View Full Version : Istat, nel I trimestre Pil -0,5% peggior calo dal 98... è recessione!
Sinclair63
12-05-2005, 11:06
ROMA - Arretra l'economia italiana. Anzi, c'è già chi parla di recessione dal momento che, secondo le stime preliminari Istat, il prodotto interno lordo nel primo trimestre 2005 è sceso dello 0,5% sul trimestre precedente, e si tratta del secondo calo consecutivo (nell'ultimo trimestre 2004 era stato dello 0,4%). Su base tendenziale il calo del primo trimestre 2005 è stato dello 0,2%. Fortemente negativi anche i dati sulla produzione industriale, che a marzo è scesa del 5,2% rispetto allo stesso mese del 2004.
Il calo congiunturale del Pil è il peggiore dal quarto trimestre del 1998, che si era chiuso con una flessione dello 0,5%. L'Istat ha precisato inoltre che due variazioni congiunturali negative non si registravano dal 2003, allorchè il I e il II trimestre si chiusero rispettivamente con un -0,2%. "Vista la pesantezza dei due cali trimestrali consecutivi del Pil, non c'è dubbio che siamo in recessione", commenta Fedele De Novellis, responsabile per le analisi macroeconomiche del Ref (istituto che si occupa di analisi economiche).
Il dato tendenziale, che segna un decremento dello 0,2%, è il peggiore dal primo trimestre del 2002, quando era stato -0,1 per cento. Per trovare un altro risultato negativo bisogna tornare indietro fino al 1997, quando nel primo trimestre il pil era sceso dello 0,7% su base annua. Il risultato congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura e dell'industria e di una sostanziale stazionarietà dei servizi. Il dato definitivo sul Pil del primo trimestre sarà diffuso dall'Istat il 10 giugno.
Su base mensile, il dato destagionalizzato della produzione industriale mostra una flessione dello 0,6% rispetto a febbraio 2005: gli economisti si attendevano un valore intorno allo zero. Così l'indice è tornato a quota 94,1. Per incontrare un valore inferiore bisogna tornare indietro al dicembre 1998, quando si viaggiava a quota 93,9.
Nel primo trimestre 2005 la produzione è scesa del 3,7% rispetto allo stesso periodo del 2004 e dell'1,2% rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. Il dato tendenziale, corretto per giornate lavorative, mostra un calo del 2,9%. Sul trimestre, lo stesso dato è del 2,5%. La produzione dei beni di consumo ha registrato la flessione più vistosa, -7,4% su base annua.
Guardando poi ai vari settori, arretra la produzione di automobili, in calo a marzo del 9,8%, e sul trimestre rispetto allo stesso del 2004 del 17,7%. Scende di molto anche la produzione nelle industrie tessili e dell'abbigliamento (-11% a marzo, -7,0% nel trimestre), e delle pelli e calzature (-16,6% a marzo, -11,3% su trimestre). In forte calo anche la produzione di apparecchi elettrici e di precisione (-7,7% a marzo, e -8,3% sul trimestre).
Il made in Italy "non va benissimo", commentano i ricercatori dell'Istat, sottolineando come ad essere in difficoltà siano proprio i settori di punta dell'industria italiana.
Pochi settori mostrano il segno più. Tra questi, spicca quello della produzione di energia elettrica, gas e acqua che a marzo registra un aumento del 3%, e sul trimestre del 3,3%. In lieve aumento anche la produzione del metallo (+0,6% a marzo, +0,1% sul trimestre).
Fonte "La Repubblica"
Lucio Virzì
12-05-2005, 11:08
;) http://www.hwupgrade.it/forum/showthread.php?goto=lastpost&t=933857
LuVi
ma pensa un po'....se non me lo diceva l'Istat ero convinto di essere nel boom economico degli anni '50........
Quà si finisce come in Argentina!
Tranquilli, fra un pò arriva un rapo a caso e ci dice che è solo disinformazione comunista...
:rolleyes:
Ciao
Federico
skywalker77
12-05-2005, 11:59
Bisogna essere ottimisti cribbio ! Il paese ha bisogno di ottimismo.............speriamo che il berl se ne vada presto allora !
però siamo così sicuri che con l'altro governo le cose sarebbero andate diversamente? :confused:
dantes76
12-05-2005, 12:23
però siamo così sicuri che con l'altro governo le cose sarebbero andate diversamente? :confused:
Be questo non lo so', ma di sicuro fino a un mese fa' qualcuno additava la sfiga come causa
e adesso.....
Berlusconi: "Pil in calo?
E' colpa delle feste di Pasqua"
L'economia italiana ha iniziato il 2005 ancora peggio di come aveva concluso (male) il 2004, riflettendo la debolezza dell'attività industriale, a sua volta frenata dalla perdita di slancio delle esportazioni e da una domanda interna che continua a ristagnare. E' quanto mettono in evidenza i più recenti dati congiunturali, a cominciare dalla stima preliminare del Pil per il primo trimestre 2005, resa nota dall'Istat il 12 maggio. I valori destagionalizzati e corretti con il numero di giorni lavorativi mostrano una variazione del Pil pari a -0,5% sul periodo precedente, che si attesta a -0,2% in termini tendenziali; quest'ultima in forte caduta sui precedenti due trimestri. I mesi iniziali dell'anno si sono, dunque, confermati un nuovo periodo difficile per l'economia italiana, che non riesce a imboccare la strada della ripresa, avendo fatto segnare un ulteriore significativo regresso rispetto all'ultima fase del 2004. L'attività produttiva ha, pertanto, accentuato la fase di debolezza nella prima parte di quest'anno e non rivela in prospettiva spunti di accelerazione. L'effetto di trascinamento del primo trimestre sull'intero 2005 è, inoltre, pari a -0,5%; esso rappresenta, in altre parole, la variazione che si otterrebbe nella media dell'anno se il livello del Pil restasse fermo nei successivi tre trimestri. A partire dall'ultima fase del 2004 si registra un sensibile contributo negativo del commercio estero (esportazioni nette), ma anche il ristagno della domanda interna, legato alla nuova frenata degli investimenti; nello stesso tempo, si verifica un forte accumulo di scorte, che condiziona inevitabilmente l'andamento della produzione industriale (e del Pil) nei primi due trimestri del 2005. Questa evoluzione sembra ormai indicare un aumento del Pil prossimo allo zero nella media del 2005.
Nel contesto di una buona tenuta ripresa nell'economia internazionale, trainata dagli Stati Uniti e dai paesi emergenti dell'Asia (Cina in testa), Eurolandia è, in particolare, l'unica grande area economica, insieme al Giappone, a crescita ridotta: il Pil, sempre nel primo trimestre 2005, ha confermato la sua modesta velocità di espansione, mettendo a segno lo 0,5% in termini congiunturali e l'1,4% in quelli tendenziali. Se si considerano, in particolare, i quattro maggiori paesi, il quadro appare a luci e ombre; permangono molti dubbi, infatti, sullo stato di salute tedesco e soprattutto italiano, mentre le economie francese e spagnola si presentano certamente meglio impostate. Il cambio forte, poi, da un lato contribuisce a contenere la dinamica dei prezzi in Europa, ma dall'altro mette a rischio la competitività delle imprese e, quindi, la crescita delle esportazioni.
Il difficile momento congiunturale della nostra economia è confermato dai risultati previsti nel consuntivo di quest'anno, che scontano l'effetto frenante dell'apprezzamento dell'euro sulla domanda estera, le impennate del petrolio e la sempre diffusa incertezza nella fiducia (e nei comportamenti di spesa) delle famiglie sul fronte interno. Nei dati provvisori e parzialmente stimati della prima metà del 2005, in linea con le recenti attese, la produzione industriale continua a mostrare una serie di cali senza soluzione di continuità, ma con tendenza a una nuova fase di recessione; e il suo andamento tra lo stagnante e il recessivo trova riscontro nella mancata svolta ciclica favorevole, che interessa tuttora la maggioranza dei comparti manifatturieri. Segnali di moderato ottimismo, sia pure ancora intermittenti, arrivano invece dai settori dei servizi. Nella seconda parte del 2005, la domanda mondiale sempre vivace e il graduale rafforzamento di quella interna (investimenti) dovrebbero dare un po' di vigore alla dinamica del Pil, bilanciando così l'influenza negativa del tasso di cambio. Le incerte prospettive della congiuntura italiana sono confermate, inoltre, dagli indicatori anticipatori dell'attività economica - come quelli elaborati dall'Isae e dalla Banca d'Italia - che mostrano un profilo ciclico in prevalenza orientato a una crescita ancora ridotta, dopo aver fatto segnare un significativo rialzo nei primi tre quarti del 2004.
Il biennio 2002-2003 si è svolto, in particolare, per l'economia italiana nel segno della più completa stagnazione: la crescita del Pil è stata di appena lo 0,3/0,4% e per trovare un valore più basso occorre tornare a dieci anni prima (1993). Una performance così modesta ha collocato il nostro paese nelle posizioni di coda nell'area dell'euro, cresciuta in media dello 0,7% nello stesso periodo (+0,9% nel 2002 e +0,5% nel 2003), mentre solo la Germania è riuscita a fare peggio (+0,2% e -0,1% nei due anni). La fase di ristagno è da ricondurre a una serie di fattori negativi, dalla persistente debolezza della domanda interna alle difficoltà delle esportazioni per il rafforzamento del cambio e la crisi di importanti mercati di sbocco. Il 2004, poi, si è concluso in modo preoccupante; incombono, infatti, sia gli squilibri che condizionano le prospettive a medio termine dell'economia americana, a cominciare dalla svalutazione del dollaro, sia la sempre diffusa instabilità geopolitica internazionale. La ripresa si delinea, pertanto, necessariamente lenta e potrà prendere un po' di forza non prima del 2006 inoltrato. I dati completi e in dettaglio dei conti economici trimestrali mettono in evidenza un profilo congiunturale sempre stagnante, su cui peraltro esercita qualche influenza la composizione del calendario. Ma non si tratta di un'evoluzione a sorpresa: è stata questa la dinamica della crescita prevalente in Europa e l'Italia non ha potuto certo fare eccezione, mostrando anzi un più accentuato indebolimento.
Sull'onda della sensibile frenata della congiuntura internazionale, l'economia italiana - com'era, del resto, nelle attese - aveva fatto segnare già nel 2001 un netto rallentamento del suo ritmo di sviluppo. Dopo la buona performance dei primi tre mesi, il Pil non aveva infatti registrato ulteriori aumenti nei successivi periodi, andando così a chiudere l'anno su un incremento medio dell'1,8% (dal 3,0% messo a segno nel 2000), ma solo grazie al trascinamento dell'ultimo quarto del 2000 e del trimestre iniziale del 2001. La battuta d'arresto è stata, soprattutto, la conseguenza dello sfavorevole andamento dell'industria manifatturiera, mentre i servizi e le costruzioni hanno messo in evidenza una sostanziale tenuta, anche se con una dinamica in progressiva frenata.
Dal lato della domanda interna, la perdita di colpi della crescita ha risentito del ristagno dei consumi privati e della caduta degli investimenti. Per quanto concerne la spesa delle famiglie, hanno influito sia l'erosione del potere d'acquisto, indotta dal risveglio dell'inflazione nella prima metà del 2001 e successivamente dall'effetto changeover dell'euro, sia le negative conseguenze del crollo della fiducia, con l'emergenza terrorismo di settembre. Sulla debolezza degli investimenti si è fatto sentire, invece, l'effetto altalenante della nuova legge di incentivazione fiscale (Tremonti bis), insieme al peggioramento della congiuntura internazionale. Se la domanda estera netta ha fornito nel 2002-2003 un contributo negativo alla crescita, anche su quella interna i problemi non sono dunque mancati: la compressione del reddito disponibile delle famiglie, con un potere d’acquisto in crescita zero tra moderazione salariale, inflazione sempre significativa ed elevata pressione fiscale, ha determinato un’evoluzione dei consumi privati che è proceduta con il freno tirato, rendendo così ancora deboli i sintomi di ripresa dell’economia. Questa crescita dal passo lento e incerto ha portato a un consuntivo di aumento del Pil per il periodo 1999-2004 pari ad appena l'1,4% in media.
12 maggio 2005
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Le difficoltà ci sono, altrimente il decreto sulla competitività perchè si sarebbe fatto? Lavoro da fare ce n'è, vedremo adesso le indicazioni del DPEF.
Inoltre è da apprezzare l'atteggiamento di responsabilità dei sindacati: in un momento di difficoltà diamo le poche risorse che ci sono ai dipendenti della PA, così di sicuro il PIL cresce (come ho già spiegato in un altro intervento, ogni aumento dei salari dei dipendenti pubblici, a differenza di quanto avviene con i salari dei privati, si traferisci direttamente in un pari aumento del PIL).
Lucio Virzì
12-05-2005, 12:39
Be questo non lo so', ma di sicuro fino a un mese fa' qualcuno additava la sfiga come causa
e adesso.....
Berlusconi: "Pil in calo?
