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View Full Version : Darfur


mrmic
16-07-2004, 14:32
Il Governo di Karthum non accetta le condizioni presentategli dai ribelli:

http://www.reuters.com/newsArticle.jhtml?type=worldNews&storyID=5691066

ADDIS ABABA (Reuters) - An African Union (AU) bid to rescue Darfur's fragile peace process stumbled on its second day on Friday when rebels set Khartoum six conditions for negotiations and the government immediately rejected them.

The demands by the Justice and Equality Movement (JEM) and Sudan Liberation Army (SLA), rebel groups fighting for the past 18 months in the country's remote west, included disarming of Arab militias and access for an inquiry into genocide charges.

The government, facing worldwide protests over the militia attacks on civilians, immediately rejected the demands, which the rebels said had to be met within one month.

Government spokesman Ibrahim Ahmed Ibrahim told Reuters: "We will not accept the conditions because they are impractical...We do agree people are being killed, but the question is who is killing them?"

Qualcuno conosce una lista di ONG presenti in Darfur ?

mrmic
19-07-2004, 13:46
UP!

http://www.unhcr.ch/cgi-bin/texis/vtx/home/+bwwBmeqGC8ewxwwwwnwwwwwwwhFqnN0bItFqnDni5AFqnN0bIDzmxwwwwwwwGFqewhQtq1BnaMwcD1BGoBodDaoDagrwmaDnnm5aoDBntGwBnmaGn5pdD5nCa5wO5a51GVnO/graphic.jpg

Chad-Darfur Emergency

The UN refugee agency is battling the elements, massive logistics obstacles and daunting security challenges to help hundreds of thousands of people uprooted by the conflict in Sudan's Darfur region. The agency is racing to assist more than 170,000 Sudanese refugees in Chad and move them to camps away from the volatile Chad-Sudan border before heavy seasonal rains cut off access to this remote region. Across the border in strife-torn Darfur itself, UNHCR has started working to improve the lives of hundreds of thousands of displaced Sudanese in camps.

The refugees and displaced people have fled fighting that erupted in Sudan's western region of Darfur in early 2003. More than 170,000 Sudanese have fled across the border to neighboring Chad and an estimated one million have been displaced within Darfur, where militias have reportedly killed, raped and forced hundreds of thousands from their homes.

UNHCR became operational in Darfur in June following a request from the UN country team for the refugee agency to share its expertise in protection, camp management and site planning. UNHCR opened an office in Nyala on June 6 and one in El Geneina on June 22 and plans to establish a presence in El Fasher. UNHCR teams have begun evaluating existing camps for displaced persons to improve the layout and design and have begun training governmental camp managers in protection and the rights of displaced people.

In Chad, more than 118,000 refugees have been moved away from the volatile border area to refugee camps inside the country. Cross-border raids by marauding militia continue unabated, underscoring the urgency of relocating the refugees at a safe distance from the border.

The refugee agency has made huge strides, reaching a remarkable pace of moving more than 1,500 refugees per day to camps. But tens of thousands of refugees are still scattered along a 600-km stretch of the remote border zone, living in makeshift shelters of branches and straw suffering scorching heat during the day and freezing night-time temperatures. Fleeing in panic, many of the refugees arrived with little or no belongings. At first, generous local communities in Chad shared what they could with the refugees, but their resources are running out.

UNHCR staff must drive for days over vast distances to locate the scattered groups of refugees, register them and organise convoys from the border zone to camps. Blinding sandstorms slow the relocation movements to a crawl and make finding the refugees even more difficult. Yet speed is crucial, because relocation convoys to bring the refugees to camps in the interior of Chad must be completed before the rainy season, which has already begun in earnest in the southern part of the region. The rains will make the sandy roads impassable and prevent refugees from moving away from the border as well as prohibiting aid from getting in.

While the looming rainy season threatens assistance for the refugees, the lack of water in this inhospitable region in the dry months is proving to be a major challenge. Lack of water is hampering the identification of suitable sites for refugee camps. Deep wells must be dug to supply the camps and in some cases water has to be trucked in from nearby villages. UNHCR and its partners are scouring the area for additional campsite possibilities.

The UN refugee agency is mounting a major emergency response in Chad, pumping in relief items, staff and logistical capacity from around the world into this remote and arid region. Emergency teams have been deployed and additional local staff hired. Emergency airlifts are bringing in thousands of metric tons of tents, blankets, plastic sheeting, soap and other relief items.

But there is still a long way to go to overcome the daunting challenges faced by the refugees and displaced people and by those helping them in eastern Chad and across the border in Darfur.

mrmic
05-08-2004, 13:27
Qualche immagine dei villaggi distrutti le trovate qua:

http://www.peacereporter.net/it/canali/storie/0000africa/sudan/040707darfur

Frega niente? :rolleyes:

kikki2
05-08-2004, 17:38
Io so solo che ieri da Brindisi è partito un C 130 ( ne partiranno altrti 5) con aiuti umanitari per quella zona

mrmic
05-08-2004, 17:53
Per molte altre notizie puoi iscriverti alla newsletter di unhcr, oppure visitare il sito linkato qua sopra, o ancora le news di italiapress e di misna.
Per una scheda dettagliata sul Darfur, da visitare assolutamente il dossier di equilibri.net

ultima da unhcr:

Ginevra, 3 agosto 2004

- CIAD: OPERAZIONI UNHCR PIU' VELOCI GRAZIE A SOSTEGNO LOGISTICO DELL'ESERCITO FRANCESE.
INIZIANO I LAVORI PER IL DECIMO CAMPO.


Gli aiuti umanitari, pervenuti dalla Danimarca in Ciad grazie ad un ponte aereo di emergenza dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sono attualmente smistati via aerea dall'esercito francese verso Abeche, nel Ciad orientale.
Durante lo scorso fine settimana, i militari francesi hanno trasferito da N'djamena ad Abeche 40 tonnellate di aiuti umanitari. Il ponte aereo effettuato utilizzando Hercules C-130 francesi, sta riducendo in maniera drastica i tempi di consegna degli aiuti nella parte orientale del paese, altrimenti da trasferirsi con camion costretti a viaggiare su strade in pessime condizioni. Gli aiuti, una volta scaricati ad Abeche vengono trasportati nei campi per rifugiati con elicotteri francesi Puma. Le operazioni iniziate sabato scorso verranno ultimate oggi, martedì.
Le due basi militari francesi presenti in Ciad si trovano nella capitale N'Djamena e ad Abeche.

Gli aiuti trasportati con ponte aereo includono equipaggiamenti per le telecomunicazioni, fino ad ora molto carenti, per il miglioramento delle comunicazioni stesse nella vasta zona di confine in cui sono ospitati i rifugiati. Gli aiuti inoltre includono kit farmaceutici contro il colera e kit per la medicina di base, oltre a taniche di carburante ed ad altri generi di sostegno.
L' UNHCR provvederà alla distribuzione dei kit farmaceutici anticolera nei campi circostanti Adre, Iriba e Goz Beida, per consentire un pronto intervento nell'eventuale diffondersi di un'epidemia che potrebbe provocare la morte del 30 % delle persone infettate.

Domani avranno inizio i lavori nel nuovo campo di Treguine. La Federazione Internazionale della Croce Rossa, che avrà in gestione il campo, stima che i lavori di preparazione di questo campo dureranno circa un mese. Si prevede che il campo di Treguine ospiterà circa 17mila rifugiati, di cui 7500 provenienti dalle zone di confine. Inoltre, migliaia di rifugiati verranno trasferiti a Treguine per decongestionare il campo di Breidjing.

Oltre 144.500 rifugiati si trovano nei nove campi dell'UNHCR in Ciad orientale, altri 6300 hanno raggiunto in maniera autonoma il campo di Breidjing e circa 14.800 si trovano ad Am Nabak, dove proprio oggi è previsto l'inizio di un censimento delle presenze, che avrà lo scopo di verificare la discrepanza rilevata nelle stime numeriche delle presenze. Il censimento avverrà in concomitanza con la distribuzione di cibo, quando verranno rilasciate nuove carte di identità ai capifamiglia.
-------


Per chi non lo sapesse, i militari francesi stanno iniziando anche a far volare i civili sui loro voli per l'Est.

ciao

mrmic
06-08-2004, 09:08
SUDAN__6/8/2004_1:19

DARFUR: ONU ANNUNCIA ACCORDO CON KHARTOUM SU DISARMO E AIUTI UMANITARI

Politics/Economy,_Brief

Il governo del Sudan e l’Onu avrebbero raggiunto un’intesa sul processo di disarmo delle milizie ‘Janjaweed’ e sugli aiuti umanitari nel Darfur, la regione occidentale teatro di un conflitto da 17 mesi. Lo hanno riferito ieri sera fonti delle Nazioni Unite, citate dalle agenzie di stampa internazionali, spiegando che il ministro degli Esteri sudanese, Mustafa Osman Ismail, e il rappresentante speciale dell'Onu a Khartoum, Jan Pronk, avrebbero trovato un’intesa sulle tappe che il governo sudanese dovrà intraprendere nei prossimi trenta giorni per avviare il disarmo dei ‘Janjaweed’, i miliziani arabi accusati di atrocità contro la popolazione non-araba del Darfur, come ha spiegato a New York la portavoce dell’Onu Denise Cook. Le Nazioni Unite hanno deciso di non divulgare il contenuto del documento fino a quando non sarà approvato dal governo di Khartoum. Pronk ha detto di sperare che se l’accordo venisse approvato e messo in pratica dalle autorità sudanesi, il Consiglio di sicurezza di Palazzo di vetro "arriverebbe alla conclusione che ci sono stati progressi significativi e che non ci sarebbe bisogno di adottare nuove misure". Il 30 luglio scorso, una risoluzione aveva imposto al governo di Khartoum di avviare il disarmo delle milizie e facilitare gli aiuti umanitari entro trenta giorni, minacciando sanzioni in caso di inadempimento. Intanto dalla sede dell’Unione Africana (Ua) di Addis Abeba, in Etiopia, si apprende che le prime truppe inviate dall’organismo panafricano potrebbero raggiungere il Darfur già dalla prossima settimana. Dopo una previsione iniziale di inviare 300 soldati, l’Ua ha deciso di potenziare la missione di pace, che potrebbe contare fino a 2000 militari (2400 secondo alcune fonti). Ieri ha offerto il proprio contributo di truppe anche la Tanzania, con un centinaio di uomini, dopo le significative disponibilità espresse nei giorni scorsi da Rwanda e Nigeria, pronti a inviare un migliaio di uomini a testa. Annan ha detto che le Nazioni Unite manderanno un gruppo di esperti ad Addis Abeba per aiutare l’Ua nella fase di preparazione e assistenza della missione di pace africana.

roverello
06-08-2004, 12:59
Se una cosa non si vede o non se ne parla, nel nostro mondo mediatico, non esiste.
E infatti 30 anni di guerra in Equatoria e dintorni (DArfour, Bahar el Ghazal, ecc) che hanno provocato oltre 2 milioni di morti, non ne parla nessuno perchè nessuno ne sa nulla.
Omar al Bashir, presidente del Sudan e legato a grandi proprietari terrieri e potentati economici, ha come scopo l'arabizzazione e la messa sotto controllo del sud del paese, e le compagnie petrolifere di potere sfruttare tranquillamente i giacimenti della regione di Equatoria e dintorni.
E' meglio che di morti non si parli troppo, altrimenti gli affari vanno a monte; e in questo periodo di caro-greggio ciò non è bene.
Informazioni dettagliate su warnews.

mrmic
06-08-2004, 13:30
I legami di El Bashir però non tengono conto degli interessi americani. Questo fa un po' rodere certi uffici Usa. Se il Governo sudanese non la smette di uccidere i Fur e non gli permette di rientrare nella loro terra a breve, credo sia possibile un cambio di Governo dall'esterno.
D'altronde Usa e Francia già lavorano bene in Ciad, e le pipeline pare siano ormai terminate.

buster
06-08-2004, 15:01
Sono tornato ieri dal campo di Isola di Capo Rizzuto (Kr) e martedì sarò di nuovo là: pare che l'odissea dei profughi non sia destinata ad esaurirsi con la fuga ed il viaggio dagli orrori della guerra...:(

mrmic
09-08-2004, 23:37
Questa mi era sfuggita...per la par condicio...

