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#1 |
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Messaggi: 3
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Assassinato Theo Van Gogh
dal blog del Griso
Assassinato in Olanda il regista e polemista Theo van Gogh. Il suo peccato (letteralmente) mortale? Non aver mai fatto mistero delle sue critiche - anche aspre - all'islam, in particolare nel suo ultimo corto, Submission ('Sottomissione', ovvero la traduzione di 'islam', ndr), girato in collaborazione con l'immigrata somala e politica liberale Ayaan Hirsi Ali, una che l'oppressione islamica sulle donne l'ha sperimentata di persona, prima sul proprio corpo e poi nei racconti di altre donne, da lei raccolti come interprete in un centro di accoglienza per vittime della violenza domestica e che hanno formato lo spunto per i testi del film, in cui un'attrice compare avvolta in un velo semitrasparente, che lascia intravvedere sulla sua pelle le cicatrici e alcuni versi tra i più misogini del Corano. Io l'ho visto Submission, a fine agosto, quando è stato trasmesso durante un lungo programma-intervista dedicato a Hirsi-Ali, in cui raccontava la sua infanzia in Somalia, la calata già negli anni '70 dei predicatori di scuola saudita, che fecero terra bruciata delle tradizioni locali per imporre il loro credo fanatico (altro che l'"imperialismo culturale" di McDonald's), il maestro di scuola coranica che, visto che non si lasciava picchiare ubbidientemente per non aver imparato a farsi l'inchiostro da sola per ricopiare i versetti, le sbatté la testa contro il muro, mandandola all'ospedale con un trauma cranico; l'infibulazione, subita da lei come dalla stragrande maggioranza delle bambine di quel Paese; la fuga (il padre era un oppositore del dittatore Siad Barre) all'estero, dapprima in Arabia Saudita, dove le donne sono ridotte al rango di animali domestici; il rigetto della sua famiglia, dopo il rifiuto di un matrimonio combinato e la richiesta di asilo in Olanda. Già, l'Olanda. Dove probabilmente pensava che sarebbe stata finalmente libera, di dire quello che voleva, innanzitutto, senza subire minacce e dover girare scortata (e io l'ho letta, la spocchia, l'ironia degli editorialisti radical-chic su quella là messa lì soltanto perchè è esotica e carina, che fa tanto la vittima ma chi volete che le faccia qualcosa, e via cianciando). Che avrebbe potuto fare un film, controverso fin che si vuole, con un personaggio controverso e polemico come Theo van Gogh, senza firmarne con questo la condanna a morte (e anche lì, giù commentini sarcastici: quei due sono solo in cerca di facile pubblicità, già già, e così non si fa sennò si 'polarizza', no no). E il ragazzo che l'ha ucciso, un immigrato marocchino, è un perfetto esempio d'integrazione nella sua cultura di riferimento. Non in quella olandese, quella della proverbiale tolleranza, del Paese dove si stampavano i testi di Galileo all'indice altrove, dove prima dell'assassinio, l'altr'anno, di Pim Fortuyn (ucciso anche lui da un fanatico, ma animalista), l'omicidio politico era sconosciuto da secoli; bensì di un'altra cultura, dove non solo i cani infedeli, ma anche gli apostati tra la propria gente non sono considerati esseri umani da cui dissentire, ma animali impuri che si possono, anzi si debbono abbattere.
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Paracleto__ __ °~°The Alpha Group°~°
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#2 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
Città: UK
Messaggi: 7458
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E bravo Paracleto, volevo aprirlo anche io questo thread ma aspettavo notizie più certe sul movente del delitto.
E' vero che la pista islamica è la più battuta, ma per onor di cronaca, all'ultimo TG di questa sera non c'era ancora niente di certo sulle motivazioni che hanno spinto l'assassino ad agire. Comunque il regista era stato sotto scorta per qualche settimana dopo il film sulla situazione delle donne nella civiltà islamica a causa delle minacce di morte ricevute. La comunità islamica olandese ha detto che si è sentita profondamente ferita dal suo film ma comunque la libertà d'opinione è sacra e l'omicidio è da condannare. Boh, magari lo facessero sapere anche dalle loro parti...
