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Old 06-08-2006, 13:16   #1
Adric
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grandi opere, scontro sul Mose Galan-Cacciari, e Toscana senza nuove autostrade

Palazzo Chigi non trova 115 milioni di euro e vuol bloccare le grandi opere
Mose, è scontro tra Galan e Cacciari

«Ha ragione Cacciari il Massimo, lui è dall’inizio contrario al Mose, cioè fin dall’inizio è stato dalla parte degli infermieri e non dei primari che hanno indicato essere il Mose l’unica soluzione corretta per salvare Venezia. Ma con quanto va dicendo adesso, imprecando da un lato contro i governi di centrosinistra e di centrodestra che hanno mandato avanti il Mose, e dall’altro sperando nella catastrofe finanziaria dell’Italia, si capisce perfettamente che Cacciari non sa fare l’amministratore». Non si placano le polemiche attorno alla volontà del Governo di porre un freno alle infrastrutture e di bloccare parte dei cantieri già aperti, Mose compreso. E il presidente del veneto Giancarlo Galan, non ci sta, proprio ora che il progetto sta prendendo forma a vedere tutto andare il fumo e attacca, senza giri di parole, il sindaco di Venezia. «Con i fondi già disponibili - spiega Galan - si va avanti tranquillamente, visto che i progetti procedono secondo lavori appaltati, cantierati, ultimati, mentre altre nuove fasi di realizzazioni saranno successivamente appaltate, cantierate, ultimate. Insomma, verrà pure un giorno, ammesso che ci sia ancora questo governo, che l’Italia uscirà dalle strette finanziarie in cui sperano i nemici della modernizzazione dell’Italia, i nemici delle infrastrutture indispensabili allo sviluppo economico, i nemici della salvezza di Venezia. In ogni caso, sulle priorità nelle grandi opere a decidere sarà di sicuro Prodi assieme ad altri ministri, per esempio Di Pietro e Bersani. In breve, a decidere saranno i ministri del fare, un partito cui di certo non è mai stato iscritto Cacciari».
A far infuriare il Governatore sono state alcune affermazioni del sindaco da sempre critico sull’opera. «Nel caso del Mose la situazione è più grave che per le altre grandi opere - ha detto Cacciari - perchè si sta procedendo senza un progetto d’insieme approvato, prospettando una realizzazione per stralci, che non sono, però, “stralci funzionali”, quindi non sono in sè utili e utilizzabili, se non una volta finita l’intera opera. Per essere chiari sino in fondo una tale situazione va ascritta alla responsabilità sia dei governi del centro destra che di quelli del centro sinistra che, sordi, hanno voluto proseguire su una strada sbagliata». Il sindaco del capoluogo veneto ha poi fatto il punto sui conti pubblici: «Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi - ha aggiunto - la puntuale ricognizione fatta dal Cipe con l’evidenziazione che molte grandi opere, tra cui il Mose, sono prive dei finanziamenti bastevoli a terminarle, non fa che confermare quello che ho affermato esattamente dal 1994 e cioè che si stava dando avvio a una costosissima impresa senza avere la più pallida idea da dove tirar fuori i soldi necessari, sia per la costruzione che per la manutenzione dell’opera«.
Peccato che se davvero dovessero bloccare tutti i cantieri aperti e i progetti già approvati il Paese farebbe in un colpo solo un balzo indietro di almeno 50 anni. Il primo a mostrare preoccupazione alla politica dell’Unione è l’ex ministro alle Infrastrutture Pietro Lunardi: «Questo governo e questa maggioranza sta giorno dopo giorno distruggendo tutto quello che si è fatto e tutto quello che si sarebbe dovuto e potuto fare per attuare, in dieci anni, un programma di infrastrutturazione organica del Paese, un’operazione attesa da oltre 50 anni», ha detto l’ex titolare delle Infrastrutture che giudica frutto di grande incompetenza l’annuncio dei giorni scorsi del Governo che ha detto di aver trovato un buco di 115 miliardi di euro nel fondo destinato alla realizzazione delle grandi opere. «Come si fa -si chiede Lunardi- a fare la differenza tra cassa e competenza? È impossibile dire queste cose sventolando questi fantomatici 115 miliardi». L’ex ministro sottolinea poi che «l’Unione riconosce che abbiamo trovato risorse per ben 58 miliardi» e suggerisce: «si diano da fare loro, piuttosto, e trovino il denaro per fare andare avanti il Paese».
Duro anche l’ex viceministro all’Economia Mario Baldassarri: «Scoprono l’acqua calda. Se io devo fare una strada, e ci vogliono sette anni per farla ma costa dieci miliardi di euro, non la posso finanziare tutta in una volta - ha spiegato -. Molte opere sono finanziate dalla Legge Obiettivo da qui al 2009. Il governo Prodi si dovrà occupare di trovare i soldi da allora in poi. Le delibere di finanziamento sono coperte. Il premier ci deve ringraziare: si trova con 58 miliardi già finanziati. Non mi sembra poco». «In quei 114 miliardi che mancano all’appello - precisa- ci sono opere cantierate e non. Approvate con tre tipi di delibere: di approvazione programmatica, di approvazione sul piano tecnico, di approvazione dei finanziamenti. I 58 miliardi riguardano queste ultime»


