Scalor
07-10-2009, 11:03
E’ una nuova primavera per i caparozzolanti. Ma solo per quelli che hanno vinto il terno al lotto di avere la concessione davanti a Fusina. E, tra tutti, in particolare di quelli che si trovano più vicini al Petrolchimico - come la coop. Agrimol. Del resto, si sa, da sempre le vongole che crescono davanti all’area industriale sono "deluxe" grazie all’acqua calda e a tutte le schifezze che escono da Marghera. Le vongolette si "gonfiano" e diventano quelle prelibatezze che ci troviamo nei piatti. Lo scrive oggi "Il Gazzettino".
Quelle vongole sono talmente piene di veleni che da sempre è vietata la pesca nelle zone a ridosso del Petrolchimico e in canale dei Petroli. Questo non toglie che da sempre davanti al Petrolchimico ci sia ogni notte la ressa, con vongolari che arrivano da Chioggia e da Pellestrina, da Mestre e da Punta Sabbioni. Ma fino ad un paio d’anni fa, almeno, si lottava ad armi pari tra forze dell’ordine e caparozzolanti.
Adesso invece è cambiato tutto. Grazie alla Provincia. Non quella nuova, quella vecchia di Davide Zoggia - e chissà se è un caso che Vania Falcone della coop. Agrimol sia andata in lista con Zoggia portando a casa la bellezza di 185 voti per l’ex presidente alle ultime elezioni.
Ma veniamo alla storia, raccontata pari pari da uno che di mestiere fa proprio questo, il caparozzolante. Partiamo dalla zona. La chiamano zona delle dighette - 200 ettari di laguna - tra Fusina e la cassa di colmata, a pochi metri dal canale dei Petroli. Lì si sono piazzate un certo numero di cooperative di pescatori di Chioggia, Pellestrina e San Pietro in Volta.
La zona è da sempre ritenuta una "nursery" delle vongole e per anni e anni era stata tenuta libera proprio perchè il novellame cresceva come da nessun’altra parte. I vongolari parlano di un tappeto di vongole che arrivava a due metri di profondità e che si rinnovava con estrema facilità forse proprio grazie alle acque calde della centrale Enel di Fusina. Fatto sta che le vongole che nascono lì sono considerate buone, non inquinate. Ecco perchè riuscire a piazzare un allevamento di vongole da quelle parti era come vincere un terno al lotto. I primi a piantare il paletto davanti a Fusina sono stati quelli della cooperativa Agrimol - una trentina di soci - di Chioggia e della cooperativa Camel - 30 soci - di San Pietro in Volta. La concessione aveva sollevato un vero vespaio un anno e passa fa, al punto che la Provincia - assessore Luigi Solimini - era stata costretta a rilasciare le concessioni anche ad altre coop. e cioè Faro azzurro, Covemo, Opm e La cavana, che insieme rappresentano quasi la metà degli operatori della molluschicoltura lagunare, che operano tra Chioggia, Pellestrina e San Pietro. Certo, non era stata una cosa semplice.
Gli esclusi semplicemente prima avevano minacciato ritorsioni in stile guerra delle vongole dei tempi passati e poi si erano rivolti alla Procura. Solimini ha messo d’accordo tutti distribuendo qualche ettaro di laguna a testa.
E adesso sono tutti tranquilli. Vediamo perchè. Il meccanismo - racconta il caparozzolante - è questo.
«Noi abusivi andiamo a pescare davanti al Petrolchimico, come sempre. Poi, quando la barca è piena, andiamo a scaricare le vongole del Petrolchimico dentro la concessione lagunare. Le vendiamo ad 1 euro al chilo, 25 euro per una cesta da 25 chili. Chi ce le compra le lascia lì un po’ e poi le porta al centro di depurazione, a Chioggia o al Cavallino. Tanto i controlli vengono fatti a campione ed è difficile che li beccano. E così le vongole da avvelenate si trasformano in vongole veraci, genuine, pronte al consumo.» Facile, no?