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#3 |
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Bannato
Iscritto dal: Oct 2003
Messaggi: 112
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Ecco che fine fa chi osa denunciare, chi osa parlare, scrivere, filmare contro di Loro.. non è nemmeno la prima volta, ma cosa servirà ancora per aprire gli occhi? e accade nel Paese "tollerante" per antonomasia, sarebbe comico se non fosse tragico
Un bel risultato, ora chi oserà ancora scrivere, filmare o fare qualsiasi cosa che sia meno che osannante verso l'islam? |
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#4 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: La città più brutta della Toscana: Prato
Messaggi: 6711
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kill'em all
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#5 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
Città: UK
Messaggi: 7458
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#6 | |
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Bannato
Iscritto dal: Jul 2000
Città: Malo (VI)
Messaggi: 1000
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se hai letto il primo post, sembrano che abbiano gia cominciato...
Ultima modifica di /\/\@®¢Ø : 04-11-2004 alle 00:32. |
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#7 |
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2004
Messaggi: 1451
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Infinita tristezza...
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Ciao ~ZeRO sTrEsS~ |
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#8 |
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Bannato
Iscritto dal: Oct 2003
Messaggi: 112
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è molto triste il disinteresse davanti a questo gravissimo segnale, ma non c'è problema, piano piano ci abituiamo a questo ed altro
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#9 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
Città: UK
Messaggi: 7458
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Si è saputo qualcosa sul movente?
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#10 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2001
Città: Medhelan Padania
Messaggi: 1458
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Preciso la dinamica dell'assassinio ( per chi non lo sapesse )
Theo van Gogh e' stato raggiunto da 8/9 colpi di pistola , poi in fin di vita a terra l'islamico ha tirato fuori un coltello tagliandogli la gola come una pagnotta, dopo con un punteruolo "affigge" un pezzo di carta nel ventre della vittima , probabilmente versetti del corano. Questa gentaglia vigliacca e' da STERMINARE. |
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#11 |
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2000
Città: UK
Messaggi: 7458
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Bbbbonoooo lì che poi sterminano te...
Aspettiamo a sapere ufficialmente qual'è stato il movente, dai...
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#12 |
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Junior Member
Iscritto dal: Jun 2004
Messaggi: 3
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“Non lo fare, pietà”. Poi la scarica di colpi, infine la lama taglia la gola del regista “come una pagnotta”
“L’autore del delitto ha agito per convinzione islamica radicale”. L’Olanda ha più paure Da Rushdie a Pim, a un foglio coi versetti infilzato sulla pancia Amsterdam. Ormai non ci sono più dubbi. Theo van Gogh, il regista, giornalista e polemista olandese ammazzato martedì mattina, è rimasto vittima di un assassinio rituale di matrice islamica, di un omicidio multiculturale. Il governo ha aspettato un po’ prima di ammetterlo, soprattutto per evitare una caccia allo straniero (che non c’è stata, anche se la polizia di Amsterdam è dovuta intervenire in una serie di “discussioni animate”). Ma dopo i primi accertamenti, ieri mattina alle 3, il ministro della Giustizia olandese, Piet Hein Donner, ha dichiarato che “con ogni probabilità, l’autore del delitto ha agito per convinzione islamica radicale”. Il suo collega degli Affari interni, Johan Remkes, ha aggiunto che l’assassino, un ventiseienne con passaporti olandese e marocchino, era già noto al servizio segreto AIVD. Era amico di Samir A., un diciottenne marocchino arrestato