Andreucciolo
26-05-2004, 20:37
Ciao a tutti. In questo periodo sul forum è tutto un fiorire di sondaggi politici e discussioni varie più o meno ispirate dall'attualità nazionale e internazionale. Spesso si discute, andando anche OT di marxismo-comunismo e di capitalismo-liberismo economico, e da alcune discussioni pare siano sistemi alternativi, pare che non esista un'alternativa. Vorrei discutere con voi sulla possibilità che esista realmente una "terza via"; prima però vorrei spiegare le mie convinzioni che mi portano a rigettare quasi in toto i sistemi ai quali accennavo prima.
Cominciamo con il marxismo-comunismo:
nel pensiero marxista esistono delle falle logiche non indifferenti; il marxismo cade nello storicismo, pretende di trovare delle leggi storiche e di usarle per fare previsioni (risultate sempre errate); invece di accettare che la realtà ha smentito le previsioni, invece di riformulare la teoria, si introducono delle ipotesi "ad hoc" per mantenerla intatta.
Il marxismo pretende di stabilire l'esistenza nella storia di una "necessaria" dialettica che porterà al superamento dello stato borghese, in questo non si differenzia da alcuna visione della storia di tipo religioso, dove forze immanenti porteranno il mondo "necessariamente" in una certa direzione. Il marxismo quindi non è scientifico, le sue teorie sono infalsificabili . Altra contraddizione, è quella di sostenere che il cambiamento avverrà meccanicamente in virtù di "leggi" e contemporaneamente sostenere la necessità di un impegno da parte del proletariato perchè questo avvenga.
Dal punto di vista "pratico" il socialismo reale ha prodotto stati totalitari, dove qualunque crimine era giustificato dal sacrificio per il raggiungimento del "paradiso in terra"; totalitari perchè il sistema comunista perseguiva il "bene assoluto" della società, e non poteva accettare diserzioni individuali. Risultato: dittature feroci. I risultati ottenuti nei paesi occidentali dai movimenti operai, sono di fatto il frutto di lotte "socialdemocratiche" e quindi riformiste.
Da un punto di vista economico, paesi storicamente "ricchi" hanno avuto conseguenze negative (ungheria, cecoslovacchia etc), altri (Russia) hanno conosciuto una modernizzazione notevole, con altissimi costi umani; Cuba è un caso a parte considerando l'america latina: a fronte di gravi violazioni dei diritti umani (cosa però presente in gran parte dei paesi latinoamericani ) è riuscita a conseguire importanti traguardi in alcuni campi (mortalità infantile, alfabetizzazione). Complessivamente si può dire che le economie comuniste non hanno retto la sfida competitiva con i paesi capitalisti PIU' AVANZATI.
Per quanto riguarda il capitalismo liberista:
lo considero un'ideologia tanto quanto il marxismo, anch'esso è impregnato da una visione della storia che tende ad un bene assoluto, a patto di seguire presunte leggi di sviluppo economico; leggi che porterebbero vantaggi in ogni campo della vita umana.
Come il marxismo, rifiuta di prendere atto delle anomalie nella sua "teoria", presuppone la necessità di "sacrifici inevitabili" in vista del progresso, lineare e inevitabile. E' come il marxismo una teoria economicista, cioè considera la quasi totalità delle attività umane un sottoprodotto del libero mercato, la cui "mano invisibile" si allunga ben oltre la sfera economica. E' a suo modo "totalitario", nel senso che non ammette altro al di fuori di se, e giustifica alcune situazioni oggettivamente disastrose e disumane come fasi transitorie in vista dell'immancabile benessere futuro.E' stato applicato sia in paesi di lunga tradizione democratica che in dittature. Economicamente parlando, le economie liberiste hanno conosciuto tassi di sviluppo inferiori ai paesi social-democratici sino agli anni '70, dopodichè la tendenza si è invertita,allargando però la forbice esistente tra diversi strati sociali. Spesso le ricette liberiste hanno portato al collasso economie già traballanti, questo senza che il prestigio della teoria ne abbia risentito; sempre grazie a ipotesi "ad hoc" grazie alle quali qualsiasi anomalia è stata interpretata e ricondotta nella teoria. Spesso tali ricette vengono applicate con disinvoltura più all'esterno che all'interno (vedi sussidi a vari settori industriali e agricoli). Rimane irrisolto il problema delle economie più povere, dove molto spesso le ricette liberiste si dimostrano, oltre che economicamente inefficaci, socialmente disastrose.
Altro problema etico, la ricerca del maggiore profitto spinge spesso le aziende ad investire in stati dove è possibile operare con standard ottocenteschi, e con forti ricadute ambientali ; questo in molti paesi tutt'altro che democratici, che per attirare investimenti sono disposti a volte a far operare le aziende in spazi extra-legali. In generale, è difficile conciliare il massimo profitto con comportamenti etici, e non è chiaro chi possa/debba decidere il confine tra comportamenti leciti e non.
