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View Full Version : Una caviglia nuova in due ore di trapianto


*sasha ITALIA*
31-08-2004, 09:41
MILANO - C’è un paziente ricoverato agli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna il cui nome, da sei giorni, figura nel libro-storia dei trapianti: Silvano Bordon è un preparatore di macchine da rally, ha 48 anni, una vita a Treviso. Ma soprattutto, da giovedì, ha una caviglia nuova. Una caviglia donata. E, per la prima volta in Europa, interamente trapiantata. Un’articolazione grazie alla quale, tra quattro mesi - prevedono i medici -, potrà tornare a camminare normalmente. Senza rischi di rigetto, limitazioni di movimento. E senza dolore. L’intervento pilota è stato effettuato dall’équipe di Sandro Giannini, docente di Ortopedia all’università di Bologna e direttore degli Istituti Ortopedici del Rizzoli. Non è un trapianto di quelli salva-vita, certo. Ma è in grado di cambiare l’esistenza ai pazienti più giovani («under 55-60 anni») che hanno subito un trauma alla caviglia e sono stati colpiti da gravi forme di artrosi. Centinaia di storie come quella del signor Bordon che nel ’91 ha avuto un incidente durante una gara di rally e ha perso la mobilità dell’articolazione. Fino ad oggi per loro esistevano solo due soluzioni: l’astrodesi (il trapianto in blocco dell’articolazione che fa perdere però il movimento) o la protesi (l’inserimento di una parte meccanica destinata però ad usurarsi nel tempo e a dover essere sostituita). «La sostituzione totale dell’articolazione con il trapianto dell’ osso e della cartilagine permette invece di tornare a una vita normale senza nuovi interventi», spiega Sandro Giannini. «Un bell’esempio di sanità pubblica», aggiunge il commissario straordinario degli Istituti ortopedici Danilo Morini.

Per arrivare al trapianto ci sono voluti anni di ricerca nel campo della biomeccanica. Sono stati individuati importanti parametri sulla «geometria» dei legamenti della caviglia. E specifici strumenti per eseguire l’intervento. Giovedì scorso il trapianto. La nuova articolazione è stata donata al signor Bordon da un ragazzo di 17 anni morto in un incidente stradale. Niente a che vedere con la sostituzione di un’intera mano (già effettuata) o di un intero piede (ancora da provare). Quella che è stata impiantata è soltanto l’articolazione. Vasi sanguigni e nervi del paziente non sono stati toccati. Spiega Giannini: «L’équipe della banca dell’osso ha prelevato dal donatore un centimetro di osso da un lato dell’articolazione e un altro centimetro dal lato opposto. Il tutto con relative cartilagini». Uno spessore dal quale dipende il successo dell’intervento: «Perché permette ai tessuti di integrarsi perfettamente con l’osso del paziente senza necessità di terapia antirigetto e alla cartilagine di sopravvivere», sottolinea il medico.

Il cellulare del signor Bordon ha trillato dopo poche ore dall’espianto e dopo un anno da quando il suo nome era stato inserito nella lista d’attesa. Le misure della sua caviglia erano molto simili a quelle del donatore. «Non potevo più aspettare che al mattino la mia caviglia si svegliasse un’ora dopo di me, avevo paura di finire su una sedia a rotelle - racconta Bordon -. All’inizio il contraccolpo psicologico è stato forte: ho una figlia di 21 anni e pensare di poter vivere meglio grazie alla morte di un giovane mi sembrava tremendo. Poi mi sono buttato». L’intervento è durato due ore. «Al paziente è stata stata asportata una parte di articolazione grande quanto quella prelevata dal ragazzo ed è stata poi impiantata quella nuova», racconta il responsabile dell’intervento. Già oggi il signor Bordon sarà dimesso. Per quindici giorni dovrà tenere il gesso, per un mese prendere degli antibiotici. Poi comincerà con la fisioterapia. Di una cosa è convinto il professor Giannini: «L’intervento di giovedì ha aperto la strada». Le prospettive per nuovi trapianti in ortopedia sono buone: «Stiamo studiando altri trapianti di articolazioni. Quella dell’intero ginocchio, più complessa, in testa».

Alessandra Mangiarotti