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La Romania entra in Europa per venire a vivere in Italia e Spagna ?
di Luciano Gulli
Lamerica, ancora una volta, siamo noi. In principio furono gli albanesi. Arrivarono a carrettate. Sui motoscafi dei contrabbandieri e a navi intere, avvinghiati perfino all’asta delle bandiere di certe carrette del mare che facevano spavento a vederle. Negli ultimi anni, l’arrembaggio ha prediletto rotte più meridionali, essenzialmente via Lampedusa. Ora tocca ai romeni. Cinque anni fa erano già 250mila. Cifra ufficiale, ricavata dalla regolarizzazione introdotta dalla Bossi-Fini. Dunque approssimata per difetto. Poi, nessuno ha più tenuto il conto, mentre il via vai di «turisti» in arrivo da Bucarest e da Timisoara con un biglietto di sola andata ha fatto impallidire il dato aggregato di giapponesi e americani (che avevano anche un biglietto di ritorno, e una vera macchina fotografica al collo). Un milione e mezzo. Forse due milioni, secondo i più realistici calcoli di alcuni esponenti di Identitatea Romaneasca, il neonato partito dei romeni d’Italia e di altre associazioni che li rappresentano. Insomma: tanti. Siamo la loro terra promessa. E ancora più lo saremo dopo la notte di San Silvestro, quando la Romania, insieme con la Bulgaria, entrerà a vele spiegate, e di diritto, nella Ue. Calma, dice rasserenante il ministro del Lavoro romeno, Gheorghe Barbu, attento a stemperare i timori di una prossima invasione: «Chi ha voluto emigrare l’ha già fatto». Un filo più realista sembra il primo ministro di Bucarest, Calin Popescu Tariceanu, secondo il quale una «lieve migrazione in Italia e in Spagna» ci potrebbe essere. Lieve? Una migrazione lieve? Solo a Milano, dove già vivono 40mila romeni, se ne aspettano altrettanti. Lo dicono don Gino Rigoldi, che la materia la conosce bene, e lo dicono i rappresentanti delle istituzioni cittadine, in coda davanti alla porta del ministro degli Interni per chiedere aiuto e lumi. Ma anche a Roma le preoccupazioni non mancano. «Io vado in metrò ogni giorno e la metropolitana di Roma parla romeno», ammette Giancarlo Germani, presidente del partito di raccolta citato qui sopra. Chi arriverà? è la domanda che nei Comuni e nelle Questure d’Italia circola a mezza bocca. Gente perbene, il più delle volte. Muratori, badanti, operai disposti a lavorare nei campi e nelle stalle. Ma anche professionisti, tecnici, operai specializzati. Gente spinta dalla speranza di mettere insieme un salario decente e di lasciarsi alle spalle certe tabelle che fanno sognare a occhi aperti gli ex sudditi di Nicolae Ceausescu (un Pil procapite, media Ue, di 23.400 euro contro i 7.800 della Romania e un costo del lavoro di quasi 23 euro l’ora, dato del 2004, contro l’1,79 di Timisoara e dintorni). Verranno da Bucarest, da Brasov, da Sibiu, da Cluj-Napoca e da Oradea, i romeni brava gente. Da Craiova caleranno invece colonne di zingari, e battaglioni di storpi che si ormeggeranno ai semafori chiedendo l’elemosina. Con gli immaginabili riflessi negativi per quel che riguarda il fiorire delle baby gang e la prostituzione minorile. L’Italia e la Spagna. Sono questi, fra i Paese europei, quelli in cima ai sogni dei romeni con la valigia al piede. C’è la lingua, assai simile alla nostra e allo spagnolo. E c’è una certa affinità culturale. Da quattro anni possono viaggiare con un visto turistico valido tre mesi, a patto che in saccoccia dimostrino di avere qualche centinaio di euro (500, dice la legge) ma se son 200 va bene lo stesso. Una volta entrati, il gioco è fatto. I giochi, comunque, ormai sono fatti. Dal primo gennaio, la Bulgaria e la Romania diventeranno il ventiseiesimo e il ventisettesimo Stato membro dell’Unione europea. Per Sofia e Bucarest è una sorta di ritorno a casa, quella casa europea da cui i due Paesi vennero strappati e separati da quella che per decenni si chiamò la «cortina di ferro». Una transizione che per quanto riguarda la Romania è ancora lontana dall’essersi conclusa. I diciassette anni passati dalla caduta del comunismo alla prossima entrata nella Ue hanno profondamente cambiato la vita dei romeni. Ne hanno cambiato la mentalità, il tenore di vita, le aspettative. Anche se accanto a un Paese che sogna internet, la Nato e le vetrine illuminate di Roma e Madrid ce n’è un altro che arranca nella campagna profonda della Bucovina, dove l’acqua corrente e la luce elettrica sono ancora un sogno, a bordo di un carretto tirato da un cavallo. Duecentocinquanta euro netti al mesi è il salario medio di un lavoratore romeno. Ma come sempre, questi dati «medi» non dicono nulla delle enormi diseguaglianze osservabili all’interno di una società dove lampi di scandalosa ricchezza si alternano a spaccati di altrettanto scandalosa povertà. Dopo la rovinosa caduta del regime comunista, la corruzione alimentata dalla povertà ma anche dalla brama del guadagno facile è dilagata. Paese intriso di paradossi, se è vero (come ha scritto recentemente la giornalista