pistacchio89
22-01-2010, 13:01
Pordenone. Partigiani titini e foibe,
la Cassazione: "Un'opinione personale"
I giudici: nessuna prova del collaborazionismo con gli jugoslavi
negli omicidi della valle del Natisone, Pirina dovrà risarcire
di Davide Lisetto
PORDENONE (21 gennaio) - Al centro della vicenda il libro "Genocidio" - scritto dal ricercatore Marco Pirina e dalla moglie Anna Maria D’Antonio nel 1995 - nel quale tre partigiani delle valli del Natisone venivano indicati come "responsabili di deportazioni e/o collaborazionisti del nono Corpus e delle armate titine" in vicende legate anche alle foibe. Ne era nata una querelle giudiziaria in quanto i tre partigiani Mario Straulig, Giuseppe Osgnach e Francesco Pregelj si erano sentiti diffamati. Ora una sentenza della Cassazione respinge il ricorso di Pirina e della moglie confermando "in quanto del tutto congrua e niente affatto contraddittoria" la sentenza emessa nel gennaio del 2004 dalla Corte d’appello di Trieste. La Suprema corte ha confermato la condanna al risarcimento dei danni da diffamazione a carico del noto storico che ora dovrà risarcire i partigiani e i loro eredi.
I giudici della Cassazione sostengono che nessuna prova è fornita dagli autori della ricerca contenuta nel libro "Genocidio" in merito al coinvolgimento, nella deportazione e nella scomparsa nelle foibe di civili italiani, dei partigiani che combatterono contro i nazifascisti nelle valli del Natisone insieme alle forze jugoslave del maresciallo Tito tra il 1943 e il ’45. A essere stati indicati come "collaborazionisti" (termine da loro ritenuto ovviamente offensivo e diffamatorio) erano stati i tre partigiani, che poi avevano denunciato gli autori del libro in cui c’era un elenco di 85-90 persone indicate come "responsabili di deportazioni". La Cassazione ha ritenuto, però, "che non fosse indicato il reato specificatamente commesso e che mancasse l’indicazione di una specifica documentazione storica che potesse suffragare l’accusa di coinvolgimento nella scomparsa dei civili italiani".
Mancherebbero, secondo i giudici, le prove storiche dei fatti narrati. "Il libro si limita solo - è scritto nella sentenza - a una generica e complessiva indicazione di fonti, lumeggiando come veri i fatti affermati". Senza così "consentire ai lettori di apprezzare le conclusioni per quello che erano, cioé la personale valutazione degli autori". Assenti citazioni e fonti che potessero portare ad approfondire "l’effettiva esistenza dei fatti e delle condotte".
Lo storico Marco Pirina, apprendendo della sentenza, ricorda: «È bene sottolineare che per le stesse ricerche, in sede penale nel tribunale di Milano, due anni fa sono stato assolto. Non c’è stato ricorso da parte dei partigiani e la sentenza è passata in giudicato. Ora con la pronuncia della Cassazione siamo di fronte a una vicenda kafkiana».
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=88340&sez=NORDEST
MARCO PIRINA
Consulente storico di Sinagra, Pirina fu dirigente del FUAN a Roma negli anni ‘60 e come dirigente del Fronte Delta fu inquisito (poi prosciolto in istruttoria) per il tentato golpe Borghese; per un periodo militò nella Lega Nord e fu pure assessore alla cultura a Pordenone. In seguito passò a Forza Italia, tuttora é capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Pordenone.
Nella sua carta intestata sostiene di essere "dep. Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace", una strana organizzazione che pare abbia sede in Sicilia ed il cui nome trovammo sui giornali nell’estate del 1999 come coinvolta in un traffico di barre d’uranio: la notizia scomparve subito dai "media" e non se ne seppe più nulla; fu prosciolto, come tutti gli imputati.
Negli anni Ottanta iniziò a pubblicare, attraverso una casa editrice - centro studi "Silentes loquimur" di proprietà sua e della moglie, Annamaria D’Antonio diversi libri, una serie di testi di revisionismo storico, tesi a dimostrare la "barbarie" dei partigiani (soprattutto se "slavi" o "comunisti") ed a minimizzare i crimini commessi dai nazifascisti.
