View Full Version : Vicenza e la militarizzazione USA
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ma ti sembra poco l'impatto di migliaia di persone che improvvisamente da un giorno all'altro fanno diventare la gente locale in minoranza? per gli extracomunitari africani è un problema e per i militari americani no? :D
il discorso pacifista mi sembra insensato, a meno che non si parli di CHIUDERE completamente la base esistente.
te l'ho detto che parlo da non conoscitore della zona.
Il fatto è che nelle manifestazioni e nei discorsi si parla sempre di stronzate quali l'"imperialismo", la "militarizzazione" etc...
Discorsi pregni di idealismi e ideologismi ormai desueti conditi da molto antiamericanismo.
Del resto se guardi anche su questo forum nel 3d di radiovoice ci sono (inizialmente, poi non l'ho più seguito) molti interventi di questo tipo.
PEr questo mi ero fatto l'idea di motivazioni di questo tipo
E quindi mi suonava strano che alla fine si riducesse tutto a delle problematiche architettoniche e di concentrazione dei militari.
radiovoice
04-09-2008, 12:00
vediamo cosa accade nelle prossime ore ma sono abbastanza convinto che salterà tutta la faccenda Dal Molin.
Credo infatti che si vorrano costruire unità abitative - quindi niente territori regalati - per ospitare altri soldati americani che attualmente non trovano fisicamente posto nella Ederle.
zerothehero
04-09-2008, 12:00
a quello che trova una follia mettere una ennesima enorme base militare americana a 5km dalla Basilica del Palladio, come il sottoscritto.
Non generalizziamo sempre please...
Non è che posso elencare i mille-mila motivi in base ai quali non si vuole la base. :fagiano:
blamecanada
04-09-2008, 12:22
Il fatto è che nelle manifestazioni e nei discorsi si parla sempre di stronzate quali l'"imperialismo", la "militarizzazione" etc...
Discorsi pregni di idealismi e ideologismi ormai desueti conditi da molto antiamericanismo.
Evitiamo certi termini...
Comunque idealismi e ideologismi o meno gli eserciti servono per uccidere.
i miei hanno una fattoria a 5km da Aviano.. le famiglie degli americani vivono sparse in ville nelle campagne circostanti, perfettamente integrate ;)
si perchè alcuni scelgono di vivere fuori, non è obbligatorio vivere nel villaggio americano, ma ciò non toglie che esista
-kurgan-
04-09-2008, 15:53
si perchè alcuni scelgono di vivere fuori, non è obbligatorio vivere nel villaggio americano, ma ciò non toglie che esista
per me un "villaggio americano" non dovrebbe proprio esistere, se si vuole far integrare questa enorme massa di persone bisogna fargli affittare gli appartamenti e le case esistenti sul territorio. Altro discorso per i militari di passaggio, per loro è ovvio che serve un dormitorio temporaneo.
un villaggio o ghetto come lo si vuol chiamare isola completamente queste persone, non portando a noi italiani nessun beneficio.
per me un "villaggio americano" non dovrebbe proprio esistere, se si vuole far integrare questa enorme massa di persone bisogna fargli affittare gli appartamenti e le case esistenti sul territorio. Altro discorso per i militari di passaggio, per loro è ovvio che serve un dormitorio temporaneo.
un villaggio o ghetto come lo si vuol chiamare isola completamente queste persone, non portando a noi italiani nessun beneficio.
beh piccola eccezione.
da adolescente andavo al villaggio ( allora era di libero accesso per chiunque ) a giocare a tennis con amici dato che c'era l'unico campo gratis della città :D :D :D
Cò,lmaò,za
Black Dawn
04-09-2008, 16:38
"Finchè c'è birra c'è speranza".
La firma di CYRANO cade all'uopo. :O
Dream_River
07-09-2008, 11:41
Comunque idealismi e ideologismi o meno gli eserciti servono per uccidere.
Si dice, portare la pace:O
Ora ripeti
Por-ta-re-la-pa-ce:O :O
...
:sofico:
Daemonarch
09-09-2008, 07:33
Violenze alla base Dal Molin: prove tecniche di regime militare?
di Marcello Pamio
Non si vedevano scene di violenza così estrema da Genova 2001.
Sabato scorso, come allora, a Vicenza piuttosto che a Genova, la strategia è sempre la stessa: “pugno di ferro”, “violenza per innescare la violenza”, “far ricadere la colpa sui facinorosi”, ecc.
Un settennio fa a Genova gruppi di black-block (infiltrati da esperti di guerra urbana delle questure), hanno innescato (per poi dileguarsi nelle viuzze) la reazione violentissima delle forze dell’ordine che si è abbattuta su ragazzi e anziani che erano lì pacificamente.
L’altro giorno a Vicenza, non c’erano infiltrati, neppure persone violente, per cui la scusante mediatica è stata una piccola torretta che serviva per vigilare i lavori all’interno della base militare Dal Molin, che molto probabilmente sono già iniziati, in barba alla legge italiana!
Questa pericolosissima, quanto dannosa “speculazione edilizia”, poteva certamente dare dei precedenti alla popolazione vicentina. Potete immaginare la città del Palladio invasa da torrette erette in tutti i giardini privati?
Giammai ha pensato il Questore: le opere del Palladio, secondo l’Unesco, sono patrimonio dell’Umanità e vanno difese anche con la forza.
L’unica eccezione per l’Unesco, per il sentimento artistico del Questore e per le speculazioni edilizie, sono ovviamente le basi militari statunitensi, gli hangar, le palazzine di diversi piani, e soprattutto le villette che ospiteranno i soldati (700.000 metri cubi di installazioni).
Questo sì, le torrette invece no!
Ecco perché persone di tutte le età, sedute per terra e con le mani alzate sono state brutalmente attaccate da forze dell’ordine (o del dis-ordine) che avevano ricevuto precisi ordini e permessi dal Questore, e quest’ultimo dal Ministro padano dell’Interno Maroni.
Forse ricordo male, ma Roberto Maroni non era quello che urlava “Padania libera”?
Libera da chi, forse solo dai vucumprà? Ma anche in questo caso, i ‘merikani sono extracomunitari che hanno occupato il territorio nazionale!
In pratica vengono “malmenati” dalle polizie, cittadini vicentini (cioè padani secondo la visione del Carroccio), che lottano pacificamente nel nome della democrazia popolare e della sovranità territoriale. Il Ministro dell’Interno a testa bassa, come tutti i politicanti di Roma, risponde solo alla voce del Padre Padrone immigrato!
D'altronde lo hanno espressamente detto: "il governo vuole estirpare alla radice il dissenso locale" (Ansa, 8 settembre 2008)
Certamente siamo abituati all’ipocrisia della politica nei confronti del Potere economico, ma in questo caso stiamo raggiungendo il limite di sopportazione.
Quando si vengono a sapere che donne trascinate per i capelli sono state malmenate dietro i furgoni della celere, per non parlare degli uomini e dei ragazzi, che dopo la fuga hanno trovato - grazie ad una cittadina consapevole di Vicenza che ha aperto loro il cancello di casa - rifugio e scampo dai manganelli.
Perfino una povera donna in sedia a rotelle - scambiata probabilmente per una jihadista libanese - è stata malmenata sulle braccia nel tentativo di impedire che azionasse il detonatore...
Il tutto ovviamente è riportato da testimonianze dirette e filmati video.
La stampa in tutto questo gioca un ruolo fondamentale: come in ogni dittatura che si rispetti, il controllo dei media è di primaria importanza.
Cito solo un esempio di manipolazione linguistica eseguito dai principali quotidiani.
“Dal Molin, niente ampliamento. Gli USA: stop al piano-caserma” (La Repubblica del 4 settembre 2008)
“Dal Molin, legge regionale blocca l’ampliamento USA” (L’Unità del 4 settembre 2008)
Da questi titoli si evince che la base Dal Molin non si fa più!
Incredibile, vero? Una notizia strepitosa!
Purtroppo la realtà è molto lontana.
Si tratta di una chiarissima manipolazione e controllo mentale mediante il linguaggio.
Lo spiega benissimo il medico psichiatra, ed esperto di illusionismo, Matteo Rampin: “Siccome l’attenzione umana non può concentrarsi che su pochissimi elementi alla volta, basta attirarla su qualcosa, spostandola contemporaneamente da ciò che si vuole nascondere, e il gioco è fatto”.[1]
Ecco come hanno lavorato i media: hanno spostato l’attenzione su un aspetto particolare (la costruzione di ulteriori villette per i soldati), irrisorio se paragonato alla costruzione della base stessa! Il messaggio che è passato sembrava riguardare la base!
“Con il passare del tempo, la gente perderà di vista il fatto che questo aspetto è solo una parte del problema (…) nel frattempo ciò che interessava ai manipolatori è andato in porto”.[2]
Cosa che è puntualmente avvenuta.
Il premier Berlusconi ha ricordato al Sindaco di Vicenza Variati che “l’area è stata consegnata agli USA”. (Ansa)
“L’area demaniale - continua Berlusconi - dell’aeroporto Dal Molin è stata destinata dal governo all’ampliamento della base militare USA di Vicenza, nell’adempimento di precisi obblighi internazionali, e inoltre, nell'esercizio delle sue esclusive attribuzioni di politica estera, di difesa e sicurezza nazionale”. ” (RaiNews24 del 7 settembre 2008)
“Consegnata” perché e “destinata” a quali scopi?
