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Old 07-05-2006, 12:42   #1
Ewigen
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Per molti anni si è detto che Internet avrebbe cambiato la Cina,ma...

Cina:Il regime spia Internet e i new media. Ma…

Il controllo politico sul Web è serrato e si giova della complicità delle multinazionali. Ora, però, intellettuali e giornalisti cercano nuove vie d’uscita

Gianni Criveller

[PIME] Per molti anni si è detto che Internet avrebbe cambiato la Cina. Ma, almeno finora, è avvenuto il contrario: è la Cina ad aver cambiato Internet. In peggio. Se n’è avuta una conferma lo scorso 15 febbraio, quando funzionari di quattro colossi della rete, Yahoo!, Microsoft, Google e Cisco, sono stati convocati davanti alla Commissione per le relazioni internazionali del Congresso degli Stati Uniti. Il democratico Tom Lantos, superstite dell’Olocausto, ha sintetizzato il sentimento dei suoi colleghi così: «Le vostre ripugnanti attività in Cina sono una vergogna. Non capisco proprio come i capi delle vostre società possano dormire la notte». Alla giustificazione delle società di obbedire semplicemente alle leggi locali, i membri della Commissione del Congresso hanno obiettato che esse non sono migliori delle aziende, come l’Ibm, che hanno attivamente collaborato con il regime nazista (cfr box a p. 63).
A partire da maggio 2004, ben 81 persone, il più alto numero in tutto il mondo, sono state arrestate in Cina per aver espresso opinioni politiche su Internet. La Cina è anche il Paese al mondo con il più efficiente sistema di intercettazione di e-mail e di censura di Internet. E ciò grazie alla tecnologia venduta da Cisco e Miscosoft, e alla collaborazione prestata da Yahoo! e Google. Nei confronti di queste società il parlamentare americano Christopher Smith ha dichiarato: «Donne e uomini sono mandati ai gulag e sono torturati, come causa diretta delle informazioni passate ai funzionari cinesi».
I responsabili delle multinazionali si erano fino al quel momento rifiutati di rendere conto della loro collaborazione con il regime di Pechino. Lo scorso novembre Yahoo!, che ha consegnato alla polizia cinese e alla galera almeno due giovani cyber-dissidenti, aveva sprezzatamene ignorato l’invito, per altro assai cortese, a discutere della difficoltà ad operare liberamente in Cina con il Club dei giornalisti stranieri di Hong Kong (Foreign Corrispondent Club).
Li Zhi, 35 anni, funzionario civile, è stato condannato a 8 anni di reclusione per aver criticato la corruzione di funzionari locali (Dazhou, provincia del Sichuan) in gruppi di di¬scussione su Internet. Li Zhi si era anche messo in contatto, via Internet, con un altro dissidente, Xie Wanjun, che aveva tentato di fondare in Cina il partito democratico. La condanna risale al dicembre 2003, ma solo l’8 febbraio di quest’anno si è avuto conferma del decisivo ruolo prestato da Yahoo!, come risulta dal testo della sentenza. Un altro sfortunato cliente di Yahoo! è il giornalista e poeta Shi Tao, 37 anni, di Changsha, Hunan, che sta subendo una condanna a ben 10 anni di carcere inflittagli nel 2005. Secondo quanto riferisce Reporters sans frontières, Shi Tao, detenuto presso la prigione di alta sicurezza di Chishan (Hunan), è sottoposto ad un regime di lavoro forzato particolarmente duro, convive con prigionieri ammalati, tanto che lui stesso ora soffre di polmonite e infezioni della pelle.

