PDA

View Full Version : Curzio Malaparte sul Natale


cerbert
12-12-2003, 09:31
Una premessa è d'obbligo.
Ieri, nella trasmissione "Ascolta si fa sera", buona trasmissione radiofonica di stampo cattolico trasmessa sulla RAI radio (ma che fine ha fatto "Uomini e Profeti"?), il Vescovo di Loreto ha letto questo brano, scritto da Curzio Malaparte nel 1954 (tre anni prima della sua scomparsa).
E' molto amaro, ma il dolore che vi viene espresso non avrebbe potuto trovare altra dizione.


«Tra pochi giorni è Natale, e già gli uomini si preparano alla suprema ipocrisia. Perché nessuno di noi ha il coraggio di dirsi che il secolo non è mai stato così poco cristiano come in questi anni? Perché nessuno di noi osa riconoscere che la magniloquenza degli uomini politici, la "grande parata" dei sentimenti evangelici, le processioni dei falsi devoti, servono soltanto a nascondere questa terribile verità: che gli uomini non sono più cristiani, che Cristo è morto nell'anima dei suoi figli, che l'ipocrisia è discesa, dalla politica, fin nella vita sociale, familiare, individuale? In tutto il mondo, e anche in Italia, si ammazza, si ruba, si tradisce, s'inganna. In tutto il mondo, e anche in Italia, uomini malvagi preparano nuove violenze, nuovi massacri: e tutti noi, come se nulla fosse, ci prepariamo alla commedia (che una volta era la festa dell'innocenza) del Santo Natale. Non ci importa nulla di chi soffre. Non facciamo nulla per impedire la sofferenza, la miseria, il male, il delitto, la violenza, la strage. Stiamo cheti e zitti, festeggiamo il Santo Natale. Tanta è la nostra incoscienza, che forse non ci accorgiamo neppure di essere complici della immoralità del mondo.
E osiamo tuttavia parlare di un avvenire di giustizia e di pace!
Vorrei che il giorno di Natale il panettone diventasse carne dolente sotto il nostro coltello, e il vino diventasse sangue, e avessimo tutti, per un istante, l'orrore del mondo in bocca.
Vorrei che il giorno di Natale i nostri bambini ci apparissero all'improvviso come saranno domani, fra alcuni anni, se non oseremo ribellarci contro il male che ci minaccia: poveri corpi straziati, abbandonati nel fango rosso di un campo di battaglia.
Vorrei che la notte di Natale, in tutte le chiese del mondo, un povero prete si levasse gridando: "Via da questa culla, vigliacchi, andate a casa vostra a piangere sulle culle dei vostri figli! Se il mondo soffre, è anche per colpa vostra, che non osate difendere la giustizia e la bontà, e avete paura d'esser cristiani fino in fondo! Via da questa culla, ipocriti: questo Bambino, che è nato per salvare il mondo, ha schifo e pietà di voi"».

ALBIZZIE
12-12-2003, 09:53
insomma, niente di nuovo sotto l'albero. :(
50 anni passati invano.

Blue Spirit
12-12-2003, 10:01
:(

Bet
12-12-2003, 12:46
In altro contesto avrei apprezzato questo articolo, pur rilevando che le cose [positive] esistono anche se non passano in televisione o sui giornali (sai di chi è questa frase, vero?).
Spero che tu non ti senta offeso se ti dico che le intenzioni del post sono un po' sospette. Se mi sbaglio ti prego di farlo notare.
In attesa di smentite mi limito a far rilevare che purtroppo l'ipocrisia è ormai un "bene comune" e non è esclusivo di qualche categoria.

cerbert
16-12-2003, 09:20
Non c'è niente da sospettare.
All'inizio della settimana mia madre raccontava di come, dopo essere stata a Sarajevo durante la guerra, avesse totalmente perduto lo spirito del Natale.
Alla fine della settimana Curzio Malaparte, per voce del Vescovo di Loreto, attraversava mezzo secolo per ribadirmi il concetto.