nel giugno di quest’anno con l’accusa di progettare un attacco dinamitardo alla Stazione centrale di Amsterdam. Inoltre, frequentava la famigerata moschea El Tawheed, sempre di Amsterdam. Questo luogo di culto di tendenza salafita e wahabita (corrente fondamentalista originaria dell’Arabia Saudita), dove si vendono libri nei quali ai credenti viene consigliato di buttare gli omosessuali giù dai palazzi, ha la fama di essere un fulcro di estremismo politico-religioso. L’omicida di van Gogh non figurava però sulla lista di circa 150 estremisti islamici in Olanda, per lo più marocchini e spesso molto giovani, che sono tenuti sotto controllo dalla AIVD. Vari esponenti politici hanno colto questo fatto non soltanto come motivo per criticare il servizio, ma anche per l’amara constatazione che “l’Olanda ovviamente non è pronta per il terrorismo”, come ha detto il politologo Paul Cliteur, il più noto professore del liberalismo conservatore olandese. Che il jihad islamico nella sua manifestazione peggiore sia entrato in Olanda lo dimostrano anche le modalità con le quali si è svolto l’omicidio di van Gogh. E vale la pena di raccontare la scena, svoltasi in una normale strada di Amsterdam, anche nei dettagli più raccapriccianti, per capire con chi abbiamo a che fare. Pochi alla manifestazione di sdegno Quando van Gogh, già ferito e caduto dalla sua bicicletta, tenta di fuggire, inciampa e cade a cavallo tra il marciapiede e la corsia per i ciclisti. Si avvicina il suo assassino, un uomo smilzo, alto circa un metro e settanta, vestito in un abito marocchino tradizionale. Il regista alza le mani in un gesto disperato e urla: “Non lo fare! Pietà!”. L’altro invece punta la pistola e spara otto, nove colpi. Poi tira fuori dal suo abito una specie di spada con la quale comincia a tagliare la gola della vittima agonizzante “come una pagnotta”, secondo un testimone terrorizzato. E’ il rituale dello sgozzamento, praticato dalla setta degli Assassini, dai guerriglieri islamici algerini, dai terroristi in Iraq, e ora anche dai loro seguaci in Europa. Dopo i primi tagli, lascia stare e tira fuori un coltello più piccolo con il quale, pungendo, sulla pancia di van Gogh fissa un foglio con scritto su qualcosa. Il contenuto non è ancora reso pubblico, ma probabilmente si tratta di versetti del Corano, come risposta alla “blasfemia” di van Gogh, che aveva osato dipingere corpi nudi di donne con testi presi dal libro sacro. Alla fine, l’omicida si mette in fuga con la pistola in mano, ma, avendo perso tempo, sarà presto catturato, anche se soltanto dopo uno scontro a fuoco con la polizia. L’omicidio di van Gogh si presenta come una sorta d’incrocio tra il caso Rushdie e l’assassinio di Pim Fortuyn, nel maggio 2002. Non sappiamo se il regista olandese fosse oggetto di una formale fatwa di qualche imam, ma in fondo poco importa: è stato minacciato più volte da musulmani radicali e per un breve periodo ha anche avuto la scorta. Ma mentre Rushdie, rendendosi conto del pericolo e avendo i mezzi a disposizione per una fuga perenne, è riuscito a scappare ai suoi aguzzini, van Gogh tutto sommato non credeva di essere un bersaglio (“Mi considerano più un matto di paese che un obiettivo serio”, disse con grande, e purtroppo sbagliato, senso di autoironia). In più non aveva né la possibilità né la voglia di limitare la sua libertà, girando con guardie armate. E così è finito come Fortuyn, che era anche lui senza scorta perché in fondo non se lo aspettava di essere freddato come un cane all’uscita di uno studio radiofonico. Due attentati in 911 giorni (e c’è chi dice cabbalisticamente che quel 9/11 non è un caso) hanno cambiato profondamente il clima politico-sociale in Olanda. Nelle analisi di questo nuovo delitto si parla spesso di un inaccettabile indurimento sociale, polarizzazione politica-religiosa e perdita delle garanzie civili. “Pensavo che in questo paese ognuno potesse liberamente dire il suo. Purtroppo è stata un’illusione”, commentava ieri lo scrittore Ronald Giphart, amico di van Gogh. Rob Oudkerk, leader socialdemocratico di Amsterdam, diceva triste, usando il vecchio nome ebraico della sua città: “Questa Mokum non è più la mia Mokum”. Il mito dell’Olanda, e in particolare di Amsterdam, come luogo di tolleranza e pacifica convivenza di idee, culture ed etnie diverse, sembra definitivamente infranto. Al posto della tradizionale tranquillità, ora