DARFUR: "SOLO 5000" LE VITTIME SECONDO MINISTRO ESTERI SUDANESE

Politics/Economy,_Standard

“Abbiamo poco tempo ma ce la faremo”: lo ha detto oggi il ministro degli Esteri del Sudan, Mustapha Osman Ismail, facendo riferimento ai 30 giorni di tempo che la comunità internazionale ha dato al governo di Khartoum per fare registrare “miglioramenti sostanziali” nella gestione della crisi del Darfur, lo Stato occidentale al confine con il Ciad teatro di violenze e di un conflitto che, secondo le stime correnti, ha causato in 18 mesi oltre un milione di sfollati, quasi 200.000 profughi (tutti in territorio ciadiano) e decine di migliaia di vittime, dalle 30.000 alle 50.000 secondo le stime dell’Onu. Durante la conferenza stampa tenuta stamani al Cairo (Egitto), il ministro sudanese ha smentito seccamente proprio le cifre che circolano relativamente al bilancio delle vittime: "I morti del Darfur sono 5.000, tra cui 486 poliziotti sudanesi” ha detto Ismail ai giornalisti. “Quelli che indicano cifre maggiori ci portino i nomi delle vittime e ci facciano vedere le loro tombe” ha aggiunto polemicamente il ministro. Nell’incontro con la stampa al Cairo, Ismail ha anche confermato la partecipazione di Khartoum ai colloqui con i due movimenti anti-governativi del Darfur organizzati dall’Unione Africana ad Abuja il 23 agosto prossimo. “Siamo felici della ripresa dei negoziati, ma si sappia che non accetteremo più che vengano poste delle pre-condizioni” ha concluso Ismail riferendosi alle richieste avanzate nell’ultimo tentativo di mediazione (tenuto il mese scorso ad Addis Abeba) dai due movimenti armati del Darfur, che avevano vincolato a sei condizioni la loro partecipazione al tavolo negoziale, facendolo così, sostanzialmente, fallire. Parlando ieri da Dubai (Emirati Arabi Uniti) un altro esponente del governo sudanese, il ministro della Cultura e dell’Informazione, Amin Hassen Omer, ha espresso ottimismo sulla possibilità che anche per il Darfur maturi un compromesso come quello raggiunto nel sud Sudan con lo Spla (Esercito di liberazione popolare del Sudan) e con cui sono finiti venti anni di guerra. Secondo il ministro della Cultura, le cui parole sono state riportate oggi dal quotidiano degli Emirati arabi uniti ‘Khaleej Times’, Khartoum sarebbe pronta a dividere ricchezze e potere con i movimenti armati del Darfur.

jumpermax
10-08-2004, 23:23
l'UE ha risolto il problema del genocidio in Darfur... come? Semplice dicendo che non c'è alcun genocidio in corso...


http://www.rainews24.rai.it/Notizia.asp?NewsID=48543
Bruxelles, 9 agosto 2004

"Non c'e' nessuna prova di genocidio" nella regione del Darfur, secondo Pieter Feith, il rappresentante personale per il Sudan di Javier Solana alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea, al ritorno da una missione dell'Unione Europea dalla regione.

"Abbiamo visto - ha affermato Feith - villaggi in fiamme e case distrutte, ma non c'e' la prova della 'pistola fumante' che indichi chi e' il responsabile delle distruzioni".

"Ma è chiaro che è in atto un silenzioso stillicidio di uccisioni su vasta scala", ha aggiunto al suo rientro a Bruxelles.

Feith ha sottolineato che il governo di Kartum sta facendo ben poco per mettere fine alla violenze: "Vi sono considerevoli dubbi sulla volontà del governo sudanese di compiere il proprio dovere e difendere la popolazione civile dagli attacchi".

Al contempo il consigliere di Solana ha indicato nella cooperazione con le autorità locali l'unica strada percorribile perché, ha sottolineato, nessuno soggetto internazionale sembra pronto a un intervento militare nella regione.

:rolleyes:

Bet
10-08-2004, 23:49
Originariamente inviato da jumpermax
l'UE ha risolto il problema del genocidio in Darfur... come? Semplice dicendo che non c'è alcun genocidio in corso...


:rolleyes:

ricorda tanto il rwanda

jumpermax
11-08-2004, 15:59
Originariamente inviato da Bet
ricorda tanto il rwanda
già... perché anche allora usare la parola genocidio avrebbe costretto l'onu all'intervento, qua si gioca sulle parole a quanto pare.

mrmic
11-08-2004, 16:19
Strano, eppure gli Usa spingono forte...sarà che lo sfruttamento dei pozzi richiede nuovi accordi ;) :rolleyes:

cmq qualcuno può riportare la definizione di genocidio secondo il dir. int.le?

mrmic
30-08-2004, 20:37
SUDAN__30/8/2004_16:39

DARFUR: ONU VALUTA IMPEGNO KHARTOUM NEL RISOLVERE LA CRISI

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ascolterà a breve il rapporto del Segretario Generale, Kofi Annan, sulla situazione del Darfur, la regione occidentale sudanese sconvolta da violenze e combattimenti che hanno causato la "più grave crisi umanitaria del Pianeta", per usare la definizione dell'Onu. Oggi, infatti, scade l'ultimatum di 30 giorni contenuto nella risoluzione approvata alla fine di luglio dal Consiglio, un lasso di tempo dato al governo sudanese per mostrare la propria volontà di risolvere la crisi del Darfur ed evitare così possibili sanzioni economiche da parte della comunità internazionale. L'Onu si aspetta da Khartoum risposte concrete soprattutto riguardo all'arresto e al disarmo delle milizie di predoni arabi (noti col nome di Janjaweed), considerati i principali responsabili delle violenze del Darfur, ma anche il dispiegamento di forze dell’ordine e sicurezza nella regione a tutela dei civili, la collaborazione con le agenzie umanitarie e la volontà di proseguire nei negoziati di pace coi ribelli. Annan, prima di incontrare i quindici membri del Consiglio, ha parlato con il suo inviato speciale in Sudan, Jan Pronk, che nei giorni scorsi, prima di partire per New York, si era recato in visita in Darfur. Secondo indiscrezioni, Pronk avrebbe da una parte riferito di un rinnovato impegno da parte di Khartoum nel rispondere alle richieste internazionali, ma dall'altra avrebbe confermato che violenze sono ancora in corso in alcune aree della vasta regione occidentale sudanese. Proprio la notizia dell'uccisione di almeno 75 civili durante sei diversi attacchi contro altrettanti villaggi la scorsa settimana, aveva portato sabato le delegazioni dei due movimenti ribelli attivi in Darfur a sospendere la partecipazione ai negoziati in corso in Nigeria e che oggi sembrerebbero essere ripresi regolarmente. Intanto, sempre in Nigeria sono arrivati stamani all'aeroporto della capitale Abuja i 155 soldati che dovranno raggiungere il Darfur e i loro 150 colleghi ruandesi, per completare il piccolo contingente previsto dall'Unione Africana per proteggere gli osservatori per il rispetto del cessate-il-fuoco inviati in Darfur, e che potrebbe diventare l'avanguardia di una futura missione di 'peacekeeping' tutta africana.

fonte MISNA.ORG

mrmic
31-08-2004, 12:26
L'Ultimatum dell ONU è scaduto, la situazione è identica a prima, continuano glia attacchi alla popolazione civile, gli stupri e i raid. Speriamo che giovedì le sanzioni siano pesanti.
Pare che sabato siano stati sequestrati 8 opratori, 5 della Croce Rossa Internazionale e 3 del WFP, da parte dei ribelli sudanesi. Mi sembra strano ma tutto è possibile.

Bet
31-08-2004, 23:50
Originariamente inviato da mrmic
L'Ultimatum dell ONU è scaduto, la situazione è identica a prima, continuano glia attacchi alla popolazione civile, gli stupri e i raid. Speriamo che giovedì le sanzioni siano pesanti.
Pare che sabato siano stati sequestrati 8 opratori, 5 della Croce Rossa Internazionale e 3 del WFP, da parte dei ribelli sudanesi. Mi sembra strano ma tutto è possibile.

un uppino per non lasciarti solo nel thread :)

Bizkaiko
01-09-2004, 10:00
Il governo fondamentalista islamico del sudan sarebbe stato da abbattere subito dopo quello afghano; speriamo che si provveda al più presto

mrmic
01-09-2004, 23:08
Originariamente inviato da Bet
un uppino per non lasciarti solo nel thread :)

non mi arrendo :D

grazie Bet ;)

Non so se si doveva abbattere, so che però va ora fermato, lo sterminio dell'etnia africana è qualcosa di spaventoso.
Sembra brutto dirlo, ma ci sono più morti ora in Darfur che in Iraq.

mrmic
02-09-2004, 10:51
Scusate se riporto sempre Misna ma li trovo molto bravi ed equilibrati:

SUDAN__2/9/2004_11:08

DARFUR: I COLLOQUI DI PACE AD ABUJA E IL RAPPORTO DI ANNAN A NEW YORK

Peace/Justice,_Standard

Nonostante "qualche progresso", la situazione in Darfur non è migliorata e il governo del Sudan non ha "pienamente" mantenuto alcuni degli impegni presi con la comunità internazionale: con queste parole Kofi Annan, segretario generale dell'Onu, parlando di fronte al Consiglio di Sicurezza ha fatto il punto sul Darfur, la regione occidentale sudanese teatro da oltre un anno e mezzo di scontri e violenze capaci di generare la "più grave crisi umanitaria del pianeta", come l'ha definita l'Onu. Nel suo resoconto Annan ha chiesto al Consiglio il dispiegamento, "il prima possibile", di una vasta forza di pace, ma anche una maggiore "presenza internazionale". Annan non ha, invece, toccato il tema di possibili sanzioni economiche contro il governo di Khartoum. In base alla risoluzione votata il mese scorso, l'Onu aveva dato 30 gironi di tempo al governo sudanese per mostrare la propria volontà di risolvere la crisi sudanese, in caso contrario il testo ventilava la possibilità di non meglio precisate "misure". Tra le richieste dell'Onu spiccava quella di disarmare le milizie di predoni arabi (noti col nome di Janjaweed) ritenute le principali responsabili delle violenze e considerate da alcuni molto vicine a Khartoum, accusata di appoggiarli e finanziarli. Il resoconto di Annan è stato definito "corretto e bilanciato" dal rappresentante sudanese all'Onu, l'ambasciatore Elfatih Erwa. Intanto ad Abuja, in Nigeria, sono entrati nel loro ottavo giorno i colloqui di pace organizzati dall'Unione Africa tra il governo sudanese e i due movimenti combattenti (Sla-m e Jem) che nel febbraio del 2003 si sollevarono in armi contro Khartoum accusata di trascurare la regione occidentale al confine col Ciad (perché abitata prevalentemente da neri) e di finanziare i Janjaweed. I negoziati stanno procedendo a rilento e per ora sembrano aver concluso molto poco, anche se oggi l'inviato dell'agenzia cinese 'Xinhua' nella sua corrispondenza dalla capitale nigeriana riferisce di "progressi". Secondo Xinhua, governo e ribelli avrebbero raggiunto un "accordo sul protocollo che regola le questioni umanitarie", ha detto Ahmed Mohammed Tugod. La questione di garantire maggiore libertà di movimento e d'azione agli operatori umanitari che operano in Darfur è uno dei principali punti dell'agenda dei colloqui presentata dall'Ua. Secondo le stime dell'Onu gli scontri e le violenze del Darfur avrebbero causato oltre 1 milione di sfollati interni, 200.000 profughi in Ciad e alcune migliaia di vittime: non più di 5.000 secondo il governo sudanese, tra le 30.000 e le 50.000 secondo l'Onu.

mrmic
02-09-2004, 10:55
Liberati gli ostaggi:

http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=11803&Cr=sudan&Cr1=

Questa è la pagina ufficiale dell'UN sul Sudan:

http://www.un.org/apps/news/infocusRel.asp?infocusID=88&Body=Sudan&Body1=

mrmic
05-09-2004, 20:44
SUDAN 4/9/2004 17:28
KHARTOUM: PRESSIONI INTERNAZIONALI
Politics/Economy, Brief

Mentre i colloqui di pace per il Darfur ripresi stamani in Nigeria stentano a dare segnali incoraggianti, continuano le pressioni internazionali nei confronti del governo sudanese, accusato di fare troppo poco per risolvere la crisi in corso nella regione occidentale del Paese da oltre un anno e mezzo. Il Fondo Monetario internazionale (Fmi) ha detto che un eventuale accordo di pace tra i protagonisti della crisi del Darfur, teatro di quella che l'Onu definisce la più grave crisi umanitaria del pianeta, potrebbe risolvere i problemi economici che il governo di Khartoum ha con l'istituto finanziario mondiale e aprire al governo le borse dell'aiuto dello Fmi. In un documento pubblicato ieri e in cui si fa un quadro degli arretrati dovuti al fondo dai Paesi membri, si sottolinea che quasi il 90% del totale mondiale (3 miliardi di dollari) è dovuto da Liberia, Somalia e Sudan, con la sola Khartoum debitrice per una percentuale superiore al 50. Oggi anche l'Unione europea ha ribadito la minaccia di sanzioni contro il Sudan nel caso in cui il governo non mantenga la promessa di disarmare le milizie di predoni arabi (noti col nome di Janjaweed) che imperversano nella ragione del Darfur e che sono considerate le principali responsabili delle violenze e della conseguente crisi umanitaria. "Abbiamo constatato progressi sul fronte umanitario, ma restiamo ancora molto preoccupati per la sicurezza" ha detto oggi il ministro degli esteri olandese, Bernard Bot, nella veste di presidente di turno dell'Ue. "Ci aspettiamo che il governo di Khartoum mantenga tutte le sue promesse, soprattutto quella di disarmare le milizie arabe e di concludere un accordo con i ribelli" ha aggiunto Bot. Il capo della diplomazia europea ha sottolineato che i Venticinque hanno incaricato la Commissione e il segretariato del Consiglio dei ministri europei di studiare le modalità di eventuali sanzioni.