Ho pensato di rifletterci su e parlarne, anche perchè, caro Bet se dovessi far fede a televisione e giornali, per la maggior parte, sarei ottimista. Dal momento che ho anche altre fonti di informazione, sono pessimista.

ShadowThrone
16-12-2003, 09:50
il mondo va male, l'italia peggio....
le feste sono un palliativo per dimenticarsi di tutto.

Bet
16-12-2003, 11:28
Originariamente inviato da cerbert
Non c'è niente da sospettare.
All'inizio della settimana mia madre raccontava di come, dopo essere stata a Sarajevo durante la guerra, avesse totalmente perduto lo spirito del Natale.
Alla fine della settimana Curzio Malaparte, per voce del Vescovo di Loreto, attraversava mezzo secolo per ribadirmi il concetto.

Ho pensato di rifletterci su e parlarne, anche perchè, caro Bet se dovessi far fede a televisione e giornali, per la maggior parte, sarei ottimista. Dal momento che ho anche altre fonti di informazione, sono pessimista.

Ok, ma allora, a parte un vago senso di pessimismo quali sono le tue riflessioni?

cerbert
16-12-2003, 12:14
Originariamente inviato da Bet
Ok, ma allora, a parte un vago senso di pessimismo quali sono le tue riflessioni?

Beh... "vago senso di pessimismo" è un gentile eufemismo.
Le mie riflessioni sono improntate ad una "rabbiosa constatazione della differenza tra i valori di cui ci vantiamo e le azioni che intraprendiamo"... che solo il rispetto di tali valori e della ragione trattiene al di qua dell'azione violenta.
Di fronte alla tua domanda non saprei da dove cominciare.
Il rapporto UNDP sulla distribuzione della ricchezza? Il rapporto UNICEF? Il rapporto UE sull'istruzione? Il Social Watch sui progressi dello sviluppo? Le linee politiche europee dopo Cancun? L'enumerazione delle nuove guerre? O la percentuale di popolazione assorbita dai nuovi fondamentalismi? La quota di persone "economicamente inutili" secondo la Banca Mondiale? Lo stato del Clima terrestre?

Alla fine si tratta di tutte riflessioni razionali, però, il dato di fatto è che il dolore di Curzio Malaparte lo vedo sul volto di persone più sensibili di me (io, fossi solo, sarei capace di voltare le spalle a tutto quello che vengo a sapere e vivere comunque) e questo alla fine vale tutto il resto.

Max2
16-12-2003, 12:16
Brano attuale, anche se forse un pò troppo pessimistico, perchè cmq ci sono anche le note positive ... però, purtroppo, guardandosi intorno non c'è molto da stare allegri ...

Bet
16-12-2003, 14:55
Originariamente inviato da cerbert
Beh... "vago senso di pessimismo" è un gentile eufemismo.
Le mie riflessioni sono improntate ad una "rabbiosa constatazione della differenza tra i valori di cui ci vantiamo e le azioni che intraprendiamo"... che solo il rispetto di tali valori e della ragione trattiene al di qua dell'azione violenta.
Di fronte alla tua domanda non saprei da dove cominciare.
Il rapporto UNDP sulla distribuzione della ricchezza? Il rapporto UNICEF? Il rapporto UE sull'istruzione? Il Social Watch sui progressi dello sviluppo? Le linee politiche europee dopo Cancun? L'enumerazione delle nuove guerre? O la percentuale di popolazione assorbita dai nuovi fondamentalismi? La quota di persone "economicamente inutili" secondo la Banca Mondiale? Lo stato del Clima terrestre?

Alla fine si tratta di tutte riflessioni razionali, però, il dato di fatto è che il dolore di Curzio Malaparte lo vedo sul volto di persone più sensibili di me (io, fossi solo, sarei capace di voltare le spalle a tutto quello che vengo a sapere e vivere comunque) e questo alla fine vale tutto il resto.

