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#1 |
Senior Member
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Un milione di precari a spasso
23 marzo 2007 L’altra faccia del lavoro a termine
Sono un milione i precari “scaduti” Tanti in Italia gli atipici che non hanno più un’occupazione e cercano disperatamente un posto. Tra loro, contratti a termine non rinnovati, collaborazioni chiuse e partite Iva senza più un impiego. Se sommati ai precari “al lavoro” si arriva a 3milioni e 800mila. I risultati di uno studio di due ricercatori italiani di Isfol e Istat. LAVORATORI PRECARI: scaduti e non. BLOG: racconta la tua esperienza di FEDERICO PACE Il tasso di disoccupazione diminuisce. Il clima del mercato del lavoro pare tornare al bel tempo. Eppure qualcosa nei conti continua a non tornare. Soprattutto a chi il lavoro flessibile lo vive sulla propria pelle. Le cose sembrano essere più complicate di quanto non siano a prima vista. Sì, perché la vitalità mercato del lavoro, se si esclude l’effetto della regolarizzazione dei lavoratori immigrati, sembra ruotare soprattutto intorno ai contratti a termine. Nell’ultimo trimestre, dice l’Istat, i nuovi posti sono 333mila. Di questi 191mila sono contratti a tempo determinato. Contratti che finiscono per scadere. Contratti che non sempre offrono un percorso verso la stabilizzazione (leggi le storie e dì la tua). E una volta scaduto il contratto, il lavoro non c’è più. E solo per questo si smette di essere precari? No, certo che no. Anzi si diventa iper-precari. Precari all’ennesima potenza. Ma quanti sono gli italiani che oggi si ritrovano a piedi per colpa di una collaborazione che non è stata rinnovata? Quanti sono i giovani e i meno giovani che sono dovuti uscire dai cancelli delle imprese per non tornarci perché il contratto è scaduto? Secondo lo studio "Quanti sono i lavoratori precari" realizzato da due ricercatori italiani (Emiliano Mandrone dell’Isfol e Nicola Massarelli dell’Istat), il numero dei lavoratori precari non più occupati arriva quasi a un milione. Per la precisione 948mila uomini e donne (vedi tabella). Non uno di meno. Da soli potrebbero popolare una città. “I risultati di questa analisi – ci spiega Mandrone – sono elaborati esclusivamente da due fonti ufficiali: la Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro dell’Istat e la nuova indagine PLUS realizzata dall’Isfol in collaborazione del Ministero del Lavoro.” Il contributo è importante. I due autori hanno cercato di arrivare soprattutto a dare un numero certo e attendibile relativo a quell’inafferrabile magma formato dai lavoratori precari. In tutto, tra collaboratori, partite Iva, dipendenti a termine, occupati e non più occupati, si arriva a quasi 4 milioni (vedi tabella). Una galassia che sembra farsi sempre più grande e dove i singoli pianeti non riescono mai a trovare un’orbita stabile intorno a un impiego. E tra questi quelli con l’orbita più incerta sono proprio gli iper-precari, i precari non occupati, questa nuova categoria a cui gli autori dello studio ci invitano a prestare molta attenzione. “Ci sembrava che le stime sul precariato che circolavano – ci ha detto Nicola Massarelli ricercatore Istat - avessero il grave difetto di considerare soltanto le persone occupate, seppure con contratti di natura temporanea. È invece insita in un modello di mercato del lavoro flessibile la possibilità che a periodi di occupazione se ne alternino altri di non occupazione. A nostro avviso, quindi, occorre conteggiare tra i precari sia le persone che lavorano con forme contrattuali a termine, sia quelle che non hanno più un lavoro proprio perché ne hanno perso uno precario e che al tempo stesso stanno cercando un nuovo lavoro. I precari non più occupati sono tanti e sono quelli che più necessitano di adeguati ammortizzatori sociali.” La gran parte di loro sono persone che si sono trovate costrette ad accettare dei contratti a termine e che sono state invitate ad uscire dalla vita dell’impresa. In tutto 789mila. Tutte persone che per lo più i contratti a termine non li avevano di certo scelti. Persone che ai contratti a termine