<Pirina in realtà di storia non ne capisce molto, però è un buon mistificatore, difatti (come dimostrato nel libro "Operazione foibe a Trieste" di Claudia Cernigoi, edito dalla Kappavu di Udine), nel suo libro "Genocidio..." del `95, ha dato per "uccise dai partigiani solo perché italiane" nella zona di Trieste 1458 persone, inserendo in questo elenco un 64% di nomi di persone che non c'entrano per niente, perchè, o si tratta di uccisi per altri motivi (anche partigiani e deportati nei lager tedeschi!), o di persone arrestate e poi rimpatriate, o addirittura di diversi nomi duplicati per errori di trascrzione o perché scomparsi in Istria o nella zona di Gorizia, dove Pirina li lascia tranquillamente presenti in due o più elenchi, facendo così in modo di far lievitare il numero dei morti.>
http://www.ecn.org/gatanegra/antifa/dossier/pirina.html
la Cassazione: "Un'opinione personale"
I giudici: nessuna prova del collaborazionismo con gli jugoslavi
negli omicidi della valle del Natisone, Pirina dovrà risarcire
di Davide Lisetto
PORDENONE (21 gennaio) - Al centro della vicenda il libro "Genocidio" - scritto dal ricercatore Marco Pirina e dalla moglie Anna Maria D’Antonio nel 1995 - nel quale tre partigiani delle valli del Natisone venivano indicati come "responsabili di deportazioni e/o collaborazionisti del nono Corpus e delle armate titine" in vicende legate anche alle foibe. Ne era nata una querelle giudiziaria in quanto i tre partigiani Mario Straulig, Giuseppe Osgnach e Francesco Pregelj si erano sentiti diffamati. Ora una sentenza della Cassazione respinge il ricorso di Pirina e della moglie confermando "in quanto del tutto congrua e niente affatto contraddittoria" la sentenza emessa nel gennaio del 2004 dalla Corte d’appello di Trieste. La Suprema corte ha confermato la condanna al risarcimento dei danni da diffamazione a carico del noto storico che ora dovrà risarcire i partigiani e i loro eredi.
I giudici della Cassazione sostengono che nessuna prova è fornita dagli autori della ricerca contenuta nel libro "Genocidio" in merito al coinvolgimento, nella deportazione e nella scomparsa nelle foibe di civili italiani, dei partigiani che combatterono contro i nazifascisti nelle valli del Natisone insieme alle forze jugoslave del maresciallo Tito tra il 1943 e il ’45. A essere stati indicati come "collaborazionisti" (termine da loro ritenuto ovviamente offensivo e diffamatorio) erano stati i tre partigiani, che poi avevano denunciato gli autori del libro in cui c’era un elenco di 85-90 persone indicate come "responsabili di deportazioni". La Cassazione ha ritenuto, però, "che non fosse indicato il reato specificatamente commesso e che mancasse l’indicazione di una specifica documentazione storica che potesse suffragare l’accusa di coinvolgimento nella scomparsa dei civili italiani".
Mancherebbero, secondo i giudici, le prove storiche dei fatti narrati. "Il libro si limita solo - è scritto nella sentenza - a una generica e complessiva indicazione di fonti, lumeggiando come veri i fatti affermati". Senza così "consentire ai lettori di apprezzare le conclusioni per quello che erano, cioé la personale valutazione degli autori". Assenti citazioni e fonti che potessero portare ad approfondire "l’effettiva esistenza dei fatti e delle condotte".
Lo storico Marco Pirina, apprendendo della sentenza, ricorda: «È bene sottolineare che per le stesse ricerche, in sede penale nel tribunale di Milano, due anni fa sono stato assolto. Non c’è stato ricorso da parte dei partigiani e la sentenza è passata in giudicato. Ora con la pronuncia della Cassazione siamo di fronte a una vicenda kafkiana».
http://www.ilgazzettino.it/articolo.php?id=88340&sez=NORDEST
MARCO PIRINA
Consulente storico di Sinagra, Pirina fu dirigente del FUAN a Roma negli anni ‘60 e come dirigente del Fronte Delta fu inquisito (poi prosciolto in istruttoria) per il tentato golpe Borghese; per un periodo militò nella Lega Nord e fu pure assessore alla cultura a Pordenone. In seguito passò a Forza Italia, tuttora é capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale a Pordenone.
Nella sua carta intestata sostiene di essere "dep. Parlamento Mondiale per la Sicurezza e la Pace", una strana organizzazione che pare abbia sede in Sicilia ed il cui nome trovammo sui giornali nell’estate del 1999 come coinvolta in un traffico di barre d’uranio: la notizia scomparve subito dai "media" e non se ne seppe più nulla; fu prosciolto, come tutti gli imputati.
Negli anni Ottanta iniziò a pubblicare, attraverso una casa editrice - centro studi "Silentes loquimur" di proprietà sua e della moglie, Annamaria D’Antonio diversi libri, una serie di testi di revisionismo storico, tesi a dimostrare la "barbarie" dei partigiani (soprattutto se "slavi" o "comunisti") ed a minimizzare i crimini commessi dai nazifascisti.
<Pirina in realtà di storia non ne capisce molto, però è un buon mistificatore, difatti (come dimostrato nel libro "Operazione foibe a Trieste" di Claudia Cernigoi, edito dalla Kappavu di Udine), nel suo libro "Genocidio..." del `95, ha dato per "uccise dai partigiani solo perché italiane" nella zona di Trieste 1458 persone, inserendo in questo elenco un 64% di nomi di persone che non c'entrano per niente, perchè, o si tratta di uccisi per altri motivi (anche partigiani e deportati nei lager tedeschi!), o di persone arrestate e poi rimpatriate, o addirittura di diversi nomi duplicati per errori di trascrzione o perché scomparsi in Istria o nella zona di Gorizia, dove Pirina li lascia tranquillamente presenti in due o più elenchi, facendo così in modo di far lievitare il numero dei morti.>
http://www.ecn.org/gatanegra/antifa/dossier/pirina.html