E' colpa delle feste di Pasqua"
Letto ora... è fuori di testa completamente! :eek:
tatrat4d
12-05-2005, 12:40
Le difficoltà ci sono, altrimente il decreto sulla competitività perchè si sarebbe fatto? Lavoro da fare ce n'è, vedremo adesso le indicazioni del DPEF.
Inoltre è da apprezzare l'atteggiamento di responsabilità dei sindacati: in un momento di difficoltà diamo le poche risorse che ci sono ai dipendenti della PA, così di sicuro il PIL cresce (come ho già spiegato in un altro intervento, ogni aumento dei salari dei dipendenti pubblici, a differenza di quanto avviene con i salari dei privati, si traferisci direttamente in un pari aumento del PIL).
Linki o riassumi, mi interessa ;)
Sul peso delle festività bisogna vedere, la produzione industriale di solito viene poderata sui giorni lavorativi, il PIL non so. Berlusconata?
Linki o riassumi, mi interessa ;)
Sostanzialmente data l'equazione del PIL (che spiego o qui (http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=8137146&postcount=67) o sul mio blog (http://spaces.msn.com/members/zebiwe/)) si ha che :
Y=C+I+G+NX.
La componete G, spesa pubblica, è data, spannometricamente, dal valore aggiunto della PA e delle spese per acquisti di merci e servizi da terze economia da parte della PA (=consulenze, stipendi dei medici di famiglia).
Il VA è dato genericamente da Risultato Netto+Imposte+Interessi+Ammortamenti+Salari e Stipendi.
Nel caso della PA tutte le voci sono assunte pari a 0, per cui il VA della PA è pari ai salari e stipendi dei dipendenti della PA. -->Un incremento dei salari si riflette in un aumento di G che fa aumentare il PIL.
Con i salari privati questo "giochetto" non è possibile perchè C rappresenta la somma dei consumi dei privati..e aumentando i salari si sposta solo denaro da una parte all'altra.
Magari non ho spiegato bene perchè sono andato un pò di corsa...se non hai capito qualcosa chiedi ;)
tatrat4d
12-05-2005, 13:10
Sostanzialmente data l'equazione del PIL (che spiego o qui (http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=8137146&postcount=67) o sul mio blog (http://spaces.msn.com/members/zebiwe/)) si ha che :
Y=C+I+G+NX.
La componete G, spesa pubblica, è data, spannometricamente, dal valore aggiunto della PA e delle spese per acquisti di merci e servizi da terze economia da parte della PA (=consulenze, stipendi dei medici di famiglia).
Il VA è dato genericamente da Risultato Netto+Imposte+Interessi+Ammortamenti+Salari e Stipendi.
Nel caso della PA tutte le voci sono assunte pari a 0, per cui il VA della PA è pari ai salari e stipendi dei dipendenti della PA. -->Un incremento dei salari si riflette in un aumento di G che fa aumentare il PIL.
Con i salari privati questo "giochetto" non è possibile perchè C rappresenta la somma dei consumi dei privati..e aumentando i salari si sposta solo denaro da una parte all'altra.
Magari non ho spiegato bene perchè sono andato un pò di corsa...se non hai capito qualcosa chiedi ;)
Ok, quello che non capisco è che lo Stato l'aumento di stipendi e salari (a meno di deficit volontari) lo deve finanziare a scapito di C e I privati, no?
Da Macro sono passati 3 anni, forse debbo rispolverare. :stordita:
Ok, quello che non capisco è che lo Stato l'aumento di stipendi e salari (a meno di deficit volontari) lo deve finanziare a scapito di C e I privati, no?
Da Macro sono passati 3 anni, forse debbo rispolverare. :stordita:
Non necessariamente..lo può fare in deficit..altrimenti, secondo te, come si è arrivati (tra le altre cose) al debito che ci ritroviamo? :(
tatrat4d
12-05-2005, 13:15
Non necessariamente..lo può fare in deficit..altrimenti, secondo te, come si è arrivati (tra le altre cose) al debito che ci ritroviamo? :(
Infatti dicevo a meno di deficit :p A questo punto se non sbaglio si dovrebbe vedere quali siano gli effetti migliori (in spillover) di ogni euro di spesa pubblica: darlo alla PA in stipendi o investirlo in sussidi o capitale? giusto?
non semplice berlusconata, ma vera puttanata... (wow che rima! :D)
le festività ci sono sempre state, ma non per questo si è mai visto un calo da un trimeste all'altro del genere.
Cmq oggi per la prima volta oltre che la solita schiuma alla bocca mi è venuto un vero brivido sulla schiena... non sto scherzando... io comincio ad avere seriamente paura di quest'uomo e del suo governo... :eek:
:(
tatrat4d
12-05-2005, 13:45
non semplice berlusconata, ma vera puttanata... (wow che rima! :D)
le festività ci sono sempre state, ma non per questo si è mai visto un calo da un trimeste all'altro del genere.
aspetta, diamogli il beneficio del dubbio ( :mc: )
a) l'anno scorso quando c'è stata Pasqua?
b) il dato è o no ponderato?
Emilio Fede mode: nel '98 chi c'era? :D :ops:
prendiamola sul ridere va...
Stormblast
12-05-2005, 13:53
lungi da me voler difendere a spada tratta l'attuale governo. però vi giuro non vedo l'ora arrivi un governo di sx e iniziare a rompere le balle su tutte le cose che non andranno. perchè siete consci vero che i problemi saranno sempre gli stessi??!! o meglio alcune cose miglioreranno, altre peggioreranno.è inevitabile, per tirare avanti un paese ci vogliono soldi, non è possibile aumentare le pensioni, aumentare stipendi, assumere tutti i precari, benzina a 40cent, etc. il tutto dimezzando le tasse.
un governo punta su alcune a scapito delle altre, l'altro governo viceversa.
:eek: :eek:
Quello che mi terrorizza non è il fatto che stiamo in recessione, ma come l'affronta la banda infame che ci governa. :mad:
Infatti dicevo a meno di deficit :p A questo punto se non sbaglio si dovrebbe vedere quali siano gli effetti migliori (in spillover) di ogni euro di spesa pubblica: darlo alla PA in stipendi o investirlo in sussidi o capitale? giusto?
Per me, se consideri la Golden Rule, la questione non si pone.
In finanziaria ci sono 95 euro? Si danno 95 euro (=ovvero una cifra in linea con gli aumenti dei privati) e il deficit lo si fa sugli investimenti.
Sprecare soldi in spesa corrente paga elettoralmente ma non a livello economico.
:eek: :eek:
Quello che mi terrorizza non è il fatto che stiamo in recessione, ma come l'affronta la banda infame che ci governa. :mad:
Il problema per me è il contrario: se va al governo la sx, chissà che macello che fanno!
Nota solo una cosa: le più grandi penalizzazioni sul mercato del lavoro sono state introdotte dal governo dell'Ulivo (riforma treu e quel mostrum dell'irap che tassa il costo del lavoro).
Lo si vede anche a Bologna in questi giorni: se governa la sx i sindacati cercano di trovare scuse (non l'ha promesso lui, è un sacrificio che pagherà nel futuro), mentre se governa la dx è opposizione a muso duro su tutto il fronte.
Per te quanto sono lontano dalla prassi corrente italiana?
PS la prox cerca di moderare i toni se non vuoi che la discussione degeneri in un flame.. :mano:
Lucio Virzì
12-05-2005, 14:08
Per me, se consideri la Golden Rule, la questione non si pone.
In finanziaria ci sono 95 euro? Si danno 95 euro (=ovvero una cifra in linea con gli aumenti dei privati) e il deficit lo si fa sugli investimenti.
Sprecare soldi in spesa corrente paga elettoralmente ma non a livello economico.
Wait wait... in linea... DE CHE?!?!!? :asd: :muro:
LuVi
tatrat4d
12-05-2005, 14:10
Per me, se consideri la Golden Rule, la questione non si pone.
In finanziaria ci sono 95 euro? Si danno 95 euro (=ovvero una cifra in linea con gli aumenti dei privati) e il deficit lo si fa sugli investimenti.
Sprecare soldi in spesa corrente paga elettoralmente ma non a livello economico.
Concordo, anzi andrei oltre... (meno aumenti e statali e meno bisogno di fare deficit sugli investimenti). Ma come dice Siniscalco ci sono le elezioni...
La Golden Rule alla fine della fiera la si può applicare o no agli investimenti?
Il problema per me è il contrario: se va al governo la sx, chissà che macello che fanno!
Nota solo una cosa: le più grandi penalizzazioni sul mercato del lavoro sono state introdotte dal governo dell'Ulivo (riforma treu e quel mostrum dell'irap che tassa il costo del lavoro).
Lo si vede anche a Bologna in questi giorni: se governa la sx i sindacati cercano di trovare scuse (non l'ha promesso lui, è un sacrificio che pagherà nel futuro), mentre se governa la dx è opposizione a muso duro su tutto il fronte.
Per te quanto sono lontano dalla prassi corrente italiana?
PS la prox cerca di moderare i toni se non vuoi che la discussione degeneri in un flame.. :mano:
Cmq, peggio di così non si può fare. :nono: E ti ricordo anche che il peggior anno dell'Ulivo è stato migliore del miglior anno del Polo. Ho detto tutto.
ALBIZZIE
12-05-2005, 14:29
lungi da me voler difendere a spada tratta l'attuale governo. però vi giuro non vedo l'ora arrivi un governo di sx e iniziare a rompere le balle su tutte le cose che non andranno. perchè siete consci vero che i problemi saranno sempre gli stessi??!! o meglio alcune cose miglioreranno, altre peggioreranno.è inevitabile, per tirare avanti un paese ci vogliono soldi, non è possibile aumentare le pensioni, aumentare stipendi, assumere tutti i precari, benzina a 40cent, etc. il tutto dimezzando le tasse.
un governo punta su alcune a scapito delle altre, l'altro governo viceversa.
guarda, se anche tra 100 anni arriverà un governo di sinistra in italia e il PdC dirà che il PIL non cresce perchè c'è stata pasqua, dalla mia tomba dirò: "cazzo, stormblast aveva ragione"
anche perchè
nel primo trimestre c'è l'epifania,
nel secondo c'è pasqua
nel terzo ci sono le ferie
nel quarto c'è natale.
sto 'azzo de Pille quanno deve cresce?
P.S. ma gli esempi che hai fatto sono puramente indicativi, vero?
se ne deduce che io sono uno stakanovista non essendo andato in vacanza a Pasqua? :ciapet:
ALBIZZIE
12-05-2005, 14:42
se ne deduce che io sono uno stakanovista non essendo andato in vacanza a Pasqua? :ciapet:
se aspettimao te per alzare il PIL stiamo freschi. berlusca si riferiva alle forze produttive dle Paese. :O
stakanovista quindi comunista non va bene uguale :asd:
sono sicuro che adesso daremo la colpa ai politici, o alla Cina, ecc ecc...
ma alla fin fine e' quello che ci meritiamo, perche' i politici sono quelli che NOI abbiamo scelto, e se il paese va cosi' e' colpa NOSTRA, e di nessun altro !
Forse dovremmo rimboccarci le maniche, invece di litigare sul perche'. Ovviamente non parlo direttamente di voi utenti del forum ma parlo a titolo generale, bisognerebbe forse avere una mentalita' piu' aperta; bisogna modernizzare questo fantastico paese !!!
sono sicuro che adesso daremo la colpa ai politici, o alla Cina, ecc ecc...
ma alla fin fine e' quello che ci meritiamo, perche' i politici sono quelli che NOI abbiamo scelto, e se il paese va cosi' e' colpa NOSTRA, e di nessun altro !
Forse dovremmo rimboccarci le maniche, invece di litigare sul perche'. Ovviamente non parlo direttamente di voi utenti del forum ma parlo a titolo generale, bisognerebbe forse avere una mentalita' piu' aperta; bisogna modernizzare questo fantastico paese !!!
La trovo l'analisi più equilibrata...è inutile addossare colpe a agenti esterni.
Questo cose stanno accadendo in ITALIA, non dall'altra parte del globo.
Ciao
se aspettimao te per alzare il PIL stiamo freschi. berlusca si riferiva alle forze produttive dle Paese. :O
quali forze produttive? la tua azienducola che va ad acquistare centrali nucleari nella Repubblica Ceca? :mbe:
LittleLux
12-05-2005, 14:56
L'economia italiana ha iniziato il 2005 ancora peggio di come aveva concluso (male) il 2004, riflettendo la debolezza dell'attività industriale, a sua volta frenata dalla perdita di slancio delle esportazioni e da una domanda interna che continua a ristagnare. E' quanto mettono in evidenza i più recenti dati congiunturali, a cominciare dalla stima preliminare del Pil per il primo trimestre 2005, resa nota dall'Istat il 12 maggio. I valori destagionalizzati e corretti con il numero di giorni lavorativi mostrano una variazione del Pil pari a -0,5% sul periodo precedente, che si attesta a -0,2% in termini tendenziali; quest'ultima in forte caduta sui precedenti due trimestri. I mesi iniziali dell'anno si sono, dunque, confermati un nuovo periodo difficile per l'economia italiana, che non riesce a imboccare la strada della ripresa, avendo fatto segnare un ulteriore significativo regresso rispetto all'ultima fase del 2004. L'attività produttiva ha, pertanto, accentuato la fase di debolezza nella prima parte di quest'anno e non rivela in prospettiva spunti di accelerazione. L'effetto di trascinamento del primo trimestre sull'intero 2005 è, inoltre, pari a -0,5%; esso rappresenta, in altre parole, la variazione che si otterrebbe nella media dell'anno se il livello del Pil restasse fermo nei successivi tre trimestri. A partire dall'ultima fase del 2004 si registra un sensibile contributo negativo del commercio estero (esportazioni nette), ma anche il ristagno della domanda interna, legato alla nuova frenata degli investimenti; nello stesso tempo, si verifica un forte accumulo di scorte, che condiziona inevitabilmente l'andamento della produzione industriale (e del Pil) nei primi due trimestri del 2005. Questa evoluzione sembra ormai indicare un aumento del Pil prossimo allo zero nella media del 2005.