In effetti il senso del Natale dovrebbe richiamare all'attenzione che troppe cose non vanno. Nel contempo dice che ci sono sempre nuove possibilità, anche se poi la cosa è vissuta diversamente secondo le diverse convinzioni.

cerbert
16-12-2003, 15:04
Originariamente inviato da Bet
In effetti il senso del Natale dovrebbe richiamare all'attenzione che troppe cose non vanno. Nel contempo dice che ci sono sempre nuove possibilità, anche se poi la cosa è vissuta diversamente secondo le diverse convinzioni.

Infatti.
La cosa che mi ha impressionato del dolore espresso da Malaparte è che non è una condanna nichilista.
Tutto il suo scritto, per quanto duro, anzi quasi violento, è un incitazione al fare. Sia diretta che mediata tramite una figura fittizia (il povero prete dell'ultimo paragrafo).
Che non ci si azzardi, sembra dire Malaparte, a pensare che la comune accidia ci esenti dall'agire. Il Natale di Malaparte non lascia alternative: "FARE".

Bet
16-12-2003, 15:08
Originariamente inviato da cerbert
...Il Natale di Malaparte non lascia alternative: "FARE".

non so, puo' darsi! anche se al Natale dei credenti mancherebbe una parte sostanziale

StefAno Giammarco
16-12-2003, 15:34
... se proprio vogliamo restituire la sua natura al Natale di Nostro Signore, penso sia meglio lo scritto che segue, più positivo di quello malapartiano, ma sopratutto più denso di fede secondo me (perché non scordiamoci che il Natale è una festa cristiana) e sopratutto maggiormente permeato di quello Spirito che da un senso al fare:



AUGURI SCOMODI

Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.

Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.

Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora , miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali

e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.

Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.

Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.

Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.

Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie , fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.

Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.

I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.

Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.

I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”,e scrutano l’aurora ,

vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.

E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.

Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.



Tonino Bello

ClockworkOrangE
16-12-2003, 15:40
Originariamente inviato da Bet
non so, puo' darsi! anche se al Natale dei credenti mancherebbe una parte sostanziale


lasciami indovinare.


Al Natale dei credenti mancherebbe l'ipocrisia...


:rolleyes:

StefAno Giammarco
16-12-2003, 15:42
Originariamente inviato da ClockworkOrangE
lasciami indovinare.


Al Natale dei credenti mancherebbe l'ipocrisia...


:rolleyes:

Tu si che sei un uomo che dice pane al pane e vino al vino (a proposito, bevine di meno, ti fa male :D :D :D )

Bet
16-12-2003, 15:43
Tonino Bello


Un San Francesco del ns secolo

cerbert
16-12-2003, 16:55
Originariamente inviato da Bet
non so, puo' darsi! anche se al Natale dei credenti mancherebbe una parte sostanziale

Come hai detto tu:

la cosa è vissuta diversamente secondo le diverse convinzioni


Per un laico il Natale di Malaparte è un momento in cui si medita sul FARE.
Per un credente cristiano sarà ANCHE un momento in cui si medita sul CREDERE.

Insomma, come al solito vi tocca il doppio lavoro :D

P.S.: clockworkorange, rispettare gli altri come vorresti che gli altri rispettino te, no, eh?

