bluelake
05-07-2004, 23:43
Maurizio Caverzan per Il Giornale
Gli uomini di Murdoch non ci stanno. In questi giorni, in via Piranesi a Milano, sede di Sky Italia, sono in corso alcune riunioni per valutare l' ingresso del gruppo nel mercato della tv generalista terrestre. Ora che Mediaset ha acquistato i diritti delle partite casalinghe di Juve, Milan e Inter ed è cominciata la concorrenza nel mercato della pay, potremmo anche noi fare una puntatina nella free tv, è il ragionamento dei top manager di Sky. Non esattamente una minaccia, ma il ricordo di una prassi già realizzata altrove. In America, dove in pochi anni Fox ha superato la storica Abc, e in Gran Bretagna, dove Sky one ha battuto Bbc e Itv. E le frequenze? Si trovano, si trovano...
STEFANO CARLI - AFFARI & FINANZA
Adesso che perfino il bar sport mediatico di Aldo Biscardi si è occupato dell'assalto di Mediaset alla pay tv sulle frequenze del digitale terrestre, si può dire che la cosa sia sufficientemente nota per limitarsi a ricordare che la scorsa settimana Mediaset ha annunciato di aver contrattato per 86 milioni i diritti tv delle partite casalinghe di Milan, Juve e Inter dei prossimi due anni, di avere un'opzione per i successivi due e di avere perciò la titolarità delle immagini da trasmettere in paytv sulle frequenze del digitale terrestre e via cavo, inteso sia come fibra ottica che come Adsl. Significa che già dalle prime partite del prossimo campionato Mediaset inizierà a fare concorrenza alla Sky di Rupert Murdoch e che sia Telecom Italia, che Fastweb, che qualunque altro operatore telefonico o Internet provider (da Tiscali in giù) voglia far vedere partite di calcio delle tre squadre in questione sull'apparecchio tv collegato ad una utenza a banda larga, si deve rivolgere agli uffici commerciali delle tv di casa Berlusconi. Resta invece tutto come prima per quanto riguarda il calcio sui telefonini cellulari (appannaggio di Vodafone e di Tre) e per le immagini accessibili attraverso una connessione Internet (che sono di Media Partners).
Un po' meno chiari sono invece gli obiettivi reali di questa iniziativa, perché mai come stavolta è l'impressione che si ricava chiedendo in giro il vero guadagno non è da scrivere nella voce «ricavi» dei bilanci del Biscione, ma negli «effetti collaterali» che ne derivano. Che possono essere diversi. 1) dichiarare guerra alla Sky di Murdoch che si è rifiutato di concedere a Publitalia la raccolta pubblicitaria della paytv satellitare; 2) convincere gli investitori pubblicitari che Mediaset è in grado di fronteggiare la crisi della tv generalista prossima ventura (in Italia ancora non si sente, ma negli Usa è l'argomento di dibattito già da diversi mesi, e prima o poi arriverà anche qui); 3) convincere gli analisti finanziari che Mediaset è in grado di diversificare le sue fonti di reddito e che non ha paura della paytv; 4) passare un po' di risorse fresche al Milan e alle altre due maggiori squadre italiane per accentuare il divario che le separa dal resto dei team e rispolverare l'idea di un supercampionato europeo; 5) aiutare la diffusione del digitale terrestre che anche con tutti i 150 euro di contributi statali non ha venduto finora che 300 mila decoder e questa lentezza non giova alle sorti di Rete 4. Come si vede sono obiettivi i più vari, che non lasciano emergere chiaramente una linea di direzione. Ma quello che più colpisce sono i tempi scelti da Mediaset per annunciare il suo ingresso nella paytv. Tempi che forse definire «infelici» può essere eccessivo, ma certo testimoniano di una discreta fretta. Ecco, in estrema sintesi, in ordine sparso e senza alcuna gerarchia di importanza, alcune ragioni che avrebbero forse dovuto dettare maggiore prudenza.