Nel contesto di una buona tenuta ripresa nell'economia internazionale, trainata dagli Stati Uniti e dai paesi emergenti dell'Asia (Cina in testa), Eurolandia è, in particolare, l'unica grande area economica, insieme al Giappone, a crescita ridotta: il Pil, sempre nel primo trimestre 2005, ha confermato la sua modesta velocità di espansione, mettendo a segno lo 0,5% in termini congiunturali e l'1,4% in quelli tendenziali. Se si considerano, in particolare, i quattro maggiori paesi, il quadro appare a luci e ombre; permangono molti dubbi, infatti, sullo stato di salute tedesco e soprattutto italiano, mentre le economie francese e spagnola si presentano certamente meglio impostate. Il cambio forte, poi, da un lato contribuisce a contenere la dinamica dei prezzi in Europa, ma dall'altro mette a rischio la competitività delle imprese e, quindi, la crescita delle esportazioni.
Il difficile momento congiunturale della nostra economia è confermato dai risultati previsti nel consuntivo di quest'anno, che scontano l'effetto frenante dell'apprezzamento dell'euro sulla domanda estera, le impennate del petrolio e la sempre diffusa incertezza nella fiducia (e nei comportamenti di spesa) delle famiglie sul fronte interno. Nei dati provvisori e parzialmente stimati della prima metà del 2005, in linea con le recenti attese, la produzione industriale continua a mostrare una serie di cali senza soluzione di continuità, ma con tendenza a una nuova fase di recessione; e il suo andamento tra lo stagnante e il recessivo trova riscontro nella mancata svolta ciclica favorevole, che interessa tuttora la maggioranza dei comparti manifatturieri. Segnali di moderato ottimismo, sia pure ancora intermittenti, arrivano invece dai settori dei servizi. Nella seconda parte del 2005, la domanda mondiale sempre vivace e il graduale rafforzamento di quella interna (investimenti) dovrebbero dare un po' di vigore alla dinamica del Pil, bilanciando così l'influenza negativa del tasso di cambio. Le incerte prospettive della congiuntura italiana sono confermate, inoltre, dagli indicatori anticipatori dell'attività economica - come quelli elaborati dall'Isae e dalla Banca d'Italia - che mostrano un profilo ciclico in prevalenza orientato a una crescita ancora ridotta, dopo aver fatto segnare un significativo rialzo nei primi tre quarti del 2004.
Il biennio 2002-2003 si è svolto, in particolare, per l'economia italiana nel segno della più completa stagnazione: la crescita del Pil è stata di appena lo 0,3/0,4% e per trovare un valore più basso occorre tornare a dieci anni prima (1993). Una performance così modesta ha collocato il nostro paese nelle posizioni di coda nell'area dell'euro, cresciuta in media dello 0,7% nello stesso periodo (+0,9% nel 2002 e +0,5% nel 2003), mentre solo la Germania è riuscita a fare peggio (+0,2% e -0,1% nei due anni). La fase di ristagno è da ricondurre a una serie di fattori negativi, dalla persistente debolezza della domanda interna alle difficoltà delle esportazioni per il rafforzamento del cambio e la crisi di importanti mercati di sbocco. Il 2004, poi, si è concluso in modo preoccupante; incombono, infatti, sia gli squilibri che condizionano le prospettive a medio termine dell'economia americana, a cominciare dalla svalutazione del dollaro, sia la sempre diffusa instabilità geopolitica internazionale. La ripresa si delinea, pertanto, necessariamente lenta e potrà prendere un po' di forza non prima del 2006 inoltrato. I dati completi e in dettaglio dei conti economici trimestrali mettono in evidenza un profilo congiunturale sempre stagnante, su cui peraltro esercita qualche influenza la composizione del calendario. Ma non si tratta di un'evoluzione a sorpresa: è stata questa la dinamica della crescita prevalente in Europa e l'Italia non ha potuto certo fare eccezione, mostrando anzi un più accentuato indebolimento.
Sull'onda della sensibile frenata della congiuntura internazionale, l'economia italiana - com'era, del resto, nelle attese - aveva fatto segnare già nel 2001 un netto rallentamento del suo ritmo di sviluppo. Dopo la buona performance dei primi tre mesi, il Pil non aveva infatti registrato ulteriori aumenti nei successivi periodi, andando così a chiudere l'anno su un incremento medio dell'1,8% (dal 3,0% messo a segno nel 2000), ma solo grazie al trascinamento dell'ultimo quarto del 2000 e del trimestre iniziale del 2001. La battuta d'arresto è stata, soprattutto, la conseguenza dello sfavorevole andamento dell'industria manifatturiera, mentre i servizi e le costruzioni hanno messo in evidenza una sostanziale tenuta, anche se con una dinamica in progressiva frenata.
Dal lato della domanda interna, la perdita di colpi della crescita ha risentito del ristagno dei consumi privati e della caduta degli investimenti. Per quanto concerne la spesa delle famiglie, hanno influito sia l'erosione del potere d'acquisto, indotta dal risveglio dell'inflazione nella prima metà del 2001 e successivamente dall'effetto changeover dell'euro, sia le negative conseguenze del crollo della fiducia, con l'emergenza terrorismo di settembre. Sulla debolezza degli investimenti si è fatto sentire, invece, l'effetto altalenante della nuova legge di incentivazione fiscale (Tremonti bis), insieme al peggioramento della congiuntura internazionale. Se la domanda estera netta ha fornito nel 2002-2003 un contributo negativo alla crescita, anche su quella interna i problemi non sono dunque mancati: la compressione del reddito disponibile delle famiglie, con un potere d’acquisto in crescita zero tra moderazione salariale, inflazione sempre significativa ed elevata pressione fiscale, ha determinato un’evoluzione dei consumi privati che è proceduta con il freno tirato, rendendo così ancora deboli i sintomi di ripresa dell’economia. Questa crescita dal passo lento e incerto ha portato a un consuntivo di aumento del Pil per il periodo 1999-2004 pari ad appena l'1,4% in media.
12 maggio 2005
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Le difficoltà ci sono, altrimente il decreto sulla competitività perchè si sarebbe fatto? Lavoro da fare ce n'è, vedremo adesso le indicazioni del DPEF.
Inoltre è da apprezzare l'atteggiamento di responsabilità dei sindacati: in un momento di difficoltà diamo le poche risorse che ci sono ai dipendenti della PA, così di sicuro il PIL cresce (come ho già spiegato in un altro intervento, ogni aumento dei salari dei dipendenti pubblici, a differenza di quanto avviene con i salari dei privati, si traferisci direttamente in un pari aumento del PIL).
Son 4 anni che l'economia va male. Berlusconi, sino all'altro giorno, ci ha detto che tutto andava a gonfie vele, ci ha continuato a dire di credere nei miracoli che lui avrebbe fatto. Ora dice che la recessione è colpa della Pasqua e degli italiani che vanno al mare. Ti sembra un atteggiamento responsabile? Il decreto sulla competitività? In cosa consiste, non lo si è ancora ben capito. Non sono ancora venuti, che so in tv, a spiegarlo. Certo capisco che mostrare la propria faccia in tv, di questi tempi, si rischia grosso. E poi, che dire, nei 4 anni precedenti l'Italia era competitiva? Perchè solo ora questo miracolistico pacchetto salva patria?
Invece di dare addosso le colpe al resto del mondo, forse Berlusconi e la dx farebbero meglio a fare autocritica, anche un minimo, non credi?
ALBIZZIE
12-05-2005, 15:01
quali forze produttive? la tua azienducola che va ad acquistare centrali nucleari nella Repubblica Ceca? :mbe:
una frase 3 errori. un record!
skywalker77
12-05-2005, 15:01
Sostanzialmente data l'equazione del PIL (che spiego o qui (http://www.hwupgrade.it/forum/showpost.php?p=8137146&postcount=67) o sul mio blog (http://spaces.msn.com/members/zebiwe/)) si ha che :
Y=C+I+G+NX.
La componete G, spesa pubblica, è data, spannometricamente, dal valore aggiunto della PA e delle spese per acquisti di merci e servizi da terze economia da parte della PA (=consulenze, stipendi dei medici di famiglia).
Il VA è dato genericamente da Risultato Netto+Imposte+Interessi+Ammortamenti+Salari e Stipendi.
Nel caso della PA tutte le voci sono assunte pari a 0, per cui il VA della PA è pari ai salari e stipendi dei dipendenti della PA. -->Un incremento dei salari si riflette in un aumento di G che fa aumentare il PIL.
Con i salari privati questo "giochetto" non è possibile perchè C rappresenta la somma dei consumi dei privati..e aumentando i salari si sposta solo denaro da una parte all'altra.
Magari non ho spiegato bene perchè sono andato un pò di corsa...se non hai capito qualcosa chiedi ;)
Caro Zebiwe hai dimenticato un piccolissimo particolare e cioè che qualsiasi aumento di G o comunque del reddito disponibile qualsiasi sia la tipologia di lavoro si ripercuote in maniera non lineare pocihe entra in gioco il moltiplicatore del reddito Keynesiano.
Cioè se io aumento la quota di reddito disponibile delle famiglie di 1 unità addizionale l'intero valore dell'espressione che determina il PIL non aumenterà di 1 unintà ma 1/1-c dove c è la propensione marginale al consumo.
La propensione marginale al consumo assume valori più alti nei redditi più bassi andando poi a diminuire in funzione lineare man mano che il reddito aumenta.
Orbene se io ho un bassisimo livello del consumo determinato da una mancaza di reddito disponibile nei ceti medio-bassi ed ho problemi di crescita del PIL e posso attuare una politica fiscale per attenuare la fase recessiva cosa faccio ?
La logica porterebbe a dire aumento il reddito dei soli ceti medio bassi e cerco di rincorrere l'effetto reddito sul consumo, cosa ha fatto belli capelli?
L'esatto contrario e siamo nel fango odoroso!
se aspettimao te per alzare il PIL stiamo freschi. berlusca si riferiva alle forze produttive dle Paese. :O
una frase 3 errori. un record!
veramente ne vedo solo uno.
comunque... quindi?
tatrat4d
12-05-2005, 15:26
http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/rep_nazionale_n_943653.html
Minorca, 16:16
CONTRATTO MEDICI: MARONI, FOLLIA. INTERVENGA BERLUSCONI
"Molto preoccupato" il ministro del Welfare, Roberto Maroni, perche' "l'Aran ha chiuso il contratto dei medici per 238 euro di aumento mensile. Non ci sono i soldi - ha scandito il titolare del dicastero di via Flavia, a margine del congresso della Fiavet - e non si possono siglare accordi senza risorse, dicendo che poi ci pensera' il governo. E' una follia, spero che il presidente del Consiglio intervenga". ()
Stormblast
12-05-2005, 16:05
guarda, se anche tra 100 anni arriverà un governo di sinistra in italia e il PdC dirà che il PIL non cresce perchè c'è stata pasqua, dalla mia tomba dirò: "cazzo, stormblast aveva ragione"
anche perchè
nel primo trimestre c'è l'epifania,
nel secondo c'è pasqua
nel terzo ci sono le ferie
nel quarto c'è natale.
sto 'azzo de Pille quanno deve cresce?
P.S. ma gli esempi che hai fatto sono puramente indicativi, vero?
la frase sulla pasqua è una vaccata chiaro, ma non mi riferivo a ciò. spero mai nessuno ridica una simile cagata.
il mio era un discorso più in generale, per dire che non appena salirà la sinistra si resterà buoni per un anno (di solito viene concesso l'alibi del "data la situazione ereditata dal governo precedente....") dopodichè si ricomincerà di nuovo a rompere le balle perchè c'è crisi e bla bla bla..... ti giuro che non vedo l'ora.
erano si indicativi gli esempi! :) cmq da come parlano gli esponenti di sinistra sembra che se ci fossero loro riuscirebbero veramente ad attuare quelle cose!!
skywalker77
12-05-2005, 16:12
Però va bene la crisi anche se io ho delle grosse riserve in proposito cmq tralasciamo, va bene la difficoltà, ma se la persona a cui e demandata la maggiore responsabilità del paese se ne esce con queste megastronzate davvero da di sè e del paese uno spettacolo indecoroso, inoltre contribuisce a dare di se un immagine di incapacità mostruosa che certamente non aiuta la fiducia del cittadini per il futuro.
