berlusconi a non pubblicare previsioni a tinte fosche, come quelle elaborate dal Centro Studi Confindustria, perché "le profezie negative si autoavverano". Al contrario, è proprio ridurre l'informazione e spargere finto ottimismo che allunga la crisi. Quando l'informazione non è accurata, aumenta solo l'incertezza, e l'incertezza è la peggiore nemica di quegli investimenti che ci porteranno, prima o poi, fuori dalla recessione.

Repubblica del 22.12.2008
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Old 24-12-2008, 12:47   #2
bjt2
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Le due norme non sono in conflitto, IMHO. Aziende che si trovano con pochi ordini possono usufruire della settimana corta invece di licenziare o cassaintegrare. Aziende che non stanno dietro con gli ordini ma hanno paura ad assumere (magari perchè hanno già 15 dipendenti o perchè temono che l'eccesso di ordini sia solo temporaneo), possono avere lavoratori più invogliati a fare straordinari (e magari non farli in nero, come solito fare...)
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Old 24-12-2008, 13:21   #3
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Aziende che non stanno dietro con gli ordini ma hanno paura ad assumere (magari perchè hanno già 15 dipendenti o perchè temono che l'eccesso di ordini sia solo temporaneo), possono avere lavoratori più invogliati a fare straordinari (e magari non farli in nero, come solito fare...)
peccato che così incoraggi l'assunzione in nero. se hai gli asini che ti fanno gli straordinari quando necessario chi te la fa fare di assumere e regolarizzare nuovo personale? imho, per chi vuole capire, tito boeri è stato fin troppo chiaro.

ps. o forse è troppo comunista pure lui ?
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Old 24-12-2008, 13:36   #4
wlog
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Le due norme non sono in conflitto, IMHO. Aziende che si trovano con pochi ordini possono usufruire della settimana corta invece di licenziare o cassaintegrare. Aziende che non stanno dietro con gli ordini ma hanno paura ad assumere (magari perchè hanno già 15 dipendenti o perchè temono che l'eccesso di ordini sia solo temporaneo), possono avere lavoratori più invogliati a fare straordinari (e magari non farli in nero, come solito fare...)
E' come se dessi una medicina per curare la malattia, e una per aggravarla.

Una nuova branca dell'economia: l'economia dissociata, quella in cui la mano destra lavora contro la sinistra!
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Old 24-12-2008, 14:19   #5
scorpionkkk
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Le due norme non sono in conflitto, IMHO. Aziende che si trovano con pochi ordini possono usufruire della settimana corta invece di licenziare o cassaintegrare. Aziende che non stanno dietro con gli ordini ma hanno paura ad assumere (magari perchè hanno già 15 dipendenti o perchè temono che l'eccesso di ordini sia solo temporaneo), possono avere lavoratori più invogliati a fare straordinari (e magari non farli in nero, come solito fare...)
credo che la seconda categoria di aziende sia talmente residuale da non meritare neanche un decreto , figuriamoci una norma..
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Old 24-12-2008, 14:36   #6
bjt2
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credo che la seconda categoria di aziende sia talmente residuale da non meritare neanche un decreto , figuriamoci una norma..
E allora a che pro chiedere straordinari ai propri dipendenti?
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Old 25-12-2008, 20:01   #7
dave4mame
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mio cognato lavora per un'azienda che riceve appalti su commessa.
ci sono dei periodi in cui non battono un chiodo, altri in cui lavorano quasi allo sfinimento.

in teoria potrebbero approfittare sia dell'una che dell'altra opportunità, (se non fosse che il proprietario paga gli straordinari e non dice nulla per i periodi di morta)
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Old 25-12-2008, 20:44   #8
scorpionkkk
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Ultima modifica di scorpionkkk : 25-12-2008 alle 20:49.
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Old 25-12-2008, 20:49   #9
scorpionkkk
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E allora a che pro chiedere straordinari ai propri dipendenti?
il pro è ovvio, stare dietro agli ordini per un periodo di tempo limitato, ma quante sono le aziende che hanno queste caratteristiche? pochissime.

Figurarsi se sia il caso di costruire su questi pochi casi una manovra come quella sulla detassazione degli straordinari. Sarebbe un provvedimento senza alcun beneficio se non per pochissimi, quindi ben lontano dal rientrare nel discorso macroeconomico che bensì appartiene invece alla settimana corta.
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