La politica. Proprio a verifica di governo ancora in corso e senza uno sbocco sicuro, si è creato un nuovo fronte di frizione che ha creato contatti trasversali, come le iniziative comuni di Veltroni e Storace a Roma, uniti in nome della difesa contro lo strapotere delle squadre del Nord. Inoltre, non più tardi di 20 giorni fa, tutto il consiglio comunale di Roma, per iniziativa di due consiglieri, un ds e uno di An, ha votato un ricorso all'antitrust europeo di Mario Monti e a quello italiano di Giuseppe Tesauro contro il rinnovo di contratto sui diritti tv offerto da Sky Italia alle solite tre squadre, Milan, Inter e Juve. E' difficile che esprimano un parere diverso oggi solo perché dall'altra parte del tavolo non c'è Murdoch ma la famiglia Berlusconi. Infine, e forse sopra ogni cosa, c'è che forse non è il massimo in questo momento per Silvio Berlusconi una nuova fiammata di polemiche sul suo conflitto di interessi, addirittura triplice in questo caso. Perché la sua Mediaset compra dei diritti dalla sua squadra di calcio, il Milan, grazie alle nuove regole introdotte dalla legge che porta il nome del suo ministro Maurizio Gasparri, approvata da appena pochi mesi, e con la benedizione del presidente della Lega Calcio, che dovrebbe garantire tutte le squadre di calcio italiane di serie A e B, e che è il «suo» Adriano Galliani: suo compagno della prima ora nell'avventura delle tv e attuale presidente del Milan.
L'Antitrust. Un secondo punto che avrebbe potuto suggerire prudenza, è che ci sono due importanti questioni aperte con l'Antitrust italiano e quello europeo. In Italia, Giuseppe Tesauro non ha ancora detto di sì alla concessione a Mediaset delle autorizzazioni a comprare frequenze per un secondo multiplex, ossia del secondo gruppo di quattro canali digitali, proprio quelli dove dovrebbe passare il calcio a pagamento. Tesauro aveva in un primo momento detto di no. Come aveva detto di no alla Rai. Ma la Rai è riuscita a far passare delle sue motivazioni a sostegno del diritto a gestire il secondo multiplex. E sarebbe stato a quel punto difficile non accettare una nuova richiesta di Mediaset di procedere all'acquisto di nuove frequenze. Ora però, proprio l'uscita sul calcio in paytv sul digitale potrebbe dare a Tesauro la motivazione per mantenere la sua prima decisione e dire un altro no a Mediaset. O almeno per aprire un istruttoria sull' esistenza di abusi di posizioni dominanti. La richiesta di Mediaset di procedere all'acquisizione di nuove frequenze dovrebbe essere già giunta in Antitrust, e nei prossimi giorni se ne potrebbe sapere di più. Ma l'accordo tra Mediaset e le tre maggiori squadre di calcio italiane ha anche numeri tali da sollevare un profilo europeo della questione. E paradossalmente, un'indagine in tal senso potrebbe essere uno degli ultimi atti di Mario Monti da commissario Ue alla concorrenza che proprio il governo Berlusconi si avvia a non sostenere nel suo desiderio di un nuovo mandato come capo dell'Antitrust europeo. In teoria Monti potrebbe chiedere a Tesauro di acquisire per suo conto atti e documenti per procedere ad una valutazione. Sembra che i due si siano già parlati a questo proposito, ma non si sa se questa strada verrà effettivamente percorsa oppure no. Il mercato. A questo punto il rapporto tra Mediaset e la Sky di Rupert Murdoch ha perso ogni ambiguità. I due sono concorrenti aperti. Nonostante da casa Sky si ostenti fair play, c'è chi è pronto a giurare che la reazione