Già qulacosa almeno da queste dichiarazione del Ministro olandese.

Molto interessante quest'altro articolo, spero non lo legga solo io:

http://www.warnews.it/index.php/content/view/1157/29/

mrmic
07-09-2004, 20:52
DARFUR: "NON È IL MOMENTO DELLE SANZIONI" SECONDO ONU, COLLOQUI DI PACE BLOCCATI

Non è ancora arrivato il momento di imporre sanzioni internazionali al governo sudanese: lo ha detto l'inviato speciale dell'Onu in Sudan, Jan Pronk, durante una visita a Oslo, in Norvegia. L'ultimatum di 30 giorni - nel quale si minacciavano sanzioni economiche contro l'esecutivo qualora Khartoum non avesse dimostrato progressi sufficienti nella soluzione della crisi del Darfur - contenuto nella risoluzione approvata dall'Onu a fine luglio, è ormai scaduto da una settimana. "Le sanzioni dovrebbero sempre essere tenute come ultima carta da giocare e ritengo che il momento di usarle non sia ancora arrivato" ha detto Pronk incontrando i giornalisti al termine di un colloquio col ministro degli Esteri norvegese. Sia Pronk che il Segretario Generale dell'Onu Kofi Annan nei giorni scorsi hanno sottolineato che in Darfur “la situazione sul terreno non è cambiata poi tanto” nell’ultimo mese. Le liste con i nomi dei Janjaeed (i predoni arabi considerati principali responsabili delle violenze compiute nella regione) e il loro arresto, ha spiegato Pronk recentemente, erano una delle 4 condizioni poste a Khartoum per evitare il rischio di sanzioni internazionali; le altre riguardano il dispiegamento di forze dell’ordine e sicurezza nella regione a tutela dei civili, la collaborazione con le agenzie umanitarie che operano nella regione, e la volontà di proseguire nei colloqui di pace in corso ad Abuja, Nigeria. Proprio dalla capitale nigeriana arrivano notizie poco confortanti riguardo all'andamento dei negoziati organizzati dall'Unione Africana (Ua). Ieri è dovuto intervenire personalmente il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo (anche presidente di turno dell'Ua) per cercare di sbloccare un "dialogo tra sordi" - usando le parole di alcuni mediatori - sulle questioni relative alla sicurezza e al disarmo. Ieri i mediatori dell'Ua hanno presentato alle parti una bozza di accordo e, nonostante lo stallo sembri completo, oggi governo sudanese e ribelli dovrebbero incontrarsi direttamente per valutare il documento e le rispettive modifiche. Nel febbraio del 2003, l’Esercito/movimento di liberazione del Sudan (Sla/m) e il movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem) si sollevarono in armi contro le autorità di Khartoum, accusate di trascurare la regione non dando protezione alla popolazione locale, ma anche di appoggiare i Janjaweed. Secondo le stime dell’Onu, oltre un anno a mezzo di scontri e violenze hanno causato “la più grave crisi umanitaria del pianeta”, con un milione di sfollati, circa 200.000 profughi nel confinante Ciad e decine di migliaia di vittime - dalle 30.000 alle 50.000 - un dato, quest’ultimo, definito esagerato dal governo sudanese secondo cui sarebbero ‘solo’ 5.000.[MZ

Bet
08-09-2004, 00:16
pazzesco pensare che fino a pochissimo tempo fa (spero che ora non sia più così) il Sudan era membro della Commissione Onu per i diritti umani

Bet
10-09-2004, 08:16
da televideo

Quello che è successo nel Darfur, la
regione occidentale del Sudan, teatro
da tempo di una sanguinosa guerra civi-
le, è un genocidio. Lo ha detto il
segretario di Stato Usa.

Powell ha aggiunto che la responsabili-
tà è da attribuire alle milizie Janja-
wid, alleate di fatto delle truppe
regolari di Khartum.

Il Consiglio di sicurezza Onu è però
diviso sulla proposta americana di
prevedere sanzioni petrolifere nei
confronti del Sudan. Ad opporsi sono
soprattutto Cina, Russia, Pakistan e
Algeria. Le discussioni proseguono
oggi.

mrmic
10-09-2004, 08:24
Bush Declares Genocide in Sudan's Darfur


Thu Sep 9, 8:57 PM ET
By Arshad Mohammed and Saul Hudson

WASHINGTON (Reuters) - The United States declared on Thursday that the violence in Sudan's Darfur region amounted to genocide and urged the world to back an expanded African peacekeeping force to halt the bloodshed.

But a senior Sudanese official rejected the genocide declaration as American "posturing" and several U.N. Security Council members raised objections to a draft resolution on Darfur circulated by Washington.

"It is clear that only outside action can stop the killing," President Bush (news - web sites) said in a statement demanding that all sides to the conflict, including Darfur rebels, lay down their arms.

"We have concluded that genocide has taken place in Darfur. We urge the international community to work with us to prevent and suppress acts of genocide," Bush said.

His statement, issued after Secretary of State Colin Powell (news - web sites) made similar remarks to the U.S. Senate Foreign Relations Committee, noted that Washington was seeking a U.N. Security Council resolution to authorize an expanded African Union peacekeeping operation in Sudan.

"We will also seek to ban flights by Sudanese military aircraft in Darfur," Bush said. "The world cannot ignore the suffering of more than 1 million people."

Rebels began an uprising in Darfur in February 2003 after years of skirmishes between mainly African farmers and Arab nomads over land and water. The government turned to the Janjaweed militias to help suppress the rebels.

The United Nations (news - web sites) has estimated some 1.2 million people have fled their homes and up to 50,000 people have died from direct violence, starvation or illness in what it describes as the world's worst humanitarian crisis.

While the genocide finding has little legal import, analysts said it may influence Security Council debate on the U.S. resolution. The resolution threatens sanctions on Sudan's oil sector, which pumps about 320,000 barrels per day.

Its customers include Security Council members China and Pakistan, who expressed opposition on Thursday to the draft resolution, as did council member Algeria.

China's U.N. ambassador, Wang Guangya, raised the possibility of a veto. "Personally I would say if the draft stands as it is now, it would certainly be more than (an) abstention," he told reporters.

Both the Pakistani and Algerian ambassadors said they would probably abstain unless the resolution was changed, objecting to sanctions threats in particular. They said several other council members agreed.

A minimum of nine votes and no veto is needed for adoption in the 15-member council.

U.S. Ambassador John Danforth, however, told reporters after a closed-door council meeting that he expected the draft to be adopted, perhaps next week and with some revisions.

He said a larger African Union monitoring mission in Darfur was crucial. "The importance of getting an outside presence into Darfur to monitor the situation is something that is impossible to overstate," Danforth said.

Angelo Beda, deputy speaker of Sudan's parliament, called the genocide declaration "posturing by America, possibly for the elections."

Speaking to Reuters in Nairobi, he suggested the Bush administration made the charge to court black voters. "Where is this genocide, where is this rape they are talking about?" he said.

The U.S. draft resolution demands Khartoum stop what U.S. officials say is a campaign of rape, murder and looting against African villagers carried out by the Janjaweed Arab militia.

"The government of Sudan and the Janjaweed bear responsibility, and ... genocide may still be occurring," Powell said.

Powell called on the U.N. to investigate the violence, which a U.N. spokesman said was the first time a nation had invoked Article VIII of the U.N. convention on genocide allowing nations to ask the world body to take "appropriate" action.

Beda and two colleagues, touring African capitals to put Khartoum's position, said U.S. pressure would stir fresh separatist turmoil elsewhere in the country, complicate Darfur peace efforts and possibly torpedo peace moves in a separate 21-year conflict in the south.

At peace talks in the Nigerian capital of Abuja, Darfur rebels said negotiations with the Sudan government were on the verge of collapse. The two sides have been far apart on key security issues, including disarmament.

In Khartoum, Sudanese Justice Minister Ali Mohamed Osman Yassin told Reuters it would be unfair for the U.N. to impose sanctions and that Sudan would agree to expanding the mandate of AU monitors to allow them to document human rights abuses.

The 53-nation AU has more than 80 observers in Darfur, but only to monitor a cease-fire between the government and rebels. Some 300 AU troops have been deployed to protect the monitors. (Additional reporting by Opheera McDoom in Khartoum, Tume Ahemba in Abuja, William Maclean in Nairobi, Evelyn Leopold at the United Nations)

mrmic
10-09-2004, 08:25
SUDAN__9/9/2004_14:51

DARFUR: OGGI RIUNIONE CONSIGLIO DI SICUREZZA, AL VAGLIO NUOVA RISOLUZIONE USA

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà oggi per discutere della situazione in Darfur, la regione occidentale sudanese teatro da oltre un anno e mezzo di scontri e violenze che hanno causato una grave crisi umanitaria. Lo riferiscono fonti dell'Onu a New York, precisando che l'incontro avviene a una settimana di distanza dai resoconti effettuati al Consiglio e all'Assemblea dell'Onu dal Segretario, Kofi Annan, e dal suo inviato in Sudan, Jan Pronk. Entrambi hanno sottolineato che, nonostante "alcuni progressi", la situazione in Darfur resta grave e Khartoum non ha risposto a parte delle richieste contenute nella risoluzione approvata dall'Onu a fine luglio e nella quale si minacciavano sanzioni qualora il Sudan non avesse dimostrato la propria volontà di risolvere la crisi. Uno dei punti principali ad essere stato disatteso sarebbe quello relativo al disarmo e all'arresto delle milizie di predoni arabi (note col nome di Janjaweed) ritenute le principali responsabili delle violenze che scuotono la regione e la conseguente crisi che coinvolge ormai oltre un milione e duecentomila persone tra sfollati, profughi e vittime. Sul tavolo del Consiglio di Sicurezza oggi potrebbe arrivare anche la bozza di risoluzione preparata dagli Stati Uniti e presentata ieri e che prevede il ricorso a sanzioni specifiche per il settore petrolifero. Attualmente il Sudan esporta circa 310.000 barili di greggio al giorno. Nel testo si fa anche riferimento alla necessità di ampliare numericamente la missione di osservazione inviata dall'Unione Africana (che per il momento vede il dispiegamento di circa 400 persone tra osservatori e militari incaricati della loro sicurezza); non è ancora chiaro se nella proposta figuri anche una modifica del mandato per dotare la forza dell'Ua delle competenze tipiche di una forza di pace. Un'ipotesi quest'ultima che non piace a Khartoum. La bozza di risoluzione Usa è stata realizzata col contributo del senatore John Danforth, responsabile del piano (noto appunto come 'Piano Danforth) che aprì la strada all'accordo per la spartizione del potere e dei proventi petroliferi tra Khartoum e i separatisti del Sud, impegnati per oltre vent'anni in una sanguinosa guerra.
[MZ]

zerothehero
10-09-2004, 10:43
forse l'unica cosa per bloccare la strage è quella di prenderli alla gola dal punto di vista economico..

tagliare gli aiuti e bloccare i finanziamenti del fondo monetario.
Dato che l'unione europea da una buona fetta degli aiuti, forse può imporre al governo di Kartoum una pace con il ribelli del SPLA.