romena Mihaela Iordache) che la Romania soffre ormai di mancanza di manodopera autoctona, dovuta appunto alla massiccia emigrazione. Ed è costretta ad importare professionisti, tecnici e operai specializzati dalla Turchia, dalla Cina e dalla Moldavia. Gli stranieri immigrati sono disposti a lavorare in Romania per stipendi che i romeni rifiutano sdegnati preferendo le lusinghe dell’avventura romana o madrilena o vivere delle rimesse dei parenti che hanno «svoltato» e parlano con accento meneghino o castigliano. Dietro l’angolo, i timori che ogni volta hanno accompagnato l’ingresso dei nuovi soci est europei. Le scorie culturali comuniste, e il conseguente torpore di un’economia sganciata dalla produzione reale; il timore di non farcela, di assistere a una perdita del potere d’acquisto; e quello di essere incalzati da un’inflazione alimentata da stipendi «romeni» e prezzi «europei». (Il Giornale)
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Senior Member
Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
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Il console romeno: «Da gennaio nessuna invasione»
di Redazione Getta subito acqua sul fuoco Mircea Gheordunescu, console generale della Romania in Italia, quando lo si incalza sulla possibile invasione di Milano, a partire dal primo gennaio, da parte della popolazione che rappresenta: «Sono solo falsi allarmismi». Eppure, da più parti, giunge l’eco di un’orda di 40mila romeni pronti a far richiesta per entrare in Italia. «Questo non è affatto vero. Lo dimostra il fatto che in queste ultime settimane abbiamo avuto un notevole decremento di persone che si presentano al Consolato per permessi. Chi doveva entrare in Italia, l’ha già fatto regolarmente negli scorsi anni. Si aggiunga che in Romania la richiesta di manodopera e il numero di posti di lavoro stanno crescendo esponenzialmente. Ciò completa il quadro di un allarmismo ingiustificato». Però la gente continua ad aver paura, basti pensare a quello che sta succedendo ad Opera. «Esiste una distinzione di fondo che spesso trae in inganno: non tutti i romeni sono rom e non tutti i rom sono romeni. L’ingresso della Romania nell’Ue è solo un piccolo passo per l’integrazione del nostro popolo nella nascente Europa: chi non rispetta le leggi italiane non rispetta nemmeno quelle romene. La gente, invece, tende a generalizzare e a confondere troppo facilmente i due popoli, senza essere grata al popolo romeno e alla Romania per quello che abbiamo fatto e per quello che stiamo facendo». Più precisamente? «Spesso ci si dimentica che, più di cent’anni fa, numerosi italiani sono emigrati in Romania dove hanno trovato lavoro e accoglienza. Oggi la minoranza italiana presente in Romania ha diritto ad un seggio in Parlamento indipendentemente dai voti ricevuti. In Italia, almeno un quinto delle badanti è di origine romena e almeno metà della nuova Fiera milanese è stata costruita da manodopera romena. Inoltre, con l’ingresso in Europa, avvenimento fortemente caldeggiato dall’Italia che per prima ha dato il proprio consenso, la Romania è diventata il principale scudo europeo contro l’emigrazione delle popolazioni provenienti dagli ex Paesi sovietici, facendosi carico di un’invasione di persone che, altrimenti, avrebbe proseguito il proprio viaggio verso l’Italia». (Il Giornale)
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#3 |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: La Capitale
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Ottimo: più forza lavoro e migliori condizioni per dei poveretti che a casa propria vivevano di stenti
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Bannato
Iscritto dal: Jun 2006
Città: (o(ori(o rulezzzzzzzzzz....
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Che rimangano in Romania allora!!!!
Nessun rancore |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: La Capitale
Messaggi: 776
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C'è poco da sbattere la testa: mio zio ha una ditta di costruzioni, siccome è vecchiotto, paesano e quindi un po prevenuto verso gli stranieri ha cercato di trovare manovali italiani...si è dovuto arrendere all'evidenza e assumere manovali stranieri, due egiziani e due rumeni, gli italiani è da quel dì che non vogliono più fare lavori del genere, sono tutti signori ormai p.s. idem per la badante di mia nonna: si trovavano solo straniere, le gran signore italiane non si abbassano a cambiare i linidor agli anziani, tra l'altro abbiamo trovato una signora ucraina davvero in gamba, con la quale siamo diventati amici di famiglia p.p.s. vedo che sei siciliano: lo sai si che la maggior parte degli emigrati in Usa erano del sud Italia?
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Senior Member
Iscritto dal: Mar 2003
Città: Mazara del Vallo
Messaggi: 2346
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gia, la forza lavoro e i disperati vengono qui da noi e noi invece emigriamo lì a far turismo sessuale...