La linea di difesa scelta da Yahoo! è insostenibile sia dal punto di vista morale che sotto il profilo legale; e ciò è sconcertante. In effetti Yahoo! e il suo presidente Jerry Yang mentono quando affermano di obbedire alle leggi. La sede legale di Yahoo! in Cina è a Hong Kong, tanto che il nome giuridico della società è ¬Yahoo! Hong Kong ltd. La tutela dei dati personali della posta elettronica delle compagnie americane a Hong Kong è la stessa che nel resto del mondo.
Anche all’interno della Cina si sono alzate voci di protesta. Per esempio, quella di Liu Xiaobo (nella foto), presidente della sezione cinese di Pen International (la più antica organizzazione per i diritti degli scrittori), e uno dei più noti dissidenti cinesi, arrestato più volte e sempre sotto sorveglianza. Il 7 ottobre 2005 Liu Xiaobo ha scritto una lunga e vibrante lettera a Jerry Yang, condannando con asprezza «la complicità di Yahoo!» con il regime cinese. Questo documento è stato pubblicato lo scorso ottobre dalla rivista dei dissidenti cinesi Guangcha («Osservazione»), che esce negli Stati Uniti, e in Italia da Micromega (2/2006, pp. 65-75). Il primo maggio 2005, insieme ad altri cinque scrittori indipendenti cinesi (Yu Jie, Lao Cun, Bei Cun, Yu Shicun e Wang Yi) egli aveva già scritto una lettera aperta di protesta e di solidarietà in favore di Shi Tao.
La perdita di reputazione dei colossi di Internet è notevole, anche se la consapevolezza della gravità del loro comportamento raggiunge soltanto una limitata schiera di persone. Per questo sono da apprezzare e appoggiare le campagne di boicottaggio dei prodotti di queste compagnie, soprattutto di Yahoo!. I mega-contratti tra le grandi compagnie della comunicazione elettronica e il regime cinese costituiscono una delle maggiori insidie alla libertà. Siamo in presenza di una gigantesca manipolazione, di cui gran parte delle vittime non ha gli strumenti per accorgersi.

Che la censura e la repressione non siano diminuite, ma solo più mirate e sofisticate risulta anche da altri gravi episodi di repressione intellettuale. Lo scorso 22 febbraio la polizia ha arrestato a Pechino Hao Wu, regista di documentari e assiduo collaboratore, con lo pseudonimo di Ting Yi, del blog di Global Voices, un’associazione di blogger (scrittori di blog) appartenente a Reporters Sans Frontières. Hao Wu, che scrive in inglese per aver passato dieci anni negli Stati Uniti, è stato arrestato mentre partecipava a un incontro con membri della Chiesa protestante non ufficiale, sulla quale stava preparando un documentario.
Lo scorso gennaio la rivista Bingdian («Punto di congelamento»), supplemento settimanale al Quotidiano della gioventù cinese, è stata soppressa a seguito della pubblicazione di un lungo articolo di carattere storico, firmato da Yuan Weishi. L’ accompagnava un coraggioso editoriale del direttore, Li Datong, poi rimosso dall’incarico insieme al caporedattore Lu Yuegang. I due difendevano il diritto di pubblicare punti di vista «politicamente scorretti». Il grave episodio è stato puntualmente registrato da padre Angelo Lazzarotto (M.M., aprile 2006, pp. 69-71). Purtroppo la chiusura di Bingdian non è un caso isolato: nel 2005 sono stati ben 79 i giornali soppressi, e sono state sequestrati milioni di copie di libri illegali.
Gli episodi citati suscitano apprensione e invitano a una riflessione approfondita. Testimoniano la vivacità intellettuale e l’insofferenza nei confronti degli schemi ideologici di un segmento della società cinese.Le lettere di protesta alle autorità, la pubblicazione dell’articolo di critica storica, i tentativi di ritagliare sulla stampa e su Internet spazi per un libero dibattito segnalano un dato consolante: non tutti, in questo frangente storico, si sono appiattiti sulla frenesia economica e sulla retorica nazionalista. Esiste una minoranza intellettuale che cresce in modo autonomo rispetto ai dettami del regime. Si badi che questo mondo culturale alternativo non cresce grazie al regime o su suo tacito consenso. Piuttosto cresce nonostante il regime e la sua repressione, che riesce purtroppo a minimizzare portata ed effetti del dissenso.
Il comunismo è all’erta e si è attrezzato per ribattere alle spinte innovative. Le autorità non intendono affatto aprire una stagione di libertà e di diritti civili. Gli osservatori più attenti notano come il problema dei diritti umani si sia aggravato nell’ultimo anno. E, tra la sorpresa di non pochi commentatori, la leadership politica ha rimesso seriamente in circolo il dibattito ideologico: si è tornato a discutere seriamente del rapporto tra la via cinese al socialismo e l’economia di mercato. I fautori di una riaffermazione ideologica del primato del socialismo hanno avuto, dopo 15 anni di marginalità, una notevole rivalsa. Se n’è avuta una chiara eco all’assemblea del Congresso nazionale del popolo dello scorso marzo, quando una legge in favore della difesa della proprietà privata è stata bloccata per motivi ideologici. Il regime ha certamente allentato il controllo e la repressione in generale. Una parte della popolazione (circa il 10 per cento) si sta arricchendo grazie al boom economico. Per costoro le cose vanno bene così. Ma la maggioranza si misura con gravi ed accresciute disuguaglianze sociali ed economiche e non ha mezzi per organizzare il dissenso verso il governo.