Naturalmente andrebbero smantellate le milizie arabe e cancellata la legge coranica imposta al sud del paese.

sheva
10-09-2004, 14:13
L'accusa di Colin Powell, segretario di Stato americano

Sudan: nel Darfur è in corso un genocidio

Gli Usa hanno presentato al Consiglio di sicurezza dell'Onu un progetto di sanzioni. Italia cauta per uso parola «genocidio»
WASHINGTON - Nel Darfur è in corso un genocidio. Anche il segretario di Stato americano, Colin Powell, durante una testimonianza davanti alla commissione Esteri del Congresso Usa a Washington, ha accusato il governo islamico del Sudan e le milizie arabe Janjaweed sotto il suo controllo di «genocidio».
«Non possiamo più accontentarci di parole dal governo di Khartoum», ha detto Powell.

Mercoledì gli Stati Uniti hanno presentato al Consiglio di sicurezza dell'Onu un nuovo progetto di risoluzione chiedendo l'ampliamento del mandato della forza di controllo dell'Unità Africana e minacciando sanzioni, in particolare nel settore petrolifero, contro il governo sudanese se non rispetterà le richieste della comunità internazionale.

GENOCIDIO? ITALIA CAUTA - Per il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica (An), l'Italia, come l'Unione europea, è cauta nell'utilizzo del termine «genocidio» per il Darfur. «È un termine che finora sia l’Ue che i rappresentanti del segretario delle Nazioni Unite hanno preferito non impiegare», ha detto Mantica. «Ciò non significa che non si debba sottolineare l’emergenza umanitaria e gli elementi di drammaticità, oltre a criticare pesantemente il governo sudanese per non aver garantito corridoi umanitari adeguati all’accesso ai campi profughi e la sicurezza degli operatori». Sulle sanzioni «ci allineeremo con le posizioni della presidenza Ue», dice il sottosegretario che però ricorda che le sanzioni «non hanno ottenuto mai nulla in concreto».

tatrat4d
10-09-2004, 14:18
Originariamente inviato da sheva
L'accusa di Colin Powell, segretario di Stato americano

Sudan: nel Darfur è in corso un genocidio

Gli Usa hanno presentato al Consiglio di sicurezza dell'Onu un progetto di sanzioni. Italia cauta per uso parola «genocidio»
WASHINGTON - Nel Darfur è in corso un genocidio. Anche il segretario di Stato americano, Colin Powell, durante una testimonianza davanti alla commissione Esteri del Congresso Usa a Washington, ha accusato il governo islamico del Sudan e le milizie arabe Janjaweed sotto il suo controllo di «genocidio».
«Non possiamo più accontentarci di parole dal governo di Khartoum», ha detto Powell.

Mercoledì gli Stati Uniti hanno presentato al Consiglio di sicurezza dell'Onu un nuovo progetto di risoluzione chiedendo l'ampliamento del mandato della forza di controllo dell'Unità Africana e minacciando sanzioni, in particolare nel settore petrolifero, contro il governo sudanese se non rispetterà le richieste della comunità internazionale.

GENOCIDIO? ITALIA CAUTA - Per il sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica (An), l'Italia, come l'Unione europea, è cauta nell'utilizzo del termine «genocidio» per il Darfur. «È un termine che finora sia l’Ue che i rappresentanti del segretario delle Nazioni Unite hanno preferito non impiegare», ha detto Mantica. «Ciò non significa che non si debba sottolineare l’emergenza umanitaria e gli elementi di drammaticità, oltre a criticare pesantemente il governo sudanese per non aver garantito corridoi umanitari adeguati all’accesso ai campi profughi e la sicurezza degli operatori». Sulle sanzioni «ci allineeremo con le posizioni della presidenza Ue», dice il sottosegretario che però ricorda che le sanzioni «non hanno ottenuto mai nulla in concreto».

Tra le due posizioni ancora una volta se ne trova una decente (anche se priva per ora di conseguenze pratiche) e un'altra da latte alle ginocchia.

mrmic
13-09-2004, 20:32
Del 9 ma..

EU plays a strong role on Darfur

[ 09-09-2004 | Speeches, articles, interviews | General Affairs and External Relations ]


On 9 September the International Herald Tribune published an article by minister of foreign affairs, Bernard Bot, on EU policy towards Darfur, Sudan.

By Bernard Bot_

THE HAGUE

'If the European Union talks to the rebels, we will declare a unilateral cease-fire," said Vice President Ali Osman Taha of Sudan after his meeting with a Dutch government delegation visiting Khartoum on Jan. 30. This was one of the first results of the EU's diplomatic involvement in the crisis in Darfur, an involvement that began long before the international media became interested in events there.

Thursday in New York, the United Nations Security Council is discussing a report by its special representative for Sudan, Jan Pronk. In an earlier resolution, the council has already listed demands to the Sudanese government and stated that it would "consider further actions" if these were not met. Now is decision time.

But before looking at the agenda that lies ahead for the UN and the EU, let us recap past events: After the January meeting in Khartoum, the EU kept its promise, contacting the two rebel movements in Darfur, one of which, the Sudanese Liberation Movement, maintains relations with the Sudanese People's Liberation Movement in the Christian-dominated south.

And the Sudanese government, for its part, declared its cease-fire. Though imperfect, it has paved the way for direct negotiations between the rebels and the government. It has also made it possible to deploy a small African Union monitoring mission under the protection of Rwandan and Nigerian soldiers.

With the cease-fire in place, humanitarian aid began to trickle through in June, though slowly and irregularly because of activities of both the rebels and of the Arab Janjaweed militias. The EU and its member states together have made available well over $350 million in assistance, which is more than the U.S. effort.

Admittedly, words and humanitarian aid alone do not silence the guns, and an African Union observer mission cannot guarantee the right of return of the refugees now stranded along the border between Sudan and Chad.

So what should be the next steps in the international effort? The immediate objectives are clear: We want the Sudanese government to stop the ethnic cleansing by the Janjaweed and the parties to the conflict to respect the cease-fire. The broader political aim should be to achieve a comprehensive peace in Sudan. This requires an end to both the 20-year north-south conflict and the violence in Darfur.

Clearly, the Janjaweed have continued to terrorize the civilian population. The question is whether the Sudanese government is to be held responsible. If not, we will have to move forward on the assumption that the Sudanese government is still a partner in the peace process, however hard this may be to accept for those who feel morally repulsed by events. In that case, we should direct our efforts at expanding the monitoring mission, as suggested by UN Secretary General Kofi Annan, with the consent of the Sudanese government. Sudan must also make sure that Janjaweed leaders responsible for the most horrific crimes are brought to justice.

If the Security Council finds that the Sudanese government is at fault, economic and diplomatic sanctions against Sudan must be introduced and the international arms embargo tightened. If Sudan fails to exercise its sovereign jurisdiction to try suspected Janjaweed leaders, the international community will have to find another way of ensuring that they are brought to justice.

If the situation continues to deteriorate, and if the Sudanese government is to blame, the African Union's suggestion of deploying a peacekeeping force will inevitably gain wider support in the international community.

Our legitimate focus on Darfur should not make us lose sight of the peace process in the north-south conflict. If we ignore it, we risk seeing war in both Darfur and the south.

After 20 years of fighting, the two sides have worked out three protocols. We are now waiting for the Sudanese government to declare its willingness to sign an agreement and open the way for participation in the government by the Sudanese People's Liberation Movement. Such a government would have the credibility needed to convince the rebels in Darfur that peace is possible.

A real solution for Darfur must also address root causes like the absence of local government and access to scarce water resources and arable lands. The stakes are high for Sudan, for the region and for Africa. The African Union and its international partners understand this. Let us hope that the government of Sudan understands this too.


Bernard Bot is minister of foreign affairs of the Netherlands and the current president of the EU Council of Ministers.

Ci vuole molto per capire l'appoggio del Governo alle milizie arabe? :rolleyes: :rolleyes:
Basta andare a chiedere in giro di chi sono gli elicotteri che spostano "i miliziani a cavallo" da una parte all'altra del paese.:rolleyes:

UE sempre più sottoterra.

fransys
14-09-2004, 11:51
uppettino!!!!

Lucio Virzì
19-09-2004, 09:59
Nuova risoluzione ONU:

http://www.repubblica.it/2004/h/sezioni/esteri/darfur/risoluzioneonu/risoluzioneonu.html

mrmic
23-09-2004, 08:47
Originariamente inviato da Lucio Virzì
Nuova risoluzione ONU:

http://www.repubblica.it/2004/h/sezioni/esteri/darfur/risoluzioneonu/risoluzioneonu.html


Questi i punti principali della risoluzione:

-Il riconoscimento dell’autorita’ dell’Unione Africana (UA) nel conflitto e il contemporaneo appello ai paesi membri a sostenerla nella sua attivita’ di monitoraggio e peace-enforcing.

-Un ulteriore appello rivolto alla comunita’ internazionale a contribuire maggiormente all’assistenza umanitaria, accogliendo le accorate richieste di organizzazioni istituzionali e non-governative.

-La minaccia di ulteriori provvedimenti nel caso in cui il governo sudanese non dovesse accogliere le richeste del Consiglio. La risoluzione fa un preciso riferimento ad azioni contro il settore petrolifero in base all’articolo 41 della Carta delle Nazioni Unite.

Nel frattempo continua la grossa pressione mediatica degli Stati Uniti, che sebbene abbia indiscutiblimente degli interessi propri sulla regione, andrebbe a mio parere sostenuta se non altro perchè sta continuando a morire un sacco di gente innocente. E chi se ne frega se ti stanno antipatici o meno!!!!

Interessante la posizione della Cina, contraria alla risoluzione, che sta portando avanti ormai da qualche mese, diversi contratti commerciali con numerosi paesi arabi, vedi Egitto.
:rolleyes:

zuper
24-09-2004, 10:21
Originariamente inviato da tatrat4d
Tra le due posizioni ancora una volta se ne trova una decente (anche se priva per ora di conseguenze pratiche) e un'altra da latte alle ginocchia.



Esteri

24 set 06:05 Darfur: donazione di 680 milioni di dollari dal senato Usa


WASHINGTON - La cifra di 680 milioni di dollari, pari a 554 milioni di euro, e' stata stanziata dal Senato degli Stati Uniti come donazione alla regione del Darfur, in Sudan. Parte della somma era stata in precedenza destinato alla ricostruzione dell'Iraq, ma era rimasta inutilizzata. Il conflitto nella regione africana ha provocato finora cinquantamila morti e 1,2 milioni di sfollati. (Agr)



la decente sta diventando + decente...

e si potrebbe aprire una centrale del latte alle ginocchia tanto ce n'è ;)

mrmic
28-09-2004, 09:43
Originariamente inviato da zuper

Esteri

24 set 06:05 Darfur: donazione di 680 milioni di dollari dal senato Usa


WASHINGTON - La cifra di 680 milioni di dollari, pari a 554 milioni di euro, e' stata stanziata dal Senato degli Stati Uniti come donazione alla regione del Darfur, in Sudan. Parte della somma era stata in precedenza destinato alla ricostruzione dell'Iraq, ma era rimasta inutilizzata. Il conflitto nella regione africana ha provocato finora cinquantamila morti e 1,2 milioni di sfollati. (Agr)



la decente sta diventando + decente...

e si potrebbe aprire una centrale del latte alle ginocchia tanto ce n'è ;)


non ti ho capito, sorry

mrmic
28-09-2004, 09:44
SUDAN__27/9/2004_17:47

DARFUR: PER COMMISSARIO ONU RESTA UNA ‘PRIGIONE SENZA MURI’