E rapido perchè una vongola ci mette almeno 18 mesi a diventare di medie dimensioni e due anni per diventare bella grossa.
Ma quelle del Petrolchimico sono direttamente pezzature giganti, senza dover aspettare. Ma che cosa è cambiato rispetto ad un paio di anni fa? Anche allora si utilizzava lo stesso metodo, pesca e poi pluff, le vongole che finiscono dentro l’allevamento. Non lo facevano tutti, però...
La differenza è che, prima di questa levata di ingegno della Provincia, i caparozzolanti che partivano da Chioggia o da Pellestrina per andare a fare razzia di vongole davanti al Petrolchimico di Porto Marghera dovevano mettere in conto le "improvvisate" della Finanza. E’ vero che davanti alla sede di San Giorgio ci sono da sempre le "vedette" che, per modici 100 euro al giorno, stanno di guardia e avvisano, via telefono, se parte anche solo un canotto dalla Guardia di Finanza, ma il rischio era elevato comunque.
Per quanto potenti fossero le barche, comunque il tragitto Petrolchimico-Chioggia è lungo, lunghissimo. E poi la Finanza aveva "sgamato" questa storia delle vedette e i caparozzolanti, per evitare di farsi prendere, erano costretti addirittura, ogni volta che arrivavano le Fiamme gialle, a disfarsi del telefonino buttandolo in acqua. Altrimenti gli agenti ricostruivano tutte le telefonate ed era un guaio. Ma adesso è tutto più facile. Dalle concessioni all’area del cosiddetto "ponte di Brooklyn" del Petrolchimico, sono esattamente 640 metri - assicura il caparozzolante. Una sgasata e sei dentro la concessione e lì nessuno può farti più niente. Sei in regola.
E così ogni giorno e ogni notte le barche escono, vanno a pescare davanti al Petrolchimico e riempiono le concessioni di vongole avvelenate. Che finiscono nei nostri piatti.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=29888
Circa 60 tonnelate di alimenti contaminati, per un valore complessivo di 1.300.000 euro, sono stati sequestrati dai carabinieri del Nas di Roma, in alcuni depositi di alimenti etnici della Capitale. Quattro imprenditori sono stati denunciati. Gli alimenti erano conservati in precarie condizioni igienico-sanitarie e contaminati da deiezioni di ratti e volatili.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=29793
che bello ! :D
Quelle vongole sono talmente piene di veleni che da sempre è vietata la pesca nelle zone a ridosso del Petrolchimico e in canale dei Petroli. Questo non toglie che da sempre davanti al Petrolchimico ci sia ogni notte la ressa, con vongolari che arrivano da Chioggia e da Pellestrina, da Mestre e da Punta Sabbioni. Ma fino ad un paio d’anni fa, almeno, si lottava ad armi pari tra forze dell’ordine e caparozzolanti.
Adesso invece è cambiato tutto. Grazie alla Provincia. Non quella nuova, quella vecchia di Davide Zoggia - e chissà se è un caso che Vania Falcone della coop. Agrimol sia andata in lista con Zoggia portando a casa la bellezza di 185 voti per l’ex presidente alle ultime elezioni.
Ma veniamo alla storia, raccontata pari pari da uno che di mestiere fa proprio questo, il caparozzolante. Partiamo dalla zona. La chiamano zona delle dighette - 200 ettari di laguna - tra Fusina e la cassa di colmata, a pochi metri dal canale dei Petroli. Lì si sono piazzate un certo numero di cooperative di pescatori di Chioggia, Pellestrina e San Pietro in Volta.
