Vin81
13-10-2004, 15:19
Capire quando e come si è formato l’Universo è ormai diventata una delle priorità degli scienziati della Nasa. Per questo gli astronomi dell’agenzia spaziale statunitense stanno cercando di individuare quelli che potrebbero essere i sistemi più antichi del cosmo. Stando a quanto dichiarato dagli stessi scienziati, grazie alle immagini riprese dal telescopio orbitante Hubble, si sarebbero già identificate diverse galassie, circa 50, nate circa 13 miliardi di anni fa.
La scoperta suggerisce l'ipotesi che le prime stelle e galassie possano aver impiegato a formarsi più tempo di quanto si è sempre creduto. Cinque team di scienziati dello Space Telescope Science Institute hanno analizzato gli stessi dati concordando sul fatto che gli oggetti studiati sono con tutta probabilità antiche galassie e che la loro luce ci mette 13 miliardi di anni per raggiungere la Terra, il che significa che hanno un'età pari a circa il 95% di quella dell'universo.
I ricercatori hanno analizzato le modalità con cui questi corpi celesti hanno letteralmente "spazzato via" la relativamente densa nebbia di gas lasciata dal Big Bang, in un processo denominato ri-ionizzazione. Le enormi stelle di queste prime galassie hanno infatti generato intense radiazioni, diradando la foschia primordiale di elettroni di idrogeno. Tale processo ha consentito ai primi raggi di luce visibile di viaggiare attraverso il cosmo. Le galassie osservate, però, sono molto poche e quindi non in grado di generare la mole di energia teoricamente necessaria alla ri-ionizzazione, il che suggerisce l'ipotesi che le galassie possano essersi formate più lentamente di quanto creduto finora.
“La ri-ionizzazione – ha spiegato Massimo Stiavelli, coordinatore dei team di ricerca Stsi - è una fase cruciale dell'evoluzione dell'universo. Questa è una delle scoperte più importanti mai fatte finora”. Le immagini del progetto Hubble Ultra Deep Field, pubblicate a marzo di quest'anno, sono state realizzate dall'Advanced Camera for Surveys di Hubble nel corso di 412 orbite intorno alla Terra. Si tratta delle prime riprese indicative di attività galattica.
Secondo il team di Stiavelli, le prime galassie erano composte da stelle che contenevano una minore percentuale di metallo rispetto a quelle attuali. Con meno metallo per assorbire il calore, tali astri risultavano quindi più caldi e luminosi, e quindi avevano abbastanza energia per indurre la ri-ionizzazione. Ma i dati studiati finora sono troppo pochi per trarre conclusioni definitive. “È come provare a descrivere un iceberg vedendone solo la cima”.
Fonte: giornaletecnologico.it
La scoperta suggerisce l'ipotesi che le prime stelle e galassie possano aver impiegato a formarsi più tempo di quanto si è sempre creduto. Cinque team di scienziati dello Space Telescope Science Institute hanno analizzato gli stessi dati concordando sul fatto che gli oggetti studiati sono con tutta probabilità antiche galassie e che la loro luce ci mette 13 miliardi di anni per raggiungere la Terra, il che significa che hanno un'età pari a circa il 95% di quella dell'universo.
I ricercatori hanno analizzato le modalità con cui questi corpi celesti hanno letteralmente "spazzato via" la relativamente densa nebbia di gas lasciata dal Big Bang, in un processo denominato ri-ionizzazione. Le enormi stelle di queste prime galassie hanno infatti generato intense radiazioni, diradando la foschia primordiale di elettroni di idrogeno. Tale processo ha consentito ai primi raggi di luce visibile di viaggiare attraverso il cosmo. Le galassie osservate, però, sono molto poche e quindi non in grado di generare la mole di energia teoricamente necessaria alla ri-ionizzazione, il che suggerisce l'ipotesi che le galassie possano essersi formate più lentamente di quanto creduto finora.
“La ri-ionizzazione – ha spiegato Massimo Stiavelli, coordinatore dei team di ricerca Stsi - è una fase cruciale dell'evoluzione dell'universo. Questa è una delle scoperte più importanti mai fatte finora”. Le immagini del progetto Hubble Ultra Deep Field, pubblicate a marzo di quest'anno, sono state realizzate dall'Advanced Camera for Surveys di Hubble nel corso di 412 orbite intorno alla Terra. Si tratta delle prime riprese indicative di attività galattica.
Secondo il team di Stiavelli, le prime galassie erano composte da stelle che contenevano una minore percentuale di metallo rispetto a quelle attuali. Con meno metallo per assorbire il calore, tali astri risultavano quindi più caldi e luminosi, e quindi avevano abbastanza energia per indurre la ri-ionizzazione. Ma i dati studiati finora sono troppo pochi per trarre conclusioni definitive. “È come provare a descrivere un iceberg vedendone solo la cima”.
Fonte: giornaletecnologico.it