Il governo del Sudan sarebbe favorevole a un aumento delle truppe dell’Unione Africana (Ua) a protezione degli osservatori internazionali schierati nella regione del Darfur, teatro di una guerra e di una grave crisi umanitaria ormai da un anno e mezzo. Lo riferisce l’agenzia francese ‘Afp’, che riprende le dichiarazioni rilasciate a un quotidiano dal ministro dell’agricoltura Majzoub al-Khalia Ahmed, il quale avrebbe dichiarato che il governo ha già inviato due messaggi all’Ua e alle Nazioni Unite per l’invio di ulteriori militari. I dettagli verranno discussi con l’Ua, ha aggiunto il ministro, che è capo-delegazione del governo di Khartoum ai negoziati con i ribelli del Darfur, avviati ad Abuja (Nigeria) lo scorso mese di agosto e sospesi tre settimane dopo senza alcun risultato positivo. Gli osservatori dell’organismo panafricano stanno monitorando il cessate-il-fuoco sottoscritto ad aprile dai due principali gruppi ribelli del Darfur e dall’esecutivo di Khartoum, i quali si accusano a vicenda di violarlo. La situazione nella regione occidentale (in realtà il Darfur è composto da tre Stati) resta comunque molto grave. Al rientro da una missione nella zona, l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani Luise Arbour ha denunciato in un comunicato diffuso oggi da Ginevra (in realtà reca la data del 25 settembre da Khartoum) che in Darfur “1,45 milioni di persone che si stima siano sfollate vivono in una prigione senza muri”. Questo enorme numero di civili costretti ad abbandonare le proprie case per sfuggire alla violenza, ha aggiunto la Arbour, “continua a stare in un clima di paura, senza fiducia che le autorità possano garantire protezione dai continui abusi”. “Le storie che abbiamo ascoltato in tutti e tre gli Stati del Darfur trasmettono un forte senso di insicurezza. Gli sfollati non pensano di tornare a casa perché non credono che il governo del Sudan li protegga. Nella migliore delle ipotesi ritengono che le autorità non rispondano adeguatamente alle loro richieste, nel peggiore dei casi credono che le autorità siano colluse con chi perpetra gli abusi, inclusi i gruppi armati e le milizie generalmente definite come ‘Janjaweed’” ha detto ancora la responsabile Onu. Da Roma, l’organizzazione ‘Medici senza frontiere’ (Msf) ha diffuso i dati di un’indagine epidemiologica condotta dal proprio personale nel campo profughi di Kalma, vicino a Nyala, dove sono ospitate 66.000 persone; ne risulta che i tassi di mortalità infantile e di malnutrizione sono abbondantemente sopra la soglia dell’emergenza: il 23,6% dei bambini di età inferiore ai cinque anni è malnutrito. Secondo Msf, senza un aumento degli aiuti umanitari a favore degli sfollati la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare.

mrmic
30-09-2004, 09:48
Secondo al Bashir c'è stato un tentativo di colpo di Stato per mano di al Tourabi, che lo aiutò a salire al potere, sempre tramite un coup d'etat (si scrive così?:D) nel'89.

Tourabi pare sia vicino ai JEM, uno dei due principali gruppi ribelli che combatte e partecipa ai colloqui di pace, in Darfur

http://allafrica.com/stories/200409270054.html

cerbert
01-10-2004, 07:39
Paracleto ha iniziato un altro thread con questa documentazione.

La riporto qui:

Originariamente postato da Paracleto
Il Darfur in trenta foto (http://www.time.com/time/covers/1101041004/photoessay/) e una mappa. (http://www.time.com/time/covers/1101041004/photoessay/map.html)

mrmic
01-10-2004, 08:43
Originariamente inviato da cerbert
Paracleto ha iniziato un altro thread con questa documentazione.

La riporto qui:

grazie per la segnalazione, ma in quale thread l'ha postata?

regalo una foto, poveri bimbi

http://mrmic.altervista.org/immagini/forum/PICT0226.JPG

cerbert
01-10-2004, 08:50
Originariamente inviato da mrmic
grazie per la segnalazione, ma in quale thread l'ha postata?

regalo una foto, poveri bimbi

http://mrmic.altervista.org/immagini/forum/PICT0226.JPG

Thread "magari vedendolo"

http://forum.hwupgrade.it/showthread.php?s=&threadid=779921

Ho preferito chiuderlo per evitare duplicazioni.

mrmic
05-10-2004, 16:28
Originariamente inviato da cerbert
Thread "magari vedendolo"

http://forum.hwupgrade.it/showthread.php?s=&threadid=779921

Ho preferito chiuderlo per evitare duplicazioni.

il Darfur è MIO !:mad:

:D

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SUDAN__5/10/2004_13:21

DARFUR: SITUAZIONE NON MIGLIORA, SEGNALATI NUOVI SCONTRI E FLUSSI DI SFOLLATI


Segnali di un ulteriore peggioramento delle condizioni dei civili arrivano dal Darfur, la regione del Sudan occidentale dove da oltre 19 mesi il conflitto tra forze governative e ribelli ha provocato una grave crisi umanitaria. Fonti umanitarie e religiose contattate dalla MISNA riferiscono di nuovi scontri e di conseguenti flussi di civili in fuga dai combattimenti. A Nyala, capitale del Darfur Meridionale, nelle ultime due settimane sono arrivati migliaia di nuovi sfollati. “Sono tutti musulmani, in prevalenza appartengono alle tribù dei Dajo e dei Fur (Darfur significa appunta ‘casa dei Fur’, ndr) e provengono da una zona a parecchie decine di chilometri dalla città” spiega alla MISNA una fonte religiosa contattata sul posto, della quale si mantiene l’anonimato per motivi di sicurezza. “Sembrava che negli ultimi due mesi l’esodo dai villaggi verso la città si fosse attenuato – prosegue l’interlocutore – e invece dalla metà di settembre è ripreso ancora più intensamente”. Nell’ultimo periodo, prosegue “non abbiamo visto nessun cambiamento: nonostante la presenza di oltre cinquanta organizzazioni internazionali, qui la gente continua a morire di stenti e di malattie. Registriamo soprattutto un’elevatissima mortalità infantile”. La fonte riferisce che Nyala si sta trasformando in una ‘cittadella’ degli organismi umanitari, molti dei quali vi hanno stabilito la propria base: “La città si sta ‘espandendo’, vengono ristrutturati edifici da affittare alle ong (organizzazione non governative), ma non è ancora possibile garantire assistenza a tutte le persone che ne hanno bisogno”. Dalla zona di Ta’asha - circa 200 chilometri a nord-ovest di Nyala - giungono notizie di nuovi combattimenti attraverso la rete ‘Action churches together - Caritas Internationalis': la portavoce da Nyala, Hege Opseth, riferisce che almeno 5.000 persone sono fuggite in seguito a scontri esplosi intorno al 25 settembre. “Siamo seriamente preoccupati per la sicurezza dei nuovi sfollati nell’area di Ta’asha” aggiunge Geoff O’Donoghue, responsabile dei programmi di emergenza della stessa organizzazione. “Questa gente - continua - è bloccata a causa dei combattimenti e se non riusciamo a garantire loro aiuti di base rischia di morire”. Il mancato miglioramento delle condizioni sul terreno nell’ultimo mese è riportato anche in un rapporto del segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Secondo una copia del documento circolata nelle ultime ore alle Nazioni Unite, Annan afferma che il governo di Khartoum non ha compiuto “ulteriori progressi” a settembre per riportare sicurezza nelle aree essenziale, fermare gli attacchi contro i civili, disarmare le milizie e assicurare alla giustizia chi ha compiuto crimini. Secondo l’Onu, in 19 mesi il conflitto in Darfur ha provocato oltre 1,4 milioni di sfollati, decine di migliaia di vittime (tra 30 e 50.000) e almeno 150.000 rifugiati nel confinante Ciad.


Visto che sono news della Misna, segnalo questo link http://www.middle-east-online.com/english/?id=11462 dove si dice che il Presidente Bashir denuncia l'operato delle ONG di ispirazione religiosa di fare proselitismo cristiano.

mrmic
08-10-2004, 17:38
UN panel to decide on Darfur genocide claim


UN Secretary General Kofi Annan has set up a commission to determine whether genocide has taken place in the troubled Darfur region of Sudan, Annan’s spokesman Fred Eckhard said yesterday. The five-member panel will be led by Italy’s Antonio Cassesse, who was the first president of the international criminal court for the former Yugoslavia. “The commission is also to investigate reports of violations of humanitarian law and human rights law in Darfur,” the spokesman said. Meanwhile, Sudan's government and main southern rebel group yesterday opened a fresh round of talks in Nairobi with a new commitment to clinching an end to Africa’s longest-running civil war.

www.omanobserver.com :D

mrmic
14-10-2004, 15:11
Part of Darfur no-go area

http://www.news24.com/News24/Africa/News/0,,2-11-1447_1604586,00.html

Khartoum - United Nations officials have declared northern Darfur a no-go area for all the UN agencies after two humanitarian workers were killed when their car drove on an anti-tank landmine early this week.

Radhia Ashouri, spokesperson of the UN envoy to Sudan, said security had worsened, with widespread of ceasefire violations, rape and abduction cases inside and outside displaced people's camps in the three states of Darfur.

In northern Darfur, Ashouri said rebels of the Sudan Liberation Army (SLA) had confronted a UNCEF team travelling by helicopter to undertake a polio vaccination campaign last Saturday.

In south Darfur, bandits continued ambushing and looting the civilian population.

Government-backed Arab militiamen were also still attacking large number of villages, with three men and a women killed, three injured and four women abducted in latest incidents.

In west Darfur, the Office of Humanitarian Aid (OCHA) reported militias surrounding population areas and the police guarding the settlements were unable to prevent harassment and threats.

mrmic
16-10-2004, 15:35
70 mila morti stimati.....

http://www.nytimes.com/2004/10/16/international/africa/16nations.html

U.N. Says Sudan Death Toll Reaches 70,000
By WARREN HOGE

Published: October 16, 200
UNITED NATIONS, Oct. 15 - The United Nations health agency said Friday that the death toll in refugee camps in the Darfur region of Sudan had reached 70,000, and that people would continue dying at the rate of 10,000 a month as long as the international community did not provide more money.

David Nabarro, director of the crisis action group of the Geneva-based World Health Organization, said despite the international attention Darfur had attracted, the United Nations was not receiving the money it needed to curb deaths caused by malnutrition and disease.

"Every day in newspapers in the U.S., Europe and Japan, there is coverage of the suffering in Darfur, yet we don't have a significant enough popular perception around the world of the enormity of that suffering, and the United Nations cannot get the funding for this priority program," Mr. Nabarro said in a telephone interview.

The United Nations has received only half of the $300 million it needs, he said, while with full financing it could reduce the current mortality rate by half.

At United Nations headquarters, the United States was discussing moving Security Council meetings on Sudan to Nairobi next month, when it will hold the rotating presidency of the Council. American diplomats said the purpose would be to speed the conclusion of talks in Kenya aimed at ending a decades-long civil war in the south of Sudan.

The American ambassador, John C. Danforth, was President Bush's special envoy to those talks, and the United Nations believes that getting a peace agreement put into effect in the south would help resolve the conflict in Darfur, in western Sudan.

Several Security Council ambassadors said Mr. Danforth had discussed the suggestion with them and was receiving support for it. Asked about the proposal, Richard A. Grenell, Mr. Danforth's spokesman, would say only that "during the month of November, while we hold the presidency, we are exploring ways to highlight the Sudan issue."

The conflict in Darfur has forced 1.4 million villagers from their homes into displacement camps, and 200,000 of them have fled across the border to Chad. The United States has said that the government-supported killings and mass evictions constitute genocide, and Secretary General Kofi Annan has created an international commission to compile a report in three months on whether genocide has occurred.

Mr. Nabarro said that because of a lack of money, relief workers in Darfur were unable to distribute aid in helicopters and had to rely on trucks, which broke down. He said the agency needed 10 charter aircraft but could only afford four. The agency has been borrowing money to meet its needs of $1.5 million a month, he said, but could not continue doing so past mid-December.