alle dipendenze erano approdati solo perché a loro non veniva proposto altro. Ma quali sono le ragioni di questa esplosione continua nelle imprese dei contratti a termine alle dipendenze? “Il lavoro temporaneo – spiega Massarelli - si presenta con molte facce, e ogni fattispecie contrattuale risponde ad esigenze diverse. Le forme di rapporto di lavoro alle dipendenze con una scadenza sono molte, dal lavoro interinale ai contratti a termine, dall’apprendistato ai contratti di inserimento lavorativo e via discorrendo. Complessivamente, tutte queste fattispecie interessano un numero di persone maggiore dei contratti di collaborazione. Il successo dei contratti a termine è solo in parte dovuto alla flessibilità che essi assicurano alle imprese. Un elemento che sicuramente ricopre un peso rilevante è costituito dal loro costo, che per le imprese è generalmente inferiore rispetto ai normali contratti a tempo indeterminato.” La difficile sostenibilità sociale di questo fenomeno si acuisce se si pensa che il fenomeno non riguarda solo i giovani. “La precarietà lavorativa – prosegue Massarelli - coinvolge prevalentemente i giovani nella fase di ingresso del mercato del lavoro. Le forme contrattuali flessibili stanno però prendendo sempre più piede anche tra le persone non più giovanissime. La non trascurabile incidenza del lavoro temporaneo tra le persone di 40-45 anni evidenzia la possibilità che questo finisca per costituire una vera e propria trappola della precarietà piuttosto che una via di accesso al lavoro con la elle maiuscola.” Molti affermano che che quella del lavoro a termine sia una situazione temporanea e questo status porti verso contratti più stabili. Ma quante possibilità hanno davvero queste persone di entrare nel mercato del lavoro a tempo indeterminato? Quali sono le variabili che entrano in gioco nel determinare il destino di questi lavoratori? “Ovviamente i contratti a termine sono anche un’occasione per accedere al mercato del lavoro più stabile – dice Mandrone - tuttavia il tasso di conversione di occupazioni precarie verso lavori stabili è sempre più basso e il momento della trasformazione del contratto sempre più posticipato nel tempo. Inoltre non sono esposti tutti i lavoratori in maniera proporzionale: i lavoratori del Mezzogiorno, i giovani, le donne e gli over50 (che hanno perso l’occupazione) corrono rischi maggiori di avere occupazioni precarie e di avere esiti occupazionali meno favorevoli.” Significativo, ma forse meno di quanto si pensasse, il gruppo di coloro che si sono visti scadere il contratto di collaborazione senza un rinnovo. Tra collaboratori occasionali e a progetto o co.co.co del pubblico ci sono infatti 120mila persone che sono già alla ricerca di un lavoro e sono pronte ad accettarlo immediatamente. Ancora minore, ma pure significativo, il numero di quelli con partita Iva: 38 mila i “senza impiego”. Gli occupati in questa categoria oggi sono invece pari a 365 mila. Ma cosa si può fare per rendere meno difficile l’alternanza tra periodi di occupazione e periodi di non occupazione? Per Mandrone si deve partire soprattutto da un miglioramento dei servizi di intermediazione. “Servizi pubblici in primo luogo ma anche privati al fine di minimizzare i tempi di non occupazione. Investire in formazione durante tutta la vita lavorativa, per “essere sempre pronti “ per la domanda del mercato. Avere garanzie sulla continuità del reddito e la contribuzione previdenziale nei periodi di non occupazione. Inoltre è sempre più necessario attivare procedure di selezione formali per garantire a chi investe nel proprio capitale umano migliori chance occupazionali.” http://miojob.repubblica.it/notizie-...caduti/2121581 Avanti così , facciamoci del male
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#2 |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2001
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l'unica misura possibile per cercare di arginare un po' il fenomeno attualmente è quella di aumentare in maniera esponenziale il costo dei lavoratori temporanei e precari e diminuire quello dei dipendenti a tempo indeterminato.