La famosa contraddizione tra capitalismo economico e regime comunista, preconizzata da molti, non è affatto esplosa, né si vedono segni di una prossima crisi. Al contrario: il gruppo di potere è saldamente al comando della politica, dell’economia, dell’esercito e della comunicazione. Le contraddizioni e le crisi, potenzialmente enormi, vengono gestite e superate con successo, ricorrendo, laddove occorra, anche alla repressione spietata, come nel caso del Falun Gong, del Tibet, dei dissidenti e, in alcuni casi, anche dei leader delle Chiese clandestine.
Il controllo si concentra nei confronti di gruppi e individui capaci di un pensiero autonomo. La repressione è più mirata e sofisticata, ma non meno efficace. Sono dunque tenuti sotto stretta osservazione intellettuali, artisti, giornalisti, avvocati, attivisti politici e per i diritti umani, credenti appartenenti ai gruppi religiosi non irreggimentati nelle strutture di potere. Con la sua potentissima macchina propagandistica, il regime ha buon gioco nel denigrare in chiave nazionalistica gruppi e individui «dissidenti», dipingendoli come «guastafeste», senza amore per la patria, venduti ad interessi stranieri.
In Cina il sistema repressivo gode di buona salute perché sono ancora in piena efficienza gli strumenti che sostengono tutte le dittature: la propaganda e la polizia segreta. La propaganda imbonisce la massa; la polizia segreta si cura di scovare e reprimere i dissidenti.

Anche Internet è divenuto uno strumento utile allo scopo. C’è da aggiungere che, purtroppo, la quasi totalità degli utenti di Internet non si accorge nemmeno dei filtri censori, che si trovano alla fonte, come nei casi di Yahoo!, Google, e Microsoft. Il regime vince le sue battaglie prima di combatterle, come nel caso della prestigiosa Bbc (British Broadcasting Corporation). Di recente il sito della Bbc, sia quello di lingua inglese che di lingua cinese, è stato oscurato dalla censura cinese. Il gigante mediatico britannico non ha tuttavia desistito dal mettere piede nel mercato informatico cinese. La Bbc ha lanciato un nuovo apposito sito web, in inglese e in cinese, (www.bbcchina.com.cn), senza link con il sito ufficiale. Pechino stavolta non avrà obiezioni: il sito esclude in partenza tutti i temi sgraditi al regime. La Bbc afferma che intende raggiungere con il suo prodotto «vivace e attraente» (ma assolutamente innocuo), i giovani cinesi interessati ad imparare l’inglese. Non c’è dunque da aspettarsi che i giovani navigatori cinesi si applichino ad aggirare i filtri della censura per cercare notizie alternative.
Internet è già diventato uno strumento di propaganda, o, nei migliori dei casi, di apprendimento delle lingue. Ma, secondo l’esperienza di chi scrive, è soprattutto uno strumento di svago, di distrazione di massa. Nei numerosissimi e affollatissimi Internet Cafè sparsi in tutta la Cina, la stragrande maggioranza dei fruitori sono coi¬nvolti in appassionanti video-games. Quando si dice panem et circenses…

