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Taiwan: familiare di Chen arrestato, chieste le dimissioni al presidente
26 Maggio 2006
TAIWAN Taiwan: familiare di Chen arrestato, chieste le dimissioni al presidente La richiesta arriva anche da componenti del suo partito, il Dpp. Il genero del presidente è accusato di insider trading. Taipei (Agenzie) - È stato arrestato il genero del presidente taiwanese Chen Shui-bian, del quale sono state nuovamente chieste le dimissioni. Le opposizioni vogliono che il Dpp, il Partito progressista al governo, espella Chen dal partito. I componenti del Dpp si limitano invece a domandare al presidente di dimettersi prima della scadenza naturale della legislatura, nel 2008. Chao Chien-ming, medico e marito della figlia di Chen, è stato arrestato ieri, dopo più di 15 ore di interrogatorio, con l’accusa di insider trading. La televisione ha trasmesso le immagini dell’arresto del medico, scortato dalle forze dell’ordine con le mani legate. Il dottor Chao è stato chiamato in causa dal parlamentare d’opposizione Chiu Yi, che lo accusa di aver acquistato, a nome della madre, 20 milioni di azioni di un’impresa, dopo aver saputo che il valore nominale sarebbe aumentato. Secondo Chiu il genero del presidente sarebbe stato informato di un finanziamento pari a 4 miliardi di dollari assegnato al Taiwan Development, un’impresa con gravi problemi finanziari. Chao si proclama innocente, ma se sarà giudicato colpevole rischia fino a 10 anni di carcere. “In vista delle elezioni presidenziali del 2008 – dichiara il parlamentare Kuo Cheng-liang, molto vicino a Chen – il Dpp deve riorganizzare la sua tabella di marcia per anticipare la decisione su chi sarà il prossimo candidato e trasferirgli i poteri il prima possibile”. Kuo sostiene che i quattro parlamentari papabili al ruolo di candidato presidente dovrebbero collaborare per raggiungere questo scopo, e aggiunge che Chen dovrebbe smettere di prendere troppe decisioni in modo unilaterale. Anche il deputato del Dpp Lin Cho-shui dichiara che Chen dovrebbe abbandonare la sua politica definita di “un solo leader”. Queste richieste arrivano dopo una serie di critiche da parte del Kuomintang, partito d’opposizione. Chen non ha commentato l’arresto e ha dichiarato che non coprirà nessun eventuale reato commesso da membri della sua famiglia. A Taiwan molte persone accusano Chen di aver chiuso un occhio su quella che è definita una “corruzione in crescita esponenziale” nell’isola.
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#3 |
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TAIWAN 1/6/2006 11.29
‘DIMISSIONI PARZIALI’ DEL PRESIDENTE CHEN [Pime]Il presidente di Taiwan, Chen Shui-bian, sotto pressione per uno scandalo per corruzione, ha ceduto parte dei suoi poteri al primo ministro, Su Tseng-chang, e ad altri componenti del governo: da oggi la gestione quotidiana del paese sarà lasciata soprattutto nelle mani del capo dell’esecutivo. Chen – il cui mandato scade tra due anni - ha però mantenuto le funzioni chiave di capo della diplomazia, responsabile dei rapporti con la Cina, capo dell’esercito e della sicurezza; con questa decisione - affermano analisti politici - di fatto mantiene importanti prerogative di governo. L’arresto del genero del presidente, il 25 maggio scorso, con l’accusa di aver partecipato a illegittime speculazioni finanziarie, ha rappresentato un ulteriore colpo alla popolarità di Chen - già provata dal ‘braccio di ferro’ con Pechino e dalla sconfitta del suo partito alle recenti amministrative - che ha fondato il suo mandato sulla moralizzazione delle politica e la lotta alla corruzione. Secondo gli esperti, con la scelta di lasciare parte delle sue funzioni al primo ministro, il capo dello Stato tenta di arginare le polemiche e controbatte alle richieste di dimissioni da parte dell’opposizione.