Sinceramente se questo anno deve andare avanti così, se gli alleati di governo di belli capelli hanno un minimo di responsabilità verso il paese che vadano a casa e si voti, perchè la situazione diventa sempre e peggio e il disastro è deitro l'angolo.
Caro Zebiwe hai dimenticato un piccolissimo particolare e cioè che qualsiasi aumento di G o comunque del reddito disponibile qualsiasi sia la tipologia di lavoro si ripercuote in maniera non lineare pocihe entra in gioco il moltiplicatore del reddito Keynesiano.
Cioè se io aumento la quota di reddito disponibile delle famiglie di 1 unità addizionale l'intero valore dell'espressione che determina il PIL non aumenterà di 1 unintà ma 1/1-c dove c è la propensione marginale al consumo.
La propensione marginale al consumo assume valori più alti nei redditi più bassi andando poi a diminuire in funzione lineare man mano che il reddito aumenta.
Orbene se io ho un bassisimo livello del consumo determinato da una mancaza di reddito disponibile nei ceti medio-bassi ed ho problemi di crescita del PIL e posso attuare una politica fiscale per attenuare la fase recessiva cosa faccio ?
La logica porterebbe a dire aumento il reddito dei soli ceti medio bassi e cerco di rincorrere l'effetto reddito sul consumo, cosa ha fatto belli capelli?
L'esatto contrario e siamo nel fango odoroso!
Il discorso che hai fatto tu riguarda i redditi dei privati rientranti in C (avevo accennato pure io che per quelli non era valido la relazione 1 euro di aumento -> 1 euro di PIL in più): parli pure tu di consumi. E trascuri (IMHO)i il fatto che il reddito non consumato va in risparmio e questo, indirettamente, rientra in I.
Inoltre la riduzione fiscale dei redditi più elevati comporta un incremento sia di C che di I più elevata di quella che si avrebbe con una riduzione dell'imposizione sui redditi bassi.
Tornando al problema del salario dei dipendenti della PA, questo entra direttamente in G (insieme ad altre voci) nella determinazione della spesa pubblica (G) e non mi sembra che questa sia soggetta al moltiplicatore...è una semplice somma mi pare....
ΔSalari=ΔVA della PA=ΔG=ΔY
A che livello lo metti il moltiplicatore? Mi sono scordato qualcosa..sto andando un pò a memoria.. :mc:
Però va bene la crisi anche se io ho delle grosse riserve in proposito cmq tralasciamo [CUT]
Perchè tralasciamo? dicci dicci ;)
skywalker77
12-05-2005, 16:35
Guarda ti ho spiegato il mio punto di vista qualche post sopra, tra l'altro in diretta risposta ad una tua analisi sulle dinamiche PIL, se non hai letto il post sono problemi tuoi e non miei.
P.S. la formula esatta per il calcolo del PIL con sistema aperto e formula semplificata e C+G+I+X-IM NX non ha molto senso come termine della fromula.
Guarda ti ho spiegato il mio punto di vista qualche post sopra, tra l'altro in diretta risposta ad una tua analisi sulle dinamiche PIL, se non hai letto il post sono problemi tuoi e non miei.
Se ti ho chiesto chiarimenti è perchè non hai trattato quel punto.
Il modo in cui viene determinato il valore di G è quello che ho detto io si o no?
La tua chiusura non mi è garbata per nulla: sono problemi tuoi e non miei è un'affermazione che si adatta solo a uno che non è in grado di sostenere le proprie idee in un confronto.
P.S. la formula esatta per il calcolo del PIL con sistema aperto e formula semplificata e C+G+I+X-IM NX non ha molto senso come termine della fromula.
NX = esportazioni nette = X-IM.
Di preciso dove la "mia" formula non è corretta? :confused:
skywalker77
12-05-2005, 16:52
Guarda sulle modalità di dimensinamento di G siamo d'accordo, e l'dho scritto anche prima,come ho fatto notare che hai omesso di includere nell'analisi il moltiplicatore del reddito che ti avrebbe fatto dire che non vengono semplicemente spostati soldi ma che questi rimmessi nel sistema provocano l'effetto reddito con incrementi del PIL più che proporzionali.
P.S. NX sembrava il prodotto tra importazioni e esportazioni solo questo mentre la formula contempla la differenza.
Probabilmente visto che in precedenza ti avevo risposto correttamente e che succesivamente l'intervento polemico è stato tutto tuo credo tu abbia avuto la risposta che meritavi.
Se però ho male interpretato il tu post allora mi scuso anche se era molto ambiguo!
Tranquilli, fra un pò arriva un rapo a caso e ci dice che è solo disinformazione comunista...
:rolleyes:
Ciao
Federico
Tranquillo la colpa questa volta è dell'abbacchio e della pastiera di Pasqua. :O Come ho fatto a non pensarci :doh: figuriamoci quest'estate e a natale che succede. :cry:
secondo me questo non ci sta + con la testa. Un impegno concreto, l'interdizione. :asd:
Non so se è già stato riportato il commento "dell'illustrissimo" a tal proposito: "non si può andare al mare e pretendere che il PIL cresca...". Personalmente la frase in questione, oltre che essere estremamente offensiva, mi fa sorgere seri dubbi circa:
a)L'effettiva intelligenza del soggetto in questione.
b)La sua salute mentale.
dantes76
12-05-2005, 19:37
Non so se è già stato riportato il commento "dell'illustrissimo" a tal proposito: "non si può andare al mare e pretendere che il PIL cresca...". Personalmente la frase in questione, oltre che essere estremamente offensiva, mi fa sorgere seri dubbi circa:
a)L'effettiva intelligenza del soggetto in questione.
b)La sua salute mentale.
Oramai non sa' piu quale pesci prendere, per parare 4 anni di immobilismo, servito solo a fare leggi alla propia persona, e quella di amici
dantes76
12-05-2005, 19:53
Tratto da Http://lavoce.info
di Francesco Daveri
02-05-2005
E' l'Italia che va male, non l'Europa
Sempre peggio: l’ISTAT segnala che nel primo trimestre del 2005 l’economia italiana è andata proprio male (crescita del PIL: -0.5%).
Il Presidente del Consiglio dice che è colpa della Pasqua: quest’anno è "caduta presto" e gli italiani hanno approfittato del bel tempo per stare in vacanza anziché darsi da fare.
In effetti, è vero che l’italiano medio lavora poco rispetto ad un americano: circa 1600 ore l’anno anziché 1800.
Ma questo è un dato quasi secolare: i dati degli ultimi dieci anni ci dicono, semmai, che le ore complessivamente lavorate dai lavoratori italiani sono aumentate, non diminuite.
:read:
I brutti dati del PIL non dipendono dalle ore lavorate, ma dall’azzeramento nella crescita della produttività del lavoro. :read:
Leggendo i giornali si ricava la sensazione che lo stato di salute dell’economia italiana sia una questione di ottimismo o pessimismo.
Non è proprio così. I dati aggregati degli ultimi anni (riassunti nella Tavola 1) forniscono indicazioni precise e non controverse.
Se si guarda alla crescita della produttività, l’Italia va molto peggio dell’Europa, mentre va un po’ meglio dell’Europa se si guarda alla crescita delle ore lavorate complessive.
Nel complesso, la crescita del Pil dell’Italia dopo il 1995 è stata inferiore non solo alla media europea, ma alla crescita di tutti gli altri paesi europei, tranne la Germania.
Nel 2001-04, il divario con l’Europa si è però aggravato.
Come va l’Europa
Due parole sull’Europa, prima. Da tempo, l’Europa cresce meno degli Stati Uniti.
Come indicato nella Tavola 1, il Pil degli Stati Uniti è aumentato del 3 per cento l’anno circa nel 1995-2003, mentre quello dell’Europa solo del 2 per cento circa.
Il divario è, soprattutto, dovuto alla minore crescita della produttività del lavoro europea (1,5 contro 2,2 per cento). Le ore lavorate complessivamente sono invece aumentate in misura abbastanza simile (circa tre quarti di punto percentuale l’anno).
In poche parole, se il Pil dell’Europa cresce meno di quello degli Stati Uniti, non è perché crea pochi posti di lavoro ma perché innova poco.
Come mostrato nelle ultime due colonne della tavola, il divario nella crescita della produttività tra Europa e Stati Uniti si è ampliato negli anni più recenti. Dalla stessa tavola emerge anche che, in Europa, non tutti i paesi vanno nello stesso modo.
L’Italia e gli altri
In alcuni paesi, la produttività è andata bene, e in parallelo sono stati creati tanti posti di lavoro.
È il caso di Irlanda, Finlandia e, più recentemente, del Regno Unito. Questi paesi hanno sperimentato tassi di crescita della produttività e delle ore lavorate superiori alle medie continentali (e agli Usa).
Nei paesi più poveri dell’Europa (Grecia, Portogallo, paesi dell’Est), la crescita della produttività del lavoro è stata molto rapida, ma al prezzo di una riduzione del numero delle ore lavorate.
Con intensità minore, anche in Francia e in Germania si è osservata una crescita soddisfacente della produttività (circa il 2 per cento l’anno), ma la crescita delle ore lavorate è stata zero o minore di zero. Ciò indica che, in questi paesi, la modernizzazione del sistema produttivo ha richiesto l’eliminazione dei "vecchi" posti di lavoro che solo parzialmente e gradualmente sono stati rimpiazzati nei nuovi settori in cui cresce la produttività. (1)
In Spagna e Olanda, dove le riforme del mercato del lavoro hanno prodotto i risultati più visibili sui tassi di partecipazione, si è invece verificato il fenomeno opposto: tanti nuovi posti di lavoro e rapido aumento delle ore lavorate, ma, in parallelo, una dinamica molto contenuta della produttività, che è addirittura diminuita in Spagna nel 1995-2003.
E l’Italia? L’Italia è in mezzo al guado. Da un lato, nel 1995-2003 si sono creati più posti di lavoro (+1,0 per cento l’anno) che in Europa, ma molti meno che in Spagna e in Olanda, e un po’ meno anche che in Finlandia e in Irlanda, dove pure la produttività sta crescendo molto rapidamente.
Questo è comunque un risultato importante, perchè in Italia la partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto delle donne e delle persone sopra i 55 anni, è ancora molto limitata. Quanto alla crescita della produttività, l’Italia è purtroppo penultima in Europa (dietro la Spagna) nel 1995-2003 e ultima assoluta nel 2004 (vedi ultima colonna).
E anche la crescita del Pil (il riassunto sintetico di come va un’economia) è stata più bassa in Italia che in tutti gli altri paesi europei, tranne che in Germania, l’altro grande malato dell’Europa.
Il pessimismo non c’entra
L’economia italiana va male. Alla conclusione non si arriva per pessimismo, ma dall’analisi comparata dei dati disponibili. I dati sulla crescita della produttività e del Pil degli altri paesi europei indicano che in Europa c’è qualcuno (quasi tutti, veramente) che è messo meglio dell’Italia.
Se quindi è certamente urgente fare qualcosa per fare crescere di più la produttività e la competitività europea (ad esempio, costringere la Cina a rispettare maggiormente le regole del commercio internazionale), sarebbe anche importante comprendere che da queste misure non dovremmo aspettarci effetti catartici sulle possibilità di crescita della nostra economia.
Purtroppo, ci vorrà tempo, riforme e sacrifici per riportare l’economia italiana a tassi di crescita "europei".
(1) Nei paesi europei poveri, i nuovi settori trainanti sono soprattutto nel manifatturiero, in Francia e Germania nei servizi.
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Tabella
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skywalker77
12-05-2005, 21:06
Il discorso che hai fatto tu riguarda i redditi dei privati rientranti in C (avevo accennato pure io che per quelli non era valido la relazione 1 euro di aumento -> 1 euro di PIL in più): parli pure tu di consumi. E trascuri (IMHO)i il fatto che il reddito non consumato va in risparmio e questo, indirettamente, rientra in I.
Inoltre la riduzione fiscale dei redditi più elevati comporta un incremento sia di C che di I più elevata di quella che si avrebbe con una riduzione dell'imposizione sui redditi bassi.
Tornando al problema del salario dei dipendenti della PA, questo entra direttamente in G (insieme ad altre voci) nella determinazione della spesa pubblica (G) e non mi sembra che questa sia soggetta al moltiplicatore...è una semplice somma mi pare....
ΔSalari=ΔVA della PA=ΔG=ΔY
A che livello lo metti il moltiplicatore? Mi sono scordato qualcosa..sto andando un pò a memoria.. :mc:
Non avevo letto questo intervento, allora il moltiplicatore agisce direttamente a livello dei redditi che questi siano generati da G poco importa sempre redditi sono, chiaramente solo per la parte di G che comporta la spesa per redditi, cioè i redditi della pubblica amministrazione, e le operazioni redistributive sempre a livello dei redditi.