Quali sarebbero queste “esclusive attribuzioni di politica estera”?
Forse il “grembiulino” di Arcore si riferisce all’autoproclamazione o autoincensamento degli USA a Sceriffo internazionale?
Il Difensore a stelle (a sei punte) e strisce dei diritti occidentali, l’esportatore di democrazia a suon di bombe a grappolo e al fosforo che hanno causato decine di migliaia di morti civili in Afghanistan e milioni in Iraq? L’unico paese al mondo ad aver sganciato ben due bombe atomiche sopra la testa di una popolazione civile!
L’area demaniale è “stata consegnata all'Amministrazione degli Stati Uniti il 30 luglio 2008” .
Perché tutto questo?
Come mai un Governo (destra o sinistra sono le due ali dello stesso avvoltoio: il vero Potere occulto) in barba alla Democrazia, alla Costituzione e alla Legge Penale, permette il pestaggio di cittadini consapevoli che difendono i sacrosanti diritti di tutti gli italiani (e non solo dei vicentini), per gli interessi degli USA?
Si tratta di puro servilismo? Sono trattati internazionali così inderogabili?
Non solo, la base Dal Molin rientra in un progetto militare (di controllo globale) a più ampio respiro chiamato “Urban Operation- 2020”. Un progetto NATO, redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030), l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO, che prevede entro il 2020 che “il 70% della popolazione mondiale vivrà all’interno di zone urbane”.
Siccome il numero delle persone nel mondo supererà, secondo gli esperti, i 7,5 miliardi “ciò sarà causa di una spaventosa crescita demografica nelle città e/o metropoli incrementando l’urbanizzazione, provocando povertà, scontri e tensioni sociali”.
In pratica hanno già stabilito (in base alle dottrine eugenetiche del pastore anglicano Thomas Robert Malthus, portate avanti da personaggi come Al Gore junior) che le guerre del futuro prossimo avverranno in zone urbane e lungo le strade delle città. Ecco perché servirà avere l’esercito (Nato, caschi blu, mercenari, ecc.) a portata di mano.
Un esercito, dice sempre il Rapporto, che potrà usare armi letali e non-letali (ad alta energia) e sarà libero di scorrazzare tranquillamente per le piazze e le vie del Veneto, per esempio.
Tutto questo lo stiamo già vedendo: militari italiani che girano sorridenti per Padova, con la totale compiacenza del gregge disorientato (termine usato da Noam Chomsky per designare il popolo addormentato). Sarà così normale tra un po' di tempo la loro presenza che non ci faremo più caso, anche quando saranno sostituiti da militari NATO o mercenari privati.
Strategia psicologica di massa, che si nasconde dietro la tanto sbandierata “sicurezza dei cittadini” o “problema immigrazione”.
Prima creano il problema dell’immigrazione clandestina, permettendo a milioni di disperati di sbarcare in Europa (esistono documenti degli anni ’70 che dimostrano come l’immigrazione è un piano ben preciso e congegnato), e poi ci offrono come soluzione l’esercito armato. (Ci sono centinaia di satelliti tra militari e civili in orbita costante attorno alla Terra: pensiamo veramente che i tutori dell'ordine ordine non sono in grado di osservare quando e da dove partono i barconi o gommoni?).
Ecco perché opporsi alla base Dal Molin è un diritto legittimo e un dovere morale, non solo dei vicentini ma di tutti i cittadini d’Italia, perché non si tratta di una base militare, dietro c’è il piano del controllo dell’uomo.
Opporsi alla base non significa essere contro gli americani, anche perché il popolo americano neppure conosce l’esistenza di questa base e non gliene può fregare di meno. Anzi, il popolo americano è assolutamente pacifico e non vuole le guerre, viene infatti trascinato nell’onda emotiva di criminali operazioni interne dette false-flag (falsa bandiera, attacchi navali, terroristici, indotti o provocati, ecc.) come Pearl Harbor del 1941 (gli USA entrarono nella Seconda Guerra Mondiale), Golfo del Tonchino del 1964 (inizio alla guerra in Vietnam), l’11settembre del 2001 (Terza Guerra Mondiale la guerra contro i terrorismi), ecc.
Dire di NO ad una occupazione militare straniera, tenendo conto che gli accordi internazionali (lo ricordo alla tessera numero 1816 della loggia massonica deviata P2) non hanno più alcun senso, è di fondamentale importanza per non trovarsi tra qualche anno in uno stato di polizia militarizzato.
A quel punto, basterà un attentato terroristico di medie o grosse dimensioni, come l’intera intelligence occidentale ha già paventato, per instaurare la “legge marziale”.
Dopo sessant’anni di occupazione straniera illegittima, non è forse arrivato il momento di svegliarci da questo letargo mentale e pretendere quella libertà e sovranità territoriali sancite dalla Costituzione della Repubblica italiana?
Diciamo NO in maniera assolutamente pacifica: la violenza lasciamogliela a coloro che si nutrono di violenza! Anzi, attendono proprio l’uso della violenza per poter schiacciare i colpevoli con tutta la forza del Sistema, e i mezzi non gli mancano.
In questi giorni, fino al 14 settembre c’è il Festival No Dal Molin, organizzato dal Presidio Permanente, con dibattiti, conferenze e concerti: andiamo numerosi a sostenere, anche solo moralmente, questo gruppo coscienzioso di persone che sta facendo quello che tutti noi dovremo fare.
Qui troverete il programma del festival:
http://festival.nodalmolin.it
L’ORDINANZA. Decisione col botto dei giudici romani: accolto il ricorso del comitato favorevole alla Ederle 2
Il Consiglio di Stato
blocca il referendum
«È irrealizzabile»
di Gian Marco Mancassola
Sparisce dal calendario del Comune la data del 5 ottobre. Domenica non ci sarà alcuna consultazione ufficiale sul Dal Molin, nessun appuntamento istituzionale con le urne. Il referendum è stato annullato dal Consiglio di Stato, che a tre giorni dal giorno della verità ha messo fuori gioco la delibera con cui il consiglio comunale a luglio aveva indetto la consultazione sulla base Usa. In questo modo, i giudici amministrativi di secondo grado ribaltano il giudizio emesso dal Tar del Veneto due settimane fa, accogliendo il ricorso del comitato favorevole alla Ederle 2.
LO SHOCK. La notizia è una scossa che sferza la città. Viene vanificato uno progetto politico maturato durante la campagna elettorale della scorsa primavera e coltivato dalla giunta del sindaco Achille Variati fino all’ultimo minuto. La decisione giunge quando ormai è troppo tardi per fermare una macchina organizzativa costata 120 mila euro: tutte le 87 mila schede sono già state recapitate nelle case degli elettori vicentini.
Davanti a palazzo Spada si vivono due scene opposte: da una parte il giubilo esibito dal primo firmatario del ricorso, Roberto Cattaneo, leader del comitato del Sì alla base, con gli avvocati Pierantonio Zanettin e Alessandro Moscatelli; dall’altra la delusione e l’amarezza del sindaco Variati e dell’assessore agli Affari legali Antonio Marco Dalla Pozza.
IL VERDETTO. Cosa ha deciso la quarta sezione del Consiglio di Stato, presieduta dal giudice Luigi Cossu? L’argomentazione muove dall’ordinanza di metà settembre. Il Tar aveva evidenziato l’insussistenza di «sufficienti elementi per l’accoglimento della misura cautelare» dal momento che vi è assenza di danno, trattandosi di una consultazione «a scopo esplorativo, al fine di svolgere un sondaggio tra la popolazione», e che «il quesito verte su un’eventuale iniziativa da parte del consiglio comunale, sul cui esito non vi è alcuna certezza». I giudici romani ritengono invece che «l’argomentazione del Tar non può essere condivisa». Perché? «L’assenza di danno non è sufficiente a sorreggere, da sola, la pronuncia cautelare, essendo necessaria una valutazione di legittimità dell’atto impugnato e tale valutazione non può che avere esito negativo, atteso che la consultazione ha per oggetto “un auspicio” del Comune di Vicenza al momento irrealizzabile, qual è quello di acquisire un’area sulla cui sdemanializzazione si sono pronunciate in senso sfavorevole le autorità competenti». L’obiettivo non può essere raggiunto perché il governo ha dichiarato il Dal Molin non in vendita e perché lo ha già ceduto agli americani. Non è finita qui: «La consultazione - scrivono i giudici romani - appare comunque inutile, ove si volesse assumere una sua connotazione “patrimoniale”, giacché non occorrono sondaggi per accertare la volontà positiva di ogni cittadino di accrescere il patrimonio del Comune di appartenenza, al pari di quanto potrebbe verificarsi se si proponesse un quesito su un ipotetico vantaggio patrimoniale individuale e/o collettivo». Sono questi i due architravi dell’ordinanza che sospende l’efficacia della delibera comunale. A questo si aggiunge un’ultima confutazione delle tesi sostenute dal Tar: «L’esito incerto della consultazione popolare è proprio di questa, e non può essere assunto a motivo di irrilevanza del danno che dallo svolgimento della stessa può derivare».
Il cerchio dei provvedimenti in via cautelare si è chiuso ieri. La parola, ora, torna al Tar per la sentenza di merito. Ma ci vorrà tempo: di certo nessun pronunciamento è atteso prima di domenica. Per questo, il procedimento è già stato fermato e congelato.
