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View Full Version : Entrano con l´ok del vescovo poi passano alle altre materie


Belzebub
09-09-2004, 12:46
eccovi un estratto di un interessante articolo sui rapporti tra scuola e chiesa:

09 settembre 2004 - Repubblica

Entrano con l´ok del vescovo poi passano alle altre materie

Il rischio è che centinaia di docenti di religione chiedano il passaggio


"Chi possiede l´idoneità, dopo tre anni può chiedere il trasferimento"

Il concorso per docenti di religione cattolica, si è concluso in Puglia ... per un totale di 1136 posti.

Invece si sa fin troppo bene come sarà possibile per i docenti assunti a tempo indeterminato per la religione passare ad altra cattedra.

«Se gli insegnanti possiedono un´idoneità in un´altra disciplina, dopo tre anni di insegnamento possono passare dalla religione cattolica all´altra cattedra, ammesso che ci sia il posto».

L´altro aspetto interessante di questa vicenda è la posizione della Chiesa. Anche dopo l´immissione in ruolo, un preside non può stipulare il contratto col docente se prima non c´è l´intesa col vescovo. È sempre il vescovo a dare il via libera per l´assunzione. E se non dovesse farlo? Potrebbe capitare che il docente non venga più ritenuto moralmente degno di insegnare religione e allora il prelato può non consentire l´assunzione. In questo caso lo Stato italiano che fa? se in possesso di abilitazione il prof transita ad altra cattedra. E se non avesse altri titoli? «Non è stato stabilito ancora nulla in merito, la cosa certa è che il dipendente non può essere licenziato», dice Nappi.

Insomma, non so se la nostra anima appartiene a Gesù, ma so di certo a chi appartiene il nostro culo...

SaMu
09-09-2004, 14:28
E' tutto il sistema del collocamento della scuola pubblica, che andrebbe rivoltato come un calzino.

Graduatorie, punteggi, è l'ultimo baluardo di socialismo reale nel mondo dell'occupazione occidentale.

I responsabili di ogni scuola dovrebbero poter selezionare i docenti per merito e in base alle esigenze.

SaMu
09-09-2004, 21:00
Il Corriere di oggi riporta opinioni abbastanza antitetiche:


Prof di religione in rivolta: «Troppi bocciati al concorso»

«Valutazioni affrettate e sospette su gente che insegna da 25 anni» I sindacati replicano: commissioni regolari


Si ricomincia. Graduatorie a metà, bocciature «sospette», proteste, ricorsi. Questa volta però a scendere sul piede di guerra non sono i precari, ma i «pacifici» insegnanti di religione. Che quest’anno hanno dovuto misurarsi con il loro primo concorso nazionale riservato. Scopo dichiarato, la conquista di pari dignità e ruolo (diritti e doveri compresi) con i docenti «normali». Una sorta di «sanatoria», nel senso non deteriore del termine, che ha coinvolto circa 17 mila maestri e prof. Requisiti necessari: almeno 4 anni di servizio, accumulati nell’arco di un decennio. Gli scritti si erano tenuti il 21 e il 22 aprile: tre gruppi di domande, per ciascuno dei quali andava scelto un quesito cui dare una risposta non più lunga di venti righe. Dopo la correzione (e la prima «scrematura»), via libera agli orali. Che ad oggi in alcune regioni devono ancora iniziare. Ma in Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia gli scrutini (conclusi solo nel primo caso e per le primarie lombarde, ancora «a metà» nelle altre commissioni) hanno riservato una sorpresa spiacevole. Le cifre aggiornate le fornisce lo Snadir, il sindacato autonomo degli insegnanti di religione: «La media italiana è del 3% di bocciature per le secondarie e del 7% per le primarie - snocciola il segretario nazionale Orazio Ruscica -. Ma in Lombardia siamo al 22,6% per scuole dell’infanzia ed ex elementari (per medie e superiori il dato si ferma al 2,16%). In Emilia i respinti sono stati il 24,74% alle primarie, il 17,59% alle secondarie; in Veneto, rispettivamente, 22,22% e 11,24%».
I numeri, come si dice, parlano da soli. Soprattutto quando, come in questo caso (e come ammettono i diretti interessati), il concorso avrebbe dovuto essere relativamente «morbido». E a molti questa selezione «a zone» proprio non va giù. «Niente nomi, per favore», premette V., tra i «fermati» alla prova scritta nel capoluogo lombardo. C’è un ricorso al Tar da preparare ed è meglio non esporsi, «tra l’altro non sono previsti altri concorsi per il futuro...». Come a dire: se non si vince il ricorso, chissà. E pensare che lui le carte in regola le aveva tutte: la specializzazione presa oltre un decennio fa, un testo scritto a quattro mani con un collega, un passato da formatore proprio per quel concorso in cui, ironia della sorte, è stato respinto. «Guardi qua, ecco il mio scritto. Mi hanno sottolineato équipe : mancava l’accento. E pure "i seguenti segmenti", sarà l’allitterazione, chi lo sa». «E’ un problema di criteri», gli fa eco un collega di Verona. Che aggiunge: «Lo stesso presidente della commissione ha sostenuto apertamente che in un concorso pubblico ci vuole almeno un 10% di fermati, altrimenti non sembra serio...». Tra tante perplessità, l’unica certezza è la risposta del Tar del Veneto al ricorso presentato da alcuni docenti: respinto. E i sindacati smentiscono ogni velata accusa di «persecuzione politica»: «Le commissioni sono composte sorteggiando tra le domande presentate da docenti con esperienza in materia di concorsi», spiega Enrico Panini, della Flc-Cgil.
Nessun complotto, dunque. «La sensazione - riflette Sergio De Carli, presidente dell’Anir, l’associazione nazionale degli insegnanti di religione - è che qualche commissione abbia voluto essere più realista del re. Che senso ha bocciare gente che è nella scuola da 20, 25 anni? Da alcuni scritti che abbiamo esaminato, credo ci siano dubbi fondati sul fatto che le procedure siano state rispettate». «Certo, ogni commissione lavora in autonomia - conclude Ruscica -; però ci sembra che la correzione sia stata fatta in modo eccessivamente veloce. In alcuni casi all’esame di ogni elaborato sono stati dedicati meno di 4 minuti. E un collega si è addirittura autodenunciato perché il compito riconsegnatogli non era il suo».