"We are running on a threadbare, hand-to-mouth existence, and if the plight of these people in Darfur is as important to the international community as it seems to be, then we would have expected more long-term support," he said.

mrmic
16-10-2004, 15:39
SUDAN__16/10/2004_8:11

QUALCOSA SI MUOVE IN DARFUR MA LA CRISI UMANITARIA PERMANE

Oltre ai 300 osservatori militari non armati già inviati dall'Unione Africana (Ua) in Darfur, vasta regione occidentale del Sudan, un altro battaglione rwandese sta raggiungendo il territorio in questo fine-settimana e uno nigeriano sarà in loco entro il 30 ottobre; le forze dell'Ua raggiungeranno progressivamente un totale di 4000 uomini. Permane però la crisi umanitaria tra il milione e mezzo di sfollati (secondo alcune fonti un milione e duecentomila) che hanno lasciato da mesi le loro dimore per sfuggire alle violenze di cui la regione è stata teatro a causa delle incursioni dei nomadi di etnia araba 'baggara' conosciuti come 'janjaweed' ( anche janjuweed, janjawid o jingaweit) ai danni della popolazione africana nera, dedita soprattutto alla coltivazione stanziale del miglio, in cui confluiscono più genti (Fur, Masalit e Zaghawa). Sia gli uni che gli altri sono di religione musulmana ma una sorta di milizia armata janjaweed, appoggiata dal governo di Khartoum, avrebbe agito, secondo alcuni osservatori, con comportamenti da pulizia etnica o addirittura da genocidio. Sta di fatto che secondo David Nabarro, responsabile delle emergenze dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), "malattie e condizioni in cui vivono gli sfollati", a partire almeno dallo scorso marzo avrebbero povocato in Darfur la morte di una media di diecimila persone al mese. Il funzionario ha anche sostenuto che finora nemmeno la metà degli oltre 200 milioni di euro chiesti dall'Onu è stata messa a disposizione per fronteggiare la crisi. Mancano i fondi e i mezzi di trasporto per la distribuzione degli aiuti; secondo Nabarro occorrerebbe un intera flotta aerea e invece sono disponibili tre o quattro velivoli e alcuni fuoristrada spesso incidentati. In sintesi, nonostante il grande interesse dimostrato dai mezzi di informazione e l’intervento di numerose organizzazioni non governative, la comunità internazionale non sembra aver compreso le difficoltà di garantire assistenza in una regione grande come la Francia. Agli sfollati interni al Darfur, si calcola che si debbano aggiungere duecentomila persone fuggite nel confinante Chad; le vittime dirette del conflitto in corso nella regione sarebbero secondo alcune fonti non meno di 30.000 e secondo altre anche 50.000, mentre Khartoum sostiene che non superano le 5000. La regione è di difficile accesso anche per gli operatori umanitari e le testimonianze dirette, non sempre concordi tra loro, si limitano a osservazioni relative ad aree circoscritte. Nel frattempo, mentresi attende che il 21 ottobre riprenda il negoziato di pace già avviato e sospeso, il conflitto sembra in qualche misura temperato da un cessate-il-fuoco parzialmente rispettato, ma la crisi umanitaria, anche in base alle più recenti comunicazioni degli enti Onu coinvolti, non sembra affatto recedere.[MB]

mrmic
19-11-2004, 10:50
AFRICA 19/11/2004 9:23

PACE IN SUDAN: GOVERNO E RIBELLI FIRMANO MEMORANDUM DI INTESA


Una dichiarazione di impegno a concludere un accordo definitivo per la pace in Sudan “al più tardi” entro il 31 dicembre 2004 è stata firmata stamani a Nairobi, in Kenya, dal governo di Khartoum e dai ribelli dell’Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla). Il documento è stato sottoscritto davanti al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, riunito eccezionalmente nella capitale keniana proprio per affrontare la questione del Sudan, da parte del ministro di Stato sudanese alla presidenza, Yahja Hussein Babikar, e dal capo della delegazione dello Spla per i colloqui di pace, comandante Nhial Deng Nhial. Nel testo le due parti si impegnano a raggiungere entro la fine dell’anno l’intesa definitiva per porre fine al conflitto che dal 1983 contrappone il governo islamico di Khartoum ai separatisti del Sud Sudan, costituiti in gran parte da popolazione nera, di tradizione cristiana e animista. Importanti accordi sono già stati raggiunti in passato, in particolare su divisione del potere, governo provvisorio della durata di sei anni (al termine dei quali è previsto un referendum per l’indipendenza del sud), spartizione dei proventi petroliferi e composizione del nuovo esercito riunificato. Anche il protocollo di pace conclusivo sarebbe già pronto da mesi, ma nonostante le pressioni della comunità internazionale, Khartoum e Spla avrebbero sospeso il negoziato a causa dell’esacerbarsi della crisi in Darfur, la regione occidentale del Sudan dove dal febbraio 2003 è in corso una grave crisi militare e umanitaria. Si calcola che in 21 anni, il conflitto abbia provocato oltre due milioni di vittime, in gran parte anche per la mancanza di cibo e di assistenza sanitaria in un Paese che è il più esteso del continente. Ieri, aprendo i lavori, il Segretario generale dell’Onu Kofi Annan ha detto che in Sudan “non c’è più tempo da perdere”, aggiungendo che la conclusione rapida del conflitto nord-sud “non aiuterà soltanto a impedire che le guerre continuino a propagarsi nel Paese, ma servirà anche come base e stimolo alla soluzioni di altri conflitti esistenti”. Oggi, a breve, è attesa una risoluzione del Consiglio di sicurezza sul Sudan.

Lucio Virzì
19-11-2004, 10:54
Finalmente una buona notizia. :)

LuVi

Bizkaiko
24-11-2004, 15:52
24 nov 16:34 Sudan: guerriglieri dichiarano fine tregua

KHARTOUM - Una delle due principali formazioni guerrigliere nella regione sudanese del Darfur ha annunciato di considerare finita la tregua, addossando la responsabilita' di questa decisione al governo di Khartoum. In Darfur e' tuttora in corso una guerra civile che sta provocando una catastrofe umanitaria. (Agr)

Fonte: Corriere della Sera - Ansa

buster
20-01-2005, 16:47
Aggiornamento al 7 gennaio 2005


SUDAN MERIDIONALE

E' prevista per domenica prossima la firma dell'atto finale dell'accordo di pace fra il governo sudanese e il Movimento/Esercito per la Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM/A), che ufficialmente metterà fine a oltre un ventennio di conflitti che hanno causato lo sfollamento di circa 4 milioni di persone e che ha costretto altre centinaia di migliaia a fuggire nei paesi confinanti.

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) accoglie con soddisfazione l'accordo di pace con la speranza che rappresenti il primo passo per l'eventuale rimpatrio di oltre 500mila rifugiati del Sudan meridionale. Il direttore per le operazioni dell'UNHCR in Sudan, Jean-Marie Fakhouri, sarà presente a Nairobi per rappresentare l'Alto Commissario alla firma dell'accordo.

Il gruppo più vasto di rifugiati dal Sudan Meridionale, circa 223mila persone, si trova in Uganda.
Altri 88mila rifugiati sono in Etiopia; 69mila nella Repubblica Democratica del Congo; 60mila in Kenya; un numero stimato di circa 36mila nella Repubblica Centro Africana, e 30mila in Egitto.
Il rimpatrio volontario di mezzo milione di rifugiati sarà un lungo processo che necessiterà di grande sostegno e assistenza, particolarmente alla luce della mancanza di infrastrutture e servizi di base nel Sud del paese.

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha aperto uffici a Rumbek, Juba e
Yei per preparare il terreno all'arrivo dei rimpatriati. Sono inoltre stati rimessi in funzione i centri comunitari per i servizi sanitari e per la salute, così come le scuole e i sistemi di approvvigionamento idrico nelle zone in cui è previsto il rimpatrio dei rifugiati, così da incrementare la capacità della comunità di affrontare il ritorno e la reintegrazione dei rifugiati.

L'UNHCR stima che saranno necessari solo per quest'anno circa 60 milioni di dollari per il rimpatrio e la reintegrazione dei rifugiati sudanesi nel Sudan meridionale. I programmi dell'UNHCR nel Sudan meridionale sono stati penalizzati da un bassissimo reperimento di fondi e dei 29,7 milioni di dollari richiesti dai paesi donatori nel 2004, ne sono giunti solo 6,1. Per poter progredire si rendono assolutamente necessari altri fondi.

L'accordo di pace non copre il conflitto nella provincia sudanese occidentale del Darfur, dove circa 1 milione e 600mila persone sono sfollate internamente e altre 200mila sono rifugiati in Ciad.

buster
09-02-2005, 12:13
IL VICE ALTO COMMISSARIO ONU PER I RIFUGIATI IN VISITA IN SUDAN MERIDIONALE PER PREPARARE IL POSSIBILE RIMPATRIO

Il Vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, la signora Wendy Chamberlain, partirà sabato prossimo per una missione di una settimana che la vedrà impegnata in Sudan, Uganda e Kenya. Durante la missione, la signora Chamberlain verificherà di persona le attività iniziali che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) sta svolgendo in preparazione del possibile rimpatrio dei rifugiati in Sudan meridionale.

L'accordo di pace del 9 gennaio scorso, firmato dal governo del Sudan e dal Movimento/Esercito per la Liberazione del Popolo Sudanese (SPLM/A), ha infatti risollevato le speranze per il rimpatrio degli oltre 500mila rifugiati provenienti dal Sudan meridionale che attualmente si trovano nei paesi confinanti. Dopo oltre un ventennio di conflitto, la gravissima carenza di infrastrutture e servizi di base nel Sudan meridionale rende necessario un massiccio investimento mirato alla riabilitazione, prima che il processo di rimpatrio possa avere inizio. In Sudan meridionale l'UNHCR ha aperto tre nuovi uffici - a Rumbek, a Juba e a Yei - ma in mancanza di un adeguato finanziamento sarà impossibile per l'Agenzia avviare e svolgere in maniera soddisfacente i progetti per riabilitare le aree in cui avverrà il rimpatrio.

Oltre all'esame delle attività intraprese dall'UNHCR, la missione del Vice Alto Commissario mira anche a richiamare l'attenzione internazionale su questa operazione, che al momento risulta notevolmente sottofinanziata. L'UNHCR nel 2004 ha infatti ricevuto solo 6 milioni di dollari dei 30 milioni che aveva richiesto per svolgere le proprie attività in questa regione.

L'Agenzia stima che per cominciare a creare le condizioni che renderanno possibile il rimpatrio dei rifugiati, nel 2005 saranno necessari altri 62 milioni di dollari. Finora tuttavia per questo programma non è giunto alcun contributo. L'UNHCR ribadisce che, per consentire che il processo di pace in Sudan meridionale abbia un carattere duraturo, è necessario impegnarsi ora affinché 500mila rifugiati possano rientrare nel proprio paese e rimanervi.

La signora Chamberlain incontrerà a Khartoum rappresentanti delle autorità locali e delle agenzie delle Nazioni Unite partner dell'UNHCR, visiterà poi le città di Rumbek e Yei in Sudan meridionale e incontrerà gli sfollati presenti nella regione. Il viaggio del Vice Alto Commissario proseguirà successivamente in direzione dell'Uganda, dove sono previsti incontri con i rifugiati, che esprimeranno le loro opinioni sul processo di rimpatrio. Il viaggio si concluderà con una visita al campo di Kakuma in Kenya, che ospita rifugiati sudanesi.

I rifugiati che provengono dal Sudan meridionale nei paesi limitrofi sono oltre 500mila, dei quali 223mila in Uganda, 88mila in Etiopia, 69mila nella Repubblica Democratica del Congo, 60mila in Kenya, 36mila nella Repubblica Centrafricana e 30mila in Egitto. Il conflitto nella regione meridionale del Sudan ha inoltre provocato 4 milioni di sfollati.

buster
21-02-2005, 11:04
L FATTO
Fuggono dalla loro terra e cercano rifugio nella capitale egiziana, in un centro dei comboniani