StefAno Giammarco
16-12-2003, 17:40
Originariamente inviato da cerbert
Insomma, come al solito vi tocca il doppio lavoro :D

Se ricordi, te lo dissi che non era gratis :D . Tu lo dici come uno scherzo ma checché se ne pensi, la fede da un senso alla vita ma certo non la facilita ;)


PS x Bet Ma quante amanti hai su sto forum? Ti arrivano tante amorose epistole da rendere spesso impossibile ad un amico salutarti :p

Bet
16-12-2003, 17:45
[B]


PS x Bet Ma quante amanti hai su sto forum? Ti arrivano tante amorose epistole da rendere spesso impossibile ad un amico salutarti :p


troppe caro! evidentemente a me tocca triplo lavoro :D

ps: ora è libera ma sono di corsa e leggero' sta sera :)

cerbert
16-12-2003, 17:47
Originariamente inviato da StefAno Giammarco
Se ricordi, te lo dissi che non era gratis :D . Tu lo dici come uno scherzo ma checché se ne pensi, la fede da un senso alla vita ma certo non la facilita ;)


Scherzavo fino ad un certo punto, anzi... ;)

StefAno Giammarco
16-12-2003, 18:11
Originariamente inviato da cerbert
Scherzavo fino ad un certo punto, anzi... ;)

L'ho capito, infatti ho detto "... in forma..." non "... tu ci scherzi ma..." ;)

Domani, quando torni, dimmi che ne pensi dello scritto di Don Tonino.

cerbert
17-12-2003, 10:06
Che non lo conoscevo... e che è molto bello.
Ovviamente non sono d'accordo su tutti i punti, esattamente come non condivido tutto quello che ha affermato Monsignor Bettazzi, o Don Lorenzo Milani o Alex Zanotelli...
Ma la cosa si spiega molto facilmente con il fatto che io sono laico e loro no... :D

Però, la forza che traspare dallo scritto di Tonino Bello, forza augurale, è quasi luminosa.

StefAno Giammarco
17-12-2003, 15:41
Originariamente inviato da cerbert
Però, la forza che traspare dallo scritto di Tonino Bello, forza augurale, è quasi luminosa.

Hai visto cià che non potevi non vedere.
La fede quando è vera è profonda non ha bisogno di razionalizzazioni nenche da parte dei laici, don Tonino, Madre Teresa, San Francesco e tanti altro ne sono un esempio concreto ;)

Arësius
17-12-2003, 15:46
estendendo il ragionemento, non dovremmo avere mai un tubo da festeggiare, non lo dovremmo mai aver avuto e non dovremo averlo mai fino ad una condizione di totale stasi conflittuale.

è il parossismo del pessimismo cosmico totale e definitivo! argh!

evelon
17-12-2003, 15:51
Chissà come si starebbe senza il natale...

meglio o peggio ?

StefAno Giammarco
17-12-2003, 15:53
Originariamente inviato da evelon
Chissà come si starebbe senza il natale...

meglio o peggio ?

La questione ovviamente dipende dal fatto se Dio (cristiano) esiste o non esiste. Nel primo caso non ci fosse il Natale sarebbe peggio, molto peggio. Nel secondo indifferente o forse addirittura meglio.

StefAno Giammarco
17-12-2003, 15:54
Originariamente inviato da Arësius
estendendo il ragionemento, non dovremmo avere mai un tubo da festeggiare, non lo dovremmo mai aver avuto e non dovremo averlo mai fino ad una condizione di totale stasi conflittuale.

è il parossismo del pessimismo cosmico totale e definitivo! argh!

TI riferisci a Malaparte?

evelon
17-12-2003, 16:04
Originariamente inviato da StefAno Giammarco
La questione ovviamente dipende dal fatto se Dio (cristiano) esiste o non esiste. Nel primo caso non ci fosse il Natale sarebbe peggio, molto peggio. Nel secondo indifferente o forse addirittura meglio.

Ops.

Mi sono espresso male.
Io non sono credente e nel mio piccolo post-provocazione-senza-pretese l'ho dato per scontato senza specificare.

Mi riferivo solo al mondo "materiale" , forse la stessa domanda sarebbe formulata meglio come : "Chissà come sarebbe la nostra vita senza il natale...".

Ovvero: sarebbe più coerente con il nostro modo di pensare l'abolire una festa nella quale l'usanza sociale è quella di mostrarsi buoni e gentili anche se non lo si è ?