Del resto un dipendente pubblico spende come un dipendente privato, il moltiplicatore del reddito agisce a livello dei consumi e su questo non credo ci siano dubbi giusto ?
Perchè c'è l'effetto reddito? Perche se tu hai maggiore reddito disponibile hai una maggiore propensione a consumo, più consumo più produzione, più produzione più impiegati nei settori produttivi e quindi ancora più reddito.
Inoltre la propensione la consumo c è maggiore nei redditi medio bassi per una ragione non tanto economica ma sociologica e ti spiego perchè, se tu hai un reddito alto , possiedi la tua bella RX8 o la tua bella BMW, hai due belle case di propietà con tanto di fantasmagoriche forniture di beni durevoli etc. che propensione al consumo hai ? Cosa ti cambia avere 200€ di reddito in più disponibile ? Se invece hai du
Ora c e anche funzione delle caratteristiche del mercato e generalmente la propensione al consumo di c tende nota dico tende a formalizzarsi in consumi di beni importati rispetto alla propensione al consumo c dei redditi più bassi, questo tende ovviamente a peggiorare il PIL e non a miogliorarlo, inoltre è uso particolare dei redditi alti tendere ad investire il maggiore reddito nella rendita finanziaria o nel mercato immobiliare. Bene la rendita finanziaria come sai sottrae risorse a I senza creare maggiore reddito, mentre la rendita immobiliare non produce che un aumento dei prezzi di vendita e affitto degli immobili provocando a sua volta una riduzione dei redditi dei ceti medio bassi.
Nel nostro sistema è sempre stato meno auspicabile auementare il reddito dei ceti alti rispetto a quelli bassi negli ultimi 10-20 anni e questo perchè oltre ai problemi relativi ai target di investimento c'è anche un problema di mancanza di "istinto di impresa", mentre come ben sai in USA alcune misure del genere operate dalle amministrazioni Reagan, Bush, Bush Senior hanno avuto effetti migliorativi, ma mai tali da pareggiare le aspettative.
Non avevo letto questo intervento, allora il moltiplicatore agisce direttamente a livello dei redditi che questi siano generati da G poco importa sempre redditi sono, chiaramente solo per la parte di G che comporta la spesa per redditi, cioè i redditi della pubblica amministrazione, e le operazioni redistributive sempre a livello dei redditi.
Del resto un dipendente pubblico spende come un dipendente privato, il moltiplicatore del reddito agisce a livello dei consumi e su questo non credo ci siano dubbi giusto ?
[CUT]
Devo essere sincero (ma non polemico, te lo assicuro!): non mi hai convinto che il moltiplicatore agisce anche a livello di G. Nella stima del VA della PA non si parla infatti di consumo (presupposto necessario per introdurre il moltiplicatore) ma solo di stipendi versati dallo stato, senza riferimento a come vengono impiegati (consumi o altro).
Quanto alla seconda parte dell'intervento (che ho cuttato) mi sembra che il discorso che proponi non sia universalmente accettato. In particolare mi pare che le ipotesi di investimento semi-esclusivo da parte dei redditi alti in reddita-finanziaria e mercato immobiliare (gonfiato) non siano universalmente accettate (soprattutto dato il peculiare sistema produttivo italiano).
skywalker77
13-05-2005, 08:27
Devo essere sincero (ma non polemico, te lo assicuro!): non mi hai convinto che il moltiplicatore agisce anche a livello di G. Nella stima del VA della PA non si parla infatti di consumo (presupposto necessario per introdurre il moltiplicatore) ma solo di stipendi versati dallo stato, senza riferimento a come vengono impiegati (consumi o altro).
Quanto alla seconda parte dell'intervento (che ho cuttato) mi sembra che il discorso che proponi non sia universalmente accettato. In particolare mi pare che le ipotesi di investimento semi-esclusivo da parte dei redditi alti in reddita-finanziaria e mercato immobiliare (gonfiato) non siano universalmente accettate (soprattutto dato il peculiare sistema produttivo italiano).
Se mi dici quale parte del discorso non fila magari cerco di spiegarlo meglio, come la discussione è interessante, lo screzio di prima credo fosse un dovuto ad un equivoco.
Per la seconda parte come vedi lo presa anche io un pò con le molle, però se ben vedi la forte carenza di nvestimenti potrebbe essere ricondotta proprio alla tendenza all'investimento finanziario o immobiliare, comunque per risolvere il problema basterebbe tassare le rendite derivanti e forse aumentare la tassazione sul capitale finanziario, che oggi è al 2% ed è semplicemente ridicolo, in un paese che soffre di carenza di investimenti.
1. Il dato del PIL è ovviamente "epurato" dalle festività... non se ne tiene conto per il calcolo.
2. Se fossi la sinistra non sarei così contento di tornare al governo al prossimo anno (considerando le condizioni in cui ci arriveremo)...
twinpigs
13-05-2005, 08:54
ma anche se andiamo in vacanza altri non lavorano di più? (alberghi, caselli autostrade, benzinai, ristorazione, ecc.)
skywalker77
13-05-2005, 08:58
ma anche se andiamo in vacanza altri non lavorano di più? (alberghi, caselli autostrade, benzinai, ristorazione, ecc.)
Sinceramente questa storia delle vacanze secondo me è una boutade da vero cretino, mah delle volte penso che come Pdc Biscardi avrebbe fatto meglio.
Lucio Virzì
13-05-2005, 09:24
1. Il dato del PIL è ovviamente "epurato" dalle festività... non se ne tiene conto per il calcolo.
2. Se fossi la sinistra non sarei così contento di tornare al governo al prossimo anno (considerando le condizioni in cui ci arriveremo)...
Non è questione di gioire o meno, ma di avere un comportamento responsabile e tentare di salvare l'Italia dal tracollo totale... :muro:
LuVi
Io no so se ciò che "viene riferito" sia realtà o meno ma non posso fare a meno di pensare a come sia facile estrapolare frasi da un discorso facendo figurare l'autore come un perfetto imbecille, un tantino di cautela non guasterebbe di certo.
Precisato questo alcuni sostengono, a torto o a ragione non saprei, che il peggior anno dell'ulivo è stato meno peggio di questi, anche fosse sarebbe molto opportuno tener conto della situazione economica mondiale di quegli anni e che il fenomeno Cina non era ancora esploso con l'attuale virulenza.
Non viene riferito Proteus, l'ha detto, anche piuttosto stizzito. Finiamola con questa storia che la stampa (tutta in mano alla Sinistra) mistifica e fraintende le parole di Berlusconi, è una vita che le spara grosse, serve ancora molto altro per riuscire a prenderne semplicemente atto? Oppure continuiamo con la solfa che è stato frainteso perchè si estrapolano le sue parole dal contesto? Del complotto mondiale ai suoi danni? Del buco ereditato, dell'11 Settembre, dell'euro, della Cina, l'Europa, le massaie disattente, la gita di Pasqua etc. etc. etc., il primo esordio in tal senso credo risalga a due settimane dal suo insediamento. Qua comunque non si tratta nemmeno di fare confronti, che peraltro sarebbero impietosi, ma di cominciare a rendersi conto che quest'uomo ha venduto fumo, continua a venderlo, che la colpa non è mai sua, che il primo passo per la non risoluzione dei problemi è la loro mancata individuazione, che essere presi per ritardati e caricati di responsabilità da chi nonostante il suo ruolo tali responsabilità le rifiuta, che assistere ad una mancanza di decenza continua, è piuttosto irritante.
Il calo congiunturale del Pil è il peggiore dal quarto trimestre del 1998, che si era chiuso con una flessione dello 0,5%. L'Istat ha precisato inoltre che due variazioni congiunturali negative non si registravano dal 2003, allorchè il I e il II trimestre si chiusero rispettivamente con un -0,2%. "Vista la pesantezza dei due cali trimestrali consecutivi del Pil, non c'è dubbio che siamo in recessione", commenta Fedele De Novellis, responsabile per le analisi macroeconomiche del Ref (istituto che si occupa di analisi economiche).
Il dato tendenziale, che segna un decremento dello 0,2%, è il peggiore dal primo trimestre del 2002, quando era stato -0,1 per cento. Per trovare un altro risultato negativo bisogna tornare indietro fino al 1997, quando nel primo trimestre il pil era sceso dello 0,7% su base annua. Il risultato congiunturale del Pil è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto dell'agricoltura e dell'industria e di una sostanziale stazionarietà dei servizi. Il dato definitivo sul Pil del primo trimestre sarà diffuso dall'Istat il 10 giugno.
Su base mensile, il dato destagionalizzato della produzione industriale mostra una flessione dello 0,6% rispetto a febbraio 2005: gli economisti si attendevano un valore intorno allo zero. Così l'indice è tornato a quota 94,1. Per incontrare un valore inferiore bisogna tornare indietro al dicembre 1998, quando si viaggiava a quota 93,9.
Andate a vedere quei periodi che ho messo in grassetto su un grafico euro/dollaro e scoprirete che corrispondono tutti a momenti in cui il dollaro era molto debole:
http://www.x-rates.com/d/USD/EUR/hist1997.html
http://www.x-rates.com/d/USD/EUR/hist1998.html
E comunque il dollaro non era debole quanto nel 2004 e 2005, quando sono stati i massimi storici per l'euro:
http://www.x-rates.com/d/USD/EUR/hist2004.html
http://www.x-rates.com/d/USD/EUR/hist2005.html
Poi, altra considerazione, nel 1998 eravamo nel pieno boom della borsa e della new economy, ora siamo in pieno periodo di crisi post 11 settembre.
Aggiungo grafico storico MIB30:
http://it.finance.yahoo.com/q/bc?s=^MIB30&t=my
Nel 1997/1998 al governo c'era Prodi, ora c'è Berlusconi.
Ognuno ne tragga le conclusioni che ritiene più opportune.
saluti.
Lucio Virzì
13-05-2005, 09:57
Nel 1997/1998 al governo c'era Prodi, ora c'è Berlusconi.
Ognuno ne tragga le conclusioni che ritiene più opportune.
Ilvio porta sfiga :D
LuVi
LittleLux
13-05-2005, 11:14
Ilvio porta sfiga :D
LuVi
Mah, oppure che s'è magnato l'Italia?
Se mi dici quale parte del discorso non fila magari cerco di spiegarlo meglio, come la discussione è interessante, lo screzio di prima credo fosse un dovuto ad un equivoco.
Per la seconda parte come vedi lo presa anche io un pò con le molle, però se ben vedi la forte carenza di nvestimenti potrebbe essere ricondotta proprio alla tendenza all'investimento finanziario o immobiliare, comunque per risolvere il problema basterebbe tassare le rendite derivanti e forse aumentare la tassazione sul capitale finanziario, che oggi è al 2% ed è semplicemente ridicolo, in un paese che soffre di carenza di investimenti.
2% :mbe: da dove esce questa aliquota? :confused:
L'unica cosa che mi ricordi a quel livello era lo scudo fiscale..per il resto o si hanno imposte sostitutive al 12.5% o l'ammontare concorre a formare il reddito e viene quindi tassato con aliquote progressive (IRE)...
PS: Per la prima parte ci sto riflettendo..un attimo che arrivo ;)
skywalker77
13-05-2005, 11:20
2% :mbe: da dove esce questa aliquota? :confused:
L'unica cosa che mi ricordi a quel livello era lo scudo fiscale..per il resto o si hanno imposte sostitutive al 12.5% o l'ammontare concorre a formare il reddito e viene quindi tassato con aliquote progressive (IRE)...
PS: Per la prima parte ci sto riflettendo..un attimo che arrivo ;)
Si scusa hai perfettamente ragione il 2% era lo scudo fiscale, il 12% la tassazione della rendita finanziaria.
Per il resto a te la palla, fammi sapere che ne discutiamo.
Lucio Virzì
13-05-2005, 13:20
Montezemolo: "Dati pessimi
Ormai siamo in recessione"
ROMA - Parametri pessimi e recessione. Anche la Confindustria lancia il suo alarme dopo i dati forniti ieri dall'Istat sul Prodotto interno lordo in calo per due trimestri consecutivi.
"Abbiamo parametri negativissimi e tutti si sono accorti di una situazione grave". ha detto il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, nel suo intervento all'assemblea dell'Ancma. "Siamo di fronte a cifre che fanno vedere un paese in recessione. A forza di calare, infatti, ci si arriva "Alla fine i
Nodi arrivano al pettine. Le cifre sono molto vicine ad una vera recessione: a forza di calare ci si arriva". E le cifre tiene a sottolineare il presidente degli industriali "sono com me le analisi cliniche: non sono nè di destra nè di sinistra".
Per il leader di Confindustria: "i dati confermano purtroppo tutte le preoccupazione che Confindustria esprime da tempo. Per le imprese è necessario un contesto che consenta di essere più competitive sui mercati internazionali: più produttività, meno burocrazia, una drastica riduzione del cuneo fiscale e contributivo, più ricerca e innovazione".