è furibonda. Non solo per il danno che deriverebbe ai conti di Sky Italia se davvero Mediaset iniziasse a vendere carte prepagate per far vedere le partite casalinghe di Milan, Inter e Juve ad un prezzo tra i 2 e i 5 euro, contro i 9 richiesti da Sky, ma anche per il diritto di prelazione sul prossimo rinnovo del contratto per il biennio 20072008. E' ovvio che Mediaset non punterà mai ai diritti tv del satellite e Murdoch a quelli del digitale terrestre, ma c'è ora un'aura di incertezza che tutto questo fa gravare sullo scenario della paytv in Italia e sulla capacità di Sky di rispettare le previsioni di break even. Un bello scherzo all'ex amico Rupert, insomma. Tanto più che tutto questo non è pensabile senza il contributo statale ai decoder del digitale terrestre. La Lega Calcio. Adesso si apre lo scottante capitolo dei calendari delle partite. Alla paytv in generale fa comodo che le partite non si giochino contemporaneamente, così da poterne vendere più di una a settimana ad ogni utente. E se questo vale per Sky e il satellite che può contare su un centinaio di canali, tanto più vale per il digitale terrestre che di canali ne ha molti di meno: Mediaset, si prevede, ne metterà a disposizione due o tre. Fondamentale quindi aumentare lo scaglionamento delle partite. E Galliani ha già avanzato la richiesta di far giocare una partita anche alle ore 13 della domenica. Per ora ha incassato un no. Ma non è detta l'ultima parola. Il fronte delle squadre è spaccato. C'è chi già fa la fila alla porta di Piersilvio Berlusconi per chiedere di partecipare a prezzi da saldo alla nuova paytv e chi invece parla dell'ennesimo tentativo di spaccare il campionato, facendo emergere le tre grandi squadre a scapito di tutte le altre. Anche in questo senso viene infatti letta la distinzione tra Milan, Inter e Juve che ricevono in anticipo la quota annua per la cessione dei diritti e tutti gli altri team, dalla Roma in giù, che vengono pagati con oltre nove mesi di ritardo.
Perché Mediaset abbia deciso di scatenare tutto questo proprio ora, resta appunto una domanda irrisolta. Ma la fretta c'è. Fors'anche solo per Adriano Galliani come presidente della Lega Calcio, è in scadenza.
Chi vivrà vedrà...
Gli uomini di Murdoch non ci stanno. In questi giorni, in via Piranesi a Milano, sede di Sky Italia, sono in corso alcune riunioni per valutare l' ingresso del gruppo nel mercato della tv generalista terrestre. Ora che Mediaset ha acquistato i diritti delle partite casalinghe di Juve, Milan e Inter ed è cominciata la concorrenza nel mercato della pay, potremmo anche noi fare una puntatina nella free tv, è il ragionamento dei top manager di Sky. Non esattamente una minaccia, ma il ricordo di una prassi già realizzata altrove. In America, dove in pochi anni Fox ha superato la storica Abc, e in Gran Bretagna, dove Sky one ha battuto Bbc e Itv. E le frequenze? Si trovano, si trovano...
STEFANO CARLI - AFFARI & FINANZA
Adesso che perfino il bar sport mediatico di Aldo Biscardi si è occupato dell'assalto di Mediaset alla pay tv sulle frequenze del digitale terrestre, si può dire che la cosa sia sufficientemente nota per limitarsi a ricordare che la scorsa settimana Mediaset ha annunciato di aver contrattato per 86 milioni i diritti tv delle partite casalinghe di Milan, Juve e Inter dei prossimi due anni, di avere un'opzione per i successivi due e di avere perciò la titolarità delle immagini da trasmettere in paytv sulle frequenze del digitale terrestre e via cavo, inteso sia come fibra ottica che come Adsl. Significa che già dalle prime partite del prossimo campionato Mediaset inizierà a fare concorrenza alla Sky di Rupert Murdoch e che sia Telecom Italia, che Fastweb, che qualunque altro operatore telefonico o Internet provider (da Tiscali in giù) voglia far vedere partite di calcio delle tre squadre in questione sull'apparecchio tv collegato ad una utenza a banda larga, si deve rivolgere agli uffici commerciali delle tv di casa Berlusconi. Resta invece tutto come prima per quanto riguarda il calcio sui telefonini cellulari (appannaggio di Vodafone e di Tre) e per le immagini accessibili attraverso una connessione Internet (che sono di Media Partners).