LE REAZIONI. «Sono preoccupato», dichiarava a caldo ieri il sindaco Variati, che parla di «un’ordinanza incomprensibile, miserevole dal punto di vista del diritto, e che sembra avvolgere l’alta corte del Consiglio di Stato in una nube di sospetto francamente inquietante. Oggi ci sentiamo traditi. E come sindaco vivo questa decisione come la violenta sopraffazione di uno stato sordo e lontano» L’assessore Dalla Pozza si dice «allibito», conferma che domenica l’appuntamento istituzionale salta, ma che la battaglia non è finita: «Se serve andremo fino alla Corte di giustizia europea».
Dopo l’ordinanza, Cattaneo è stato ricevuto a palazzo Chigi dal sottosegretario Gianni Letta, che ha confermato gli impegni del governo su tangenziale e prolungamento di via Aldo Moro: «È stato confermato che la consultazione è inutile e dannosa per la città e pertanto non può essere svolta. A questo punto il presidente della Repubblica, il governo, il commissario Costa, la magistratura, la Regione, la Provincia, hanno tutti manifestato la loro contrarietà alla posizione assunta dal sindaco sul Dal Molin. Invitiamo ancora Variati a operare finalmente per salvaguardare i benefici collegati al Dal Molin, difendendo realmente gli interessi di Vicenza e di tutti i suoi Concittadini».
L’ANNUNCIO IN PIAZZA. Davanti a 8 mila vicentini, la chiamata al referendum autogestito: si farà fuori dalle scuole
Ma il sindaco si ribella
«Voteremo lo stesso»
di Antonio Trentin
Venti minuti esatti di «non applaudite, lasciatemi ragionare», ma anche di parole ben piazzate e di silenzi messi al posto giusto per strappare abilmente proprio il battimani o per chiamare i fischi. Poi, quando la torre Bissara segna meno dieci alle undici, ecco il colpo di scena “in notturna”, dopo ore di tensione: Achille Variati - dal palchetto alzato alla bell’e meglio in piazza dei Signori per una manifestazione cresciuta sul tam-tam dei telefonini e delle e-mail - annuncia quello che il “popolo anti-base” aspettava. Domenica si voterà lo stesso, voglia o non voglia Roma.
«Un sindaco di tutti - dice nel microfono con l’ultima voce di una giornata iniziata nella capitale con i “sindaci dell’Irpef” e dell’autonomia - non può vedere la sua città imbavagliata. Se non ci permettono di votare domenica dentro le nostre scuole, bene, allora voteremo davanti alle nostre scuole». E poi spiega: gazebi autogestiti al posto dei seggi, dalle 8 alle 21 come previsto, in 53 postazioni come 53 dovevano essere i punti di raccolta delle schede-voto, con tre scrutatori volontari in ogni banchetto per garantire la serietà e la correttezza anche nei confronti di chi tenterà sabotaggi. In pratica si ritorna al referendum autogestito ipotizzato un anno e mezzo fa, quando l’Amministrazione Hüllweck negava la possibilità di una consultazione ufficiale.
È finito così il “mercoledì nero” di Variati e del No Dal Molin: con la sconfitta istituzionale davanti ai magistrati del Consiglio di Stato e con la vittoria sentimentale sotto la Basilica. Il sindaco si è guadagnato selve di applausi da un pubblico numeroso come non si vedeva da decenni in Piazza. Le dirigenze dei comitati, associazioni, partiti e gruppi vari sono rimaste ancora a lungo davanti alla loggia del Capitaniato per concertare l’attività dei tre giorni che restano prima del referendum svolto in proprio.
«Quando una piazza si riempie - aveva detto all’inizio Variati - o è per una festa o è perché qualcosa non va. A Vicenza c’è qualcosa che non va». E poi giù con il riepilogo della vicenda-consultazione, con l’accusa che «a Roma qualcuno, qualcosa, ha tolto a tutti il diritto di parlare», con la lettura delle frasi-clou scritte dal Consiglio per cancellare il “via libera” dato dal Tar Veneto. Fino a quella clou, quella che dice che l’“auspicio” vicentino è irrealizzabile perché il venditore-governo non vuole cedere il Dal Molin al Comune. «Ma io non ho nessun atto ufficiale del Demanio militare o di altri organi dello Stato che metta nero su bianco questa situazione» aveva replicato il sindaco: un rilievo formale - di fronte alla sostanzialità dei “niet” annunciati dal premier Berlusconi e dal ministro La Russa - che però gli ha consentito di lanciare il sospetto sulla natura politica e non tecnica della decisione del Consiglio. «Per carità, la magistratura amministrativa è un organo indipendente... ma queste argomentazioni sono misere sul piano del diritto e miserabili sul piano della giustizia»: tanto da fargli intravvedere «un sospetto inquietante intorno al Consiglio di Stato».
Il resto del discorso è stato a base di critiche «alla scena raccapricciante di chi in piazza Montecitorio ha gioito alla notizia della bocciatura», di punzecchiature a Galan presidente della Regione (altro che [\FIRMA]Il Veneto sono io, come titola il suo libro: «Non rappresenta né il cuore né gli interessi dei veneti») e alla Lega («ha professato per tanto tempo l’autonomia, speravo fosse qui con noi, invece ha giurato a Pontida e tradito a Vicenza»). Poi la definizione finale su ciò che sarà la domenica referendaria: «Questa non è una sfida allo Stato, questa è democrazia».
Il sen. Filippi:
«Dirottati
i soldi per la tangenziale»
Compensare Vicenza per l’impatto della base ameri- cana al Dal Molin? Intanto è sicura una cosa, accertata ieri pomeriggio dal senatore le- ghista Alberto Filippi («gli altri discutono, io sono anda- to a vedere come stanno le cose»): a Roma non c’è nean- che un euro stanziato per l’o- pera più importante annun- ciata come beneficio per il territorio vicentino, la circon- vallazione nord/tangenziale all’aeroporto. Niente di inat- teso: l’aveva già raccontato l’altro giorno il commissario di governo Paolo Costa, impegnandosi soltanto su un futuro “contributo” dello Sta- to. Ma sentirselo dire chiaro e tondo dal sottosegretario alle infrastrutture, il collega di partito Roberto Castelli, non è stato per nulla piacevo- le. Unica soddisfazione: la possibilità di polemizzare contro il centrosinistra di Ro- mano Prodi, perché una voce di spesa c’era su Vicenza e la progettazione della circon- vallazione, nella Finanziaria 2007, ma è poi stata trasfe- rita su lavori stradali a Bolo- gna («è stato uno scippo, la le- zione è chiara: i vicentini votino noi, non loro»). Che cosa ha pro- messo Castelli? Per il mo- mento poco anche lui. Soldi per la circonvallazione nord non ne sta prevedendo neanche la Fi- nanziaria nuova del governo Berlusconi e tutto dovrà muo- versi su iniziativa vicentina: «L’opera non è finanziata - ha confermato il sottosegretario leghista - e neppure è prevista tra le opere prioritarie indicate dalla Region e allo Stato». Sul fatto che ci voglia, comunque, Castelli è più che d’accordo. Vicenza, ha detto a Filippi, ospi- terà «un’opera importante e strategica per l’alleanza con gli Usa» e legittimamente deve aspettarsi un indennizzo. Come, per quanto riguarda la strada che dovrebbe collegare gli assi stradali a nord del capoluogo? Castelli ha indicato al senatore vicentino questo percorso: progettazione da parte della Provincia organo sovracomu- nale, un anno fa “distratta” su un compito del genere perché alle prese con il rinnovo amministra- tivo e con la staffetta Dal La- go-Schneck; poi accoglimento del progetto tra le opere prio- ritarie programmate dalla Regione; e quindi coordinamen- to tra Regione e governo per il finanziamento (quanto parziale, si vedrà...). La palla passa quindi alla Provincia, secondo Filippi: «Gli enti locali devono fare la loro parte, mi ha detto Castelli. Il presidente Schneck deve av- viare la progettazione. Il sotto- segretario assicura che seguirà personalmente la pratica».
IL FRONTE ANTI-BASE. Sconcerto a sinistra
«Questa sentenza
è una grave ferita
alla democrazia»
Delusione e sconcerto, nel variegato schieramento del “No Dal Molin”, per la decisione del Consiglio di Stato di non ammettere il referendum consultivo sulla “Ederle 2”.
Giovanni Rolando, capogruppo Lista Variati. «È inaccettabile che la comunità vicentina venga zittita. Questa decisione del Consiglio di Stato è una sentenza tutta politica contro la dignità di una intera comunità. Una brutta pagina per la democrazia».
Stefano Soprana, capogruppo di Vicenza Capoluogo: «La peggiore risposta che si poteva dare agli americani è impedire ai cittadini vicentini di esprimere il loro consenso (fino a prova contraria il consenso era possibile). Impedendo ai cittadini di esprimersi, rimane il solo No alla base del consiglio comunale eletto dai suoi cittadini, gli unici eletti sulla questione Dal Molin».
Massimo Calearo, deputato Pd: «Proprio mentre sono scesi a Roma centinaia di sindaci per chiedere più autonomia, ai cittadini di Vicenza viene impedito di esprimere la loro opinione su un tema che li riguarda da vicino. Non è una questione di essere pro o contro la base; è semplicemente una questione di democrazia».
Rosanna Filippin, coordinatore provinciale Pd: «Una decisione che lascia aperta una ferita per la democrazia. Su una questione che segna il futuro del territorio, era giusto e necessario sentire le ragioni della comunità locale».