Fuori dall'inferno

Al Cairo, tra i profughi sudanesi dal Darfur

Da Il Cairo Aristide Malnati

Il battello attracca a fatica sferzato dal vento incessante del deserto e sul molo di un villaggio a sud di Assuan, in prossimità della famosa diga, si riversano dieci giovani uomini. Hanno la faccia stralunata, segnata da un viaggio interminabile: da Khartum, capitale del Sudan, sono cinque giorni lungo il Nilo, su una grossa chiatta, sotto un torrido sole che alternandosi alla pungente temperatura notturna infiacchisce e debilita il fisico. I viaggiatori, per così dire, sono sudanesi scappati dall'inferno, dalla morte e dalla miseria del Darfur, e si avviano a percorrere la prima tappa del coronamento di un sogno: raggiungere Il Cairo, raggiungere il centro d'accoglienza comboniano, la chiesa di Sakakini, primo passo verso la speranza di una nuova vita. Per molti di loro il sogno rimane tale: sorpresi nella stiva dei battelli, spesso venduti da battellieri doppiogiochisti, senza permessi per l'espatrio vengono rispediti nel Darfur, dove li attende - se va bene - il carcere.
Alcuni però riescono a valicare il confine e a raggiungere dopo un tragitto su treni o torpedoni sgangherati Il Cairo, la capitale più affollata del Terzo Mondo, dove masse diseredate sopravvivono inventandosi quotidianamente qualche stratagemma per sopravvivere. Loro, i sudanesi, qui sono più poveri dei poveri, più disperati dei disperati, ma almeno dispongono di un indirizzo sicuro, del nome di un benefattore: Padre Claudio Lurati, un giovane comboniano, infinita fonte di energia e di carità che tra mille difficoltà lavora dal mattino alla sera per la causa dei profughi venuti da lontano. Innanzitutto cerca di far ottenere loro lo status di rifugiati politici e poi - impresa ancor più ardua - prova ad aprir loro la strada dell'emigrazione verso Europa, Nord America e Australia.
Ma al Cairo? Che fanno al Cairo? Il centro di accoglienza comboniano, nel cuore dell'Abbasseya (a tre isolati dalla prestigiosa sede del Consiglio Supremo dell'archeologia), pullula di giovani, di donne dall a pelle d'ebano e dalle lunghe gambe affusolate, fasciate superbe nei loro lunghi e multicolori vestiti. L'attività ferve, attività culturale e attività ludica: vengono organizzati corsi scolastici per apprendere i primi rudimenti di lingue, che un giorno potrebbero rivelarsi utilissime; ma anche appassionanti tornei di calcio nello spazio del centro adibito a campo da football. Negli ultimi cinque anni oltre 50mila sudanesi hanno raggiunto la capitale egiziana, ed è sudanese l'80 per cento dei richiedenti asilo nel Paese, una conferma indiretta della persecuzione di cui sono vittime nella loro terra di origine. «Ogni settimana arrivano da Khartum duecento profughi, e attorno al centro ne gravitano a centinaia, quasi tutti cristiani - precisa Padre Lurati -. Moltissimi scappano dal Darfur, tutti sono molto attivi nel collaborare al funzionamento del centro; in particolare le donne: alcune lavorano, impieghi umili e duri per più di 10 ore al giorno, poi la sera trovano l'energia per dare una mano ai fornelli o per svolgere mansioni domestiche accanto ai nostri volontari». Sono infatti i volontari la vera anima della chiesa di Sakakini: laici o religiosi, tutti quanti animati da notevole energia, che mettono a disposizione di chi è meno fortunato. Padre Claudio e a turno gli altri comboniani celebrano una messa quotidiana e altre funzioni: «I sudanesi, oltre a fornire un prezioso aiuto nella manutenzione e nell'allestimento della chiesetta, si mostrano molto ligi nella pratica religiosa e nella preghiera: la loro fede, messa a dura prova dai tribolamenti subiti, si è come rafforzata», commenta Lurati.
Quando scende la sera, si fa ritorno a casa e la capitale si illumina di luci di ogni genere, mille occhi aperti su storie di disperazione. I più fortunati tra i sudanesi, quelli che dispongono di uno straccio di lavoro, condividono in 6 o 7 alcuni bilocali anche dignitosi, sborsando complessivamente l'equivalente di 100-150 euro mensili. Ma per il resto è l'inferno. Alcuni addirittura sono costretti ad abitare nell'abisso maleodorante degli «zibellin», in mezzo a sacchi di immondizia che qui viene convogliata per il riciclo: in questo ammasso di elementi guasti vivono almeno 100mila disperati, quasi tutti cristiani-copti, veri paria di una società che li discrimina; e i sudanesi incrementano il loro numero.
Eppure per tutti è forte la speranza, quotidianamente alimentata dal sorriso e dall'azione concreta di padre Claudio e dei suoi confratelli, ancora di salvataggio per i rifugiati del Darfur; la speranza che Il Cairo e gli «zibellin», dove possono campare in condizioni comunque più tollerabili dei loro villaggi di origine, cosituiscano un ponte verso un'esistenza più degna, nella «terra promessa» che sta in Europa e negli Stati Uniti.

Avvenire, 20/02/2005

buster
21-02-2005, 11:12
SI CONCLUDE LA MISSIONE DEL VICE ALTO COMMISARIO IN AFRICA ORIENTALE

Si concluderà questo fine settimana la missione di una settimana del Vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati signora Wendy Chamberlin in Sudan meridionale, Uganda e Kenya, mirata a valutare le enormi necessità del Sudan meridionale nell'ambito del processo di riabilitazione. Durante la missione, la signora Chamberlin ha anche incontrato in diverse occasioni gli sfollati sudanesi e i rifugiati sudanesi che si trovano in Uganda e in Kenya.

A seguito del ventennale conflitto nel sud del Sudan - ufficialmente terminato il 9 gennaio con la firma di un accordo di pace - attualmente circa 500mila persone sono rifugiate nei paesi limitrofi, mentre altri 4 milioni sono sfollate all'interno del Sudan. In occasione di questa missione, in cui ha anche verificato le operazioni dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) mirate a preparare il possibile rimpatrio dei rifugiati sudanesi, il Vice Alto Commissario ha sottolineato l'urgente necessità di sostenere il programma, che al momento è gravemente sottofinanziato.

mrmic
03-03-2005, 22:34
Bello vedere che l'interesse rimanga sempre li, sospeso tra l'inquietudine americana, che ha interessi in Sudan (e in tutta l'Africa centrale), e l'incapacità europea di intervenire in questa situazione. Inutile premere sulla Corte Penale Internazionale, che ritengo leggittimata e assolutamente necessaria, quando gli Usa non la riconoscono, e quando di fronte alla minaccia di sanzioni si sa già che Cina e Russia porranno il veto. Inutile sperare in una loro astensione facendo passare settimane, quando ogni giorno continuano a morire decine di persone, le donne vengono sistematicamente stuprate, i bambini rapiti.

Utili le iniziative come quelle di Bonolis, anche se rimangono una goccia nell'Oceano almeno portano sollievo a qualche centinaio di persone.

Passano i mesi, tutto rimane uguale, cambia solo il conto dei morti e la tristezza se non lo sdegno verso una comunità internazionale che non combina nulla.

Tanto vale appoggiare la Boniver e spingere affinche vi siano un emissario della UE forte, come potrebbe essere la Bonino, per tentare di mediare e interporsi tra le parti...

mrmic
14-03-2005, 17:05
180mila morti dichiarati da Egeland...

Onu-Soudan-Darfour
URGENT Plus de 180.000 morts au Darfour, selon l'Onu

NEW YORK (Nations unies), 14 mars (AFP) - Le conflit au Darfour
a fait au moins 180.000 morts au cours des 18 derniers mois, a
indiqué lundi à l'AFP le secrétaire général adjoint de l'Onu pour
les affaires humanitaires, Jan Egeland.
hc/jri eaf

AFP 141651 GMT MAR 05

von Clausewitz
14-03-2005, 22:35
Originariamente inviato da buster
SI CONCLUDE LA MISSIONE DEL VICE ALTO COMMISARIO IN AFRICA ORIENTALE
..................



il vice alto commissario ha concluso la sua missione
bene, e allora quali sarebbere queste conclusioni?
che come al solito l'onu riuscirà alla fine a malapena a contare il numero dei morti e dei rifugiati, così come è successo in tutte le altre situazioni nelle quali è "intervenuto?
capirai, per una missione del genere bastava anche un vice basso commissario

Onisem
16-03-2005, 12:51
Up. Certo che se i Tg, che sono diventati a voler essere magnanimi dei rotocalchi, invece che occuparsi di cani e gatti facessero il loro lavoro rispetto a certi avvenimenti sarebbe già qualcosa.

mrmic
16-03-2005, 13:50
Originariamente inviato da von Clausewitz
il vice alto commissario ha concluso la sua missione
bene, e allora quali sarebbere queste conclusioni?
che come al solito l'onu riuscirà alla fine a malapena a contare il numero dei morti e dei rifugiati, così come è successo in tutte le altre situazioni nelle quali è "intervenuto?
capirai, per una missione del genere bastava anche un vice basso commissario

L'unica buona notizia, si fa per dire, è stata data dalla Commissione Cassese incaricata da Annan. Ciò che ne è venuto fuori è stata la constatazione di singoli atti genocidari portati avanti dalle milizie jajaweed.
Dunque seppur non afferma che vi sia un genocidio in atto:rolleyes: è pur sempre il primo segno tangibile di un impegno internazionale. Ancora inefficace. Ciao

von Clausewitz
16-03-2005, 22:12
Originariamente inviato da mrmic
L'unica buona notizia, si fa per dire, è stata data dalla Commissione Cassese incaricata da Annan. Ciò che ne è venuto fuori è stata la constatazione di singoli atti genocidari portati avanti dalle milizie jajaweed.
Dunque seppur non afferma che vi sia un genocidio in atto:rolleyes: è pur sempre il primo segno tangibile di un impegno internazionale. Ancora inefficace. Ciao


ciao mrmic :)
che l'onu sia un organizzazione effettivamente in grado di perseguire interessi generali e di predisporre mezzi idonei a perseguirli è un qualcosa che solo benpensanti come cerbert o buster possono pensare, per le loro più svariate ragioni
io invece che sono un malpensante penso di no, e i fatti degli ultimi 50 o 60 anni mi confermano in questo giudizio
tanto è vero che il regime integralista di karthum persegue da qualche decennio indisturbato la sua guerra razzista-religiosa a favore dell'elemento arabo sudanese
l'onu al massimo è stato buono solo a a darci qualche stima approssimativa sulle conseguenze di questa guerra

mrmic
17-03-2005, 16:47
Roma, 17 MAR (Velino) - Le Nazioni Unite hanno
provvisoriamente ritirato tutto il personale internazionale
presente nella zona ovest del Sudan. Gli osservatori
dell'Onu, infatti, si trovano da oggi a El-Geneina (la
capitale della regione) fino a data da destinarsi. "Il rapido
spostamento del nostro personale - ha spiegato al Velino una
fonte militare sul luogo - e dovuto al fatto che la milizia
araba (la Janjaweed) ha annunciato apertamente l'intenzione
di attaccare stranieri e convogli delle Nazioni Unite". Il
governo sudanese da tempo sta cercando di disarmare a
milizia, accusata di campagne sistematiche di stupri, omicidi
e incendi a danni di villaggi non arabi. Alcuni buoni
risultati sono stati ottenuti, ma il lavoro da fare e ancora
molto. "La milizia ha annunciato che colpira tutti gli
stranieri e i convogli umanitari dell'Onu, compresi gli
autisti locali - ha proseguito la fonte - per cui e stato
deciso immediatamente di spostare gli operatori umanitari a
El-Geneina". Secondo alcune fonti governative locali le
minacce agli operatori internazionali della Janjaweed sono
dovute al fatto che recentemente il governo regionale del
West Darfour ha richiesto indietro tutti i veicoli
precedentemente regalati ai miliziani. (fbu)
171736 MAR 05 NNNN

mrmic
17-03-2005, 16:53
Originariamente inviato da von Clausewitz
ciao mrmic :)
che l'onu sia un organizzazione effettivamente in grado di perseguire interessi generali e di predisporre mezzi idonei a perseguirli è un qualcosa che solo benpensanti come cerbert o buster possono pensare, per le loro più svariate ragioni
io invece che sono un malpensante penso di no, e i fatti degli ultimi 50 o 60 anni mi confermano in questo giudizio
tanto è vero che il regime integralista di karthum persegue da qualche decennio indisturbato la sua guerra razzista-religiosa a favore dell'elemento arabo sudanese
l'onu al massimo è stato buono solo a a darci qualche stima approssimativa sulle conseguenze di questa guerra

Spero almeno che l'Onu serva come strumento di pressione. Nel senso che mi auguro che i suoi dibattiti e le sue misure inefficaci o prese a metà, servano all'organizzazione africana per eccellenza, l'UA, a prendere in mano la situazione, visto che noi occidentali continuiamo a litagare su chi e come intervenire (Onu, tribunali ad hoc, CPI etc.). Ho letto proprio ieri che la Nigeria ha proposto un altro tribunale ad hoc per i crimini in darfur, da contrapporre all'ennesima proposta sull'estensione della giurisdizione del tribunale per il Rwanda su questa area.

