wsim
09-04-2010, 09:24
Departures 09/04/2010
Il giovane Daigo Kobayashi vive a Tokyo e fa il violoncellista, sogno accarezzato fin da bambino.
Da poco sposato con la dolcissima Mika, Daigo sarà costretto dalle circostanze a tornare a vivere a Yamagata, nella campagna dalla quale è venuto, e a trovarsi un nuovo lavoro.
Questo arriverà all’improvviso, da un equivoco annuncio sul giornale locale.
Convinto di presentarsi a un’agenzia viaggi, Daigo scoprirà nell’incontro con il suo atipico capo che le “partenze” di cui si occupa la ditta non sono viaggi verso mete esotiche, ma l’estremo saluto ai defunti prima della “dipartita” dai loro cari, reso attraverso il raffinato rituale della deposizione.
Era difficilissimo, credo, trattare il tema della morte in un film e farne il soggetto principale.
Eppure in “Departures” la ritualità composta e rispettosa della dipartita diventa un atto di grande ed estrema dignità, una riconciliazione affettuosa del defunto con i propri cari che riesce a conferire al dolore della morte una bellezza rasserenante attraverso un lirismo struggente e una compassione che non lasciano indifferenti.
Il film è però anche un inno alla vita e alle sue manifestazioni materiali, l’amore, il cibo, la musica, la bellezza della natura, visti come altrettanti nutrimenti spirituali nel passaggio dell’uomo su questa terra, nel suo eterno cercare di dare un senso alla propria esistenza.
Daigo attraverso il contatto con la morte, ma anche grazie al grande amore di Mika ritroverà infatti le radici della sua vita, e imparerà soprattutto ad accettare se stesso.
Corredato da una fotografia incantevole e da una splendida colonna sonora, molto giapponese nello stile e nei tempi e permeato a tratti anche da un humor grottesco, “Departures” si apprezza per il linguaggio universale che traspare da tutta la pellicola, fatto di sentimenti umani che trascendono popoli e culture e che parlano ai cuori e allo spirito di tutti gli uomini.
Un’esperienza cinematografica che consiglio di non perdere a chi ama il Cinema di Qualità
Voto globale ****1/2
“Departures” (titolo originale: Okuribito) aveva vinto l’Oscar 2009 come miglior film straniero e aveva ottenuto lusinghieri apprezzamenti al Far East film festival di Udine della scorsa primavera, oltre ad aver vinto premi in tutto il mondo. Arriva in Italia solo grazie all’impegno di una piccola e sconosciuta casa distributrice.
Il giovane Daigo Kobayashi vive a Tokyo e fa il violoncellista, sogno accarezzato fin da bambino.
Da poco sposato con la dolcissima Mika, Daigo sarà costretto dalle circostanze a tornare a vivere a Yamagata, nella campagna dalla quale è venuto, e a trovarsi un nuovo lavoro.
Questo arriverà all’improvviso, da un equivoco annuncio sul giornale locale.
Convinto di presentarsi a un’agenzia viaggi, Daigo scoprirà nell’incontro con il suo atipico capo che le “partenze” di cui si occupa la ditta non sono viaggi verso mete esotiche, ma l’estremo saluto ai defunti prima della “dipartita” dai loro cari, reso attraverso il raffinato rituale della deposizione.
Era difficilissimo, credo, trattare il tema della morte in un film e farne il soggetto principale.
Eppure in “Departures” la ritualità composta e rispettosa della dipartita diventa un atto di grande ed estrema dignità, una riconciliazione affettuosa del defunto con i propri cari che riesce a conferire al dolore della morte una bellezza rasserenante attraverso un lirismo struggente e una compassione che non lasciano indifferenti.
Il film è però anche un inno alla vita e alle sue manifestazioni materiali, l’amore, il cibo, la musica, la bellezza della natura, visti come altrettanti nutrimenti spirituali nel passaggio dell’uomo su questa terra, nel suo eterno cercare di dare un senso alla propria esistenza.
Daigo attraverso il contatto con la morte, ma anche grazie al grande amore di Mika ritroverà infatti le radici della sua vita, e imparerà soprattutto ad accettare se stesso.
Corredato da una fotografia incantevole e da una splendida colonna sonora, molto giapponese nello stile e nei tempi e permeato a tratti anche da un humor grottesco, “Departures” si apprezza per il linguaggio universale che traspare da tutta la pellicola, fatto di sentimenti umani che trascendono popoli e culture e che parlano ai cuori e allo spirito di tutti gli uomini.
Un’esperienza cinematografica che consiglio di non perdere a chi ama il Cinema di Qualità
Voto globale ****1/2
“Departures” (titolo originale: Okuribito) aveva vinto l’Oscar 2009 come miglior film straniero e aveva ottenuto lusinghieri apprezzamenti al Far East film festival di Udine della scorsa primavera, oltre ad aver vinto premi in tutto il mondo. Arriva in Italia solo grazie all’impegno di una piccola e sconosciuta casa distributrice.