Il costo aggiuntivo andrebbe a coprire anche in parte la necessità di ammortizzatori sociali. |
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#3 | |
Registered User
Iscritto dal: Mar 2007
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![]() purtroppo è difficile far conciliare le giuste pretese dei precari con quelle dei datori di lavoro. Tschüss Ultima modifica di dasdsasderterowaa : 23-03-2007 alle 14:01. |
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#4 | |
Senior Member
Iscritto dal: May 2003
Città: Lucca
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e DUE Se non si fa ripartire l'economia e i consumi facendo trovare un po' di soldi in più in tasca alla gente, la vedo dura..... Se non compra il consumatore, non compra il negoziante, non compra il grossista e il produttore non produce........e non assume (lasciando stare quelli che producono all'estero). ![]()
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#5 |
Senior Member
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Che numeri, spaventosi
![]() 3.757.000 precari ![]() ![]() Vi rendete conto questo fenomeno quante famiglie coinvolge? E le risposte di questo Governo? ![]() Dicevano che per la riforma del mercato del lavoro bisognava aspettare ma poi si sarebbe intervenuti.... Intanto hanno fatto l'indulto in qualche giorno...... ![]()
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#6 | |
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Iscritto dal: Mar 2007
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Tschüss |
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#7 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jan 2004
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#8 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2000
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e bisognerebbe capire a cosa servano realmente i contratti a progetto, i co.co.co e quant'altro ![]() per il momento sono riuscito a comprendere i lavori con contratto a termine, dove assumi uno per due anni e se è bravo lo assumi a tempo determinato, ma questo c'era già prima e si chiamava contratto di formazione. sembra che tutti i senza lavoro debbano avere una specie di procuratore (adecco, ecc.) forse per farli sentire più vicini al mondo patinato del calcio ![]() cmq in sostanza quando portiamo l'auto dal meccanico dovremmo chiedere al titolare se l'operaio, che la prenderà in cura, prima faceva il panettiere o il postino, giusto per capire... non parliamo poi delle nuove case che stanno costruendo con questi sistemi, sono curioso di capire cosa succederà al primo terremotino. |
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#9 | |
Senior Member
Iscritto dal: Jun 2005
Città: Modena
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#10 | |
Senior Member
Iscritto dal: Sep 2005
Messaggi: 3758
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E' lo stesso con gli straordinari: sono sempre più ordinari, perché costa meno far lavorare di più (anche se paghi gli straordinari) piuttosto che assumere altra manodopera. Certo che c'è il problema del nero, ma dire "permetto lo sfruttamento con i contratti a co.co.co/pro per evitare il nero" è come dire "obbligo le donne a turno a darla via per evitare gli stupri". Il lavoro nero non lo si combatte legalizzando lo sfruttamento, ma combattendo il lavoro nero come si fa con la mafia: chi denuncia la propria condizione di lavoratore in nero viene sostenuto dallo stato e chi ha assunto in nero si vede sequestrati i beni. Sei mesi di tempo per regolarizzare tutto: scommettiamo che dopo il lavoro nero non c'è piu? ![]() |
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#11 |
Member
Iscritto dal: Nov 2001
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#12 | ||
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2007
Città: messaggi precedenti 4955
Messaggi: 1282
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Il precariato è una risposta delle aziende alla mancata cultura del lavoro flessibile in Italia. Le aziende scelgono consulenti e precari per avere polmoni di gente da cacciare più facilmente quando ci sono problemi, e comunque, nello specifico, per avere un nucleo di persone facilmente svecchiabili. Se aumentano il costo, automaticamente, mettono in crisi chi di lavoro fa il consulente.