Un po' meno chiari sono invece gli obiettivi reali di questa iniziativa, perché mai come stavolta è l'impressione che si ricava chiedendo in giro il vero guadagno non è da scrivere nella voce «ricavi» dei bilanci del Biscione, ma negli «effetti collaterali» che ne derivano. Che possono essere diversi. 1) dichiarare guerra alla Sky di Murdoch che si è rifiutato di concedere a Publitalia la raccolta pubblicitaria della paytv satellitare; 2) convincere gli investitori pubblicitari che Mediaset è in grado di fronteggiare la crisi della tv generalista prossima ventura (in Italia ancora non si sente, ma negli Usa è l'argomento di dibattito già da diversi mesi, e prima o poi arriverà anche qui); 3) convincere gli analisti finanziari che Mediaset è in grado di diversificare le sue fonti di reddito e che non ha paura della paytv; 4) passare un po' di risorse fresche al Milan e alle altre due maggiori squadre italiane per accentuare il divario che le separa dal resto dei team e rispolverare l'idea di un supercampionato europeo; 5) aiutare la diffusione del digitale terrestre che anche con tutti i 150 euro di contributi statali non ha venduto finora che 300 mila decoder e questa lentezza non giova alle sorti di Rete 4. Come si vede sono obiettivi i più vari, che non lasciano emergere chiaramente una linea di direzione. Ma quello che più colpisce sono i tempi scelti da Mediaset per annunciare il suo ingresso nella paytv. Tempi che forse definire «infelici» può essere eccessivo, ma certo testimoniano di una discreta fretta. Ecco, in estrema sintesi, in ordine sparso e senza alcuna gerarchia di importanza, alcune ragioni che avrebbero forse dovuto dettare maggiore prudenza.
La politica. Proprio a verifica di governo ancora in corso e senza uno sbocco sicuro, si è creato un nuovo fronte di frizione che ha creato contatti trasversali, come le iniziative comuni di Veltroni e Storace a Roma, uniti in nome della difesa contro lo strapotere delle squadre del Nord. Inoltre, non più tardi di 20 giorni fa, tutto il consiglio comunale di Roma, per iniziativa di due consiglieri, un ds e uno di An, ha votato un ricorso all'antitrust europeo di Mario Monti e a quello italiano di Giuseppe Tesauro contro il rinnovo di contratto sui diritti tv offerto da Sky Italia alle solite tre squadre, Milan, Inter e Juve. E' difficile che esprimano un parere diverso oggi solo perché dall'altra parte del tavolo non c'è Murdoch ma la famiglia Berlusconi. Infine, e forse sopra ogni cosa, c'è che forse non è il massimo in questo momento per Silvio Berlusconi una nuova fiammata di polemiche sul suo conflitto di interessi, addirittura triplice in questo caso. Perché la sua Mediaset compra dei diritti dalla sua squadra di calcio, il Milan, grazie alle nuove regole introdotte dalla legge che porta il nome del suo ministro Maurizio Gasparri, approvata da appena pochi mesi, e con la benedizione del presidente della Lega Calcio, che dovrebbe garantire tutte le squadre di calcio italiane di serie A e B, e che è il «suo» Adriano Galliani: suo compagno della prima ora nell'avventura delle tv e attuale presidente del Milan.