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09-09-2004, 21:02
Originariamente inviato da SaMu
E' tutto il sistema del collocamento della scuola pubblica, che andrebbe rivoltato come un calzino.

Graduatorie, punteggi, è l'ultimo baluardo di socialismo reale nel mondo dell'occupazione occidentale.

I responsabili di ogni scuola dovrebbero poter selezionare i docenti per merito e in base alle esigenze.
Concordo. Il problema piu' che dell'ingresso e' che una volta entrati, con vescovo o senza, non li mandi via nemmeno a cannonate, anche quando si tratta di gente indegna.

fransys
10-09-2004, 09:10
Assolutamente in disaccordo nel merito e nella forma.

Nella forma per la regolamentazione anche sulla base del sostrato Costituzionale per l'utilizzo dei concorsi pubblici.
Nel merito perche' cosi' si evita che si possa entrare solo per la raccomandazione del Preside che potrebbe scegliere le persone solo grazie al suo insidacabile giudizio.

E poi basta con la storia che non possono essere licenziati, e' difficile ma non impossibile.
E poi un po' di economia reale non guasterebbe!!!!

Il difetto dell'Europa e dell'Italia in particolare?
Un ristagnamento dei consumi.
Licenziamo? SI??? E chi consuma???? Chi ottiene un mutuo, un prestito?

SaMu
10-09-2004, 12:14
Il dettato costituzionale è una pia illusione, buona solo per non guardare in faccia alla realtà..

18000 candidati per 10 posti di bidello, potrà mai essere una selezione "razionale"? Come possono essere messi in graduatoria 1 milione di insegnanti, sulla base di criteri "deterministici"?

L'ho scritto sopra, è l'ultimo avamposto del socialismo reale.. della NEP.. dei piani quinquennali.. la pretesa utopistica di ottimizzare centralmente un sistema con milioni di incognite.

Le raccomandazioni ci sono nelle commissioni come ci sono nelle scuole, la differenza è che se ci fosse una reale autonomia scolastica un preside è responsabile delle scelte e dei risultati, ergo: assumi incompetenti e fannulloni perchè figli del tuo portinaio? Il livello della tua scuola scende, gli alunni e i loro genitori lo vedono, la reputazione peggiora, e (se possono scegliere, fondamento dell'autonomia) scelgono un'altra scuola del circondario.. migliore, dove il preside seleziona bravi insegnanti.

Risultato? La scuola dei raccomandati perde alunni, reputazione e finanziamenti pubblici.. o torna sulla retta via, oppure se continua in quella strada il preside viene sostituito, e riprende la strada giusta.. perchè si sa chi è il responsabile delle scelte.

Chi è responsabile invece delle selezioni delle graduatorie? Tutti e nessuno.. nessuno sa chi ha valutato chi, il formalismo democratico nasconde il massimo dell'arbitrarietà, deresponsabilizza di chi sceglie, con l'effetto perverso che nei concorsi pubblici i candidati non cercano di mostrare quanto valgono in assoluto, ma imparano a scrivere e a pensare ciò che la "vulgata dominante" tra i selezionatori vuole.

fransys
10-09-2004, 12:36
Si ma concorderai che e' molto molto difficile capire se un insegnante e' bravo.

Magari e' molto preparato ma pecca in didattica.

Magari e' molto esigente e severo e quindi non amato dagli alunni (come lo giudicheresti?)

Magari, al contrario, non fa fare nulla ed e' molto amato dagli studenti che dovrebbero poi di fatto fornire il feedback per la valutazione.

Queste mi sembrano pie illusione piu' che i Diritti Costituzionali.

SI dovrebbe poi allora parlare di retribuzioni differenziate tra insegnanti. Dimmi perche' un professore dovrebbe fare di piu' o rischiare il posto se pagato da schifo?

Guarda che uno si acconta anche di poco ma supplisce con la "sicurezza" del posto.

UN porblema, come peraltro in tutta la macchina amministrativa, e' purtroppo la mancanza di controlli seri.

Ma in Italia e' gioco comune far fare il controllore al controllato stesso, matematicamente parlando si cerca la stabilita' di un sistema reazionando positivamente piuttosto che controreazionando.

PEraltro basta pensare ai vari conflitti di interesse che esistono.

HenryTheFirst
10-09-2004, 19:52
Se la scuola punta sullo scarso rigore dei professori come strumento per attirare più studenti, dopo poco tempo tale scuola otterrebbe una fama tale per cui gli studenti che ne escono o non trovano lavoro o non riescono ad entrare in università. Succede già con certe scuole. Adirittura con certe univesità: i laureati in giurisprudenza di due note Università italiane vengono scartati dagli studi legali direttamente dagli annunci con cui cercano dipendenti.