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«Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia sentirmi re dell’infinito spazio». Insp9400 Ipod Touch & Classic Milestone |
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#13 |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2000
Città: Bolzano
Messaggi: 2776
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si, ma quelli ci sono sempre stati, non sono mica un fenomeno attuale...
qualcuno qui sopra ha parlato di meno soldi che girano a causa dei meno occupati a tempo indeterminato, ma anche questo l'hanno risolto, ci sono le finanziarie e le rate ![]() a mio parere è un sistema che fra breve manderà tutto a p@@@@@e, ma lo vedremo a breve. |
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#14 | |
Senior Member
Iscritto dal: Feb 2007
Città: messaggi precedenti 4955
Messaggi: 1282
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Un bel picco di produzione nelle aziende italiane (molte delle quali effettuano SERVIZI quindi attività on-site piuttosto che produzione e vendita) sono una cosa bene accetta e che porta molti profitti. Risolverla col precariato significa sempre e comunque skillare persone che poi si potrebbero cacciare via. Il precariato all'estero non prescinde FIDELIZZAZIONE E SKILL delle persone. In Italia si, anzi è l'antitesi.
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#15 | |||
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Iscritto dal: Mar 2007
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I contratti a progetto sono essenziali per le piccole imprese e non si possono eliminare e né renderli eccessivamente costosi. Semmai, si devono adottare alcuni provvedimenti atti ad evitare un abuso di questa tipologia contrattuale. Come fare non saprei, ma confido in questo governo. Se non lo fanno loro, non possiamo certo aspettarcelo da un governo di CDX... Quote:
Come vedi, il problema è di difficilissima soluzione. Ma va risolto e in fretta. Trovarsi a 40 anni ed essere ancora con contratti a progetto, beh... la vedo molto dura... Quote:
![]() Ultima modifica di dasdsasderterowaa : 23-03-2007 alle 19:35. |
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#16 |
Bannato
Iscritto dal: Feb 2001
Città: outside italy
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#17 | |
Senior Member
Iscritto dal: Nov 2000
Messaggi: 694
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Quote:
![]() La flessibilità deve avere solo come unico scopo quello di fornire flessibilita e non essere un facile modo per pagare meno i dipendenti tenendoli sotto costante ricatto. "Io imprenditore ho tanto lavoro da svolgere perche in questo periodo ho molte più commesse del solito? assumo una/più persone temporaneamente anche se a costo molto maggiore. Ok, quando gli ordini calano lo lascio a casa ma per gestire il volume medio di ordini tengo comunque assunte il giusto numero di persone a tempo indeterminato perche vengono a costare di meno." Ovviamente il costo maggiore non deve essere inteso solo come tassazione ma anche e soprattutto come netto in tasca del dipendente visto la condizione di precarietà in cui si trova a vivere. Ciao
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Adepto del "La polvere è vita" clan. |
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#18 |
Senior Member
Iscritto dal: May 2006
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bello poi sapere dal tg nazionale che la nuova fiat 500 sarà prodotta in Polonia
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#19 |
Senior Member
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Città: Napoli@Roma
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mi sa che hai colto nel segno, è la scusa già nota del cdx per conservare (e aver ottenuto) il precariato (altro che flessibilità), una scusa demagogica se non fosse che gioca sulla pelle di 3 milioni di persone....
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#20 | |
Senior Member
Iscritto dal: Mar 2001
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![]() e intanto la fiat si incamera ammortizzatori sociali prendendosi pure gli interessi di quel che ha negato maroni ![]() mai prenderò ferro del gruppo fiat, mai ![]() per la questione precariato, a me pare una cosa abbastanza semplice. era un cavallo di battaglia per farsi votare. punto. di fatto hanno aumentato i contributi, ergo chi è precario prende pure meno e ho visto noricordochi in tv sbandierare la cosa come serio intervento in merito. roba da fucilazione. e se i ns politici sono così scarsi di fantasia, perchè non guardare all'estero? come si muovono oltr'alpe senza cocopro e varie? |
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