Gianfranco Bettin, consigliere regionale dei Verdi: «È una pagina nera per la democrazia. Impedire una consultazione popolare voluta dall’Amministrazione Variati, per far esprimere la comunità, è un atto arrogante e autoritario».
Claudio Fava, deputato di Sinistra democratica: «Non può essere Berlusconi nè il Consiglio di Stato a sottrarre ad una città il diritto di parola. Domenica il referendum sulla nuova base militare Usa dovrà svolgersi, nelle forme che la comunità vorrà dare».
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente: «In aperto contrasto con la politica federalista, dobbiamo registrare un nuovo episodio in cui si nega alla cittadinanza il diritto di parola».
Patrik Riondato, movimento I Veneti: «Un atto fascista e irresponsabile del Consiglio di Stato, che ha sospeso i diritti democratici a Vicenza, negando la possibilità ai cittadini di recarsi alle urne».
Serena Capodicasa, Rete studenti del Veneto: «Si tratta di un atto burocratico e autoritario che non può cancellare in alcun modo i lunghi mesi di lotte della popolazione».
Coordinamento cristiani per la pace: «La decisione del Consiglio di Stato allarga il solco fra cittadini e istituzioni, e rischia di incrinare pericolosamente i rapporti di accoglienza fra i vicentini e la comunità americana».
Partito dei comunisti italiani, federazione di Vicenza: «Evidentemente il ruolo del governo nazionale (del quale fa parte la Lega che si è sempre dichiarata dalla parte “della gente”) è stato determinante nell’impedire la consultazione democratica».
Cgil di Vicenza: «Il pronunciamento del Consiglio di Stato nega ai cittadini di Vicenza di potersi esprimere sul futuro del loro territorio, con una consultazione popolare promossa dall’Amministrazione».
Paolo Beni, presidente nazionale Arci: «È stato impedito all’ente locale e alla cittadinanza l’esercizio di un diritto democratico attraverso uno strumento legale e legittimo».
IL FRONTE PRO-BASE. Soddisfazione a destra
«Adesso Variati
tiri con onestà
le conseguenze»
Soddisfazione fra i vari rappresentanti del “Sì Dal Molin” per la decisione del Consiglio di Stato. E molte prese di posizione personali contro il sindaco Achille Variati.
Valerio Sorrentino, consigliere comunale Pdl: «La decisione del Consiglio di Stato, parafrasando il sindaco all’indomani della decisione del Tar, scrive una bella pagina di democrazia, insegnando che in uno Stato di diritto non è possibile stravolgere gli elementi fondamentali della nostra Carta costituzionale».
Francesco Rucco, consigliere comunale Pdl: «Qusta decisione espone l’Amministrazione Variati all’azione della Corte dei conti, dato che, a questo punto, il danno alle casse del Comune è stato fatto. Variati se ne deve assumere ogni responsabilità conseguente».
Maurizio Franzina, consigliere comunale Pdl: «Lo avevamo detto per mesi, di fronte ad una maggioranza dal sorriso ironico, in Consiglio comunale; lo avevamo ribadito in tutte le sedi: si tratta di una farsa, di un inganno a cui il sindaco vuole sottoporre la città».
Marco Zocca, consigliere comunale Pdl: «Questo fatto dichiara il completo fallimento amministrativo del sindaco nella gestione della città; e dovrebbe per rispetto di l’ha o non l’ha votato rimandare il giudizio ai cittadini».
Alex Cioni, Azione sociale con Alessandra Mussolini: «Vengono mandate al macero le inutili schede che il sindaco Variati stava distribuendo in città, per compiacere gli amici del Presidio permanente».
Lucio Zoppello, coordinatore comunale FI-Pdl Vicenza: «E ora lavoriamo per far ottenere a Vicenza le giuste compensazioni e per ricucire lo strappo che purtroppo sta ora lacerando la città».
Sergio Berlato, eurodeputato e presidente provinciale An: «Dopo l’ennesima sconfitta politica, Variati dovrebbe prendere atto dei suoi errori e dare un segnale di coerenza alla città che ha consegnato ai Comitati No Base».
Graziano Meneghini, coordinatore provinciale FI: «La Vicenza del no, che non rappresenta i vicentini, ha subìto finalmente il giusto stop. La debolezza del sindaco Variati, che si è speso in campagna elettorale giocando su due fronti, è oggi di grande evidenza».
Roberto Ciambetti, consigliere regionale Lega: «La Lega è sempre a favore delle consultazioni popolari, ma l’ingarbugliato quesito prodisposto dal sindaco era tutto fuorchè una consultazione seria. Agisca quindi di conseguenza, rassegnando le dimissioni per coerenza e onestà intellettuale».
Manuela Dal Lago, vicepresidente deputati Lega: «È ora che il sindaco Variati ritorni sui suoi passi e ammetta gli errori commessi: il suo atteggiamento ostinato ha solo danneggiato la città».
Stefano Stefani, deputato Lega, presidente della commissione “Esteri”: «Da oggi per il sindaco si deve aprire una fase di profonda riflessione sugli errori che ha compiuto; e su quelli che, per nostra fortuna, qualcuno gli ha impedito di fare».
Paolo Franco, senatore e segretario provinciale Lega: «La bocciatura da parte del Consiglio di Stato della consultazione sul Dal Molin rende molto grave la responsabilità politica del sindaco Variati. La Lega Nord chiede a tutti di stringersi attorno alla città, a destra come a sinistra, con senso di responsabilità e attaccamento alla propria terra, e di confrontarsi pacificamente e democraticamente per il suo presente e il suo futuro».
IL RADUNO SPONTANEO. D piazza Castello il corteo si è via via allungato per tutto il centro storico
Piazza dei Signori
con pochi vessilli
ma tante famiglie
di Gian Maria Maselli
Migliaia di persone si sono radunate in piazza dei Signori ieri sera dopo un tam-tam spontaneo avvenuto a poche ore dalla sentenza del Consiglio di Stato, che ha sospeso la consultazione popolare sul Dal Molin. La folla trabocca in piazza Biade e in piazzetta Palladio. «Sono 10 mila persone», dicono gli organizzatori. «Nel momento di massimo afflusso erano 4 mila», calcola invece il questore Giovanni Sarlo.
Una cosa è certa: si registra una partecipazione inedita per consistenza. Si contano poche bandiere, ma tantissime famiglie. Anziani e studenti pigiati uno di fianco all’altro. La manifestazione è unitaria, e si vede. I megafoni arringano la folla, anche se è già delusa e arrabbiata di suo: «Qui c’è la città che accetta il confronto democratico. Chi vuole impedire la consultazione invece lo teme. Ma non ce la farà: domenica si va a votare lo stesso».
Applausi: il proposito è proprio quello; e a confermarlo ufficialmente ci sono alcuni esponenti del movimento, che spiegano: «Sarà una consultazione autogestita, ma seria. Selezioneremo scrutatori e presidenti di seggio dalle liste del Comune, e ne comunicheremo i nomi in Prefettura e in Questura. Voterà solo chi risiede a Vicenza; e, a giudicare da stasera, saranno in tanti».
Piazza dei Signori si riempie con una fiaccolata partita da piazza Castello alle 21. Lungo la strada, quelle duemila persone si sono moltiplicate. La voglia di farsi sentire è palpabile. Volano analisi moderate nei toni ma pesanti nella sostanza; e questo ben prima che sul palco salisse l’assessore alla Pace, Giovanni Giuliari.
«Questa amministrazione resterà al fianco di chi inorridisce per il sangue versato dalle guerre - promette - Stasera sono riuniti in un’enorme assemblea popolare i più preziosi valori della nostra comunità. Noi non ci fermeremo, né ci rassegneremo davanti alla politica di chi cerca di ridurre al silenzio i cittadini, fatta di cattiveria e arroganza. Spero che gli americani saranno più saggi, e non vorranno proseguire su una scelta che trova contrari troppi vicentini».
Tra la folla molti volti noti. Il capogruppo della Lista Variati, Giovanni Rolando, afferma: «Questa sentenza del Consiglio di Stato è un episodio da deriva antidemocratica. È grave che un organo istituzionale subisca le pressioni di un Governo. Voler bloccare un pronunciamento dei cittadini sulle questioni patrimoniali del Comune è una pessima mossa, perché toglie ai cittadini un canale pacifico, democratico e istituzionale per esprimersi».
Il Consiglio di Stato è nel mirino di tutti. L’ex parlamentare vicentina Lalla Trupia: «La destra di questa città ha paura di perdere, e ha sollecitato a Roma il soffocamento dell’autonomia del Comune, cioè di un’istituzione locale. Alla faccia del federalismo».
