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View Full Version : Nel cuore antico dell'Aquila 1.500 edifici vanno in rovina


Steinoff
30-09-2009, 09:29
Tratto da La Repubblica (http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/sisma-aquila-14/sisma-aquila-14/sisma-aquila-14.html)

Nel giorno della consegna della prima new town, viaggio nel centro deserto
"Ci aspetta un decennio da sfollati". Oltre le reti, centinaia di turisti per il "macerie tour"
Nel cuore antico dell'Aquila
1.500 edifici vanno in rovina
Il direttore delle Belle Arti: se non si interviene, con l'inverno perdiamo la metà delle case
dal nostro inviato JENNER MELETTI

L'AQUILA - Si sente soltanto l'abbaiare dei cani. In via Pavesi, con i muri gonfi e tremolanti, l'unico segno del passaggio dell'uomo sono le piccole scatole piene di veleno per topi. "Guardi, quella è la mia chiesa, Santa Maria di Paganica. Qui sono stato battezzato e andavo a lezione di latino dal parroco. In tv non si vede mai, perché non è stato fatto nulla. La cupola non c'è più, manca mezzo tetto, l'interno è solo un mucchio di macerie". Angelo Pica Alfieri, 41 anni, abita qui vicino, nel palazzo che porta i suoi cognomi. A piano terra la libreria Colacchi, un laboratorio di ceramica, studi di professionisti. Sopra il piano nobile, gli appartamenti di studenti. Ora ci vive solo il gatto Rossetto. "Dopo la scossa mio padre Fabrizio non ha più voluto vedere il palazzo. Ha 79 anni e dice che non riuscirà a tornare nella sua casa. Io ho 41 anni e so che per almeno dieci anni sarò uno sfollato, come tutti gli abitanti del centro storico".

Ieri è stata aperta la prima new town aquilana. Le luci accese sulle case antisismiche mettono ancor più in ombra un centro storico da troppi mesi trasformato in un deserto. "Se non si interviene subito - dice Eugenio Carlomagno, che dirige l'Accademia di Belle Arti - dopo l'inverno non troveremo più almeno la metà delle nostre case. Semplicemente, non troveremo più l'Aquila in cui siamo nati. Solo in centro, ci sono 1.500 palazzi, chiese e altri monumenti vincolati. Stanno andando in rovina. Non riusciranno a resistere alla pioggia, alla neve e al gelo dell'inverno, che entreranno attraverso i tetti spezzati e i ventimila camini rotti e spenti". "Zona rossa", è scritto sui cartelli che vietano l'accesso. Potrebbero scrivere: "Zona archeologica", perché presto qui si potrà studiare la vita degli aquilani prima del terremoto.
Sulla chiesa di San Pietro di Coppito hanno messo un telone. Il palazzo di fronte è senza tetto. Si vede il cielo anche a palazzo Porcinari. Basta allontanarsi di pochi passi dalle strade e dalle piazze mostrate in televisione (piazza Duomo, la chiesa delle Anime Sante, la basilica di Collemaggio...) per trovare un'Aquila spettrale. Le macerie bloccano l'accesso a via del Capro e a decine di altri vicoli. La facciata di palazzo Ardinghelli, secolo XVIII, nasconde un cumulo di rottami. In via San Pietro una Ford schiacciata fa da puntello a un muro pericolante. Il centro storico è oggi un castello di Lego. Se togli un pezzo, ne crollano altri dieci. I palazzi alti, con i muri gonfi, minacciano di cadere sulle case vicine. Anche i comitati del centro hanno partecipato ieri a un piccolo corteo di protesta. "No allo spopolamento. Ricostruzione agli aquilani". "Casa: uno su cinque ce la fa", raccontavano gli striscioni. "Senza lavoro non si riparte".

Il palazzo Pica Alfieri è uno dei pochi "fortunati". Qui infatti sono iniziati i lavori di puntellamento. "Saranno stati spesi 200.000 euro, ma ancora non sappiamo se il palazzo, acquistato dalla mia famiglia nel 1680, potrà essere salvato". Per la prima volta mostra le antiche stanze. I soffitti crollati schiacciano un "cassettone nuziale", tavoli, scrivanie, l'altare della cappella privata... Crepe nei muri e nei pavimenti. Nel cortile grande sono raccolti i pezzi del balcone caduto e dei cornicioni. Non si sa nulla, del futuro di questo e delle altre centinaia di palazzi storici. "Quello che mi spaventa - dice Angelo Pica Alfieri - è la mancanza di un progetto. Il centro è il motore della città: non può vivere in un limbo".

I vigili del fuoco impegnano ogni loro forza. Stanno liberando dalle macerie la prefettura, con la scritta spezzata "Palazzo del governo" che è diventata simbolo di questa tragedia. Come funamboli, i Saf (speleo alpinisti fluviali) "volano" attorno all'abside di Santa Giusta per stringerla fra corde di acciaio ed evitare lo "spanciamento". Ma attorno, in gran parte delle strade e dei vicoli, c'è solo l'abbaiare dei cani. "Abbiamo chiesto - dice Eugenio Carlomagno - che sia costituita un'agenzia, con ingegneri, economisti, architetti, geologi. Deve fare subito progetti precisi e concreti. Deve dividere il centro in comparti, decidere dove abbattere, dove puntellare, dove iniziare la ricostruzione". Oltre le reti che chiudono la zona rossa, centinaia di turisti. Ci sono anche i gruppi organizzati. Per il "macerie tour" non c'è nemmeno il biglietto d'ingresso.

Il tetto sulla testa e' fondamentale, su questo non si discute.
Ma se le cose non vengono fatte bene, il rischio di eliminare l'identita' di un'intera citta', o di interi paesi, e' fortissimo ed altrettanto importante.