c.m.g
29-05-2013, 09:23
martedì 28 maggio 2013
Hacker cinesi scatenati alla caccia di informazioni sensibili sugli armamenti statunitensi e l'intelligence australiana. Sono stati rubati dati dal valore di miliardi di dollari, passaporto verso un progresso militare a costo zero
Roma - Se gli hacker iraniani fanno paura (http://punto-informatico.it/3808397/PI/News/cyberwar-striscia-pericolo-iraniano.aspx), quelli cinesi continuano a rappresentare un cruccio quotidiano per l'intelligence statunitense: un nuovo rapporto del Pentagono mette in evidenza come i cyber-criminali di Pechino abbiano messo le mani su dati estremamente importanti in merito ai sistemi di armamento in dotazione agli USA.
Il rapporto - una copia del quale è entrata in possesso (http://www.washingtonpost.com/world/national-security/confidential-report-lists-us-weapons-system-designs-compromised-by-chinese-cyberspies/2013/05/27/a42c3e1c-c2dd-11e2-8c3b-0b5e9247e8ca_story.html) dei giornalisti del Washington Post - segue a breve distanza l'allarme lanciato di recente sul ritorno in piena attività della famigerata Unità 61398 (http://punto-informatico.it/3799770/PI/News/hacker-cinesi-nuovo-all-assalto.aspx): gli hacker hanno messo le mani su più di due dozzine di sistemi di armi statunitensi, sostiene il Pentagono, anche se al momento non è noto il vettore attraverso cui sono passate le cyber-spie per rubare le informazioni.
I documenti di design con cui gli agenti cinesi sono venuti in contatto comprendono il sistema missilistico Patriot (PAC-3), il jet F/A-18, il V-22 Osprey, l'elicottero Black Hawk e altro ancora. I contractor e le agenzie federali coinvolte nella nuova breccia di sicurezza sono in genere all'oscuro di tutto, conferma (http://news.cnet.com/8301-1009_3-57586355-83/chinese-hackers-reportedly-accessed-u.s-weapons-designs/?part=rss&subj=news&tag=title&utm_source=feedly) una fonte del Post, almeno "finché l'FBI non arriva a bussare alla loro porta".
I danni provocati dalle cyber-spie sono di natura economica - valgono miliardi di dollari - ma soprattutto strategica, dicono gli ufficiali, e con le informazioni rubate la Cina potrebbe risparmiarsi 25 anni di lavoro e investimenti portando le proprie dotazioni militari allo stesso livello di quelle statunitensi.
Un altro caso di cyber-spionaggio di cui gli hacker cinesi si sarebbero resi protagonisti riguarda invece l'Australia, dove ignoti agenti di Pechino sarebbero entrati in possesso dei piani di costruzione segreti (http://www.theregister.co.uk/2013/05/27/asio_building_plans_accessed_in_chinese_hack/?utm_source=feedly) della nuova sede della Australian Security Intelligence Organisation (ASIO). In questo caso i danni sarebbero meno estesi ma altrettanto pericolosi per i servizi segreti del paese.
La versione cinese sulle nuove - e sempre più insistenti - accuse di cyber-spionaggio contro i paesi occidentali tende a essere sempre uguale a se stessa (http://www.guardian.co.uk/world/2013/may/28/china-asio-australian-spy-hq-hacking-claims?utm_source=feedly): Pechino tiene in buon conto i problemi di cyber-sicurezza, dicono rappresentanti e portavoce, e respinge le accuse senza prove provenienti da USA, Australia o chiunque altro.
Alfonso Maruccia
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/3810000/PI/News/cina-cyberspionaggio-contro-usa-australia.aspx)
Hacker cinesi scatenati alla caccia di informazioni sensibili sugli armamenti statunitensi e l'intelligence australiana. Sono stati rubati dati dal valore di miliardi di dollari, passaporto verso un progresso militare a costo zero
Roma - Se gli hacker iraniani fanno paura (http://punto-informatico.it/3808397/PI/News/cyberwar-striscia-pericolo-iraniano.aspx), quelli cinesi continuano a rappresentare un cruccio quotidiano per l'intelligence statunitense: un nuovo rapporto del Pentagono mette in evidenza come i cyber-criminali di Pechino abbiano messo le mani su dati estremamente importanti in merito ai sistemi di armamento in dotazione agli USA.
Il rapporto - una copia del quale è entrata in possesso (http://www.washingtonpost.com/world/national-security/confidential-report-lists-us-weapons-system-designs-compromised-by-chinese-cyberspies/2013/05/27/a42c3e1c-c2dd-11e2-8c3b-0b5e9247e8ca_story.html) dei giornalisti del Washington Post - segue a breve distanza l'allarme lanciato di recente sul ritorno in piena attività della famigerata Unità 61398 (http://punto-informatico.it/3799770/PI/News/hacker-cinesi-nuovo-all-assalto.aspx): gli hacker hanno messo le mani su più di due dozzine di sistemi di armi statunitensi, sostiene il Pentagono, anche se al momento non è noto il vettore attraverso cui sono passate le cyber-spie per rubare le informazioni.
I documenti di design con cui gli agenti cinesi sono venuti in contatto comprendono il sistema missilistico Patriot (PAC-3), il jet F/A-18, il V-22 Osprey, l'elicottero Black Hawk e altro ancora. I contractor e le agenzie federali coinvolte nella nuova breccia di sicurezza sono in genere all'oscuro di tutto, conferma (http://news.cnet.com/8301-1009_3-57586355-83/chinese-hackers-reportedly-accessed-u.s-weapons-designs/?part=rss&subj=news&tag=title&utm_source=feedly) una fonte del Post, almeno "finché l'FBI non arriva a bussare alla loro porta".
I danni provocati dalle cyber-spie sono di natura economica - valgono miliardi di dollari - ma soprattutto strategica, dicono gli ufficiali, e con le informazioni rubate la Cina potrebbe risparmiarsi 25 anni di lavoro e investimenti portando le proprie dotazioni militari allo stesso livello di quelle statunitensi.
Un altro caso di cyber-spionaggio di cui gli hacker cinesi si sarebbero resi protagonisti riguarda invece l'Australia, dove ignoti agenti di Pechino sarebbero entrati in possesso dei piani di costruzione segreti (http://www.theregister.co.uk/2013/05/27/asio_building_plans_accessed_in_chinese_hack/?utm_source=feedly) della nuova sede della Australian Security Intelligence Organisation (ASIO). In questo caso i danni sarebbero meno estesi ma altrettanto pericolosi per i servizi segreti del paese.
La versione cinese sulle nuove - e sempre più insistenti - accuse di cyber-spionaggio contro i paesi occidentali tende a essere sempre uguale a se stessa (http://www.guardian.co.uk/world/2013/may/28/china-asio-australian-spy-hq-hacking-claims?utm_source=feedly): Pechino tiene in buon conto i problemi di cyber-sicurezza, dicono rappresentanti e portavoce, e respinge le accuse senza prove provenienti da USA, Australia o chiunque altro.
Alfonso Maruccia
Fonte: Punto Informatico (http://punto-informatico.it/3810000/PI/News/cina-cyberspionaggio-contro-usa-australia.aspx)