(13 maggio 2005)
Inoltre la propensione la consumo c è maggiore nei redditi medio bassi per una ragione non tanto economica ma sociologica e ti spiego perchè, se tu hai un reddito alto , possiedi la tua bella RX8 o la tua bella BMW, hai due belle case di propietà con tanto di fantasmagoriche forniture di beni durevoli etc. che propensione al consumo hai ? Cosa ti cambia avere 200€ di reddito in più disponibile ? Se invece hai du
Ora c e anche funzione delle caratteristiche del mercato e generalmente la propensione al consumo di c tende nota dico tende a formalizzarsi in consumi di beni importati rispetto alla propensione al consumo c dei redditi più bassi, questo tende ovviamente a peggiorare il PIL e non a miogliorarlo, inoltre è uso particolare dei redditi alti tendere ad investire il maggiore reddito nella rendita finanziaria o nel mercato immobiliare. Bene la rendita finanziaria come sai sottrae risorse a I senza creare maggiore reddito, mentre la rendita immobiliare non produce che un aumento dei prezzi di vendita e affitto degli immobili provocando a sua volta una riduzione dei redditi dei ceti medio bassi.
Nel nostro sistema è sempre stato meno auspicabile auementare il reddito dei ceti alti rispetto a quelli bassi negli ultimi 10-20 anni e questo perchè oltre ai problemi relativi ai target di investimento c'è anche un problema di mancanza di "istinto di impresa", mentre come ben sai in USA alcune misure del genere operate dalle amministrazioni Reagan, Bush, Bush Senior hanno avuto effetti migliorativi, ma mai tali da pareggiare le aspettative.
Mi son rigurdato bene il senso del moltiplicatore, praticamente misura l'effetto "a catena" di un investimento pubblico inziale rispetto all'incremento dei consumi e quindi del PIL. Direi che c'entra solo in parte con la crescita di G dovuta ai salari della PA, riguardanto più che altro la componente di G dovuta ai (ridotti) investimenti pubblici. Cmq è solo un tecnicismo alla fine. La parte importante è la seconda. La questione di quale sia il sistema di prelievo migliore.
La questione della riduzione delle imposte sui redditi più elevati adesso.
Data la struttura economica italiana (PMI e popolo delle partite IVA) si può legittimamente presupporre che una buona fetta dei redditi più elevati siano o di imprenditori/piccoli imprenditori o di lavoratori autonomi.
Per i primi la probabilità che la maggior disponibilità venga investita o nell'impresa esistente o in nuove attività imprenditoriali non mi pare così remota. Allo stesso modo l'artigiano (ricordiamoci che vige sostanzialmente confusione tra i beni privati e strumentali all'attività) potrà devolvere il risparmio fiscale o in consumi privati o in espansione/aggiornamento dell'attività. Se poi dovesse investire parte dei proventi in Borsa non mi pare che la cosa sia poi così negativa: la ricchezza rientra nel sistema economico e ne beficiano le imprese più meritorie.
Inoltre c'è un aspetto da non sottovalutare IMHO: proprio per via della struttura del sistema economico (e di odiosi retaggi culturali) la propensione all'evasione è molto elevata. Se tu tassi al 50% un reddito, finisci col proporre un investimento rischioso (=evadere) che rende il 50%. Riducendo l'aliquota (e contemporaneamente aumenti i controlli) la propensione all'evasione non può che ridursi (rischio di più e ci guadagno di meno) e così, pur riducendo l'aliquota la riduzione del gettito è meno che proporzionale.
Come ha detto in più di un'occasione Tremonti: pagare tutti per pagare meno.
Aggiungi a questo i benefici in termini di riduzione dell'effetto distorsivo delle imposte conseguenti ad un impianto ispirato al flat tax rate e mi sembra che la scelta abbia delle reali motivazione economiche.
Infine in più di un intervento sul forum, hai proposto il tuo odio per la rendita finanziaria auspicando un bel prelievo pesante su questa per incentivare investimenti diretti in attività produttive.
Una riflessione: abbiamo una Borsa minuscola, le buone vecchie PMI stanno dimostrando tutto il loro nanismo e per uscirne, IMHO, è necessario incentivare (o almeno non disincentivare) i proventi da dividendi, plusvalenze,... e un periodo di riorganizzazione finanziaria non sarebbe una cattiva idea. Se tu chiudi anche questa via..come può crescere l'ambiente finanziario (polmone necessario per la crescita dell'economia reale)?
PS scappo a vedere 8eMezza..parlano della crisi economica ;)
dantes76
14-05-2005, 15:12
Tratto da LaVoce.info (http://www.lavoce.info/news/view.php?id=10&cms_pk=1541&from=index)
13-05-2005
Un'assunzione di responsabilità
Riccardo Faini
Vi è un aspetto positivo nel pessimo dato di Pil diffuso ieri dall’Istat: il definitivo tramonto dell’epoca degli ottimismi di facciata e dei tentativi, affannosi, di trovare una giustificazione alla crescente divaricazione fra realtà e annunci.
Non preoccupa solo il Pil
L’arretramento sostanziale e prolungato dell’economia italiana ha luogo in un contesto in cui l’economia mondiale cresce a ritmi che non hanno precedenti negli ultimi ventisette anni, in cui anche l’economia europea dà segni di ripresa (come dimostrano sia il dato congiunturale di crescita, sia quello tendenziale), in cui persino la Germania, il malato cronico dell’Europa, è cresciuta a tassi nordamericani.
Non è più possibile attribuire la performance dell’economia italiana alla cattiva congiuntura mondiale o agli stenti dell’Europa. Il dato di crescita non giunge del tutto inatteso.
Diversi indicatori – l’andamento della produzione industriale, il calo delle vendite al dettaglio, la dinamica del fatturato - avevano messo in luce la possibilità di un forte rallentamento dei livelli di attività economica nel corso del primo trimestre.
Soprattutto il dato del Pil, pur nella sua negatività, non esaurisce le preoccupazioni. È assai probabile infatti che l’arretramento significativo dei livelli di attività economica finisca per ripercuotersi anche sugli equilibri del mercato del lavoro.
La crescita dell’occupazione e il calo della disoccupazione hanno costituito le uniche note luminose in un quadro macroeconomico altrimenti sempre più cupo. Nel passato sono stati fattori decisivi nel mantenere il volume dei redditi familiari, compensando la stagnazione del potere d’acquisto dei salari, e in ultima istanza sostenendo la domanda di consumi.
Vi sono però diversi segnali, tutti assai preoccupanti, che la domanda di consumi si vada indebolendo.
Il calo del fatturato e della produzione industriale è assai più pronunciato nel settore dei beni di consumo. Le vendite al dettaglio hanno registrato una crescita negativa (in valore!) nei primi due mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Un’inversione delle tendenze finora favorevoli dell’occupazione si ripercuoterebbe inevitabilmente sulla dinamica dei consumi privati, perpetuando il momento recessivo.
Allo stesso tempo, è vitale per la competitività delle nostre imprese recuperare produttività. Un semplice stimolo dei consumi, spesso invocato, si tradurrebbe altrimenti soprattutto in un aumento delle importazioni con scarsi benefici per la nostra economia.
L’aumento di produttività è una condizione essenziale perché le nostre imprese recuperino competitività. In una situazione però in cui la crescita della produzione rimarrà nel migliore dei casi assai modesta, i recuperi di produttività passano inevitabilmente attraverso un ridimensionamento dell’occupazione.
Verso un’ulteriore involuzione?
Il dato sul Pil e la possibilità che esso preluda a un’ulteriore involuzione della nostra economia pone tutti, senza eccezione, di fronte alle proprie responsabilità.
Per l’esecutivo è venuto il momento di tracciare un quadro di politica economica che superi le troppe oscillazioni del passato e dia certezze a imprese e famiglie.
Appare sempre più irreale in questo contesto il dibattito su quali sgravi fiscali attuare in una situazione in cui il controllo ancora inadeguato della spesa pubblica, l’esaurirsi delle misure temporanee e le falle preoccupanti del nostro sistema tributario rischiano di riproporre all’attenzione dei mercati il problema della finanza pubblica italiana.
Per i sindacati, è doveroso riconoscere che la moderazione salariale, che tanto ha contribuito alla crescita dell’occupazione, non può essere confinata al settore privato. La spesa per i dipendenti pubblici è cresciuta a ritmi estremamente rapidi negli ultimi anni e il suo contenimento deve costituire una priorità della politica fiscale.
Per il sistema produttivo è essenziale rendersi conto che la propria sopravvivenza è sempre più affidata alla capacità di innovare e investire e non alla ricerca di rendite di posizione (soprattutto nei servizi) che pesano in maniera intollerabile sull’economia e che il declino del nostro sistema economico tenderà prima o poi a prosciugare. Condizioni essenziali per evitare che il declino si muti in deriva.
skywalker77
15-05-2005, 12:30
Mi son rigurdato bene il senso del moltiplicatore, praticamente misura l'effetto "a catena" di un investimento pubblico inziale rispetto all'incremento dei consumi e quindi del PIL. Direi che c'entra solo in parte con la crescita di G dovuta ai salari della PA, riguardanto più che altro la componente di G dovuta ai (ridotti) investimenti pubblici. Cmq è solo un tecnicismo alla fine. La parte importante è la seconda. La questione di quale sia il sistema di prelievo migliore.
La questione della riduzione delle imposte sui redditi più elevati adesso.
Data la struttura economica italiana (PMI e popolo delle partite IVA) si può legittimamente presupporre che una buona fetta dei redditi più elevati siano o di imprenditori/piccoli imprenditori o di lavoratori autonomi.
Per i primi la probabilità che la maggior disponibilità venga investita o nell'impresa esistente o in nuove attività imprenditoriali non mi pare così remota. Allo stesso modo l'artigiano (ricordiamoci che vige sostanzialmente confusione tra i beni privati e strumentali all'attività) potrà devolvere il risparmio fiscale o in consumi privati o in espansione/aggiornamento dell'attività. Se poi dovesse investire parte dei proventi in Borsa non mi pare che la cosa sia poi così negativa: la ricchezza rientra nel sistema economico e ne beficiano le imprese più meritorie.
Inoltre c'è un aspetto da non sottovalutare IMHO: proprio per via della struttura del sistema economico (e di odiosi retaggi culturali) la propensione all'evasione è molto elevata. Se tu tassi al 50% un reddito, finisci col proporre un investimento rischioso (=evadere) che rende il 50%. Riducendo l'aliquota (e contemporaneamente aumenti i controlli) la propensione all'evasione non può che ridursi (rischio di più e ci guadagno di meno) e così, pur riducendo l'aliquota la riduzione del gettito è meno che proporzionale.
Come ha detto in più di un'occasione Tremonti: pagare tutti per pagare meno.
Aggiungi a questo i benefici in termini di riduzione dell'effetto distorsivo delle imposte conseguenti ad un impianto ispirato al flat tax rate e mi sembra che la scelta abbia delle reali motivazione economiche.
Infine in più di un intervento sul forum, hai proposto il tuo odio per la rendita finanziaria auspicando un bel prelievo pesante su questa per incentivare investimenti diretti in attività produttive.
Una riflessione: abbiamo una Borsa minuscola, le buone vecchie PMI stanno dimostrando tutto il loro nanismo e per uscirne, IMHO, è necessario incentivare (o almeno non disincentivare) i proventi da dividendi, plusvalenze,... e un periodo di riorganizzazione finanziaria non sarebbe una cattiva idea. Se tu chiudi anche questa via..come può crescere l'ambiente finanziario (polmone necessario per la crescita dell'economia reale)?
PS scappo a vedere 8eMezza..parlano della crisi economica ;)
Allora sul moltiplicatore per qul che vale la mia ipotesi era quella giusta quindi.
Adesso siamo d0accordo almeno su di un elemento, cioè se si voleva incrementare il PIL bisognava rettificare i criteri di imposta verso il basso e non vero l'alto, del resto l'operazione di rettifica fiscale operata dal b ha ottenuto esattamente il contrario di quello da te auspicati il PIL è semplicemente crollato sotto l'1 per cento, come volevasi dimostrare.
Inoltre anche se sulla curva di Leffer ci si è spostati verso sinistra il gettito non è aumentato per niente, qualche giorno fa il record storico del debito pubblico come sai è stato battuto per sue volte di seguito, come saprai un'operazione del genere fu tentata negli anni ottanta dall'amministrazione Reagan, fallendo penosamente poichè è sempre complicato trovare sulla curva di Leffer il punto di ottimo livello contributivo.
Per quanto riguarda la rendita finanaziaria, vedi io non sono contro le operazioni finanziarie assolutamente, in paesi in cui il settore produttivo e ben sviluppato ed efficiente le plusvalenze aiutano ad ottenere rendimenti di scala screscenti più in fretta e quindi sono da benedire.
Il problema italiano è che non abbiamo una classa imprenditoriale seria e degna di questo nome, inoltre le pmi non producono in sistemi economici integrati tali da ottenere rendimenti di scala crescenti.
