luxorl
23-02-2010, 08:37
La fronda dei Tg regionali contro Minzolini
PROTESTA DOPO LA CONTESTAZIONE ALLA BUSI DEGLI AQUILANI: “NON VOGLIAMO PIÙ CONTRIBUIRE AL TELEGIORNALE
di Carlo Tecce
La protesta parte da lontano. Dalle sedi periferiche: “Non vogliamo più contribuire al telegiornale di Augusto Minzolini”. Contestata al coro di scondinzolini-scondinzolini degli aquilani, l'inviata Maria Luisa Busi ha aperto la breccia: “Questo è il mio lavoro, non rispondo per il direttore”. Anche i giornalisti dei Tg regionali cercano la distanza: “Ci arrivano segnalazioni dai colleghi – dicono a Saxa Rubra – stanchi per i modi di Minzolini: chiede i pezzi e li cestina oppure li censura senza avvisare”.
I malumori corrono per passaparola e pure via posta, il direttore ha ricevuto numerose lamentele: “Impedisce a chi è giornalista e amministratore del Pd o di un partito diverso da Pdl e Lega, per esempio, di intervenire negli spazi informativi. Noi, qui a Roma, dobbiamo contenere i potenziali ammutinati sparsi per il paese”.
E' ancora presto per carte bollate, ma s'intravedono le prime crepe. A Milano saranno in sciopero contro l'ufficio di corrispondenza, a Roma chiedono un incontro per la redazione del sito scelta dall'ex squalo della Stampa. Critiche da fuori (l'opposizione e il cda Rai) e dal vicinato (Mario Orfeo del Tg2), eppure Minzolini non aveva ricevuto mai critiche dall'interno: "Quello che io posso dire - ha spiegato la Busi - è che io sono qui all'Aquila per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere, ovviamente, dell’informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto nel corso di questi dieci mesi dal terremoto. Posso solo dire - ha aggiunto - che quello che ho visto all’Aquila, in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita”. Il comitato di redazione ha espresso la tradizionale solidarietà alla collega e – sfruttando l'occasione – ha infierito con cautela: “Le critiche sono legittime perché provengono dagli aquilani, direttamente interessati, alla linea editoriale che spesso, anche in occasione del terremoto e del post terremoto, si è rivelata appiattita sulle posizioni del governo”.
Minzolini era furioso: “Ingenerosa. Qui comando io”. Sollecitato dai suoi giornalisti più fidati, il direttore chiedeva una sanzione disciplinare per la Busi, ma poi - per evitare altre polemiche - ha ritirato la controffensiva. E ha servito la rivincita nell'assemblea del Tg1, ventuno giornalisti hanno votato un documento che, tra le righe, va letto contro la Busi e il sindacato (Usigrai): “Nessuno si permetta di infangare il buon nome del Tg1. Non è tollerabile che si danneggi l'immagine all'esterno”. Un atto dimostrativo per fare la conta: i ribelli sono i tre del Cdr, e pochi altri. Ovvero: una minoranza. Innocua per Minzolini che, ceduti Andrea Giubilo e Riccardo Colzi al Tg3, dorme tra due guanciali con i vice Susanna Petruni e Claudio Fico. La difesa di Minzolini si regge sulla compattezza della squadra e i gli ascolti che, seppur in calo, scavano un fossato dal Tg5. Altro dettaglio di rilievo: la pubblicità, a gennaio, era in flessione. Nessuna paura. Minzolini ha le spalle coperte: Mauro Masi è il suo referente principale in Cda e, oltre il direttore generale, in Rai c’è l’editore di palazzo: la politica, la maggioranza di governo. Minzolini piace al capo. L’editoriale contro le intercettazioni, per Silvio Berlusconi, era musica sinfonica.
IFQ di oggi
PROTESTA DOPO LA CONTESTAZIONE ALLA BUSI DEGLI AQUILANI: “NON VOGLIAMO PIÙ CONTRIBUIRE AL TELEGIORNALE
di Carlo Tecce
La protesta parte da lontano. Dalle sedi periferiche: “Non vogliamo più contribuire al telegiornale di Augusto Minzolini”. Contestata al coro di scondinzolini-scondinzolini degli aquilani, l'inviata Maria Luisa Busi ha aperto la breccia: “Questo è il mio lavoro, non rispondo per il direttore”. Anche i giornalisti dei Tg regionali cercano la distanza: “Ci arrivano segnalazioni dai colleghi – dicono a Saxa Rubra – stanchi per i modi di Minzolini: chiede i pezzi e li cestina oppure li censura senza avvisare”.
I malumori corrono per passaparola e pure via posta, il direttore ha ricevuto numerose lamentele: “Impedisce a chi è giornalista e amministratore del Pd o di un partito diverso da Pdl e Lega, per esempio, di intervenire negli spazi informativi. Noi, qui a Roma, dobbiamo contenere i potenziali ammutinati sparsi per il paese”.
E' ancora presto per carte bollate, ma s'intravedono le prime crepe. A Milano saranno in sciopero contro l'ufficio di corrispondenza, a Roma chiedono un incontro per la redazione del sito scelta dall'ex squalo della Stampa. Critiche da fuori (l'opposizione e il cda Rai) e dal vicinato (Mario Orfeo del Tg2), eppure Minzolini non aveva ricevuto mai critiche dall'interno: "Quello che io posso dire - ha spiegato la Busi - è che io sono qui all'Aquila per fare il mio lavoro onestamente e non posso rispondere, ovviamente, dell’informazione a livello generale che il Tg1 ha fatto nel corso di questi dieci mesi dal terremoto. Posso solo dire - ha aggiunto - che quello che ho visto all’Aquila, in questi giorni con i miei occhi, è molto più grave di come talvolta è stato rappresentato: migliaia di persone sono ancora in albergo, le case non bastano e la ricostruzione non è partita”. Il comitato di redazione ha espresso la tradizionale solidarietà alla collega e – sfruttando l'occasione – ha infierito con cautela: “Le critiche sono legittime perché provengono dagli aquilani, direttamente interessati, alla linea editoriale che spesso, anche in occasione del terremoto e del post terremoto, si è rivelata appiattita sulle posizioni del governo”.
Minzolini era furioso: “Ingenerosa. Qui comando io”. Sollecitato dai suoi giornalisti più fidati, il direttore chiedeva una sanzione disciplinare per la Busi, ma poi - per evitare altre polemiche - ha ritirato la controffensiva. E ha servito la rivincita nell'assemblea del Tg1, ventuno giornalisti hanno votato un documento che, tra le righe, va letto contro la Busi e il sindacato (Usigrai): “Nessuno si permetta di infangare il buon nome del Tg1. Non è tollerabile che si danneggi l'immagine all'esterno”. Un atto dimostrativo per fare la conta: i ribelli sono i tre del Cdr, e pochi altri. Ovvero: una minoranza. Innocua per Minzolini che, ceduti Andrea Giubilo e Riccardo Colzi al Tg3, dorme tra due guanciali con i vice Susanna Petruni e Claudio Fico. La difesa di Minzolini si regge sulla compattezza della squadra e i gli ascolti che, seppur in calo, scavano un fossato dal Tg5. Altro dettaglio di rilievo: la pubblicità, a gennaio, era in flessione. Nessuna paura. Minzolini ha le spalle coperte: Mauro Masi è il suo referente principale in Cda e, oltre il direttore generale, in Rai c’è l’editore di palazzo: la politica, la maggioranza di governo. Minzolini piace al capo. L’editoriale contro le intercettazioni, per Silvio Berlusconi, era musica sinfonica.
IFQ di oggi