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8 Giugno 2006
TAIWAN Taipei, opposizione unita propone voto di sfiducia contro il governo A seguito di una serie di gravi scandali legati alla corruzione, l’opposizione dell’isola si unisce per cercare di far crollare il governo del presidente Chen Shui-bian. Appello al Partito democratico di maggioranza: “Votate con noi contro il presidente o verrete giudicati dalla storia”. Taipei (Scmp) – Il presidente di Taiwan, Chen Shui-bian, dovrà affrontare una mozione di sfiducia presentata dai Partiti di opposizione dell’isola che spingono per allontanarlo dalla guida del governo a causa della accuse per una serie di scandali legati alla corruzione, che lo hanno colpito nell’ultima settimana. Il colpo più duro è arrivato ieri, quando i nazionalisti del Kuomintang [Kmt] hanno deciso di unirsi al People First Party [Pfp] nella presentazione della sfiducia, sulla quale si voterà martedì 13 giugno durante una sessione straordinaria del Parlamento. Ma Ying-jeou, presidente del Kmt, ha spiegato ieri alla direzione generale del suo Partito che ha deciso di unirsi al voto di sfiducia in quanto “il presidente Chen si è rifiutato di dimettersi in maniera volontaria, nonostante aumentino in maniera esponenziale le accuse di corruzione contro i membri della sua famiglia e del suo governo”. “Chen è al potere dal 2000 – ha aggiunto Ma – ed il suo governo non è riuscito a raggiungere gli scopi previsti per l’economia dell’isola, così come ha fallito nel rispondere alle aspettative popolari su molte altre questioni. Tuttavia, quello che ha fatto più male al popolo di Taiwan è stata la sua incapacità di controllare la corruzione fra i membri del suo governo e della sua stessa famiglia”. “Tutti coloro che vivono qui – ha spiegato il presidente del Kmt – hanno visto la famiglia presidenziale usare l’influenza del capo di Stato per rubare le risorse del governo, speculare sul mercato azionario, interferire nelle operazioni finanziarie di grandi industrie e collaborare con uomini d’affari. Se il presidente non è in grado di controllare tutto ciò, vogliamo che Taiwan butti altri due anni?”. Chen Shui-bian è infatti al suo secondo mandato consecutivo, la cui scadenza è prevista per il 2008. Lo scandalo che lo ha travolto è nato dal coinvolgimento di suo genero, Chao Chien-ming, in una operazione di insider trading [utilizzo di informazioni riservate per condizionare il mercato azionario ndr], ma si è aggravato dopo alcune accuse secondo cui sua moglie, Wu Shu-chen, è coinvolta in operazioni poco chiare all’interno di banche di grande prestigio e sulla nomina di dirigenti d’impresa. L’unione fra il Kmt ed il Pfp, comunque, non basta per rovescia il governo: i nazionalisti hanno dunque chiesto ai democratici-progressisti, il Partito del presidente Chen, di unirsi a loro. “Chiediamo al Partito democratico – ha concluso Ma – di fare un sacrificio per amore di giustizia. Il voto della prossima settimana non ha nulla a che fare con la logica politica, ma è una riforma contro la corruzione. Dopo questa situazione, se il Partito di Chen rifiuta di schierarsi dalla parte del popolo di Taiwan, verrà giudicato dalla storia”. Secondo gli analisti politici dell’isola, senza il voto democratico la mozione ha poche speranze di passare: per far cadere il governo, infatti, servono i 2/3 dei voti totali del Parlamento. Il voto parlamentare dovrebbe poi essere convalidato da un referendum popolare.
