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Di Pietro,ormai border line, deve sollevare il polverone
Scritto da Laura Cesaretti
giovedì 29 gennaio 2009
(Velino) - "In un Paese civile ci puo' essere qualcuno che non e' d'accordo con i suoi silenzi. Noi non siamo eversori ma lei deve essere arbitro mentre il suo giudizio appare poco da arbitro e da terzo. Noi la rispettiamo, ma lo possiamo dire o no che non siamo d'accordo che si lasci passare il Lodo Alfano, che non siamo d'accordo nel vedere terroristi che fanno i sapientoni mentre le vittime vengono dimenticate? Il silenzio e' mafioso e per questo non voglio rimanere in silenzio". Cosi' si e' espresso Antonio Di Pietro su Giorgio Napolitano. Un Di Pietro ormai border line, costretto a fare il Michele Santoro, a spararle sempre piu' grosse. Troppo grosse pero' questa volta. E la ragione, riflettono anche nel Pd, non puo' che essere ricercata nelle difficolta' in cui l'ex pm annaspa e anche (forse soprattutto) per l'inchiesta napoletana, per le bugie - se e' vero quanto ha riferito la settimana scorsa l'Espresso - contenute nel memoriale consegnato ai giudici. "Quando seppe - Antonio Di Pietro, ndr - delle indagini su Mautone? Il 23.09.2008 dall'agenzia Il Velino, che citava come fonte il senatore Sergio De Gregorio", scrivono Peter Gomez e Marco Travaglio, riferendo del contenuto del "memoriale" consegnato dall'ex ministro ai magistrati napoletani. Una ipotesi suggestiva, ma assolutamente priva di fondamento. Il VELINO, infatti, in quella data (facilmente verificabile tramite Telpress o Magellano e il sito internet, i circuiti attraverso i quali viene diffuso il notiziario dell'agenzia) non riporto' alcuna notizia sulle indagini giudiziarie in corso a Napoli a carico di Mautone ne', tanto meno, sulla "talpa". Sul VELINO del 23 settembre dello scorso anno, De Gregorio, infatti, sosteneva altro: "Non e' affatto immune - diceva De Gregorio di Di Pietro, ndr - dall'esercizio della menzogna, se e' vero, come sembra, che abbia dovuto ingiungere al figlio Cristiano di stare lontano dalla politica, per avere esagerato in tema di sostegno agli amici imprenditori e tecnici del partito ed essere finito, come tutti i mortali, nel mirino della magistratura". Nulla che possa avallare quanto sostengono i due giornalisti e quanto avrebbe scritto l'ex magistrato nel "memoriale" per difendere la propria posizione. D'altro canto l'informazione dalla "talpa" Di Pietro l'avrebbe avuta il 29 luglio del 2007 (come scriveva La Stampa), cioe' qualche giorno prima che Mario Mautone, provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise, fosse trasferito dal ministro. Cioe' ben 14 mesi prima del 23 settembre 2008. Se le cose stanno in questi termini, si capisce perche' Di Pietro abbia sparato alzo zero persino in direzione del Colle. Deve sollevare il polverone, allontanare l'attenzione dall'inchiesta napoletana, parlare (e far parlare) d'altro. Anche dei "silenzi" di Napolitano. Purche' non si parli dei suoi nervi sempre piu' scoperti.
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