Questo senza tenere in considerazione la parte "spirituale" della cosa.
Spero di essere stato più chiaro.

StefAno Giammarco
17-12-2003, 16:11
Originariamente inviato da evelon
Ops.

Mi sono espresso male.
Io non sono credente e nel mio piccolo post-provocazione-senza-pretese l'ho dato per scontato senza specificare.

Mi riferivo solo al mondo "materiale" , forse la stessa domanda sarebbe formulata meglio come : "Chissà come sarebbe la nostra vita senza il natale...".

Ovvero: sarebbe più coerente con il nostro modo di pensare l'abolire una festa nella quale l'usanza sociale è quella di mostrarsi buoni e gentili anche se non lo si è ?

Questo senza tenere in considerazione la parte "spirituale" della cosa.
Spero di essere stato più chiaro.

Ricordo benissimo che sei ateo, però non avevo capito che ti riferivi al solo fatto materiale, magari per poca tua chiarezza ma molto perché, mi scuserai :D , a me la parola Natale fa venire in mente Dio che si fa uomo.

Da quel punto di vista credo sarebbe indifferente, certamente qualcuno inventerebbe un'alltr occasione di commercio ammantata di pseudobontà un tanto al kilo.

Arësius
17-12-2003, 16:14
Originariamente inviato da StefAno Giammarco
TI riferisci a Malaparte?

sì :(

StefAno Giammarco
17-12-2003, 16:20
Originariamente inviato da Arësius
sì :(

Cerca di capirlo, ha fatto una vitaccia ondeggiando di qua e di là, il cristianesimo l'ha agganciato praticamente in fin di vita e non ha fatto i tempo a coglierne l'aspetto dominante, la gioia ;)

evelon
17-12-2003, 16:22
Originariamente inviato da Arësius
sì :(

A pensarci bene non hai tutti i torti.

Estremizzando la cosa si può dire che se ad ogni volta che festeggiamo qualcosa (qualunque cosa) dobbiamo ricordarci e pensare a qualcuno che stà peggio semplicemente non festeggiamo più nulla...


Anche lo scritto del Bello è più o meno su questa linea

Arësius
17-12-2003, 16:32
Originariamente inviato da evelon
Estremizzando la cosa si può dire che se ad ogni volta che festeggiamo qualcosa (qualunque cosa) dobbiamo ricordarci e pensare a qualcuno che stà peggio semplicemente non festeggiamo più nulla...

esatto

viene da domandarsi cosa si vive a fare, e se c'è un MINIMO di gioia nell'esistenza.

StefAno Giammarco
17-12-2003, 16:37
Originariamente inviato da evelon
Anche lo scritto del Bello è più o meno su questa linea

Non concordo. Senza perdersi in una esegesi posso dire che su quello di Malaparte avete più o meno ragione in quanto al credente non sfugge che in quello scritto più che fede si prende la scusa della fede per dire una opinione del tutto personale ma che con la fede non c'entra. Lo scritto di Bello è di tutt'altra densità spirituale ma d'altra parte, anche se come ho già scritto, secdondo me traspare chiaramente non posso comunque pretendere che un ateo colga tale sfumatura tutt'altro che sottile. È uno scritto, al contrario, pieno di speranza (cristiana).

evelon
17-12-2003, 16:46
Originariamente inviato da StefAno Giammarco
È uno scritto, al contrario, pieno di speranza (cristiana).


La speranza che una persona non passi un felice cenone/festa/tombolata a causa dei rimorsi di coscienza venuti pensando a chi stà peggio di lui ?

Io l'ho capito così e se è effettivamente questa la speranza non si discosta da quanto ho detto.

evelon (che non fà cenoni/feste/tombolate/etc) :)

StefAno Giammarco
17-12-2003, 16:55
Originariamente inviato da evelon
La speranza che una persona non passi un felice cenone/festa/tombolata a causa dei rimorsi di coscienza venuti pensando a chi stà peggio di lui ?