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19 Giugno 2006
TAIWAN Taiwan, 10mila in piazza per chiedere a Chen di andar via I manifestanti si sono riuniti a Changhua, nella parte centrale dell’isola. “Il presidente – dice uno dei leader dell’opposizione – deve ascoltare la voce di così tanti cittadini di Taiwan”. Changhua (Agenzie) – Migliaia di persone si sono riunite ieri a Changhua, città della parte centrale dell’isola di Taiwan, per chiedere le dimissioni del presidente Chen Shui-bian a seguito degli scandali legati alla corruzione che hanno colpito la sua famiglia. I dimostranti – secondo gli organizzatori oltre 10mila - hanno sfilato portando dei cartelli con sopra scritto “Allontanati”. La folla ha urlato slogan e lanciato palloni da calcio contro i poster che raffigurano il presidente e la sua famiglia: “Non possiamo più andare avanti così – ha detto nel corso della protesta James Soong Chu-yu, uno dei leader del Partito popolare – perché se permettiamo a Chen di rimanere impunito per questo grave episodio dimostriamo di non avere la forza per combattere i mali sociali. Questo distruggerebbe la nostra democrazia”. Ma Ying-jeou, presidente del Kuomintang [Partito nazionalista ndr], ha aggiunto: “Abbiamo davanti a noi un uomo ed abbiamo visto il modo in cui ha educato e gestisce la sua famiglia. Dobbiamo chiedere il suo allontanamento dalla politica o non sapremo più come educare i nostri figli”. Secondo Ma oltre 600mila persone hanno firmato la petizione, proposta dal suo Partito, che chiede a Chen di rinunciare alla carica. “Sono moltissime le persone che non accettano questa situazione – ha concluso parlando alla folla riunita – e la loro voce deve essere ascoltata. Il presidente dice di non sapere nulla di tutto questo scandalo; voi ci credete?” Lo scandalo che ha travolto Chen è nato dal coinvolgimento di suo genero, Chao Chien-ming, in una operazione di insider trading [utilizzo di informazioni riservate per condizionare il mercato azionario ndr], ma si è aggravato dopo alcune accuse secondo cui sua moglie, Wu Shu-chen, è coinvolta in operazioni poco chiare all’interno di banche di grande prestigio e sulla nomina di dirigenti d’impresa.
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21 Giugno 2006
TAIWAN Taipei, Chen promette: “Se la mia famiglia è corrotta me ne vado” Durante un lungo discorso televisivo, Chen Shui-bian difende il modo in cui ha gestito il suo mandato presidenziale e risponde alle accuse dell’opposizione: “Se provate la corruzione me ne vado”. Taipei (Scmp) – Il presidente taiwanese Chen Shui-bian ha risposto ieri alle accuse, mosse dall’opposizione nelle ultime settimane, secondo cui sua moglie avrebbe accettato dei “regali costosi” in cambio di favori politici. Chen si è però detto “pronto alle dimissioni” davanti a prove inconfutabili. Durante un atteso e molto pubblicizzato discorso pubblico alla televisione, il presidente si è difeso ieri dalle altre accuse “sempre di stampo politico”, che lo incolpano di aver minato i rapporti con gli Stati Uniti e di aver volontariamente accresciuto la tensione con la Cina. Secondo le accuse, la decisione presidenziale di eliminare il Consiglio nazionale per l’unificazione – organo presidenziale che curava gli eventuali colloqui con Pechino tesi al ricongiungimento dell’isola con la Cina popolare – avrebbe irritato a tal punto gli Usa che questi avrebbero negato a Chen il permesso di visitare New York. “Abbiamo parlato dell’argomento con Washington almeno 50 volte – ha detto il presidente – prima di prendere la decisione. Persino l’incaricato d’affari statunitense a Taipei si è detto soddisfatto del modo in cui abbiamo gestito la vicenda”. “In maggio – ha poi sottolineato – abbiamo ricevuto la visita di Karan Bhatia, vice rappresentante del Commercio Usa, uno dei più alti rappresentanti del governo americano a visitare Taiwan nel corso degli ultimi sei anni. L’eliminazione del Consiglio non ha danneggiato proprio nulla”. “Nel corso del mio mandato – ha aggiunto – le relazioni con la Cina non sono mai state peggiori di quelle che avevamo all’epoca della presidenza del mio predecessore, Lee Teng-hui, quando Pechino, per intimidirci, iniziò dei test missilistici puntando sulla nostra isola”. La parte più accesa del discorso è stata tuttavia quella in cui il presidente ha parlato dello scandalo che lo ha travolto, nato dal coinvolgimento di suo genero, Chao Chien-ming, in una operazione di insider trading [utilizzo di informazioni riservate per condizionare il mercato azionario ndr], ma che si è aggravato dopo alcune accuse secondo cui sua moglie, Wu Shu-chen, sarebbe stata più volte coinvolta in operazioni poco chiare all’interno di banche di grande prestigio e nella nomina di dirigenti d’impresa. Tornando su queste accuse, Chen ha detto: “Né io né mia moglie siamo coinvolti nella scalata azionaria della Pacific Sogo Department Store, ma se, come ho già detto, dovesse risultare implicata Wu, sono pronto a dimettermi. E’ una promessa”.