Lo stupore
di quattro
deputati
europei
Sono arrivati a Vicenza nel giorno peggiore per il No Dal Molin. Hanno passato la mat- tinata a perorare le ragioni della consultazione e a ten- dere l’orecchio a Roma, por- tando la loro esperienza da Bruxelles. Poi, nel pomeriggio della decisione del Consiglio di Stato, hanno alzato la pro- testa contro la «democrazia negata». Sono i 4 europarla- mentari che le “donne del Presidio” avevano chiamato in città per alzare il tono della disputa e riferire al quadro internazionale la contesa cittadina: Umberto Guidoni (Pdci), Sepp Kusstatscher (Verdi), Roberto Musacchio e Vittorio Agnoletto (Prc). E- rano stati chiamati a «garan- tire ed essere testimoni dello svolgimento democratico della consultazione - secondo l’annuncio fatto da Cinzia Bottene per i No Dal Molin - anche alla luce delle ingiusti- ficabili pressioni per far falli- re la consultazione messe in atto dal governo». Avevano volantinato in Corso e in Piaz- za, soddisfatti perché «erano molti di più i vicentini che accettavano l’invito ad anda- re a votare, di quelli che strac- ciavano il volantino». E avevano ancorato ai temi europei la loro iniziativa: «L’Europa vuole la pa- ce, non le basi. Gli accordi bila- teriali in base ai quali l’Italia concede il Dal Molin agli Usa so- no il contrario della politica e- stera unitaria di un’Unione euro- pea con capacità d’iniziativa. In un quadro che avvicina sempre di più gli scenari bellici all’Euro- pa, l’Italia e Vicenza, unico luogo dell’Europa occidentale in cui si vuole costruire un grande inse- diamento americano, saranno identificate come il luogo da cui partono le azioni militari decise senza consultazione dagli Usa».
Poi la novità del k.o. deciso nella capitale hanno fatto virare tutta la loro azione. Sono stati a stretto contatto con i Comitati del No. Hanno partecipato alle riunioni per elaborare nuove azioni. Sono andati a protestare in prefettura. Al prefetto Pietro Mattei hanno espresso un formale «sconcerto» da riferire al governo. Fuori dall’ufficialità hanno criticato il «golpe che nega la democrazia ai vicentini». Agnoletto ha riassunto così: «Il Consiglio di Stato rinuncia a svolgere il suo ruolo d’istituzione autonoma dall’esecutivo e si appiattisce sulla linea del governo. E anzi ha fatto sue nelle motivazioni esattamente le stesse dichiarazioni rilasciate in questi giorni da Berlusconi e La Russa contro la consultazione che avrebbe certamente dato ragione a chi si oppone all’ampliamento della base».
GdV 02-10-08
Cnkankakmnaamlk
radiovoice
06-10-2008, 09:34
http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/base-vicenza-tar/referendum-bocciatura/referendum-bocciatura.html
VICENZA - La consultazione autogestita a Vicenza è per il sì all'acquisizione dell'area dell'aeroporto Dal Molin a uso della città anziché a base Usa. L'esito del voto - a spoglio in corso - secondo gli organizzatori appare scontato. La consultazione, del tutto priva di ufficialità, si è tenuta per protesta dopo che un referendum, indetto dalla giunta guidata dal sindaco Achille Variati, è stato bocciato dal Consiglio di Stato.
Al voto - secondo l'ultimo rilevamento del pomeriggio - si erano recati, degli 84.349 aventi diritto, in oltre 17.000. Le operazioni si sono tenute in 32 gazebo nei pressi di quelli che avrebbero dovuto essere i seggi ufficiali. I cittadini hanno trovato urne e schede del tutto uguali a quelle fatte stampare, inutilmente, dal comune. A controllare le operazioni di voto circa 500 volontari tra scrutatori e presidenti di seggio.
Alle 12 ai gazebo si erano presentati in 8.812 pari al 10,45%, saliti a 17.411 (20,64%) alle 17 con grande soddisfazione degli organizzatori. Tra i primi ad essere contenti Cinzia Bottene, consigliere comunale e leader dei "No Dal Molin", che ha detto che il voto è stata "un'ottima risposta di partecipazione e democrazia a chi voleva imporre con l'autoritarismo scelte che riguardano il futuro della comunità locale vicentina".
Per Variati, che si è presentato al gazebo di prima mattina, così come un'anziano da poco divenuto centenario, il voto è stato "uno straordinario esempio di democrazia". L'afflusso al voto, per il sindaco, ha dimostrato la volontà di esprimersi dei vicentini sui destini della propria città. E' un messaggio, per Variati, che è andato oltre Vicenza e si è rivolto "all'intero Paese" facendo capire "quanto sia sbagliato non permettere alla gente di esprimersi su ciò che li riguarda".
"Il quesito - ha sottolineato Variati - mette al centro non problemi di natura militare o legati a patti internazionali ma il destino di un'area verde che riguarda una città". "Uno spazio di pregio ambientale - conclude - a ridosso di Vicenza che è il più grande del genere in Italia".
Il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, ha criticato invece l'iniziativa e ha parlato di "scorrettezze politiche sostenute dal sindaco Variati e dal 'No dal Molin'" sottolineando che "dalla trappola dell'imbroglio referendario si è tenuta lontana la stragrande maggioranza della cittadinanza vicentina".
Pressoché in silenzio i favorevoli alla base Usa. A intervenire è stato solo Silvano Giometto, del Comitato "Si al Dal Molin" che, bocciato il "referendino fatto in casa", ha chiesto ai cittadini di attivarsi per sfiduciare il sindaco anche alla luce dei "costi inutili" e degli "sprechi della consultazione" bocciata dal Consiglio di Stato.
Silver_1982
06-10-2008, 11:16
rassegnatevi, la base si farà!!!
zerothehero
06-10-2008, 13:59
Il referendum autogestito è stato un sostanziale fallimento (populista, da parte del signor Variati)...hanno votato solo il 30% dei cittadini (che nel 95% dei casi si sono espressi contro l'ampliamento della base)...
imho abbastanza ridicolo e futile sto """"referendum"""". però fa tenerezza e anche un po' sorridere.
mi pare ceh più ceh base si e base
qua non ha vinto NESSUNO.
ha solo perso lo stato e la democrazia.
sempre maggiore scollamento fra cittadini e istituzioni, fra istituzioni locali e istituzioni romane.
sta settimana TUTTI i sindaci veneti son andati a roma a chiedere una parte dell'irpef ai comuni,
son stati trattenuti dall apolizia come manifestanti da centro sociale...
i sindaci....
non va bene ogni qualvolta lo stato si fa lontano e impone dall'alto e semplicemente e solo presente pre PRENDERE e basta.
imho
un passo in più verso il caos totale e il disinnamoramento dall ' "Italia" ...
preludio a secessionismo.
complimenti a tutti.
radiovoice
07-10-2008, 16:06
Il referendum autogestito è stato un sostanziale fallimento (populista, da parte del signor Variati)...hanno votato solo il 30% dei cittadini (che nel 95% dei casi si sono espressi contro l'ampliamento della base)...
Vediamo se capisci il concetto...
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07/10/2008 fonte: Presidio Permanente
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Facciamo due conti
Il giorno dopo la consultazione popolare sul Dal Molin è una babele di commenti; sono tanti o son pochi 24 mila cittadini che votano per dire che futuro vogliono per l'aerea verde a nord della città? Intorno a questa domanda, spesso in modo strumentale e in alcuni casi con argomentazioni ridicole, si è concentrato il dibattito di coloro che si ergono a commentatori [...]
Il giorno dopo la consultazione popolare sul Dal Molin è una babele di commenti; sono tanti o son pochi 24 mila cittadini che votano per dire che futuro vogliono per l'aerea verde a nord della città? Intorno a questa domanda, spesso in modo strumentale e in alcuni casi con argomentazioni ridicole, si è concentrato il dibattito di coloro che si ergono a commentatori.
Il commissario Costa, che evidentemente, oltre che di basi militari, treni ad alta velocità, paratie marine mobili, se ne intende anche di sociologia, ha tratto dalla consultazione popolare – che lui stesso ha definito poche settimane fa antidemocratica – le conclusioni più stupefacenti: «il 72% dei vicentini – ha dichiarato il portaborse veneziano – non si oppone alla costruzione della nuova base militare». Che il commissario Costa abbia passato la domenica in incognito tra le strade di Vicenza chiedendo ad ogni cittadino che non si è presentato ai seggi se si oppone al progetto statunitense sembra difficile. È più probabile che l'uomo dei mille incarichi abbia goduto della splendida giornata di sole per concedersi un po' di relax. Beato lui che può, verrebbe da dire; ma, tornando a questo 72%, la questione è piuttosto semplice: c'è tanta – troppa – gente abituata a prendere la parola anche a nome di altri. E Costa è uno di questi, tanto che si sente legittimato, come annota il Sindaco Variati, «a parlare a nome di chi non si è espresso». Poco importa se tra i non votanti ci sono sicuramente i favorevoli alla nuova base statunitense – Roberto Cattaneo e Enrico Hüllweck non hanno mica votato –, ma anche coloro che sono indifferenti e soprattutto coloro che non hanno oggettivamente potuto esprimersi per cause di forza maggiore – per esempio i degenti dell'ospedale i quali, grazie al Consiglio di Stato che ha annullato la consultazione ufficiale, non hanno potuto ricevere la visita di una commissione di seggio –, per mancanza d'informazione o per qualunque altro motivo. È singolare la democrazia proposta dal commissario governativo, fondata non sulla realizzazione delle istanze dei cittadini, bensì sull'interpretazione dell'opinione dei silenti. Verrebbe da dire, allora, che “chi tace acconsente” e, alla luce del quesito referendario, che i favorevoli alla nuova base statunitense sono appena 906 in tutta la città.