Io l'ho capito così e se è effettivamente questa la speranza non si discosta da quanto ho detto.

evelon (che non fà cenoni/feste/tombolate/etc) :)

No, e la speranza che ognuno viva un Natale più felice condividendolo con gli ultimi. È un invito all'amore.

cerbert
17-12-2003, 16:59
Il fatto è che abbiamo perso, nel tempo, il significato tradizionale della festa.
Per la cultura contemporanea, festa significa stordirsi di divertimento, alienarsi dalla quotidianità e da sè stessi imponendosi soddisfazione.

In realtà tutte le feste tradizionali si imponevano dei risvolti materiali e contemplativi, così come tutti i rituali contemplativi si imponevano un momento di festa (si pensi alla concezione passata dei funerali o a come, ancora oggi, vengono festeggiati presso alcune etnie europee e mediterranee).
Le due cose non andavano mai disgiunte: una festa non era una festa se non apriva, se non le sue porte, almeno il suo retro-cucina ai questuanti. Non si era degni di festeggiare se prima non si aveva intrapreso almeno un minimo percorso di contemplazione/purificazione (questo fin dai tempi antichi, persino i baccanali dedicati a Dioniso prevedevano una purificazione dei partecipanti).

Per cui, l'augurio di Tonino Bello è perfettamente in linea non solo con un messaggio cristiano, ma anche con una tradizione più antica (e saggia, se mi permettete) in quanto augura a tutti di passare da un evento di contemplazione e purificazione per poi godere in pienezza la festa, invece di procedere nel piattume e nella consuetudine arrivando, come succede, svogliati e demotivati ad una delle tante occasioni di vuota allegria.

Cito (goliardicamente) CapaRezza:

la vita è fatta di momenti tristi e divertenti e non di momenti tristemente divertenti.

StefAno Giammarco
17-12-2003, 17:06
Originariamente inviato da cerbert
Il fatto è che abbiamo perso, nel tempo, il significato tradizionale della festa.
Per la cultura contemporanea, festa significa stordirsi di divertimento, alienarsi dalla quotidianità e da sè stessi imponendosi soddisfazione.

In realtà tutte le feste tradizionali si imponevano dei risvolti materiali e contemplativi, così come tutti i rituali contemplativi si imponevano un momento di festa (si pensi alla concezione passata dei funerali o a come, ancora oggi, vengono festeggiati presso alcune etnie europee e mediterranee).
Le due cose non andavano mai disgiunte: una festa non era una festa se non apriva, se non le sue porte, almeno il suo retro-cucina ai questuanti. Non si era degni di festeggiare se prima non si aveva intrapreso almeno un minimo percorso di contemplazione/purificazione (questo fin dai tempi antichi, persino i baccanali dedicati a Dioniso prevedevano una purificazione dei partecipanti).

Per cui, l'augurio di Tonino Bello è perfettamente in linea non solo con un messaggio cristiano, ma anche con una tradizione più antica (e saggia, se mi permettete) in quanto augura a tutti di passare da un evento di contemplazione e purificazione per poi godere in pienezza la festa, invece di procedere nel piattume e nella consuetudine arrivando, come succede, svogliati e demotivati ad una delle tante occasioni di vuota allegria.

Cito (goliardicamente) CapaRezza:

Ebbèh, il Fondatore è sempre il Fondatore :D

Bravo, hai colto ;)

evelon
17-12-2003, 17:09
Originariamente inviato da cerbert
Per la cultura contemporanea, festa significa stordirsi di divertimento, alienarsi dalla quotidianità e da sè stessi imponendosi soddisfazione.

tutte le feste tradizionali si imponevano dei risvolti materiali e contemplativi


In parte sono d'accordo ma, da persona che non festeggia, mi domando: l'attuale "modo" è peggiore dell'altro ?

tralasciando le ideologie e/o le convinzioni religiose (fattori del tutto personali e come tali liberi) il "modo" (scusate se lo chiamo così) attuale non è migliore per la persona ?

