sempreio
21-02-2005, 14:27
Sorpresa: è stato l'Ulivo a tassare i più deboli
di Tino Oldani
21/2/2005
Renato Brunetta, consigliere economico del presidente del Consiglio.
L'Associazione artigiani di Mestre, ovvero il centro studi meno ufficiale ma più ascoltato d'Italia, lo rivela in una ricerca esplosiva. Contro ogni logica, l'Ulivo ha dimezzato gli sgravi per le fasce più povere e diminuito la pressione fiscale sui redditi sopra i 250 mila euro > Scheda: la tabella dei confronti
Forse il premier Silvio Berlusconi non lo sa.
Ma il suo migliore alleato nella nuova offensiva che ha lanciato per un ulteriore taglio delle tasse non è un economista di gran nome, non scrive sui maggiori quotidiani e non frequenta i talk-show televisivi.
Però è uno che, senza darsi tante arie, di imposte ci capisce. Eccome.
È Giuseppe Bortolussi, 56 anni, segretario dell'Associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre. Un'organizzazione di categoria combattiva, dotata di un centro studi con i fiocchi, che da mesi ha fatto del taglio delle tasse il proprio cavallo di battaglia. Una scelta in piena sintonia con gli umori dei suoi associati, che nell'economia del Nord-Est pesano non poco.
L'ultima ricerca messa a punto da Bortolussi e dai suoi collaboratori è una bomba.
Con 31 pagine di tabelle e un testo ridotto all'essenziale, mette a confronto gli sgravi Irpef decisi nei cinque anni di governo dell'Ulivo (1997-2001) con quelli dell'esecutivo di centrodestra dal 2001 a oggi.
Un lavoro minuzioso, letto in anteprima da Panorama, dove si tiene conto delle norme fiscali varate dal 1997 in poi, sia nazionali sia locali, applicate a una casistica senza eguali: dal lavoratore singolo a quello con moglie e uno o più figli a carico, dal contribuente con 10 mila euro l'anno fino al riccone con un milione di reddito l'anno. Il risultato? Dice Bortolussi: «Io stesso mi sono meravigliato per l'evidente paradosso. È emerso infatti che i governi di centrosinistra guidati da Romano Prodi, Massimo D'Alema e Giuliano Amato hanno privilegiato i redditi più elevati, soprattutto quelli sopra 100 mila euro l'anno. Mentre il governo di centrodestra ha alleggerito l'Irpef delle fasce più deboli, al di sotto di 35-40 mila euro l'anno, e ha concesso benefici molto scarsi ai redditi più alti».
Prima obiezione: il centrosinistra ha accusato Berlusconi di avere ridotto l'Irpef soprattutto ai ricchi. Scusi Bortolussi, è sicuro di quello che dice? «Più che certo» replica il segretario degli artigiani di Mestre. «La nostra ricerca è a disposizione di tutti. L'ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, che da sempre sostiene il contrario, provi a smentirci se ci riesce». E, per fare un esempio, punta il dito sul caso di un lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico (vedere la tabella a sinistra), forse il più diffuso nella realtà. «Il confronto è impietoso» dice Bortolussi. «Gli sgravi Irpef del centrodestra, in percentuale, sono circa il doppio di quelli dell'Ulivo per tutte le fasce di reddito fino a 40 mila euro lordi l'anno. Sui redditi più alti, da 250 mila euro in su, i benefici più generosi sono stati concessi dai governi Prodi, D'Alema e Amato. Ovvero, il contrario di quanto si poteva presumere sul piano politico».
Altra obiezione: Prodi ha detto che se non ci fossero stati i telegiornali a ricordarlo, il 27 gennaio pochi italiani si sarebbero accorti del taglio dell'Irpef in busta paga. Più che un taglio, dicono i capi dell'Ulivo, una spuntatura di poche decine di euro a testa al mese. Solo demagogia? Bortolussi non si sottrae al quesito: «Il ragionamento giusto deve essere duplice, uno macro e uno micro. Sul piano macro, Berlusconi dice cose inconfutabili: il suo governo (vedere il riquadro a pagina 51) ha rimesso nelle tasche degli italiani 13,6 miliardi di euro in tre anni, e altri 6 miliardi l'anno vuole restituirli nel 2006, 2007 e 2008. È l'unica strada per fare scendere la pressione fiscale, che era pari al 43 per cento nel 2001 e potrebbe calare intorno al 40 per cento nel 2005». Nei cinque anni del centrosinistra, anche se Bortolussi non lo dice, la pressione fiscale salì dal 42,2 al 44,5 per cento.
di Tino Oldani
21/2/2005
Renato Brunetta, consigliere economico del presidente del Consiglio.