Ventiquattromila persone, è evidente, non sono la maggioranza dei cittadini di Vicenza; ma sono un dato statisticamente ufficiale. Un campione all'interno del quale è possibile verificare, numeri alla mano, quanti hanno espresso parere favorevole e quanti parere negativo; e, nel caso concreto, a Vicenza è successo che il 95,66% dei votanti ha espresso parere favorevole, chiedendo alla Giunta comunale di acquisire l'area del Dal Molin. E, del resto, non risulta che il Presidente statunitense – le coincidenze – si sia mai chiesto se il 60-70% dei cittadini che non partecipano alle elezioni presidenziali lo sostengono o lo disapprovano nelle sue politiche. Questo, piaccia o no, è il meccanismo che sta alla base della democrazia fondata sul voto: chi partecipa conta uno, chi non partecipa conta zero. Potremmo discutere a lungo sulla democraticità di questo meccanismo, ma non possiamo mettere in dubbio il principio che sta alla base di questa formula: chi partecipa decide. E Vicenza ha deciso.
Del resto, il movimento vicentino ha sempre sostenuto che la vocazione maggioritaria contro la base militare è evidente nelle dinamiche pubbliche, nella manifestazioni di piazza, nelle relazioni sociali. E, a confermare questa evidenza, c'è anche l'altra faccia della medaglia, rappresentata dai favorevoli alla base i quali, per autorappresentarsi, sono costretti a parlare di “maggioranza silenziosa” per contrastare mediaticamente quella maggioranza reale che si esprime nella quotidianità. Da tante cariche istituzionali e da molti partiti questa democrazia, fatta di partecipazione diretta e presenza fisica, è stata definita “antipolitica”, perché slegata dalla delega e dai vincoli che essa impone all'espressione della cittadinanza. Ieri quella che loro hanno definito “antipolitica” ha attraversato per un giorno le forme “accettate” dell'espressione politica; ed è stato un fiume in piena, perché la partecipazione quotidiana di migliaia di cittadini si è riversata nelle 32 urne elettorali mettendo nero su bianco non tanto un sì o un no, quanto la determinazione civica di essere protagonisti attivi del proprio domani.
Ventiquattro mila, allora, sono tanti; perché queste donne e questi uomini non hanno semplicemente partecipato a quello che ormai, nella società contemporanea, è il rituale del voto; non hanno, per dirla in altre parole, espresso una delega perché qualcun altro risolva questa questione. Hanno, in un certo senso, espresso una sentenza che, per essere smentita, avrebbe bisogno di un'altra sentenza: bene ha fatto, allora, il Sindaco a invitare i partiti favorevoli alla base statunitensi a organizzare essi stessi una consultazione analoga a quella di ieri per verificare la consistenza numerica reale dei favorevoli al progetto statunitense.
Restare silenti è un diritto, naturalmente; ma questo diritto non può sopraffare la voce di chi, viceversa, vuole esprimersi. Non può farlo perché il silenzio non è interpretabile e chi tenta di strumentalizzarne il significato fa un misero gioco politico che non ha gambe perché, alle spalle, non ha persone. In occasione della consultazione popolare di Vicenza, dunque, la cittadinanza si è espressa in questo modo: 23.050 cittadini favorevoli all'acquisizione dell'area del Dal Molin da parte dell'Amministrazione comunale; 906 contrari. Gli altri silenziosi, perché disinteressati, non informati, impossibilitati a esprimersi, o per qualunque altra ragione che riguarda soltanto loro
Lord Archimonde
07-10-2008, 19:10
Per tutti quelli che pensano che esprimersi in democrazia sia inutile consiglio di leggere
http://www.repubblica.it/2007/02/rubriche/bussole/democrazia-inutile/democrazia-inutile.html
Se la democrazia diventa inutile (Ilvo Diamanti)
"Il Consiglio di Stato ha bocciato il referendum indetto, domenica prossima, a Vicenza dall'amministrazione comunale, per consultare i cittadini sull'uso dell'area dove è prevista la costruzione di una nuova base Usa. Non una consultazione deliberativa, perché si tratta di una scelta che poggia su negoziati internazionali. Ma un modo per permettere alla popolazione di esprimersi su una decisione che è destinata a produrre effetti rilevanti sulla realtà locale: dal punto di vista dell'ambiente, del territorio, della viabilità, della sicurezza.
Il Consiglio di Stato ha stabilito che si tratta di un esercizio "inutile", perché si applica a un obiettivo "irrealizzabile". E ha, per questo, bloccato l'iniziativa, tre giorni prima dello svolgimento. Contraddicendo, così, il pronunciamento del Tar, che, al contrario due settimane fa, aveva considerato legittima la consultazione.
Così, Vicenza diventa un caso esemplare, nella sua specificità. Una città dove lo Stato decide che i cittadini non "devono" pronunciarsi, secondo procedure istituzionali, perché, comunque, è stato già deciso. Peraltro, è difficile che, in questo caso, si levino voci indignate, a livello nazionale. (ad eccezione dei "soliti" esponenti della sinistra radicale). Perché su questa materia l'accordo è bipartisan.
La scelta della nuova base Usa nasce, cinque anni fa, da un accordo informale fra Berlusconi e le autorità americane, approvata dall'amministrazione di Vicenza del tempo e coltivata in gran segreto per anni. Così, a doverla gestire è stato il governo Prodi, che, dopo qualche resistenza e molte perplessità, ha, infine, concesso la base agli Usa, nel gennaio 2007. In nome dei buoni rapporti con l'alleato più influente, a livello internazionale. Dunque, destra, sinistra e centro d'accordo. Senza se e senza ma. Cioè: senza ascoltare i cittadini. Senza neppure preoccuparsi di vedere il luogo, il contesto, le condizioni.
Nessun leader politico del centrodestra e del centrosinistra che sia venuto a Vicenza a confrontarsi, a spiegare le ragioni della scelta. Nessun ministro che, negli ultimi due anni, abbia avuto il coraggio di avvicinarsi alla città, per timore di venire fischiato e contestato. Oggi che i fischi e le contestazioni fanno male all'immagine.
Solo il presidente Napolitano, di recente, si è recato a Vicenza. E ha pronunciato parole prudenti ma, in fondo, sagge, esortando affinché la difesa degli interessi locali avvenga nel rispetto di quelli nazionali. Senza, però, negare il diritto dei cittadini a esprimersi. Mentre il Consiglio di Stato ha decretato che il referendum è inutile. La stessa posizione espressa, in modo aperto, dal ministro La Russa. E dai leader di centrodestra. Dal presidente della Regione, Galan. Senza che, peraltro, si siano levate voci dissonanti dal centrosinistra. Né dal Pd né dall'Idv di Antonio di Pietro. D'altra parte, lo stesso Berlusconi, nelle scorse settimane, aveva inviato al sindaco di Vicenza una lettera per invitarlo a desistere. Il referendum è inutile: non fatelo. Tutti d'accordo, da sinistra a destra. Da Roma a Venezia.
Qui, però, non si tratta più del merito: la costruzione di una "nuova" base Usa (non dell'allargamento di quella pre-esistente, come erroneamente si dice) alle porte della città. Ma della possibilità dei cittadini di esprimersi attraverso un referendum. (come ritiene giusto oltre il 60% dei vicentini, interpellati in un sondaggio condotto da Demetra la settimana scorsa).
Il Consiglio di Stato (come le principali forze politiche nazionali) ha negato questa possibilità perché "ha per oggetto un auspicio irrealizzabile... su cui si sono pronunciate sfavorevolmente le autorità competenti". Sostenendo, in questo modo, che l'utilità della democrazia si misura solo a partire dal suo "rendimento" concreto; dall'efficacia dei risultati. (Se così fosse, non si spiegherebbe perché, per quanto faticosamente, regga ancora nel nostro paese).
Come se la democrazia fosse un utensile per realizzare "prodotti" pubblici. Un sistema e un metodo per decidere, come un'impresa qualsiasi (proprio oggi che il mercato non sembra più di moda). Dimenticando che la democrazia ha valore in sé. E' un valore in sé. Le procedure mediante cui si realizza "servono" come fonte di legittimazione perché garantiscono riconoscimento alle istituzioni e consenso alle autorità.
La democrazia "serve" perché istituzionalizza il dissenso sociale, perché sostituisce la mediazione e la partecipazione allo scontro. La democrazia diretta, peraltro, offre un sostegno importante alla democrazia rappresentativa. Nel caso concreto, la prospettiva del referendum ha incanalato i comitati e i movimenti contrari alla base americana dentro alle logiche e alle regole del confronto istituzionale. Ha istituzionalizzato il dissenso. Ha isolato e estromesso le frange più estreme e le tentazioni violente.
Due anni di opposizione, manifestazioni e proteste su un terreno così critico si sono svolte senza incidenti, senza strappi. D'altronde, e non a caso, il movimento "No dal Molin" ha partecipato alle elezioni comunali dello scorso aprile, dove ha eletto una rappresentante. Accettando, così, il gioco della democrazia. Trasferendo il confronto dalla piazza alle sedi istituzionali. Sostituendo - e preferendo - la logica della rappresentanza a quella dello scontro.
Per la stessa ragione, il referendum avrebbe offerto all'amministrazione comunale e, in primo luogo, al sindaco Variati uno strumento per "governare" il malessere e le tensioni sociali. Perché, qualsiasi ne fosse stato l'esito, avrebbe ottenuto una delega a "negoziare". Anche se non vi fosse stato nulla di negoziabile - come accusa il Consiglio di Stato (la cui fiducia nel potere della partecipazione, dunque, della democrazia "sostanziale" appare assai fragile). In quel caso, avrebbe pagato lui, il sindaco, insieme all'amministrazione il prezzo di aver generato aspettative deluse. Ora, invece, la città si ritrova muta. Costretta al silenzio. Perché si è sancito, semplicemente, che, in alcuni casi, in questo caso, nel "suo" caso, la "democrazia è inutile". Che la partecipazione non serve. Che l'ascolto è un vizio. Che è meglio decidere ignorando il dissenso. Dichiarando preventivamente "illegittima" la semplice possibilità di farlo emergere.