Io penso di sì e prima che mi attacchiate al muro con l'etichetta di "sporco materialista consumista che non pensa altro che a far compere" :D sottolineo che mi stò riferendo alle feste in generale ed al modo di intenderle nell'ottica che ha detto cerbert (festa intesa come momento di divertimento e stacco dalla quotidianeità).

StefAno Giammarco
17-12-2003, 17:16
Originariamente inviato da evelon
In parte sono d'accordo ma, da persona che non festeggia, mi domando: l'attuale "modo" è peggiore dell'altro ?

tralasciando le ideologie e/o le convinzioni religiose (fattori del tutto personali e come tali liberi) il "modo" (scusate se lo chiamo così) attuale non è migliore per la persona ?

Io penso di sì e prima che mi attacchiate al muro con l'etichetta di "sporco materialista consumista che non pensa altro che a far compere" :D sottolineo che mi stò riferendo alle feste in generale ed al modo di intenderle nell'ottica che ha detto cerbert (festa intesa come momento di divertimento e stacco dalla quotidianeità).

Ci mancherebbe che ti attaccassi al muro perché hai, giustamente, un tuo punto di vista. E che messa così, ritorno al precendete, non è Natale ma una qualsiasi, legittima, occasione di divertimento come potrebbe essere chessò Hallowen o un qualsiasi giorno dell'anno che uno si sveglia con la voglia di fare shopping. In pratica, messa così, il Natale è già abolito e la tua domanda, capisciammè ;) , non ha più senso.

cerbert
17-12-2003, 17:21
Per quanto mi riguarda, penso di no.

Anche da un punto di vista di logoramento o di dispiaceri (se vogliamo assumere il lato "negativo" di Malaparte e Bello), penso comunque sia più costruttivo per la persona interrogarsi o amareggiarsi in meditazioni sul proprio vissuto famigliare e sociale in prossimità di una festa che non farlo comunque ma con come oggetto della meditazione l'ora migliore per lo shopping, il traffico cittadino, il caro-vita che si riflette sui regali e il costo del parcheggio.

Anche il materialismo ha i suoi riti.

Alla fine la scelta non è tanto tra "festeggiare con preoccupazioni" e "festeggiare senza preoccupazioni" ma tra "festeggiare" e "non festeggiare".

majin mixxi
17-12-2003, 17:24
Originariamente inviato da StefAno Giammarco
l'aspetto dominante, la gioia ;)

la gioia dici?
personalmente invece mi pare che l'aspetto dominante del cristianesimo sia la speranza,almeno lo è per me
:)

StefAno Giammarco
17-12-2003, 17:29
Originariamente inviato da majin mixxi
la gioia dici?
personalmente invece mi pare che l'aspetto dominante del cristianesimo sia la speranza,almeno lo è per me
:)

Se ti fermi un attimo a pensarciti accorgerai che gioia e speranza, nel cristianesimo, sono intimamente connesse, quasi sovrapponibili. In pratica stiamo dicendo la stessa cosa ;)

majin mixxi
17-12-2003, 17:35
sì sono sicuramente connesse,probabilmente vicinissime ma arrivare alla gioia puo' essere un viaggio lunghissimo :nonio:

StefAno Giammarco
17-12-2003, 17:41
Originariamente inviato da majin mixxi
sì sono sicuramente connesse,probabilmente vicinissime ma arrivare alla gioia puo' essere un viaggio lunghissimo :nonio:

Tu l'hai detto, sono vicinissime. Il viaggio è altrettanto lungo.

Bet
18-12-2003, 08:33
Originariamente inviato da evelon
...

Anche lo scritto del Bello è più o meno su questa linea

Sai perchè invece l'ho apprezzato molto? Perchè sostanzialmente quello che ha scritto l'ha prima di tutto vissuto in prima persona.