Io penso che vada recuperata la centralità dell'uomo, che vada rigettato completamente il totalitarismo ideologico, e anche quello economico; la forma dello stato e l'economia, sino a prova contraria, sono creazioni umane, e non viceversa.
Chiedo a voi: vedete alternative? Quali? Per esempio, ritenete esportabili le socialdemocrazie alla "scandinava"?
Scusate la mega-logorrea
:p
Cominciamo con il marxismo-comunismo:
nel pensiero marxista esistono delle falle logiche non indifferenti; il marxismo cade nello storicismo, pretende di trovare delle leggi storiche e di usarle per fare previsioni (risultate sempre errate); invece di accettare che la realtà ha smentito le previsioni, invece di riformulare la teoria, si introducono delle ipotesi "ad hoc" per mantenerla intatta.
Il marxismo pretende di stabilire l'esistenza nella storia di una "necessaria" dialettica che porterà al superamento dello stato borghese, in questo non si differenzia da alcuna visione della storia di tipo religioso, dove forze immanenti porteranno il mondo "necessariamente" in una certa direzione. Il marxismo quindi non è scientifico, le sue teorie sono infalsificabili . Altra contraddizione, è quella di sostenere che il cambiamento avverrà meccanicamente in virtù di "leggi" e contemporaneamente sostenere la necessità di un impegno da parte del proletariato perchè questo avvenga.
Dal punto di vista "pratico" il socialismo reale ha prodotto stati totalitari, dove qualunque crimine era giustificato dal sacrificio per il raggiungimento del "paradiso in terra"; totalitari perchè il sistema comunista perseguiva il "bene assoluto" della società, e non poteva accettare diserzioni individuali. Risultato: dittature feroci. I risultati ottenuti nei paesi occidentali dai movimenti operai, sono di fatto il frutto di lotte "socialdemocratiche" e quindi riformiste.
Da un punto di vista economico, paesi storicamente "ricchi" hanno avuto conseguenze negative (ungheria, cecoslovacchia etc), altri (Russia) hanno conosciuto una modernizzazione notevole, con altissimi costi umani; Cuba è un caso a parte considerando l'america latina: a fronte di gravi violazioni dei diritti umani (cosa però presente in gran parte dei paesi latinoamericani ) è riuscita a conseguire importanti traguardi in alcuni campi (mortalità infantile, alfabetizzazione). Complessivamente si può dire che le economie comuniste non hanno retto la sfida competitiva con i paesi capitalisti PIU' AVANZATI.
Per quanto riguarda il capitalismo liberista:
lo considero un'ideologia tanto quanto il marxismo, anch'esso è impregnato da una visione della storia che tende ad un bene assoluto, a patto di seguire presunte leggi di sviluppo economico; leggi che porterebbero vantaggi in ogni campo della vita umana.
Come il marxismo, rifiuta di prendere atto delle anomalie nella sua "teoria", presuppone la necessità di "sacrifici inevitabili" in vista del progresso, lineare e inevitabile. E' come il marxismo una teoria economicista, cioè considera la quasi totalità delle attività umane un sottoprodotto del libero mercato, la cui "mano invisibile" si allunga ben oltre la sfera economica. E' a suo modo "totalitario", nel senso che non ammette altro al di fuori di se, e giustifica alcune situazioni oggettivamente disastrose e disumane come fasi transitorie in vista dell'immancabile benessere futuro.E' stato applicato sia in paesi di lunga tradizione democratica che in dittature. Economicamente parlando, le economie liberiste hanno conosciuto tassi di sviluppo inferiori ai paesi social-democratici sino agli anni '70, dopodichè la tendenza si è invertita,allargando però la forbice esistente tra diversi strati sociali. Spesso le ricette liberiste hanno portato al collasso economie già traballanti, questo senza che il prestigio della teoria ne abbia risentito; sempre grazie a ipotesi "ad hoc" grazie alle quali qualsiasi anomalia è stata interpretata e ricondotta nella teoria. Spesso tali ricette vengono applicate con disinvoltura più all'esterno che all'interno (vedi sussidi a vari settori industriali e agricoli). Rimane irrisolto il problema delle economie più povere, dove molto spesso le ricette liberiste si dimostrano, oltre che economicamente inefficaci, socialmente disastrose.
Altro problema etico, la ricerca del maggiore profitto spinge spesso le aziende ad investire in stati dove è possibile operare con standard ottocenteschi, e con forti ricadute ambientali ; questo in molti paesi tutt'altro che democratici, che per attirare investimenti sono disposti a volte a far operare le aziende in spazi extra-legali. In generale, è difficile conciliare il massimo profitto con comportamenti etici, e non è chiaro chi possa/debba decidere il confine tra comportamenti leciti e non.
Io penso che vada recuperata la centralità dell'uomo, che vada rigettato completamente il totalitarismo ideologico, e anche quello economico; la forma dello stato e l'economia, sino a prova contraria, sono creazioni umane, e non viceversa.
Chiedo a voi: vedete alternative? Quali? Per esempio, ritenete esportabili le socialdemocrazie alla "scandinava"?
Scusate la mega-logorrea
:p