La zona è da sempre ritenuta una "nursery" delle vongole e per anni e anni era stata tenuta libera proprio perchè il novellame cresceva come da nessun’altra parte. I vongolari parlano di un tappeto di vongole che arrivava a due metri di profondità e che si rinnovava con estrema facilità forse proprio grazie alle acque calde della centrale Enel di Fusina. Fatto sta che le vongole che nascono lì sono considerate buone, non inquinate. Ecco perchè riuscire a piazzare un allevamento di vongole da quelle parti era come vincere un terno al lotto. I primi a piantare il paletto davanti a Fusina sono stati quelli della cooperativa Agrimol - una trentina di soci - di Chioggia e della cooperativa Camel - 30 soci - di San Pietro in Volta. La concessione aveva sollevato un vero vespaio un anno e passa fa, al punto che la Provincia - assessore Luigi Solimini - era stata costretta a rilasciare le concessioni anche ad altre coop. e cioè Faro azzurro, Covemo, Opm e La cavana, che insieme rappresentano quasi la metà degli operatori della molluschicoltura lagunare, che operano tra Chioggia, Pellestrina e San Pietro. Certo, non era stata una cosa semplice.
Gli esclusi semplicemente prima avevano minacciato ritorsioni in stile guerra delle vongole dei tempi passati e poi si erano rivolti alla Procura. Solimini ha messo d’accordo tutti distribuendo qualche ettaro di laguna a testa.
E adesso sono tutti tranquilli. Vediamo perchè. Il meccanismo - racconta il caparozzolante - è questo.
«Noi abusivi andiamo a pescare davanti al Petrolchimico, come sempre. Poi, quando la barca è piena, andiamo a scaricare le vongole del Petrolchimico dentro la concessione lagunare. Le vendiamo ad 1 euro al chilo, 25 euro per una cesta da 25 chili. Chi ce le compra le lascia lì un po’ e poi le porta al centro di depurazione, a Chioggia o al Cavallino. Tanto i controlli vengono fatti a campione ed è difficile che li beccano. E così le vongole da avvelenate si trasformano in vongole veraci, genuine, pronte al consumo.» Facile, no?
E rapido perchè una vongola ci mette almeno 18 mesi a diventare di medie dimensioni e due anni per diventare bella grossa.
Ma quelle del Petrolchimico sono direttamente pezzature giganti, senza dover aspettare. Ma che cosa è cambiato rispetto ad un paio di anni fa? Anche allora si utilizzava lo stesso metodo, pesca e poi pluff, le vongole che finiscono dentro l’allevamento. Non lo facevano tutti, però...
La differenza è che, prima di questa levata di ingegno della Provincia, i caparozzolanti che partivano da Chioggia o da Pellestrina per andare a fare razzia di vongole davanti al Petrolchimico di Porto Marghera dovevano mettere in conto le "improvvisate" della Finanza. E’ vero che davanti alla sede di San Giorgio ci sono da sempre le "vedette" che, per modici 100 euro al giorno, stanno di guardia e avvisano, via telefono, se parte anche solo un canotto dalla Guardia di Finanza, ma il rischio era elevato comunque.
Per quanto potenti fossero le barche, comunque il tragitto Petrolchimico-Chioggia è lungo, lunghissimo. E poi la Finanza aveva "sgamato" questa storia delle vedette e i caparozzolanti, per evitare di farsi prendere, erano costretti addirittura, ogni volta che arrivavano le Fiamme gialle, a disfarsi del telefonino buttandolo in acqua. Altrimenti gli agenti ricostruivano tutte le telefonate ed era un guaio. Ma adesso è tutto più facile. Dalle concessioni all’area del cosiddetto "ponte di Brooklyn" del Petrolchimico, sono esattamente 640 metri - assicura il caparozzolante. Una sgasata e sei dentro la concessione e lì nessuno può farti più niente. Sei in regola.
E così ogni giorno e ogni notte le barche escono, vanno a pescare davanti al Petrolchimico e riempiono le concessioni di vongole avvelenate. Che finiscono nei nostri piatti.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=29888
Circa 60 tonnelate di alimenti contaminati, per un valore complessivo di 1.300.000 euro, sono stati sequestrati dai carabinieri del Nas di Roma, in alcuni depositi di alimenti etnici della Capitale. Quattro imprenditori sono stati denunciati. Gli alimenti erano conservati in precarie condizioni igienico-sanitarie e contaminati da deiezioni di ratti e volatili.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=29793
che bello ! :D