L'Antitrust. Un secondo punto che avrebbe potuto suggerire prudenza, è che ci sono due importanti questioni aperte con l'Antitrust italiano e quello europeo. In Italia, Giuseppe Tesauro non ha ancora detto di sì alla concessione a Mediaset delle autorizzazioni a comprare frequenze per un secondo multiplex, ossia del secondo gruppo di quattro canali digitali, proprio quelli dove dovrebbe passare il calcio a pagamento. Tesauro aveva in un primo momento detto di no. Come aveva detto di no alla Rai. Ma la Rai è riuscita a far passare delle sue motivazioni a sostegno del diritto a gestire il secondo multiplex. E sarebbe stato a quel punto difficile non accettare una nuova richiesta di Mediaset di procedere all'acquisto di nuove frequenze. Ora però, proprio l'uscita sul calcio in paytv sul digitale potrebbe dare a Tesauro la motivazione per mantenere la sua prima decisione e dire un altro no a Mediaset. O almeno per aprire un istruttoria sull' esistenza di abusi di posizioni dominanti. La richiesta di Mediaset di procedere all'acquisizione di nuove frequenze dovrebbe essere già giunta in Antitrust, e nei prossimi giorni se ne potrebbe sapere di più. Ma l'accordo tra Mediaset e le tre maggiori squadre di calcio italiane ha anche numeri tali da sollevare un profilo europeo della questione. E paradossalmente, un'indagine in tal senso potrebbe essere uno degli ultimi atti di Mario Monti da commissario Ue alla concorrenza che proprio il governo Berlusconi si avvia a non sostenere nel suo desiderio di un nuovo mandato come capo dell'Antitrust europeo. In teoria Monti potrebbe chiedere a Tesauro di acquisire per suo conto atti e documenti per procedere ad una valutazione. Sembra che i due si siano già parlati a questo proposito, ma non si sa se questa strada verrà effettivamente percorsa oppure no. Il mercato. A questo punto il rapporto tra Mediaset e la Sky di Rupert Murdoch ha perso ogni ambiguità. I due sono concorrenti aperti. Nonostante da casa Sky si ostenti fair play, c'è chi è pronto a giurare che la reazione
è furibonda. Non solo per il danno che deriverebbe ai conti di Sky Italia se davvero Mediaset iniziasse a vendere carte prepagate per far vedere le partite casalinghe di Milan, Inter e Juve ad un prezzo tra i 2 e i 5 euro, contro i 9 richiesti da Sky, ma anche per il diritto di prelazione sul prossimo rinnovo del contratto per il biennio 20072008. E' ovvio che Mediaset non punterà mai ai diritti tv del satellite e Murdoch a quelli del digitale terrestre, ma c'è ora un'aura di incertezza che tutto questo fa gravare sullo scenario della paytv in Italia e sulla capacità di Sky di rispettare le previsioni di break even. Un bello scherzo all'ex amico Rupert, insomma. Tanto più che tutto questo non è pensabile senza il contributo statale ai decoder del digitale terrestre. La Lega Calcio. Adesso si apre lo scottante capitolo dei calendari delle partite. Alla paytv in generale fa comodo che le partite non si giochino contemporaneamente, così da poterne vendere più di una a settimana ad ogni utente. E se questo vale per Sky e il satellite che può contare su un centinaio di canali, tanto più vale per il digitale terrestre che di canali ne ha molti di meno: Mediaset, si prevede, ne metterà a disposizione due o tre. Fondamentale quindi aumentare lo scaglionamento delle partite. E Galliani ha già avanzato la richiesta di far giocare una partita anche alle ore 13 della domenica. Per ora ha incassato un no. Ma non è detta l'ultima parola. Il fronte delle squadre è spaccato. C'è chi già fa la fila alla porta di Piersilvio Berlusconi per chiedere di partecipare a prezzi da saldo alla nuova paytv e chi invece parla dell'ennesimo tentativo di spaccare il campionato, facendo emergere le tre grandi squadre a scapito di tutte le altre. Anche in questo senso viene infatti letta la distinzione tra Milan, Inter e Juve che ricevono in anticipo la quota annua per la cessione dei diritti e tutti gli altri team, dalla Roma in giù, che vengono pagati con oltre nove mesi di ritardo.
Perché Mediaset abbia deciso di scatenare tutto questo proprio ora, resta appunto una domanda irrisolta. Ma la fretta c'è. Fors'anche solo per Adriano Galliani come presidente della Lega Calcio, è in scadenza.
Chi vivrà vedrà...