Quindi se noi incentiviamo in Italia la rendita finanziaria disincentiveremo l'investimento produttivo tutto qua, allora misure di accorpamento delle pmi, il favorire la nascita di più distretti industriali sono i provvedimenti giusti, se invece punteremeo sulla rendita finanziaria, ci esporremo a ingenti perdite che tra l'altro si sono già verificate, al nascere di bolle speculative e problemi connessi, e ad avere un sistema produttivo poco competitivo.
Allora sul moltiplicatore per qul che vale la mia ipotesi era quella giusta quindi.
Non mi sembra di aver detto questo..il moltiplicatore parte dagli investimenti pubblici, non dalla spesa corrente della PA...entrambi rientrano in G, ma sono due componenti diverse...
Adesso siamo d0accordo almeno su di un elemento, cioè se si voleva incrementare il PIL bisognava rettificare i criteri di imposta verso il basso e non vero l'alto, del resto l'operazione di rettifica fiscale operata dal b ha ottenuto esattamente il contrario di quello da te auspicati il PIL è semplicemente crollato sotto l'1 per cento, come volevasi dimostrare.
Quindi il fatto che l'economia non tira è colpa della riforma fiscale? non esageriamo..e poi, sinceramente non capisco cosa significa: se si voleva incrementare il PIL bisognava rettificare i criteri di imposta verso il basso e non vero l'alto..per cui non sono sicuro di concordare ;)
I motivi della crisi sono sia strutturali che congiunturali. Il motivo per cui non ne usciamo velocemente come ha fatto la D è riconducibile, IMHO, a una sostanziale passività della classe politica. Una volta entrati nell'euro non ci si è preoccupati (dato che l'economia andava) di attuare quelle riforme e liberalizzazioni necessaria per consentire la competitività nel nuovo contesto (basta alta inflazione, basta debito e basta svalutazione competitive). E' il sistema che non funziona (dalla giustizia alla legge fallimentare agli ammortizzatori sociali).
Lo vuoi sapere il cancro più grosso per me? Le rendite..ma non quelle finanziarie, quelle di posizione! Ci sono troppi particolarismi che bloccano il sistema (es: la divisione Consob, isvap, Banca d'Italia è ormai inutile e superata dai mercati..non si aggregano perchè le due da eliminare non vogliono perdere il loro orticello; vogliamo parlare della vergogna delle professioni? notai, commercialisti, avvocati e compagnia bella sono peggio di una loggia massonica ormai...).
Questi sono i problemi su cui il Governo ha fatto, come è stato detto chiaramente da Brunetta (eurodeputato di FI), un thatcherismo di serie B.
Inoltre anche se sulla curva di Leffer ci si è spostati verso sinistra il gettito non è aumentato per niente, qualche giorno fa il record storico del debito pubblico come sai è stato battuto per sue volte di seguito, come saprai un'operazione del genere fu tentata negli anni ottanta dall'amministrazione Reagan, fallendo penosamente poichè è sempre complicato trovare sulla curva di Leffer il punto di ottimo livello contributivo.
Non concordo con la tua analisi sulle politiche di Reagan..sono più vicino a questa analisi:
The Laffer Curve only promises that, if the tax rates are too high and they get lowered, revenues will increase. Income taxes were lowered (and "flattened") during the Reagan administration. Income tax revenues increased. In fact, they increased a great deal. Unfortunately, neither the Republican Reagan administration nor the Democrat-controlled Congress were interested in lowering the rate of growth in federal spending. While the income tax revenues increased substantially, federal spending increased even more. The result was that the federal government ran up a staggering national debt. But please, let's not blame it on the Laffer Curve!
Per quanto riguarda la rendita finanaziaria, vedi io non sono contro le operazioni finanziarie assolutamente, in paesi in cui il settore produttivo e ben sviluppato ed efficiente le plusvalenze aiutano ad ottenere rendimenti di scala screscenti più in fretta e quindi sono da benedire.
Il problema italiano è che non abbiamo una classa imprenditoriale seria e degna di questo nome, inoltre le pmi non producono in sistemi economici integrati tali da ottenere rendimenti di scala crescenti.
Quindi se noi incentiviamo in Italia la rendita finanziaria disincentiveremo l'investimento produttivo tutto qua, allora misure di accorpamento delle pmi, il favorire la nascita di più distretti industriali sono i provvedimenti giusti, se invece punteremeo sulla rendita finanziaria, ci esporremo a ingenti perdite che tra l'altro si sono già verificate, al nascere di bolle speculative e problemi connessi, e ad avere un sistema produttivo poco competitivo.
Non concordiamo su un punto: le pmi non producono in sistemi economici integrati tali da ottenere rendimenti di scala crescenti.. Se togli i presupposti di agevolazioni fiscali perchè si realizzino è ovvio che i sistemi economici non si integreranno.
dantes76
15-05-2005, 14:35
Colloquio con il presidente di Confindustria:
sono mesi che proponiamo inutilmente una terapia d'urto
"Il premier ci chiede aiuto? Non ci ha mai ascoltato"
Montezemolo: situazione drammatica, era meglio il voto
di MASSIMO GIANNINI
.....
Luca di Montezemolo è pessimista: "Adesso il premier ci viene a parlare di dati preoccupanti? Adesso ci viene a chiedere un aiuto? Sono mesi che gli spieghiamo che la situazione è drammatica.
Ma non ci ha voluto ascoltare. Quando un mese fa avevo detto che era meglio tornare a votare, dopo le dimissioni del governo, fui criticato: oggi temo di dover constatare che avevo ragione io...".
....
"L'Italia non può continuare così. Il governo non può continuare a far finta che i problemi del nostro Paese siano gli stessi dei nostri partners europei. È vero solo in minima parte...".
"Siamo un caso unico in Europa. Ed è inutile che si ripetano le solite grida d'allarme sulla minaccia cinese o su quella indiana. Guardiamo piuttosto alla Gran Bretagna, e allora scopriamo che nella busta paga di un operaio inglese il 'cuneo previdenziale' è almeno dieci volte inferiore a quello di un operaio italiano. Guardiamo alla Francia e alla Germania, e allora scopriamo che solo in quest'ultimo anno il costo del lavoro per unità di prodotto in Italia è raddoppiato rispetto a quello francese e tedesco, e che mentre la nostra produttività è ulteriormente calata, la loro è rimasta stabile o è cresciuta, grazie al mantenimento delle quote di esportazione e alla presenza della grande industria".
tratto da http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/economia/caloindu2/monteconfi/monteconfi.html
skywalker77
15-05-2005, 14:40
Non mi sembra di aver detto questo..il moltiplicatore parte dagli investimenti pubblici, non dalla spesa corrente della PA...entrambi rientrano in G, ma sono due componenti diverse...
Quindi il fatto che l'economia non tira è colpa della riforma fiscale? non esageriamo..e poi, sinceramente non capisco cosa significa: se si voleva incrementare il PIL bisognava rettificare i criteri di imposta verso il basso e non vero l'alto..per cui non sono sicuro di concordare ;)
I motivi della crisi sono sia strutturali che congiunturali. Il motivo per cui non ne usciamo velocemente come ha fatto la D è riconducibile, IMHO, a una sostanziale passività della classe politica. Una volta entrati nell'euro non ci si è preoccupati (dato che l'economia andava) di attuare quelle riforme e liberalizzazioni necessaria per consentire la competitività nel nuovo contesto (basta alta inflazione, basta debito e basta svalutazione competitive). E' il sistema che non funziona (dalla giustizia alla legge fallimentare agli ammortizzatori sociali).
Lo vuoi sapere il cancro più grosso per me? Le rendite..ma non quelle finanziarie, quelle di posizione! Ci sono troppi particolarismi che bloccano il sistema (es: la divisione Consob, isvap, Banca d'Italia è ormai inutile e superata dai mercati..non si aggregano perchè le due da eliminare non vogliono perdere il loro orticello; vogliamo parlare della vergogna delle professioni? notai, commercialisti, avvocati e compagnia bella sono peggio di una loggia massonica ormai...).
Questi sono i problemi su cui il Governo ha fatto, come è stato detto chiaramente da Brunetta (eurodeputato di FI), un thatcherismo di serie B.
Non concordo con la tua analisi sulle politiche di Reagan..sono più vicino a questa analisi:
Non concordiamo su un punto: le pmi non producono in sistemi economici integrati tali da ottenere rendimenti di scala crescenti.. Se togli i presupposti di agevolazioni fiscali perchè si realizzino è ovvio che i sistemi economici non si integreranno.
Beh comunque da quando vedo possiamo non concordare su alcuni particolari ma l'analisi mi sembra funzionare da ambo le parti.
Però giusto per onore di cronoca volevo fare degli appunti riguardo a certe tue affermazioni, io non ho detto assolutmaente che i problemi economici sono dovuti interamente al'operato del governo, ho semplicemente detto che la riforma fiscale è stata un fallimento nell'incrementare il PIL perchè rivolta vero l'alto e non il basso su questo credo adesso n on ci siano più dubbi o no ?
Poi sui problemi strutturali siamo completamente d'accordo. adesso non ricordo in quale thread,ma più volte ho auspicato un sistema più snello se vuoi sapere in che cosa credo si possa concretizzare tutto cioò te lo dico e cioè un sistema giudiziario in cui con le leggittime garanzie di difesa non si debba aspettare tre gradi di giudizio, un sistema economico completamente liberalizzato soprattutto nei mercati stragtegici come energia, sistema bancario, sistema assicurativo, mercato radiotelevisivo e pubblicitario.
Una maggiore collaborazione, magari con l'istituzione di centri di ricerca cofinanziati, tra gli atenei e le imprese soprattutto nei settori strategici dell'innovazione. Questo punto è molto importante per la competitività poichè non godendo l'Italia di vantaggi comparati, e avendo pochi distretti industriali l'unica possibilità di sfondare sulle esportazioni è quella di attivare dinamiche sul ciclo del prodotto.
Inoltre una riforma profonda degli ordini professionali è indispensabile.
Poi abbiamo bisogno di interventi nel sud Italia che attivino politiche di sviluppo, non dimentichiamo che l'Italia corre zoppa sui mercati internazionali.
Ma per migliorare lo sviluppo dobbiamo prima ristabilire un sistema di legalità efficiente che oggi purtroppo non c'è.
In definitiva noto che partendo da una analisi economica seria non si può non convergere su certi punti e che in questi campi le idee politiche contano davvero poco, come abbiamo dimostrato.
Ora senza per questo prevaricare questi concetti bidogna dire che in 5 anni di cose del genere non ne ho viste da questo governo, anzi la direzione della politica economica è stata del tutto inversa, inoltre si è sbagliata doppiamente la politica fiscale, perchè il PIL non è cresciuto e quindi non ci sono stati benefici perchè tagliando verso l'alto non c'è stato l'effetto reddito nè un incremento degli investimenti e infine perchè il taglio è stato fatto in deficit.
P.S. studi economia Zebiwe?
Beh comunque da quando vedo possiamo non concordare su alcuni particolari ma l'analisi mi sembra funzionare da ambo le parti.
:mano: ;)
Ora senza per questo prevaricare questi concetti bidogna dire che in 5 anni di cose del genere non ne ho viste da questo governo, anzi la direzione della politica economica è stata del tutto inversa, inoltre si è sbagliata doppiamente la politica fiscale, perchè il PIL non è cresciuto e quindi non ci sono stati benefici perchè tagliando verso l'alto non c'è stato l'effetto reddito nè un incremento degli investimenti e infine perchè il taglio è stato fatto in deficit.
Sugli errori concordo..ma ripeto: nel regno dei ciechi l'orbo è re..e Prodi, se mai dovesse andare al governo con la sua attuale coalizione, porterà con se una muta di cani-guida.. :(
P.S. studi economia Zebiwe?
Sono Dott. in Economia e Amministrazione delle imprese (triennale)..e sto finendo il primo anno di laurea specialistica.
A te non c'è bisogno di chiederlo.. ;)
skywalker77
15-05-2005, 17:05
:mano: ;)
Sugli errori concordo..ma ripeto: nel regno dei ciechi l'orbo è re..e Prodi, se mai dovesse andare al governo con la sua attuale coalizione, porterà con se una muta di cani-guida.. :(
Sono Dott. in Economia e Amministrazione delle imprese (triennale)..e sto finendo il primo anno di laurea specialistica.
A te non c'è bisogno di chiederlo.. ;)
é invece a me si ! Perchè non sono iscritto ad economia, ma mi laurerò il prossimo luglio in scienze politiche, però sono specializzato in economia internazionale e monetaria, oltre che ad avere una tesi in enviromental policy.
Comunque tornando al discorso quello che dici su Prodi è probabile, ma da verificare, comunque dal punto di vista economico ti assicuro che criticherò qualsiasi cosa che non mi va, sta di fatto che un governo davvero liberale in questo paese non farebbe che bene, ma purtroppo la destra italiana non è questo e sulla sinistra ho anche io molte riserve soprattutto se andrà al governo con i soliti intenti buonisti.
Forse ancora una volta il prblema è politico, pichè la classe politica italiana tutta non credo sia all'altezza del lavoro che c'è da fare, quindi alla fine della biennale ti consiglio di emigrare io farò lo stesso.