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22 Giugno 2006
CINA - TAIWAN Cina, per i blog lo scandalo di Taiwan è segnale di vera democrazia Altissima copertura da parte di tutti i media cinesi per il discorso del presidente Chen Shui-bian e per il suo destino politico. Su Internet critiche alla censura di Pechino ed inviti a vedere nella situazione la prova della vera libertà di cui gode Taiwan. Pechino (Scmp) – I media cinesi hanno dato un’altissima copertura al discorso del presidente taiwanese Chen Shui-bian, che alla televisione nazionale ha parlato per due ore dello scandalo che ha colpito la sua famiglia. Nel discorso, pronunciato il 20 giugno, Chen Shui-bian ha respinto le accuse, mosse dall’opposizione nelle ultime settimane, secondo cui sua moglie avrebbe accettato “regali costosi” in cambio di favori politici. Chen si è però detto “pronto alle dimissioni” davanti a prove inconfutabili. Secondo i giornali ed i siti web cinesi, anche ufficiali, le critiche mosse contro il presidente dai media di Taiwan “non hanno fatto nulla per arrivare alla verità sullo scandalo”: secondo alcuni sondaggi, da loro riportati, “anche buona parte della popolazione dell’isola la pensa così”. Più acceso il dibattito su Internet, dove alcuni blog [diari virtuali ndr] sostengono che “l’allontanarsi di Chen dalla scena politica di Taiwan migliorerà di molto i rapporti con Pechino, viste le tendenze indipendentiste del politico”. Altri sono più realistici: “Le cose che abbiamo sentito sull’argomento – scrive un anonimo – potrebbero non corrispondere ai fatti. Possiamo sapere solo ciò che il nostro governo vuole che noi sappiamo”. I sondaggi dei media nazionali, poi, non sono creduti: “Secondo i loro dati – scrive un lettore di 163.net –500 mila taiwanesi non approvano la politica di Chen. Bene, vuol dire che gli altri milioni che vivono sull’isola sono con lui”. Dello stesso parere un altro lettore, che aggiunge: “Non bisogna ridere dello scandalo in cui si trova il presidente. E’ solo un segnale della vera e piena democrazia di cui gode Taiwan e della libertà che ha la sua stampa”. Pessima invece l’accoglienza del discorso da parte della stampa di Taiwan. Secondo il China Times, quotidiano della capitale dell’isola, “il discorso conteneva solo negazioni e belle parole, come se stesse cercando una giustificazione fatta d’aria”. Per l’United Daily News, le “due ore di monologo politico erano solo un modo per girare intorno ai problemi di Taiwan”. Il destino di Chen viene deciso in questi giorni: sono riuniti infatti in seduta segreta i parlamentari di Taiwan, convocati da una mozione comune presentata dai nazionalisti del Kuomintang e dai popolari. La decisione verrà presa al termine del dibattito, che dovrebbe durare quattro giorni.
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