PROTESTA IN REGIONE
Anche la rossa Toscana resta senza autostrade

Fuori dal programma delle infrastrutture anche la Toscana. E non importa se è una regione rossa, forse ha qualche colpa da scontare. A denunciarlo sono stati alcuni consiglieri di centrodestra regionali che hanno voluto mostrare tutto il loro disappunto dopo la decisione del Consiglio dei Ministri di escludere la Toscana dalle grandi opere da realizzare nel Paese. Dall’incontro tra Prodi e la sua squadra di Governo sarebbe, infatti, emerso che il Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio avrebbe posto il veto sulla Rosignano-Civitavecchia. «Spazzata via l’autostrada tirrenica con zero euro stanziati su 1860 previsti, cancellata la due mari con 100 milioni su 1850 e bloccato il Ti-Bre (corridoio plurimodale tirreno-brennero) con 350 milioni su 2540 -hanno spiegato in una nota il consigliere della Regione Toscana Alessandro Antichi e il presidente del gruppo regionale di Forza Italia Maurizio Dinelli spiegato -l’esecutivo dell’Unione ha dimostrato, ancora una volta, di non avere alcuna capacità manageriale per reperire i fondi necessari a tenere aperti i cantieri che il Governo Berlusconi aveva avviato. Non riuscendo a gestire al meglio gli strumenti finanziari per coinvolgere soggetti privati nelle realizzazioni delle infrastrutture -continuano - i Ministri del centrosinistra hanno scelto la via più facile; bloccare tutti i cantieri che non hanno la copertura totale dello Stato per terminare l’opera, mettendo a rischio tantissimi posti di lavoro faticosamente creati negli ultimi anni».
Duro è poi l’attacco ai vertigi regionali. «La Giunta Martini - proseguono - è stata commissariata dal Governo Prodi, il ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio è stato scelto come commissario governativo per la Toscana. A rimetterci - attaccano Antichi e Dinelli - sono sempre i toscani. La verità è che manca la volontà politica per realizzare le grandi opere. Dopo aver incassato il no a tutte le misure in campo energetico - spiegano gli azzurri Italia - la Giunta Martini adesso vede tramontare definitivamente il completamento del Corridoio Tirrenico Rosignano-Civitavecchia, formalizzato grazie anche alle dichiarazioni di ieri del Ministro Pecoraro Scanio che annuncia il no convinto del Governo Prodi ad ogni tipo di autostrada per il collegamento Livorno Civitavecchia». Arteria importantissima per agevolare gli spostamenti, la cui necessità si è fatta evidente anche nei giorni scorsi quando migliaia di vacanzieri si sono trovati costretti a sopportare code di ore per raggiungere la destinazione scelta per la villeggiatura. Antichi e Dinelli smentiscono le affermazioni Di Pietro che ripete giorno dopo giorno che le casse dello Stato sono vuote e che non ci sarebbero i soldi per le grandi opere previste già nel 2001 con la legge obiettivo.
«Non si tratta della difficoltà nel reperire i fondi necessari, questo è un falso problema. Oltre agli stanziamenti dello Stato - proseguono gli esponenti di Forza Italia - questo tipo di opere prevede l’utilizzo del Project Financing con una forte partecipazione delle società concessionarie dell’arteria stradale che beneficeranno del pedaggio. Pecoraro Scanio garantisce continuità a quanto ottenuto dai Verdi, Pdci ed Rc in Consiglio Regionale (la legge istitutiva della Rosignano-Civitavecchia risale al 1982, da allora il boicottaggio continua a funzionare)».
«Da queste decisioni - concludono - del Governo Prodi il futuro della Toscana esce completamente compromesso, adesso è il momento che il Presidente Martini dimostri con i fatti la sua volontà di realizzare discontinuità con il passato, dichiarando quali opere chiederà per la nostra regione dall’Esecutivo nazionale».

[Data pubblicazione: 06/08/2006]
(La Padania)
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