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#1 |
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Iscritto dal: Jan 2007
Messaggi: 41
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Il silenzio sulle minacce mafiose a Saviano
Vorrei parlare di informazione e non solo. Farò un esempio partendo da lontano.
Stanotte su Rai Sat Extra è andato in onda un documento straordinario. La ricostruzione del sequestro di Aldo Moro e dello sterminio della sua scorta, ma anche e soprattutto la ricostruzione di quel contesto politico e del pensiero di Aldo Moro prima del rapimento. Un documento televisivo di rara bellezza, di una di Rai che funziona bene, che se ne infischia di mode e tendenze ma che proprio per questo è moderna, in quanto autonoma dalla omologazione dilagante. Lo si deve senz’altro al Presidente Petruccioli, a Carlo Freccero, il Presidente di Rai SAT e Marco Giudici, il direttore di Rai SAT Extra, per averci creduto. Ed ai due giornalisti che hanno condotto l’inchiesta, Lucia Annunziata e Stefano Folli. Hanno scavato, sono tornati , trenta’anni dopo, sui luoghi della storia. Via Mario Fani, Piazza del Gesù, Via delle Botteghe Oscure, Via Caetani, il Parlamento. Un grande giornalismo d’inchiesta, che sprigiona ossigeno, aria pulita, unito alla intelligenza e al coraggio di dirigenti televisivi dotati di sensibilità. Il giorno prima della messa in onda del documentario, però, in un aula di un tribunale di Napoli era in corso il processo al clan dei Casalesi, una delle più pericolose famiglie camorriste della Campania. Nel corso del dibattimento uno degli avvocati del clan prende la parola e legge una sorta di comunicato dei camorristi pieno di minacce alla scrittore Saviano, alla giornalista Capacchione e al giudice Cantone. Un fatto inaudito, che ha visto la reazione immediata e unanime del mondo politico. Diamo un occhiata a come questo fatto clamoroso viene riportato dai giornali italiani: il Corriere della Sera e La Repubblica, i due quotidiani principali del paese pubblicano poco più di un trafiletto a pagina 21( si, tutti e due a pagina 21). La Repubblica si salva pubblicando un articolo di Saviano con richiamo in prima. La Stampa relega la notizia a pagina 22. Il Messaggero, dello stesso gruppo editoriale del giornale in cui lavora la Capacchione, se la cava con un trafiletto di spalla a pagina 18. Per non far torto a nessuno cerchiamo la notizia su Il Giornale; non la troviamo, perché loro non l’hanno pubblicata. Per fortuna c’è L’Unità, che invece pubblica un ampio servizio a pagina 12 del giornale con il giusto rilievo. Io mi chiedo: che cosa è successo al giornalismo italiano? Nessuna redazione , tranne L’Unità, ha sentito il bisogno di scavare su quanto era successo il giorno prima. Nessuno, tranne L’Unità, ha sentito il bisogno di approfondire, o quantomeno di farsi e di fare una domanda semplice: perché si permette ciò? Perché un aula di tribunale diventa cassa di risonanza di un clan mafioso? Come si può permettere a un avvocato di farsi portavoce di tali minacce? Gli unici a sollevare quest’ultimo interrogativo sono stati i dirigenti della FNSI, cioè del sindacato dei giornalisti. Inascoltati. Se in un giornale non si sente il bisogno di dare il giusto rilievo a questi avvenimenti, se in un giornale non si comprende che è proprio accendendo i riflettori su questa realtà che si aiuta la lotta al crimine organizzato, se nessun giornalista sente il bisogno di leggersi le conclusioni della Commissione parlamentare antimafia, che prevede il rischio di gravi attentati, se accade tutto questo io penso che ci sia qualcosa di malato nella informazione italiana. Non saprei dire da dove trae origine. Ma se guardiamo bene questo problema, forse scopriamo che alle radici c’è una profonda distanza dal paese o , per meglio dire, una grave difficoltà a percepirne umori , istanze e segnali.Accanto ad un morboso e pericoloso attaccamento a fatti ed episodi che appassionano soltanto una parte della classe dirigente italiana. Le ultime quarantotto ore della nostra stampa hanno ruotato attorno a una battuta idiota di Berlusconi. Inchieste, commenti, note politiche e interrogativi si sono soffermati a ponderare, analizzare, spiegare la battuta pronunciata alla giovane precaria. Ma una battuta idiota resta una battuta idiota. Mentre una minaccia di morte è qualcosa di più serio. Soprattutto se a pronunciarla sono persone che hanno già procurato morte. Ma la realtà è questa: in Italia l’idiozia va in prima pagina, le minacce alla legalità a malapena trovano spazio a pagina 21. Io ovviamente so bene che ci sono stati e forse ci sono , politici collusi con la mafia. Ma ce ne sono tanti altri che la combattono in prima persona: Beppe Lumia e Lorenzo Diana sono tra questi. La politica deve essere pulita e chiara, in ogni suo comportamento.E non penso che ci siano giornalisti collusi. Ma penso che c’è troppo silenzio nei giornali. Ed è un silenzio che “ascoltano” in molti. Anche i mafiosi. E’ ora che tutti insieme cominciamo a ragionare su una nuova civiltà della informazione. Che parta da un principio ben chiaro: non si può mai lasciare solo chi parla e chi scrive contro la mafia. Altrimenti alla fine resteremmo tutti soli. http://www.articolo21.info/editorial...ble=editoriali |
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#2 |
Bannato
Iscritto dal: Sep 2002
Città: LA CITTA' PLURI-CAMPIONE D'ITALIA!
Messaggi: 5903
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Notizie su Servizi Segreti,Mafia,Massoneria,Ior,Opus Dei non fanno notizia.
Se ne parla troppo poco e quindi nessuno ha quindi qualcosa da dire... Purtroppo l'intento dei politici di far sembrare questi temi inesistenti sta funzionando....ed ovviamente in maniera proporzionale,l'Italia sta andando a picco... |
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