Il nuovo diktat: studiate il marxismo

Lo scorso novembre era stato annunciato il lancio de Marxism Theory Research and Construction Project (Ricerca teoretica e progetto di costruzione del marxismo). Dopo due decenni centrati sulla giustificazione dell’introduzione dell’economia di mercato, Hu Jintao ha stabilito che fondi «senza limite» saranno devoluti al rinnovo del marxismo. Tutti i settori del Paese sono coinvolti in questa campagna di massa per ristabilire i fondamenti ideologici della dottrina marxista. Il piano prevede il coinvolgimento di tremila accademici per la stesura di più di un centinaio di libri marxisti; la traduzione in cinese di letteratura marxista internazionale e l’organizzazione di convegni internazionali sul pensiero marxista. Istituti di ricerca dovranno formare le nuove leve di intellettuali marxisti, mentre si ribadisce con enfasi che tutti gli studenti universitari dovranno frequentare corsi di marxismo. Ugualmente, prima di accedere all’università si dovrà passare un esame sul tema. Lo scorso marzo, Hu Jintao, in qualità di segretario generale del Partito comunista, ha diffuso un codice etico in otto punti, in stile maoista, dove i cittadini sono invitati a comportamenti sociali virtuosi. La novità rispetto ai motti delle campagne politiche maoiste sta nello schema binario delle formule. I «comandamenti» vengono espressi prima in positivo e poi in negativo. Ad esempio il celeberrimo motto maoista «servire il popolo», diviene «servire il popolo, e non disservire il popolo!». Tale aggiornamento riflette la necessità di correggere i comportamenti corrotti dei funzionari pubblici, che si vuole così «rieducare».
Il codice di «moralità civica» di Hu Jintao è un ulteriore elemento del suo piano di dare serio contenuto alla retorica marxista, e la sua ricetta per contrastare la deriva corrotta del partito e della società.(g.c.)
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Old 07-05-2006, 12:49   #2
tommylee1
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Meglio se la Cina........, di questo passo fa solo casini e danni.
Spero che Bush ci facccia un pensierino sulla CINA.......
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Old 07-05-2006, 13:27   #3
dantes76
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decadenza attiva, si sente franare il terreno sotto i propi piedi,
l'esattoria di anime si e' inceppata. e' in 150 anni si e perso, non recuperato

Ps: per quanto riguarda bush, lui si eautomesso in un autocondizione di dipendenza dalla Cina....il debito pub e' in mano ai Cinesi....la guerra in iraq la pagano loro..per non parlare della bilancia commerciale...
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Old 07-05-2006, 20:19   #4
franklar
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Spero che Bush ci facccia un pensierino sulla CINA.......

Quando Bush farà il "pensierino" sulla Cina, i Cinesi faranno un pensierino sul gigantesco debito Usa e su come sia finanziato proprio dai cinesi...
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Old 07-05-2006, 20:21   #5
-kurgan-
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Spero che Bush ci facccia un pensierino sulla CINA.......
sicuro che vincerebbe in una improbabile guerra? io non ne sono mica certo sai?
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Old 07-05-2006, 20:43   #6
tommylee1
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sicuro che vincerebbe in una improbabile guerra? io non ne sono mica certo sai?
Sai le BOMBE ATOMICHE E IDROGENO che riuscirebbe a buttare.
In men che non si dica 1miliardo di morti.
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Old 07-05-2006, 20:44   #7
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Sai le BOMBE ATOMICHE E IDROGENO che riuscirebbe a buttare.
In men che non si dica 1miliardo di morti.
la cina è una potenza nucleare da un bel pezzo ormai
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Old 07-05-2006, 20:55   #8
franklar
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Originariamente inviato da tommylee1
Sai le BOMBE ATOMICHE E IDROGENO che riuscirebbe a buttare.
In men che non si dica 1miliardo di morti.

Così, a cuor leggero
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Old 07-05-2006, 20:59   #9
tommylee1
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Originariamente inviato da franklar
Così, a cuor leggero
Gli Usa spendono 500 milardi di dollari solo per il budget della difesa.
Questo non succedeva da 50 anni, dalla guerra fredda, una volta gli Usa davano quasi il 50% del pil solo alla difesa, una cifra + alta di adesso.
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Old 07-05-2006, 21:12   #10
tommylee1
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Negli anni della guerra fredda gli Usa spendevano 1500 miliardi e passa .
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Old 07-05-2006, 22:51   #11
Luther Blissett
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Originariamente inviato da tommylee1
Meglio se la Cina........, di questo passo fa solo casini e danni.
Spero che Bush ci facccia un pensierino sulla CINA.......
Che pensierino dovrebbe farci, scusa?
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Old 07-05-2006, 22:52   #12
dantes76
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Originariamente inviato da Luther Blissett
Che pensierino dovrebbe farci, scusa?
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Old 07-05-2006, 23:01   #13
Wesker
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Originariamente inviato da tommylee1
Spero che Bush ci facccia un pensierino sulla CINA.......
Ma hai 13 anni?
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Old 08-05-2006, 01:45   #14
Krammer
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Originariamente inviato da tommylee1
Spero che Bush ci facccia un pensierino sulla CINA.......
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Originariamente inviato da tommylee1
Sai le BOMBE ATOMICHE E IDROGENO che riuscirebbe a buttare.
In men che non si dica 1miliardo di morti.
bimbo, stacca la playstation che ti frigge il cervello
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Ed io non so chi va e chi resta.
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Old 08-05-2006, 07:53   #15
Fradetti
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Originariamente inviato da tommylee1
Negli anni della guerra fredda gli Usa spendevano 1500 miliardi e passa .
piccola e breve lezione di storia:

La GUERRA FREDDA E' FINITA.
L'unione sovietica è caduta, gli arsenali nucleari sono in via di smantellamento, hanno interrotto la produzione dei B2 Spirit, gli ICBM son considerati deterrente e le opzioni che prevedono il loro uso sono molto poche.

fine della lezione di storia

cmq sono sicuro che tu col tuo addestramento videoludico potresti guidare gli usa ad una facile vittoria
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Old 08-05-2006, 09:37   #16
Engelbert
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Originariamente inviato da tommylee1
Sai le BOMBE ATOMICHE E IDROGENO che riuscirebbe a buttare.
In men che non si dica 1miliardo di morti.
Auspichi un genocidio

Ma non ti vergogni??
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Old 08-05-2006, 10:01   #17
mauriz83
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Originariamente inviato da tommylee1
Sai le BOMBE ATOMICHE E IDROGENO che riuscirebbe a buttare.
In men che non si dica 1miliardo di morti.

Torna a giocare alla playstation va.
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Old 08-05-2006, 10:48   #18
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Originariamente inviato da Proteus
Non nascondete la testa sotto la sabbia, il rischio aumenta tanto più aumenta la "dipendenza" finanziaria Americana. Quando il debito raggiungerà certi livelli non sarà saldabile e per cancellarlo è logico attendersi una bella guerra come è logico attendersela per il rarefarsi del petrolio e dalla futura, non tanto lontana, penuria di acqua potabile. Come vedete di ragioni ve ne è più di una e senza contarne un'altra cui nessuno pensa mai ma che è costituita dal sovranumero di esseri umani che mette a grave rischio l'integrità delle risorse planetarie e che la bellicosità insita nella ns. specie sia proprio volta a contenerene l'espansione demografica.
il problema è che non sono tanto sicuro che europa e usa la vincerebbero, questa guerra.. anzi.
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Old 08-05-2006, 11:09   #19
-kurgan-
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Originariamente inviato da Proteus
Irrilevante chi la vincerebbe rispetto all'esigenza fondamentale di contenere numericamente la specie omo onde non permetterle di distruggere il pianeta.

La guerra la vincerebbero in caso vengano utilizzate armi nucleari, quasi certamente gli USA e poi sarebbe una guerra di sopravvivenza nella quale la superiorità tecnologica sarebbe fortemente coadiuvata da una forte "motivazione" che forse in europa non si vedrebbe se non in inghilterra, in Francia o, forse, in germania mentre in italia certamente no. Quale poi sarebbe l'eventuale "prezzo" di questa "vittoria" meglio sorvolare.
se si guarda l'aumento dei casi di tumore e leucemia derivanti dal solo incidente di chernobyl il prezzo di una guerra nucleare di tali proporzioni credo sia inevitabilmente la fine della vita sulla terra.
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Old 08-05-2006, 12:01   #20
sider
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Originariamente inviato da Proteus
Non nascondete la testa sotto la sabbia, il rischio aumenta tanto più aumenta la "dipendenza" finanziaria Americana. Quando il debito raggiungerà certi livelli non sarà saldabile e per cancellarlo è logico attendersi una bella guerra come è logico attendersela per il rarefarsi del petrolio e dalla futura, non tanto lontana, penuria di acqua potabile. Come vedete di ragioni ve ne è più di una e senza contarne un'altra cui nessuno pensa mai ma che è costituita dal sovranumero di esseri umani che mette a grave rischio l'integrità delle risorse planetarie e che la bellicosità insita nella ns. specie sia proprio volta a contenerene l'espansione demografica.
Mi sembra che il limite della nuova legge sia 20 spinelli, non andiam oltre!!
sider è offline   Rispondi citando il messaggio o parte di esso
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