Ma la democrazia ha una funzione terapeutica, prima che pratica e strumentale. Serve a curare la frustrazione nei rapporti sociali e politici. A evitare che degeneri.
Quando diventa inutile allora è lecito avere paura.
(1 ottobre 2008) "
radiovoice
01-02-2009, 09:08
RICAPITOLIAMO....
http://temi.repubblica.it/limes/il-caso-dal-molin-e-gli-americani-a-vicenza/
radiovoice
28-04-2009, 09:20
LA PASIONARIA CINZIA BOTTENE RICEVUTA DALLA COMMISSIONE SUGLI INVESTIMENTI MILITARI DEL CONGRESSO
La casalinga anti-Dal Molin a Washington
MILANO — «La verità vera? È che so no un’incosciente totale. Mica altro». Cin zia Bottene, 52 anni, casalinga di Vicenza, ex timida («Da ragazzina camminavo ra sente i muri. Ma da quando le mie ami*che mi hanno obbligato a salire sul palco a Trento per contestare Prodi, marcio co me un treno»), la vorrebbe liquidare lì, tutta la storia. Appena sbarcata dopo un volo Washington-Parigi-Venezia, mentre recupera le valigie al nastro trasportato re, il volto e l’anima del movimento No Dal Molin se la ride con leggerezza. La stessa con la quale da mesi affronta mili tari e politici. E dell’avventura americana appena conclusa la prima cosa che ti rac conta è un particolare da gita scolastica: «Ma lo sai che dormivamo alla Pink House? È la casa delle donne attiviste per la pace. Sono loro che ci han*no ospitate per tutto il peri odo e ci hanno aiutato ne gli spostamenti. Ci siamo divertite da matti. Una se ra, per festeggiare, abbia mo cucinato noi la carbona ra: un successone».
Cinzia, Laura Bettini ed Emanuele Rivellino (anche loro del No Dal Molin) sono stati ricevuti giovedì scor so, per la prima volta, al Congresso degli Stati Uniti, dalla Commissione Appropria tion military construction. «Una eccezio ne, mi dicono, perché è raro che questo importante organismo, che definisce gli investimenti militari, convochi degli stra nieri ». Dopo tre anni di picchetti, manife*stazioni, proteste e contestazioni biparti san, vedersi a colloquio con chi può deci dere davvero le sorti della base americana da loro tanto contestata, per la pasionaria di Vicenza e i suoi compagni di viaggio è stata, manco a dirlo, «un’emozione gran dissima. Se penso a tutte le porte sbattute e all’indifferenza che abbiamo ricevuto qui in Italia... Lì invece hanno un concetto molto chiaro di democrazia formale: tutti possono e devono dire la loro. E così, an che noi siamo riusciti a farci ricevere. Co me? Roba da manuale. Abbiamo chiesto prima un colloquio al presidente della commissione, Sam Farr, un democratico. Poi abbiamo spedito i moduli con i nostri dati e una relazione. Però eravamo convin ti di fare una cosa inutile, come quando imbuchi la cartolina per un concorso a premi... Non ti aspetti di vincere. E inve ce, quando ci è arrivata la lettera di invito col logo del Congresso, ci sembrava di es sere in un film di Frank Capra».
Così, giovedì mattina, Cinzia Bottene si è ritrovata davanti alla Commissione fi nanziamenti militari degli Stati Uniti. Una delle più potenti del Congresso. «Io e Laura per l’occasione abbiamo indossato un tubino nero con filo di perle. Ci siamo ispirate a Michelle Obama... Emozionate? Nella sala accanto stava deponendo Hil lary Clinton, e in un’altra ala c’era Oba ma: inutile dire di no. Ma siamo stati ac colti in maniera sorprendente, devo am metterlo. C’era un grande silenzio quan do parlavamo. O meglio, quando parlava Laura, che sa le lingue, ed è stata bravissi ma. Io l’inglese lo capisco così così, lo par lo peggio. Ho preferito star zitta. E dire che non c’eravamo preparate nemmeno un discorso». Nemmeno una scaletta? «No, giuro. Beh, dopo che per anni parli di certe cose, le sai a memoria. Abbiamo spiegato loro le ragioni per cui non do vrebbero proseguire nel progetto di co*struzione della base a Vicenza: il proble ma della falda acquifera, la eccessiva vici nanza al centro storico. E poi come la de cisione sia stata nascosta all’intera popo lazione per anni. Alla fine conoscevano il problema a fondo. Per capirci, ora nessu no — anche tra gli americani — potrà più dire di non sapere».
Poche ma mirate le domande dei depu tati americani: «Per esempio ci hanno chiesto se cambiando l’architettura del progetto saremmo stati più contenti... Ma gli abbiamo spiegato, nascondendo un sorriso, che non era mica una questio ne di estetica! Poi hanno voluto sapere co me si poneva il governo italiano rispetto a questo caso. E noi giù a dire dell’accor do Bush-Berlusconi, dell’ultimatum di Spogli, e dell’editto bulgaro di Prodi. Li abbiamo stesi. Tanto che i due deputati repubblicani se ne sono stati zitti zitti fi no alla fine. Al termine dell’incontro il presidente si è girato verso uno dei mem bri della Commissione e gli ha detto: con tattiamo subito il Pentagono e chiediamo se ci sono spazi di intervento. Capisci? Proprio così».
Tutta un’altra musica rispetto a quando c’era l’amministrazione Bush, secondo Cinzia: «Quando andammo allora, riu scimmo solo a parlare con qualche depu tato nei corridoi: ci ascoltavano per dove re, con lo sguardo distratto, la mano al cel lulare, e poi una pacca sulla spalle e via. Insomma il cambio di clima, con Obama, si fa sentire. E la nostra vicenda ne è la prova. Se ci fosse stato ancora Bush alla Casa Bianca non ci avrebbero nemmeno ricevuto. Però il potere del Pentagono è ancora fortissimo. Lo percepisci dagli sguardi. Da come molti di loro, alla fine, ci sono venuti incontro e in un orecchio ci hanno bisbigliato: andate avanti, fate bene. Ce la farete». E se ce la faceste davve ro? «Avremmo dimostrato che anche le formichine, come ci hanno spesso defini to, a volte vincono»
corriere.it
Stormblast
28-04-2009, 09:32
mi auguro fortemente la bottene non sia sia presentata come la rappresentante della popolazione vicentina, in quanto non lo è.
edit. anzi direi che la maggior parte dei vicentini ne ha le balle piene della bottene&C.
zerothehero
28-04-2009, 09:45
Ma l'han posata la prima pietra?
Ho una weiss che devo stappare. :O
radiovoice
28-04-2009, 09:45
La base è una follia. Essere per il "si" è da pazzi scellerati. In ogni caso è evidente che la maggioranza della popolazione è contraria e, comunque la si pensi, lei altro non fa che perorare la propria (giusta) causa.
I favorevoli al "si" hanno del resto il loro rappresentante, ovvero Giometto (hahahaha...che culo...), quindi, anche sotto questo profilo, tutto trova il proprio equilibrio.
radiovoice
28-04-2009, 09:51
Ma l'han posata la prima pietra?
Ho una weiss che devo stappare. :O
Ognuno nella propria vita aspetta qualcosa da festeggiare.
La differenza la fa solo "cosa".
:O
Stormblast
28-04-2009, 10:07
La base è una follia. Essere per il "si" è da pazzi scellerati. In ogni caso è evidente che la maggioranza della popolazione è contraria e, comunque la si pensi, lei altro non fa che perorare la propria (giusta) causa.
I favorevoli al "si" hanno del resto il loro rappresentante, ovvero Giometto (hahahaha...che culo...), quindi, anche sotto questo profilo, tutto trova il proprio equilibrio.
si ma la bottene&Co di discorsi economici, viabilistici, energetici etc non gliene può fregare de meno. Loro hanno in mente altro che le bombe americane, guantanamo e tutte le altre cavolate pseudo pacifiste.
è per questo che a molti ha stancato.
Killer Application
28-04-2009, 10:10
hanno votato solo il 30% dei cittadini (che nel 95% dei casi si sono espressi contro l'ampliamento della base)...
La base è una follia. Essere per il "si" è da pazzi scellerati. In ogni caso è evidente che la maggioranza della popolazione è contraria e, comunque la si pensi, lei altro non fa che perorare la propria (giusta) causa.
le cose sono 2 o zero ha detto una cazzata, o hai uno strano concetto di democrazia visto che il 70% dei cittadini frega una mazza della base usa.
radiovoice
28-04-2009, 10:17
le cose sono 2 o zero ha detto una cazzata, o hai uno strano concetto di democrazia visto che il 70% dei cittadini frega una mazza della base usa.
Il 33 o 36 % (non ricordo esattamente) dei cittadini è andato a votare (su delle votazioni boicottate e quindi autogestite) esprimendo il proprio "no" alla costruzione della base.
Va da sè che in tali condizioni il risultato è di enrome peso e va tantopiù da sè che non si può di certo dire che il 67% sia favorevole ;)
In ogni caso i vari sondaggi che si sono fatti sinora hanno sempre e costantemente dimostrato che la maggioranza dei vicentini è contraria alla costruzione di questa ennesima base.
zerothehero
28-04-2009, 10:19
Ognuno nella propria vita aspetta qualcosa da festeggiare.