L'Associazione artigiani di Mestre, ovvero il centro studi meno ufficiale ma più ascoltato d'Italia, lo rivela in una ricerca esplosiva. Contro ogni logica, l'Ulivo ha dimezzato gli sgravi per le fasce più povere e diminuito la pressione fiscale sui redditi sopra i 250 mila euro > Scheda: la tabella dei confronti
Forse il premier Silvio Berlusconi non lo sa.
Ma il suo migliore alleato nella nuova offensiva che ha lanciato per un ulteriore taglio delle tasse non è un economista di gran nome, non scrive sui maggiori quotidiani e non frequenta i talk-show televisivi.
Però è uno che, senza darsi tante arie, di imposte ci capisce. Eccome.
È Giuseppe Bortolussi, 56 anni, segretario dell'Associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre. Un'organizzazione di categoria combattiva, dotata di un centro studi con i fiocchi, che da mesi ha fatto del taglio delle tasse il proprio cavallo di battaglia. Una scelta in piena sintonia con gli umori dei suoi associati, che nell'economia del Nord-Est pesano non poco.
L'ultima ricerca messa a punto da Bortolussi e dai suoi collaboratori è una bomba.
Con 31 pagine di tabelle e un testo ridotto all'essenziale, mette a confronto gli sgravi Irpef decisi nei cinque anni di governo dell'Ulivo (1997-2001) con quelli dell'esecutivo di centrodestra dal 2001 a oggi.
Un lavoro minuzioso, letto in anteprima da Panorama, dove si tiene conto delle norme fiscali varate dal 1997 in poi, sia nazionali sia locali, applicate a una casistica senza eguali: dal lavoratore singolo a quello con moglie e uno o più figli a carico, dal contribuente con 10 mila euro l'anno fino al riccone con un milione di reddito l'anno. Il risultato? Dice Bortolussi: «Io stesso mi sono meravigliato per l'evidente paradosso. È emerso infatti che i governi di centrosinistra guidati da Romano Prodi, Massimo D'Alema e Giuliano Amato hanno privilegiato i redditi più elevati, soprattutto quelli sopra 100 mila euro l'anno. Mentre il governo di centrodestra ha alleggerito l'Irpef delle fasce più deboli, al di sotto di 35-40 mila euro l'anno, e ha concesso benefici molto scarsi ai redditi più alti».
Prima obiezione: il centrosinistra ha accusato Berlusconi di avere ridotto l'Irpef soprattutto ai ricchi. Scusi Bortolussi, è sicuro di quello che dice? «Più che certo» replica il segretario degli artigiani di Mestre. «La nostra ricerca è a disposizione di tutti. L'ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco, che da sempre sostiene il contrario, provi a smentirci se ci riesce». E, per fare un esempio, punta il dito sul caso di un lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico (vedere la tabella a sinistra), forse il più diffuso nella realtà. «Il confronto è impietoso» dice Bortolussi. «Gli sgravi Irpef del centrodestra, in percentuale, sono circa il doppio di quelli dell'Ulivo per tutte le fasce di reddito fino a 40 mila euro lordi l'anno. Sui redditi più alti, da 250 mila euro in su, i benefici più generosi sono stati concessi dai governi Prodi, D'Alema e Amato. Ovvero, il contrario di quanto si poteva presumere sul piano politico».
Altra obiezione: Prodi ha detto che se non ci fossero stati i telegiornali a ricordarlo, il 27 gennaio pochi italiani si sarebbero accorti del taglio dell'Irpef in busta paga. Più che un taglio, dicono i capi dell'Ulivo, una spuntatura di poche decine di euro a testa al mese. Solo demagogia? Bortolussi non si sottrae al quesito: «Il ragionamento giusto deve essere duplice, uno macro e uno micro. Sul piano macro, Berlusconi dice cose inconfutabili: il suo governo (vedere il riquadro a pagina 51) ha rimesso nelle tasche degli italiani 13,6 miliardi di euro in tre anni, e altri 6 miliardi l'anno vuole restituirli nel 2006, 2007 e 2008. È l'unica strada per fare scendere la pressione fiscale, che era pari al 43 per cento nel 2001 e potrebbe calare intorno al 40 per cento nel 2005». Nei cinque anni del centrosinistra, anche se Bortolussi non lo dice, la pressione fiscale salì dal 42,2 al 44,5 per cento.