Poi è chiaro che se proprio vogliamo essere cinici, a pensare che l'Unione Africana riesca a sistemare la situazione ci faremmo solo del male :D :(


ciao :)

von Clausewitz
18-03-2005, 00:26
ti do un piccolo contributo con un articolo del corriere dell'altro giorno

L' Onu sotto accusa per i diritti umani
«Non possono decidere Paesi che compiono abusi». E Solana invoca «la diplomazia a voce bassa»
Si apre a Ginevra la sessione annuale della commissione. «Così non ha credibilità, va riformata al più presto»
Vorreste come giudice un criminale? In altre parole, vi fidereste di un governo a cui, giusto due mesi fa, l' Onu ha notificato le seguenti accuse: «Uccisioni di civili, tortura, rapimenti di persone, distruzione sistematica di villaggi, stupri»? Questo è il Sudan: un Paese dove il governo è ritenuto corresponsabile di 180 mila morti nel Darfur, di 1,8 milioni di profughi. Eppure, questo stesso governo è chiamato a dare pagelle sui diritti umani al resto del mondo. Imputato dell' Onu, giudice per suo conto. In buona compagnia: con lui siedono nella Commissione Onu un' altra mezza dozzina di governi (Cina, Russia, Arabia Saudita, Nepal, Cuba, Zimbabwe) che l' Occidente difficilmente etichetterebbe come democrazie. Fino a un anno fa, il presidente ne era la Libia. Uno scherzo, un errore? Nessun errore, troppi errori. «Finora non siamo riusciti a raggiungere il nostro fine», ammette la canadese Louise Arbour, presidente, all' apertura dell' annuale sessione della Commissione Onu dei diritti umani a Ginevra: sei settimane di lavoro. Pochi giorni fa, a un' amica aveva confidato: «Siamo i più esposti, ma anche i più marginali: io passo l' 80% del mio tempo a cercare fondi». Sottofinanziati, poco personale: s' arrangiano con 60 milioni di dollari l' anno, il 33% passato dall' Onu. Una squadra di esperti voluta da Kofi Annan, nel suo rapporto dello scorso settembre, ne ha caldeggiato la ristrutturazione: allarghiamola a tutti i 191 Paesi membri Onu, non agli attuali 53 che sono eletti. I gruppi dei diritti umani invocano riforme a gran voce. La Arbour sostiene che le cose si stiano già muovendo. «La commissione è diventata un rifugio di governi che sistematicamente compiono abusi - dice Kenneth Roth, di Human Rights Watch -. Al momento, il suo vero obiettivo sembra essere di evitare le critiche ai Paesi membri». Nelle aule di Ginevra sorgono alleanze improbabili. La Cina, manovrando con diplomazia, non ha mai subito nemmeno un rimbrotto. La Russia è virtuosa dal 2001, grazie a un asse con gli islamici, che mettono il silenziatore ai massacri (dei musulmani) in Cecenia. «La Commissione - dice Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri - ha una logica squisitamente politica. Vanno fatte le riforme: l' Italia è per la creazione all' interno dell' Onu di una "comunità delle democrazie", che voti compatta». «Certo, il pianista è cattivo - osserva Sergio Romano - ma è l' unico che abbiamo. A meno di non accettare le tesi come quelle del sottosegretario americano John Bolton, che ha detto: "All' Onu si potrebbero togliere dieci piani". Ma non mi sembra che sia questa la strada». Appunto, ma qual è la strada? Un' aggressiva esposizione pubblica dei Paesi in fallo - come chiedono Usa e attivisti dei diritti umani (che però a Ginevra denunceranno l' America per gli abusi di Guantánamo) - o la diplomazia felpata e silenziosa (quiet diplomacy) in cui l' Europa continua a credere? Il capo della politica estera Ue, Javier Solana, l' ha ribadito ieri: «Spesso una parolina detta a bassa voce sul destino di un dissidente ha più impatto di un discorso di alto profilo». Il dissidente egiziano Ayman Nour è uscito dal carcere per il tour cancellato di Condi Rice o per la visita al Cairo dei parlamentari europei? «Io credo nella quiet diplomacy - dice la Boniver -. È più efficace delle manifestazioni». Meno convinta Emma Bonino: «La quiet diplomacy può anche funzionare, purché abbia dei tempi certi: nei Paesi arabi l' Europa ci ha provato, invano, per 30 anni, senza mai darsi scadenze. E poi, questa politica deve essere trasparente: altrimenti, come può conoscerla un oppositore siriano, come può farla propria?». Aiuti sottobanco o pubblica vergogna per i regimi corrotti? «Sono due approcci teorici - dice la Arbour -. Spesso giustificano solo la nostra inerzia». Mara Gergolet 1 Un organismo nato nel 1946 Lanciata nel 1946, la Commissione Onu per i diritti umani esamina il rispetto, da parte dei vari Paesi, dei trattati che regolano i diritti umani 2 Una commissione di 53 Paesi Della Commissione fanno parte 53 Paesi, eletti dai vari gruppi regionali Onu per un periodo di due anni. Kofi Annan vuole riformare l' organismo 3 Zimbabwe e Sudan tra i «giudici» Attualmente fanno parte della Commissione Paesi sotto accusa per gli abusi, come il Sudan e lo Zimbabwe. La Libia è stata presidente per un anno 4 Il presidente dell' organismo L' ufficio dell' Alto rappresentante per i diritti umani Onu è stato istituito solo nel ' 93: ha il budget più basso (60 milioni di dollari) di tutte le agenzie Onu
Gergolet Mara

mrmic
18-03-2005, 15:40
Originariamente inviato da von Clausewitz
ti do un piccolo contributo con un articolo del corriere dell'altro giorno





si si, l'ho letto già e conosco chi l'ha scritto :D
La riforma della CDU è assolutamente necessaria e di una attualità strettissima, alle sue poltrone siedono stati che non meriterebbero neanche di entrare in aula. Dunque, o diamo una rappresentanza a tutti, oppure evitiamo che vi partecipino stati che violano i diritti umani.

von Clausewitz
21-03-2005, 23:59
CVD :rolleyes:

«Troppe minacce» L' Onu ritira lo staff dall' Ovest del Darfur

SUDAN
Le Nazioni Unite hanno ritirato tutto il loro staff internazionale dalle zone occidentali del Darfur, facendolo confluire nella capitale dello Stato, El Geneina, dopo che le milizie arabe avevano annunciato che avrebbero preso di mira gli stranieri e i convogli Onu. Lo ha reso noto il capo della missione Onu Jan Pronk. In un' intervista alla Reuters, Pronk ha riconosciuto che il governo ha fatto piccoli passi per il disarmo delle milizie «Janjaweed» (nella foto), anche se «occorre fare di più». Il Consiglio di Sicurezza Onu ha chiesto al Sudan di disarmare i miliziani arabi. Il governo di Khartoum ha ammesso di aver armato alcune milizie per sedare una ribellione nata nel 2003, ma nega ogni legame con gli Janjaweed, accusati di uccisioni, stupri e razzie nei villaggi


ecco cosa serve l'onu di buster e cerbert, a nulla se non a legalizzare massacri e genocidi come quelli in bosnia e ruanda :muro: :muro:

mrmic
22-03-2005, 09:18
Guarda in fondo a pagina 3 di questo thread :D
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LIBRI: DARFUR, UN DRAMMA DIMENTICATO =
(AGI) - Roma, 21 mar. - Le guerre e le tragedie dei popoli
sembrano, nel variegato mondo della comunicazione, avere lo
stesso andamento delle gonne e dei colori del fashion design:
'vanno di moda, salgono alla ribalta, arretrano nella
coscienza a seconda di elementi difficilmente valutabili, di
emozioni episodiche e sensibilita volatili. Ci sono quindi
tragedie 'epocali' che a buon diritto possono essere definite
'dimenticate; carestie, guerre civili, conflitti tribali che,
nonostante le centinaia di migliaia di morti, le sofferenze
atroci di intere popolazioni, non sono riuscite a conquistarsi
un posto di rilievo nel mondo dei media e se ne stanno quasi
sempre relegate in un trafiletto di pagina, quando non vengono
completamente ignorate.
La guerra civile nel Darfur (180.000 morti in 18 mesi, ha
denunciato l'ONU) ha subito questa sorte comunicativa e solo a
fatica la Cooperazione italiana sta cercando di farla emergere
dai paludosi limbi dell'indifferenza. Tra le iniziative di
questi giorni un momento di assoluto rilievo e la
pubblicazione di un libro-reportage fotografico di Giovanni
Santi: "Darfur, un dramma dimenticato" (collana della Direzione
Generale per la Cooperazione allo sviluppo del Ministero degli
Esteri). (AGI)

mrmic
24-03-2005, 14:47
Parigi. La Francia ha proposto oggi in seno al Consiglio di
sicurezza dell'Onu di far comparire davanti ai giudici del Tribunale
internazionale dell'Aja i responsabili di crimini e atrocita' commessi
nel Darfur. La bozza di risoluzione potrebbe essere approvata oggi in
Consiglio, nonostante il veto degli Stati Uniti, che non hanno mai
riconosciuto la Corte dell'Onu e che propongono per i processi altre
opzioni. Washington aveva infatti presentato una bozza di risoluzione,
da giorni al vaglio del Consiglio di Sicurezza, che prevede
l'imposizione di sanzioni contro chi minaccia la stabilita' della
regione sudanese.Proposta che deve fare i conti con l'opposizione di
Cina e Russia, entrambi con il potere di veto, e Algeria. Il Consiglio
di sicurezza potrebbe invece approvare la proposta americana di
inviare nel sud del Sudan un contingente di caschi blu per monitorare
il rispetto degli accordi di pace, siglati lo scorso 9 gennaio e che
hanno messo fine ad una sanguinosa guerra civile, durata oltre
vent'anni. (segue)

(Pab/Zn/Adnkronos)
24-MAR-05 15:31

mrmic
30-03-2005, 08:21
Caspita, la Francia ha smosso leggermente le acque....

SUDAN: DARFUR, ONU APPROVA SANZIONI MIRATE CONTRO SINGOLI INDIVIDUI =

New York, 30 mar. (Adnkronos/Dpa) - Il Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite ha approvato la notte scorsa con 12 voti a favore
e l'astensione di Cina, Russia ed Algeria una risoluzione che prevede
l'applicazione di sanzioni - limitazioni negli spostamenti e
congelamento dei beni - contro individui riconosciuti colpevoli di
svolgere un ruolo nel conflitto e nelle violenze nel Darfur.

I nomi degli individui sottoposti a sanzioni dovranno essere
indicati da un organismo del Consiglio che verra' creato nei prossimi
giorni e operera' sulla base delle informazioni fornite dai governi,
dal commissario per i diritti umani e da alcuni paesi africani. La
lista delle persone cui verranno imposte sanzioni individuali potrebbe
includere nomi esterni ma anche interni al governo di Khartoum.

(Ses/Gs/Adnkronos)
30-MAR-05 08:55

mrmic
30-03-2005, 08:24
Apc-DARFUR/ CONSIGLIO SICUREZZA ONU APPROVA EMBARGO ARMI


MAW4448 4 pos 159 ITA7447 ;EN;x;O;02000000;ITA0035;
Apc-DARFUR/ CONSIGLIO SICUREZZA ONU APPROVA EMBARGO ARMI
Imposto congelamento dei beni e divieto di trasferimento

New York, 30 mar. (Ap) - Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni
Unite ha approvato ieri sera una risoluzione che limita il flusso
di armi nella regione sudanese del Darfur e impone il
congelamento dei bene e il divieto di trasferimento alle persone
che ostacolano gli sforzi di pace nella regione.

La risoluzione è stata approvata con 12 voti contro zero.
Algeria, Russia e Cina si sono astenute.

L'ambasciatore del Sudan all'Onu, Elfatih Mohamed Erwa, ha
criticato il voto, sostenendo che è stato orchestrato dagli Stati
Uniti. "Non apprezziamo il fatto che il Consiglio approvi una
serie di risoluzioni che non sono sagge e che potranno far
peggiorare la situazione" ha dichiarato.

Il testo approvato è la seconda risoluzione votata dal Consiglio
di Sicurezza concernente il Sudan in una settimana. La settimana
scorsa, i quindici paesi membri hanno approvato all'unanimità la
creazione di una missione dell'Onu incaricata di far applicare
l'accordo di pace firmato tra il governo sudanese e i ribelli del
sud del Paese.
Ard

300252 mar 05GMT
08:11 30-03-05 QXQX

mrmic
01-04-2005, 11:30
SUDAN: ONU APPROVA PROPOSTA PROCESSI ALL'AJA PER CRIMINI DARFUR =

New York, 1 apr. (Adnkronos) - Con 11 voti favorevoli e quattro
astensioni, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la notte scorsa la proposta, presentata dalla Francia, di deferire alla Corte dell'Aja i responsabili di crimini nel Darfur. L'accordo tra tutti i paesi membri e' stato possibile solo dopo un accordo con Washington, che ha acconsentito a non opporre il veto a condizione che siano sottratti alla giurisdizione del tribunale dell'Onu propri cittadini.

(Abi/Ct/Adnkronos)
01-APR-05 12:25

:yeah:

una vittoria con importanti risvolti sul futuro della Corte

Bet
01-04-2005, 11:32
Originariamente inviato da mrmic
Apc-DARFUR/ CONSIGLIO SICUREZZA ONU APPROVA EMBARGO ARMI

...

caspita, che puntualità!

mrmic
01-04-2005, 12:03
Originariamente inviato da Bet
caspita, che puntualità!

Vero? solo un paio d'anni....:rolleyes:

ciao :)