:sbavvv: ..complimenti!
C'è di fatto che però la specializzazione ti salva parecchio..mentre io sono un aziendalista più che un economista puro.. ;)
Cmq un appunto: se ti lamenti che la classe dirigente è di scarsa qualità e tu (come molti miei altri conoscenti del resto), che tutti mi pari fuorchè l'ultimo venuto, hai come scopo svolazzare al di fuori dei patrii confini..non è che la situazione possa migliorare.. :doh:
Lucio Virzì
15-05-2005, 18:43
Per "sostituirli" io intendo mandarli a casa ed a lavorare senza più poter ritornare, come veri e propri zombie, in politica
Vedo che il significato del termine "zombie" non ti è molto chiaro... :asd:
NeSs1dorma
15-05-2005, 20:49
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
Riguardo agli industriali, vorrei sapere di che cosa si lamentano, visto che sono anni che giocano all'alta finanza, invece di occuparsi di investire e far progredire le loro aziende.
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
Intendi dire lo stesso che ci ha tanto "abilmente" traghettati fin qui?
Lucio Virzì
15-05-2005, 20:54
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
Che è la Corrida? :rotfl:
http://www.televisione.it/fnts/televisione/immagini/278x182/corrida01.jpg
LuVi
Sinclair63
15-05-2005, 21:23
Che è la Corrida? :rotfl:
http://www.televisione.it/fnts/televisione/immagini/278x182/corrida01.jpg
LuVi
:rotfl: :doh:
dantes76
15-05-2005, 21:34
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
Riguardo agli industriali, vorrei sapere di che cosa si lamentano, visto che sono anni che giocano all'alta finanza, invece di occuparsi di investire e far progredire le loro aziende.
Veramente ha navigato dentro....
majin mixxi
15-05-2005, 21:37
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
in fondo al mare è pieno di gente che ha detto la stessa frase :D
majin mixxi
15-05-2005, 21:38
comunque è solo stagnazione,cribbio :D
dantes76
15-05-2005, 21:39
comunque è solo stagnazione,cribbio :D
tutto va bene :O so gli altri che gufano :O
skywalker77
16-05-2005, 08:51
comunque è solo stagnazione,cribbio :D
Come se uscire dalla stagnazione in uqeste condizioni fosse più semplice! :rolleyes:
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
tratto da Titanic.
Capitolo 12: Le ultime parole del mozzo. :asd:
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
Quale notizia delle ultime settimane ti è sfuggita?
1. siamo in recessione
2. abbiamo fra le peggiori performance in Europa
3. l'Ecofin prima e la Corte dei Conti poi hanno criticato l'ampio sforamento dei conti pubblici e il ricorso eccessivo a condoni "salva-ladri" e "pro-furbi"
Riguardo agli industriali, vorrei sapere di che cosa si lamentano, visto che sono anni che giocano all'alta finanza, invece di occuparsi di investire e far progredire le loro aziende.
Qui invece non riesco a darti contro neppure arrampicandomi sugli specchi.
:(
Ciao
Federico
Tassare le rendite finanziarie
prove di dialogo tra i Poli
Confindustria: è ricchezza sottratta agli investimenti produttivi
Alemanno da sempre convinto che il sistema attuale debba essere rivisto
di BARBARA ARDÙ
ROMA - La tentazione c'è. Ritoccare la tassazione sulle rendite finanziarie per fare cassa o per dirottare soldi su investimenti produttivi. L'Agenzia delle entrate ha anche studiato gli eventuali interventi. Ha consegnato le tabelle al Tesoro, che le ha chiuse in un cassetto. A doppia mandata. Perché la tentazione tale deve rimanere, almeno per il momento. "Non mi sembra una strada percorribile - spiega Giuseppe Vegas, sottosegretario al ministero del Tesoro - sarebbe un provvedimento controproducente. C'è il rischio concreto che i capitali esteri prendano altre strade, che è esattamente il contrario di quanto serve oggi".
Una fuga che il governo intende evitare per non togliere capitali e investimenti all'economia italiana. Non lo fece alla fine di luglio, quando, dopo il varo del Dpef e in vista della Finanziaria 2005, alcuni settori di An spinsero su questa strada. "Noi presentammo la proposta come opposizione tra gli emendamenti alla Finanziaria - ricorda Giorgio Benvenuto - ma a parte qualche settore di An non trovò accoglienza".
Tra i sostenitori, Gianni Alemanno, ministro delle Politiche agricole, da sempre convinto che la tassazione della rendita finanziaria in Italia sia troppo bassa. Ma a sbarrare la strada non è solo Forza Italia. Anche la Lega è contraria. "L'obiettivo di questo governo è quello di ridurre le tasse - ha detto il ministro del Welfare Roberto Maroni - quindi rivedere la tassazione delle rendite finanziarie non è nei programmi, tanto più che esiste il pericolo di una fuga di capitali all'estero".
E' tramontata anche l'ipotesi di rendere omogenea l'imposizione su tutti i redditi di natura finanziaria. Il progetto era contenuto nella legge delega dell'ex ministro del Tesoro Giulio Tremonti. I termini per esercitare la delega sono scaduti il 3 maggio scorso. E non se n'è fatto nulla. Se non parlarne. Di volta in volta è spuntata fuori l'ipotesi di un'aliquota unica al 12,5 o al 19% (oggi si va dal 27% sui conti correnti bancari o postali al 12,5 dei titoli di Stato), senza giungere mai a nulla di concreto.
"Certo - ammette Giuseppe Vegas - sarebbe razionale avere un'aliquota unica su tutte le rendite finanziarie, ma per ora rimane solo un dibattito accademico". Che attira però sempre più consensi. Chiedono più tasse sulle rendite finanziarie le Acli. Per l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato bisogna "stimolare gli investitori italiani a spostare le loro risorse dalle rendite finanziarie all'industria".
Tema caro al presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che ultimamente ha ammesso "che c'è in giro una cospicua massa di ricchezza tutta finanziaria e speculativa". Ricchezza sottratta agli investimenti produttivi "e che andrebbe rimessa in circolo". L'aliquota unica si è intanto concretizzata in uno studio messo a punto dal centrosinistra. Obiettivo, arrivare al 20%, un punto in più di quanto previsto a suo tempo da Vincenzo Visco. Ma il Tesoro frena. Toccare le rendite finanziarie, al momento, sembra più che altro una manovra da ultima spiaggia.
(16 maggio 2005)
IpseDixit
16-05-2005, 10:51
Aggiungerei questo http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/05_Maggio/16/alemanno.shtml
Spremuto quello che c'era da spremere agli uni, ora tocca agli altri? Magra consolazione...
comunque è solo stagnazione,cribbio :D
E poi c'è la Pasqua che influenza i calcoli... :mc:
E per il rilancio: una bella detassata all'IRAP. Così tutti i soldi che ogni azienda risparmierebbe adrebbero sicuramente e sottolineo sicuramente agli operai. Che sono, giova dirlo, assolutamente tutti italiani. :muro:
(Scusate ma non trovo la faccina del pinocchio).
Anzi...
Webmasteeeeeeer!!! Non ci potrebbe gentilmente fornire la faccina del pinocchio, con il naso che si allunga sempre di più? (la testa con i capelli, grazie, altrimenti il riferimento è troppo scontato).
Sono l'unico che ha la sensazione che le cose stiano adirittura peggio di quanto ci venga detto, che già da tempo si stia finanziando la spesa contraendo debiti, che una misura più veritiera di come stiano effettivamente le cose si avrà solo dopo che l'attuale governo non sarà più in carica?
Sono l'unico che ha la sensazione che le cose stiano adirittura peggio di quanto ci venga detto, che già da tempo si stia finanziando la spesa contraendo debiti, che una misura più veritiera di come stiano effettivamente le cose si avrà solo dopo che l'attuale governo non sarà più in carica?
Quindi aspetta tranquillamente fino al 2011.. ;)
Quindi aspetta tranquillamente fino al 2011.. ;)
Infatti, se fossi sicuro che questa possibilità non ci sia avrei scritto quella frase diversamente.
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.
Ecco quello che si dice un vero discostamento dalla realtà
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2005/05_Maggio/18/padoa_schioppa.shtml
L’euro non frena la nostra economia
Le sirene bugiarde
di Tommaso Padoa-Schioppa
La Germania accelera (+1,0), l'Italia indietreggia (-0,5).
Per qualche anno le due economie erano state accomunate dallo stesso male tanto da sembrare gemelle. In entrambe bassa crescita e una popolazione invecchiante e calante; in entrambe una vasta regione in ritardo (l' Est, il Sud) che invece di spingere l'economia, la rallentava e appesantiva i conti pubblici; entrambe nell'euro. Il mezzo gaudio del male comune, invece, non finisce oggi: la differenza era visibile anche prima che uscissero le cifre del quarto trimestre 2004. La stagnazione risultava da opposte tendenze: in Germania forti esportazioni e bassi consumi interni, in Italia l'inverso. In Germania un formidabile aumento di competitività, in Italia un calo quasi drammatico; in Germania investimenti e innovazione, in Italia no. In realtà, i due Paesi hanno operato in modo davvero diverso, negli anni recenti, per uscire dalla stagnazione.
Chi ha operato? In parte, certo, i governi, cui spettano la sintesi e la guida. Ma c'inganneremmo se ci fermassimo qui. Non si tratta solo di governo, ma di classe dirigente, dunque insegnanti, giornalisti, magistrati, imprenditori, sindacalisti, insomma chiunque - con l'esempio e col potere - eserciti un'influenza sul pensiero e il comportamento di altri. Non si tratta solo di recessione, una fase del ciclo che si misura in trimestri, ma di ristagno e arretramento, che si misurano in lustri. Non si tratta solo di economia, che è produzione della ricchezza materiale, ma di società. Conosciamo leve e manovelle per guidare la macchina dell'economia tra i rallentamenti e le accelerazioni congiunturali. Ma la crescita, a differenza del ciclo, è una biologia più che una meccanica: è un dinamismo della società, non solo dell'apparato produttivo; è espressione di maggiore o minore vitalità, di fiducia in se stessi e nel futuro, di spirito creativo. Scienza e politica economica suggeriscono che cosa aiuta la crescita o l'impedisce; ma faticano a provocarla o antivederla. Tuttavia, poiché la politica ama promettere molto e la società da essa tutto pretende, il rischio di errori di politica economica è elevato.
L'errore ha la melodia invitante di una canzone. E due strofe della canzone, che le sirene cantano spesso in duetto, mi sembrano particolarmente pericolose. Prima sirena: si stava meglio quando si stava peggio. Avevamo l'inflazione e il disavanzo a due cifre, ma almeno crescevamo, così qualcuno mormora. Ma ci siamo già scordati di quanto male si stesse allora? Vogliamo riflettere alla condizione in cui oggi sarebbe l'Italia se non avesse compiuto la rincorsa della stabilità negli anni '90 e stesse fuori dell'euro, prossima a essere preceduta da ben sei Paesi che, entrati nell' Unione un anno fa, presto saranno anche nell'euro? Pensiamo davvero di poter rincorrere l'Asia con svalutazioni continue che facciano regredire il valore del nostro lavoro a quello di un operaio cinese? Sono state proprio le droghe del cambio e del disavanzo a fiaccarci.
Seconda sirena: la leva per uscire dallo stallo è a Bruxelles. Non è vero, la leva è in Italia; non soltanto a Roma, capitale della politica, ma in ogni regione e provincia. Nulla di ciò che Bruxelles (col nostro concorso) permette o vieta è di impedimento alla crescita. La riprova è che con quegli stessi permessi e divieti altre economie prosperano. Scuola, giustizia, ricerca, infrastrutture, concorrenza, legalità, meritocrazia, burocrazia pubblica dipendono interamente da noi. La Cina è la stessa per Germania, Italia, Finlandia. Le sirene cercano di irretire non solo la politica, ma anche la classe dirigente. È dunque importante che ognuno di noi abbia punti fermi nel ragionare sul difficile, eppur superabilissimo, momento.
18 maggio 2005
...
Inoltre è da apprezzare l'atteggiamento di responsabilità dei sindacati: in un momento di difficoltà diamo le poche risorse che ci sono ai dipendenti della PA, così di sicuro il PIL cresce (come ho già spiegato in un altro intervento, ogni aumento dei salari dei dipendenti pubblici, a differenza di quanto avviene con i salari dei privati, si traferisci direttamente in un pari aumento del PIL).
Io non dimenticherei neppure il recente tanto sbandierato taglio ex-IRPEF per i redditi più abbienti, in un momento così critico.
Ma già, fino a poche settimane fa i nostri conti pubblici e la nostra economia andavano a gonfie vele.....
Ciao
Federico
ALBIZZIE
18-05-2005, 09:20
La situazione non è per nulla positiva, come dappertutto, ma mi conforta sapere che abbiamo un uomo capace al timone, che saprà condurci fuori dalla tempesta.:
Intanto l'uomo capace ci ha condotto nel bel mezzo della tempesta.
e quel che è peggio, ha spezzto pure il timone.
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