La differenza la fa solo "cosa".
:O
Se mi piacciono le basi americane sul territorio italiano non vedo perchè non dovrei festeggiare. :O
Peccato che non fanno una base militare vicino a Milano. :fagiano:
zerothehero
28-04-2009, 10:22
Il 33 o 36 % (non ricordo esattamente) dei cittadini è andato a votare (su delle votazioni boicottate e quindi autogestite) esprimendo il proprio "no" alla costruzione della base.
Va da sè che in tali condizioni il risultato è di enrome peso e va tantopiù da sè che non si può di certo dire che il 67% sia favorevole ;)
In ogni caso i vari sondaggi che si sono fatti sinora hanno sempre e costantemente dimostrato che la maggioranza dei vicentini è contraria alla costruzione di questa ennesima base.
Se i vicentini avessero manifestato, anche solo formalmente, una fortissima volontà nel non volere la base, sarebbero andati in massa a votare.
Fermo restando che non devono cmq essere i cittadini a scegliere su queste questioni (quel referendum era un pro-forma)... è il governo che deve decidere, assumendosene le responsabilità. A meno che non si pensi che l'Italia debba essere governata da Beppe Grillo, da Cinzia Bottene e da chi scende in piazza a manifestare.
radiovoice
28-04-2009, 10:25
Se i vicentini avessero manifestato, anche solo formalmente, una fortissima volontà nel non volere la base, sarebbero andati in massa a votare.
Fermo restando che non devono cmq essere i cittadini a scegliere su queste questioni (quel referendum era un pro-forma)... è il governo che deve decidere, assumendosene le responsabilità. A meno che non si pensi che l'Italia debba essere governata da Beppe Grillo, da Cinzia Bottene e da chi scende in piazza a manifestare.
Siamo perfettamente d'accordo.
Ma se il governo si muove nell'illegalità, come ha fatto, è evidente che il concetto non vale più.
§Quanto al voto, in quelle condizioni, è un risultato che può essere interpretato in un solo modo.
zerothehero
28-04-2009, 10:31
Siamo perfettamente d'accordo.
Ma se il governo si muove nell'illegalità, come ha fatto, è evidente che il concetto non vale più.
Si, ma ammettilo però che chi organizza un referendum in cui 7 elettori su 10 disertano, ha fallito politicamente l'obiettivo..
Cmq ti riferisci alle solite beghe amministrative cervellotiche iperburocratiche che ci sono in Italia?
Quelle si risolvono, agevolmente (vedi piani regionali sul numero max delle abitazioni)..sempre se c'è una volontà politica che spinge verso un'unica direzione, da parte del governo italiano, delle amministrazioni locali che governano il territorio e dell'amministrazione americana
Magari ad Obama verrà lo sgiribizzo di spostare tutto, che sò, in Polonia.. Osama ha detto qualcosa sulla base di Vicenza? :fagiano:
Gli piace il posticino o la vuole da un'altra parte?
ConteZero
05-05-2009, 19:02
e quindi? te condanni tutti per quattro mele marce? segnalato :O
1. Non vedo cosa ci sia di così grave da segnalare
2. La segnalazione non si "pubblica"
carletto1969
06-05-2009, 07:24
non ho letto tutte le 115 pagine del 3d, ma posso capire l'autore del topic perché abito a Ghedi (come cos'è Ghedi?), è la base militare nato più grande che c'è in Italia (credo dopo Aviano), con più di 6 bombe atomiche e aerei a profusione, stai parlando al telefono e passa un aereo e non senti più nulla, stai guardando la tv un bel film e passa un aereo e non senti più nulla, insomma hanno rotto, e poi Ghedi non è un paesino disperso sui monti, è vicino a Brescia 17 km, e ora una città (solo 18.000 abitanti però),
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2002/05_Maggio/26/nuke.shtml
io abito qui da quarant'anni e c'è sempre stata la base, poi dormire con 6 bombe atomiche sotto il C... non è il massimo.
http://www.disarmo.org/rete/a/12039.html
io abito qui da quarant'anni e c'è sempre stata la base, poi dormire con 6 bombe atomiche sotto il C... non è il massimo.
http://www.disarmo.org/rete/a/12039.html
Se qualche terrorista vuole rubare delle atomiche ci sono molte opzioni migliori (ad esempio il Pakistan) che introdursi in una base americana, superare le misure di sicurezza, rubare una bomba e trovare un modo per disattivare le sicurezze che impediscono la detonazione senza i necessari "codici".
carletto1969
06-05-2009, 09:15
ho forse parlato di terroristi? se a te farebbe piacere abitare qui con un numero imprecisato di bombe atomiche perché non vieni dalle mie parti?
ho forse parlato di terroristi?
L'articolo che hai linkato ne parla in diversi punti.
se a te farebbe piacere abitare qui con un numero imprecisato di bombe atomiche perché non vieni dalle mie parti?
Se dovessi trasferirmi in zona la presenza di ordigni nucleari non è un fattore che influenzerebbe la mia decisione :)
radiovoice
07-05-2009, 15:21
L'articolo che hai linkato ne parla in diversi punti.
Se dovessi trasferirmi in zona la presenza di ordigni nucleari non è un fattore che influenzerebbe la mia decisione :)
Il problema delle bombe c'è, è evidente. Tuttavia sono talmente ben celate agli occhi di chicchessia che la cosa diventa addirittura secondaria.
Quello di cui si parla è della follia di cedere un altro enorme e bellissimo pezzo di terra vicentina - centralissima - per la costruzione della ennesima base americana (non onu, americana!) e il tutto attraverso una infinita sequela di bugie e cazzate raccontate ai vicentini in questi lunghi anni, carte falsificate, permessi inesistenti, politici più o meno importanti più o meno direttamente corrotti, sentenze manipolate.
Di fronte a tutto ciò ben venga chiunque, cum grano salis, abbia la voglia di riportare le cose nella legalità. Una volta imboccata questa via, ma solo allora, quel che sarà, sarà!
macca_BD
23-09-2009, 22:36
devo chiarirti un paio di cose:
FASCISMO e lega sono su 2 pianeti differenti e non centrano un cazzo e sono in colpleta contrapposizione.
un vero fascista è anticapitalista e no agli ameriCANI.
detto questo,io da vero fascista ti dico Fuori Gli ameriCANI dal nostro PAESE.
e bossi può morire, io mi ci pulisco il culo con la bandiera della padania!
L'ITALIA è una e indivisibile e il suo tricolore è INTOCCABILE.
O/
zerothehero
24-09-2009, 00:34
Guarda che si può essere antiameriCANI e anticapitalisti senza essere fascisti. :fagiano:
Mi sembra un pò riduttivo ridurre il fascismo all'anticapitalismo e all'antiamericanismo.
macca_BD
24-09-2009, 06:15
in fatti non sono solo quello.
ma uno delle cose principali è quella.
pistacchio89
24-09-2009, 07:27
devo chiarirti un paio di cose:
FASCISMO e lega sono su 2 pianeti differenti e non centrano un cazzo e sono in colpleta contrapposizione.
un vero fascista è anticapitalista e no agli ameriCANI.
detto questo,io da vero fascista ti dico Fuori Gli ameriCANI dal nostro PAESE.
e bossi può morire, io mi ci pulisco il culo con la bandiera della padania!
L'ITALIA è una e indivisibile e il suo tricolore è INTOCCABILE.
O/
Il regime fascista ha fatto prosperare industriali come Benni, Donegani, Marinotti, Pirelli, Treccani, Volpi e molti altri.
Gli squadristi aggredivano gli operai in sciopero.
La X Mas faceva il cane da guardia agli impianti della Fiat e agli stabilimenti dei loro amici imprenditori in Lombardia.
Industriali come Falck finanziarono movimenti fascisti clandestini nel dopoguerra.
Alla luce di tutto ciò, sostenere che il "vero fascista è anticapitalista" mi sembra alquanto azzardato, a meno che tutti loro, a partire da Mussolini, non fossero "veri fascisti"...
macca_BD
24-09-2009, 13:14
Il regime fascista ha fatto prosperare industriali come Benni, Donegani, Marinotti, Pirelli, Treccani, Volpi e molti altri.
Gli squadristi aggredivano gli operai in sciopero.
La X Mas faceva il cane da guardia agli impianti della Fiat e agli stabilimenti dei loro amici imprenditori in Lombardia.
Industriali come Falck finanziarono movimenti fascisti clandestini nel dopoguerra.
Alla luce di tutto ciò, sostenere che il "vero fascista è anticapitalista" mi sembra alquanto azzardato, a meno che tutti loro, a partire da Mussolini, non fossero "veri fascisti"...
ti confondi con la fiat di adesso.
la fiat allora era un'azienda nazionale e non quotata in borsa e non aveva sedi all'estero.
qui ti sbagli quello che era in azione era nazionalsocialismo.
quindi Shhh invece di sparà cagate a random :Prrr:
Nell'ultima manifestazione contro il Dal Molin , c'erano dei militari usa stanziati alla ederle...
ma come cavolo è possibile ? Cioè come se degli attivisti politici fossero andati ad una manifestazione contro il loro partito :D
ma non sono passibili di provvedimenti sti militari ?
cioè chiedo... son curioso...
C.òaà.zà.a
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