regna l’incertezza. “Certo che ho paura. Non c’è due senza tre!”, si sfoga Geert Wilders, parlamentare indipendente di destra, che ha criticato l’“invasione musulmana” in termini non meno forti di van Gogh. Wilders è uno dei pochissimi personaggi pubblici olandesi che gira con la scorta, ma non è convinto che sia sufficiente: “Se vogliono, ti beccano lo stesso. O (beccano) la tua famiglia”. Per quel motivo, il politologo Cliteur da qualche tempo si astiene dal fare commenti forti sull’islam. Tra gli attentati a Fortuyn e a van Gogh c’è comunque una differenza essenziale, sostiene il parlamentare Mat Herben, il principale erede politico di Fortuyn: “L’omicidio di Pim fu un affare interno olandese, qui invece si tratta di un problema non tipicamente nazionale, ma di ampiezza mondiale: il terrorismo islamico ha trovato l’Olanda”. Con il suo pensiero, Herben interpreta grosso modo l’opinione pubblica, come si è visto dalle reazioni completamente diverse ai due omicidi politici. Nel caso di Pim, la rabbia popolare si scagliò in primo luogo contro i rappresentanti della politica tradizionale, ma ora il bersaglio è il terrorismo internazionale e, anche se ancora in misura contenuta, la comunità marocchina in Olanda, ritenuta più o meno complice. E mentre gran parte dei marocchini è perfettamente integrata, bisogna dire che altri non hanno fatto di tutto per togliersi di dosso il sospetto di connivenza. Pochi di loro hanno partecipato alla grande manifestazione di sdegno e protesta, martedì sera a Piazza Dam. E quella stessa sera, alla televisione olandese, un giovane musulmano ha sostenuto che van Gogh stesso è stato il responsabile della sua morte e che “bisogna combattere il fuoco col fuoco”. Un insegnante di un istituto tecnico di Amsterdam, frequentato per lo più da allievi marocchini, ha invece raccontato che la maggior parte di loro ha esultato alla notizia della morte di van Gogh. Ha evitato comunque di descrivere la scena in televisione per ovvi motivi di sicurezza. “Maledettamente politically correct” There’s something rotten in the State of Holland, quindi. Ma come reagire? Gli olandesi, che amano le soluzioni pratiche, hanno subito pensato a una serie di misure concrete: più scorte, e non soltanto a uomini politici, come è la prassi attuale; controlli e intelligence più accurati nel mondo del radicalismo musulmano; ed eventualmente un cambio dello Statuto che renda più facile la chiusura di moschee malfamate. Ma allo stesso tempo sopportano sempre meno gli ospiti che pensano di poter fare come pare a loro. E così sta finendo l’era dell’ideale multiculturale e dell’“integrazione conservando la propria identità”, che dagli anni Settanta in poi sono state alla base della politica olandese nei confronti delle minoranze etniche, culturali o religiose. Di questa tendenza si rende perfettamente interprete Hugo Borst, columnist del quotidiano nazionale Algemeen Dagblad, commentando furiosamente un episodio successo sul luogo del delitto: “Quanto siamo maledettamente politically correct in questo paese è illustrato da una testimone che ha assistito alla trasformazione di Theo da porco infedele in bacheca coranica. A un giornalista che le chiedeva l’identikit del boia, ha detto soltanto che portava un cappello e occhiali, ma non ha voluto dire che aveva anche un vestito tradizionale arabo. Non che avesse paura, no, questa sostenitrice fanatica della società multietnica non voleva stigmatizzare, nemmeno davanti al cadavere ancora tiepido di Theo…”.
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Uff, che due balle...
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CHI SEMINA RACCOGLIE, MA CHI RACCOGLIE SI CHINA ... E A QUEL PUNTO È UN ATTIMO ... MY DEVIANT |
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Leggevo oggi al televideo che anche un collaboratore di Van Gogh ha ricevuto minacce di morte.
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fai un discorso per denunciare quella inaudita violenza e te ne esci con quel finale? |
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Ah,ovviamente ti ho segnalato,questa tua affermazione è grave quanto quelle da altri utenti pro hitler...insomma siete allo stesso livello... Ultima modifica di Ser21 : 05-11-2004 alle 20:10. |
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se hai letto il primo post, sembrano che abbiano gia cominciato...