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#8 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2003
Città: spero ancora per poco in italia
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#9 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: La Capitale
Messaggi: 776
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Le cavolate le dirai tu, mio zio lavora in un paesino toscano done NON ESISTE prendere la gente a lavorare al nero, anche perchè tempo 2 giorni si ritroverebbe la finanza a casa...sai come funzionano i paesi, si? Per quanto riguarda la badante di mia nonna fu assunta con contratto regolare, 1100 euro al mese, vitto e alloggio incluso, giovedi e domenica liberi...alla fine guadagnava più di me che non ne prendo neanche 1000 devo pagarmi vitto e alloggio
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#10 | |
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Iscritto dal: Oct 2001
Città: Lazio Età: 52 ex mod
Messaggi: 9300
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Ai tempi della proclamazione dell'Unità d'Italia (1861) le regioni più povere erano quelle dello Stato della Chiesa e il Veneto, non l'Italia meridionale, infatti l'immigrazione meridionale oltreoceano di massa è successiva a quella settentrionale. A Roma molta microcriminalità è attribuibile ai romeni, fatti un giro a portaPortese la domenica mattina
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#11 |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2000
Città: Bieno (TN)
Messaggi: 1622
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Non dovrebbero venire in Italia per lavorare visto che molte azziende Italiane si sono trasferite da Loro.
Se continua cosi purtroppo saranno gli italiani a dover andare in Romania Polonia e altro. Il problema è altro ma nessuno lo vuol dire ma il 90% dei romeni e polacchi che sono in Italia non sono certo dei (bravi Lavoratori e lavoratrici) ma bensi persono che hanno dei guai con i loro rispettivi paese di origine. Gli onesti tornano al loro paese visto che lavoro c'è nè. Qual nel Trentino sia la Provincia che il commisariato si sono accorti che la delinquenza è aumentata in dismisura, gli arresti che vengono fatti sono al 98% fra Rumeni Albanesi e Polacchi.
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#12 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Jul 2002
Città: Milano
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#13 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: La Capitale
Messaggi: 776
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Romeni o rom? p.s. non mi sembra di aver mai detto che sia giusto non punire i criminali, italiani o stranieri che siano, ma gli esempi da me portati prima indicano appunto che ci sono tanti stranieri onesti che vengono qui per lavorare e per cercare di migliorare la propria condizione, facendo lavoro che gli italiani non accettano di fare da quel dì, quindi non si può per razzismo fare di tutta l'erba un fascio e dire immigrati=criminali
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#14 |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
Città: AnTuDo ---------- Messaggi Totali: 10196
Messaggi: 1521
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be la romania e' cambiata tanto, negli ultimi anni,
ma invece dei Rumeni... c'e una cosa che mi assilla..... i bulgari? qualcuni li ha mai visti? in bulgaria, sanno che il muro e' crollato? che il patto di varsavia, non esiste piu'? ma qualcuno ha mai sentito notizie dalla bulgaria? ma la bulgaria deve entrare propio nell Ue? ma lo sanno?
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“ Fiat iustitia, et pereat mundus”-המעז מנצח -
Ultima modifica di dantes76 : 30-12-2006 alle 14:02. |
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#15 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: La Capitale
Messaggi: 776
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Falso: le signore che hanno assistito i miei nonni erano venute con il progetto di poi tornare a casa, dopo anni avendo visto che là è rimato tutto uguale, non c'è lavoro come quando partirono, hanno deciso seppur a malincuore di rimanere qui, una ultimamente dopo anni è riucita a portare qui la figlia....ah, una delle due è addirittura laureata, pensi che se avesse trovato un lavoro decente là sarebbe venuta via?
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EeePC 900 HD Ciao ~ZeRO sTrEsS~ http://img252.imageshack.us/my.php?i...67large8cq.jpg Ultima modifica di Senza Fili : 30-12-2006 alle 14:01. |
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#16 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: La Capitale
Messaggi: 776
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Infatti se leggi attentamente il mio messaggio N° 9 vedrai che ho scritto che non nego che ci sia chi sfrutta gli immigrati, ma non è stato così nel nostro caso
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#17 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Dec 2002
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#18 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Feb 2001
Città: Roma
Messaggi: 1356
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si vede che non hai mai dovuto cercare una badante |
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#19 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Nov 2004
Città: Nella bassa: BO - FE
Messaggi: 1693
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costano care, ed è difficile trovarne.. poi possimo discutere sulla loro bravura o altro..
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Concluso con: Boso - Fallen Angel - tcianca - sycret_area - carver - serbring - emax81 - Cluk Si chiude una porta.. si apre un portone Ultima modifica di Tefnut : 30-12-2006 alle 14:39. |
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#20 | |
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Senior Member
Iscritto dal: Sep 2006
Città: La Capitale
Messaggi: 776
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Quoto...stipendio di oltre 1000 euro al mese, contributi pagati, ferie pagate, tredicesima, e inoltre bisogna pagare un'altra persona che assista l'anziano nei due giorni liberi che la badante ha a settimana....chi parla così si vede che non ha mai dovuto assumere badanti
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